Caro Daniele,
Mi sembra ovvio che si tratta di una storiella che tu chiami "parabola", parola troppo impegnativa per me, e mi sembra oltremodo ovvio che non faccio riferimento a beni materiali e uso la simbologia dell'oro, che è molto cara alla notra tradizione letteraria, pensa all'età dell'oro, al vello d'oro, al Sacro Graal che mi sembra fosse un calice d'oro; tutto per indicare uno stato di ricchezza interiore senza limiti. Ed è una ricchezza che non si limita al chiuso della tua stanza ma che ti accompagna anche quando vivi nella vita ordinaria.
Questa era la risposta che volevo dare all'amico.
Un esempio pratico di tale ricchezza, tanto per essere concreto, è il nitore mentale che permane nel tempo e non si dissolve dopo l'esperienza dell'Illuminazione. Non c'è dibattito o conferenza o discussione, nella quale tu non abbia gli argomenti giusti per affrontarla; non c'è persona che non impari a parlarti pesando le parole perché tu divieni uno di quelli che per dirla con Dante "per entro i pensier miran col senno"; e questo sono solo i fringe benefits della realizzazione, dei quali non è neanche il caso di parlarne, ma che comunque ci sono.
Dico che non è il caso di parlarne perchè ovviamente sono cose ridicole rispetto al fatto in sé.
Ultima cosa, e poi vorrei veramente chiudere questo 3d: buon anno a te e a tutti.

Salve e buon giorno a tutti!
Caro amico vediamo se riusciamo a tenerti ancora legato..
Cosa c'è poi di strano nel paragonare l'Illuminazione ad un Tesoro interiore, è una banale metafora, forse troppo banale, su questo concordo.
Di fatto è la verità. Posso citarti infiniti esempi di casi nei quali mi ha soccorso nella vicenda umana: e di come tutto diventa più facile.
Ultima cosa, non ho mai detto che è facile attingere all'Illuminazione. Anzi è estremamente elusiva. Ma quando l'hai afferrato bene il Bove, non ti sfugge più. Può andarsene a pascolare dietro la collina, ma tu sai dov'è e come convincerlo a seguirti.
Alla fine è proprio come dici tu: come accendere un interruttore.
Capisco che è difficile essere creduti. Ma dopotutto, che ragione avrei di mentire?
lo stato di illuminato,nel quale non sono ma di cui ho avuto sentore (come tutti più o meno consapevolmente), è una "proiezione" verso il Tutto-fuori e non introspettivo.
Riguardo al soccorso credo che non debba essere inteso(il satori o sadami) come rifugio ma come modo di essere, faticoso impegnativo ma naturale, con questo rispondo all'"interruttore"...l'illumin azione, secondo il mio modestissimo parere, è uno stato che non si raggiunge molto facilmente, quello stato di "illuminazione" che ti pone nella "Chiara Luce" lì dove anche l'"osservatore" (il Sè) diviene vacuo è per i bhudda, c'è il rischio di fraintendimento e di far il gioco dell'io claudio

Ma che contraddittorio....quello solo tu lo vedi ....cio' che si ribadisce, perche' non si comprende, e' sempre e solo che basta stare li...dove il pensiero non e' ancora sorto...(allora forse...prima o poi si inizia a VEDERE...) troppo facile.....ma impossibile per la mente discorsiva!
Auguri, auguri!

Che non hai realizzato un fico secco.

Se fosse vero quello che dici, io sarei un sognatore o un illuso, o un ingenuo;
E se fosse falso...?
In entrambi i casi è un intervento che non costruisce.

Ma tant'è: ognuno è libero di pensare e di dire ciò che vuole!

That's democracy my friend.

Ad ogni modo, ciò che ho scritto è tratto dal Vimalakirti, uno splendido Sutra della tradizione buddista, lungo, complesso ma meravigliosamente intenso.
Ti consiglio di leggerlo se non lo hai già fatto.

Ti saluto, ciao.

La Grande Via è facile per chi non giudica e non sceglie.

All'origine c'è il desiderio di trascendere l'insopportabilità di una condizione che non si riesce ad accettare. Allora si cerca il modo per uscirne.
In questo stato di disagio esistenziale, ho incontrato per caso un testo "La via Zen " di Allen, è stato un incontro illuminante, è il caso di dire. Per circa tre mesi sono stato rapito in una specie di estasi ininterrotta. E' come se avvessi trovato quel libro la verità che "acqueta ogni intelletto" per dirla con Dante.
Questo avveniva nel 1994. Terminato questo primo periodo, ho passato lunghi mesi a tentare di ripetere quell'esperienza estatica, ma senza risultato.
Un anno dopo, il 27 luglio alle 23,45, quando ormai mi ero rassegnato alla sua irripetibilità, durante una seduta di meditazione sulla pagina 123 del primo libro del Saggo sul buddismo Zen di Taikiro SuZuki, dove si parla dell'ignoranza e dell'Illuminazione, dopo un un estremo atto di concentrazione per cercare come superare la condizionalità del nostro intelletto, ho avuto la vera prima esperienza di Satori, o Illuminaizone. Da allora per cinque anni ho tentato ogni sera di ripetere l'esperienza, senza riuscirci. Negli anni seguenti, finalmente ho ritrovato l'antica strada, sempre con estrema fatica e il dubbio di perderela ad ogni istante. Solo da un paio d'anni ho imparato ad averne un controllo quasi pieno.
E solo in questo ultimo mese mi sono detto perché non parlarne?
Ecco ho voluto raccontarti la mia storia perchè, come hai letto, non è stato e non è affatto facile, né realizzarla, né ripeterla, né conservarla.
Ma chi sta in un percorso spirituale come te, e ha già avuto un "sentore" come dici tu, deve solo soffiare dolcemente su quel velo che ancora separa, con amorevolezza ma con estrema determinazione e la chiara luce sgorgher° inevitabilmente.
Ti saluto e ti abbraccio calorosamente.

D'accordo tmusa..sarebbe facile attaccarsi alle parole e controbatterti sulle espressioni che usi,quindi non lo faccio perchè sento genuino il tuo Cammino e Disvelamento...
Amorevolezza hai detto..ecco la parola giusta.Senza questo "sguardo" che presuppone anche l'apertura giusta, non accade nulla.
La meditazione è una tecnica in fondo,e tramite quella ricerchi e ritrovi quello stato..(è ciò che dici..).
Di questa tecnica ne hai il controllo..ma solo di questa..il resto non è in tuo potere e questo lo sai..
PS Il satori,che io sappia, non accade durante l'illuminazione..sarebbe troppo facile

Se si cerca di ripetere l'esperienza, vuol dire che non è la Realizzazione.
Perchè questa non è una esperienza ma il riconoscimenento definitivo della nostra Vera Natura, del nostro stato d'Essere Essenziale, il quale è sempre con noi. Esso, una volta riconosciuto, non è perdibile nè ricercabile, perchè Quello siamo Noi.

Ti allego una descrizione, che condivido, fatta da un Maestro di Advaita ( non dualità) contemporaneo, che traccia le tappe essenziali riguardanti degli stadi della Comprensione. Prova a dargli un'occhiata, se ti va. Potresti avere qualche indicazione... non si sa mai.



https://www.riflessioni.it/forum/show...compren sione

Errata corrige:ho detto l'illuminazione ,intendevo dire meditazione.Pardon..

Salve e buon pomeriggio!
sono in sintonia con quanto posta l'amico mirror nel senso che è un "riconoscimento" di ciò che già siamo ma credo avvenga mediante l'esperienza (Via), trovo però una certa difficoltà a coniugare lo stato di impersonalità, quando cioè la mente(l'io) perde la gestione dei concetti quali spazio tempo e della propria identificazione e si E', e il vivere quotidiano...in quello stato l'io riprende subito il controllo e non potrebbe essere altrimenti perchè siamo manifestazione della Coscienza, si può essere consapevoli ma per forza "legati" alle leggi Karmiche claudio

ps con il buon pomeriggio auguro a tutti i forumisti un cammino luminoso e felici momenti con i vostri affetti