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Spiritualità - Religioni, misticismo, esoterismo, pratiche spirituali.
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Vecchio 21-02-2008, 15.04.39   #531
Flow
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Originalmente inviato da Yam
Sei sicuro che un personaggio storico che sarebbe stato il Buddha o meglio un Buddha abbia potuto pronunciare qualcosa del genere?

Conosco il significato di quelle parole nella dottrina Mahayana e Vajrayana, ma mi interessa sapere cosa ne pensi tu...dato che le hai postate....


Da qualche parte ho letto anche che quando il Buddha veniva interrogato sulla Causa Prima, rimaneva in silenzio.. non ha mai dato spiegazioni.

Si potrebbe dire che un Buddha che calpesta la terra e' una causa prima..
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Vecchio 21-02-2008, 17.28.21   #532
Noor
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Originalmente inviato da fallible
verrà il momento che sarà chiaro, ora posso dire che è un falso problema...il problema primario è la dukhka
Effettivamente anche la dukkha è un falso problema (ma perchè non chiamarla nella nostra lingua,ego?).
Non c'è in fondo nessun problema..è solo l'ego che vede problemi..
C'è solo da meditare con "gusto" (cioè senza forzature) e stare "attenti"..
Ti senti ancor più bastonato,Claudio?
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Vecchio 21-02-2008, 18.09.00   #533
tmusa
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Originalmente inviato da visechi
Come pensi che potrei darti torto? La tua replica non solo .....L’ho inserita di proposito per suscitare una tua reazione e replica, una risposta, così come ho cercato una risposta da parte di Yam…. Insomma una provocazione che ha ottenuto l’effetto sperato e cercato.
Infatti non pensavo che mi avresti dato torto, altrimenti non l'avrei scritto. Quanto alla presunta affermazione "provocatoria", ho anch'io la mia dose di scetticismo.
Citazione:
Originalmente inviato da visechi
Le tue osservazioni sono sensate, ma dammi atto che la cura di una qualsiasi malattia implica la profonda conoscenza e senza troppe titubanze anche delle cause che l’hanno generata. Ecco, mi date la sensazione di essere dei medici che agiscono alla cieca, ovverosia di dottori alla page che propinano la cura (palliativa e induttrice del sonno) senza che abbiano nozione delle cause (che per me non esistono, oppure sono semplicemente inconoscibili, sempre che non si voglia far ricorso alla sacralità dal caso).

Non ti do atto. Vuoi salvarti in angolo. Allora mettiamola così. Se ho un cancro vado a farmelo estirpare o mi metto a studiare per prendere la laurea in medicina, e la specializzazione in oncologia? Ma tu avevi capito bene il senso.
Non fai onore alla tua intelligenza se credi che io creda altrimenti.

Citazione:
Originalmente inviato da visechi
Spesso sembrate dei ciechi che vogliono spiegare ad un sordo la variazione cromatica del rosso.

Questa invece è bella. Se me lo consenti la userò, citandoti, se ti appartiene, ovviamente.

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Originalmente inviato da visechi

Banale forse no! Illogico, non potrebbe essere altrimenti! Paradossale è il vostro ‘Risveglio’ che assomiglia davvero troppo all’assopimento. La cura è la malattia stessa. Curate il male Lo spleen o malattia dell’anima o dell’esistere) procurando, acuendo e perpetuando la malattia. Vi risvegliate dal sonno che ricusate e disdegnate, sprofondando in un sonno ancor più abissale.


Qui invece dai un'interpretazione personale di un'esperienza noetica complessa vissuta da altri. Se me lo consenti ti esponi ad un giudizio di superficialità. Lo dico perché io stesso faccio fatica a descrivere ed inquadrare ciò che vivo sulla mia carne, come potrei dare un giudizio su un vissuto spirituale raccontato da persone distanti, attraverso suggestioni scritte su un forum?
Sarei quanto meno più cauto.
Ma se vuoi, la critica di fondo, che faccio ai tuoi interventi, sono che essi hanno una impostazione di tipo filosofico; mentre questo è un forum di spiritualità. Ora la differenza fra i due, diciamo così, domini intellettuali, sta a mio giudizio che, mentre il ragionamento filosofico indaga sui perché, quindi è un continuo porsi domande, e lo strumento d'azione è il dubbio; il discorso spirituale viceversa dà soluzioni; trova risposte e il suo strumento operativo è la certezza di una verità sperimentata, trovata e vissuta.
Detto questo, dico anche che il tuo argomentare filosofico è pregevole, questo si che te ne do atto, ma quando lo usi per radiografare il discorso spirituale è mal riposto. Allora giudichi un'affermazione "lapidaria"; o tratti in modo irridente questo o quello; non considerando che il discorso spirituale va inteso al di là delle parole, "mira la dottrina che s'asconde sotto il velame delli versi strani" direbbe Dante.
Ovvio che per la legge della reciprocità, se ci fosse un mistico puro, considererebbe le tue esternazioni né più né meno che mero intellettualismo.
Quindi non è possibile mescolare i due mondi senza incomprensioni. A meno che uno non abbia un percorso filosofico alle spalle ed una esperienza di realizzazione, allora forse si.



Citazione:
Originalmente inviato da visechi
...
Ho il sospetto che l’amico Yam avesse intuito questo percorso logico ed abbia omesso di esprimersi proprio perché forse ha coscienza – umana, nient’altro – che il Male, non essendo un epifenomeno, bensì una realtà stringente, non consente vie di fuga.


Se hai tempo, ti consiglio di leggere il testo nella sua integralità. Molte cose si comprendono meglio se contestualizzate.
Ad ogni modo ora ti indico un errore logico (dal punto di vista spirituale). Il concetto che il Male non è un epifenomeno ma una realtà stringente e non consente vie di fuga; questo non è vero.
Non perché il male non esiste. Ma perché tutta la realtà non esiste.
O meglio, quello che noi identifichiamo come il nostro mondo fenomenico, altro non è che un costrutto logico: un comodo espediente per le relazioni sociali;ma è privo di sostanzialità ontologica.
Che voglio dire privo di sostanzialità ontologica, che esso può e può non essere. Tmusa, può e può non essere. Egli può essere un santo o un omicida.
O può essere un gruppo di amici che si diverte in una classe di liceo.
Tutta la realtà può e può non essere, quindi non ha sostanza, non ha solidità, essa è diveniente, direbbe Eraclito, impermanente dice il Buddha.
Siccome non esiste nulla, a maggior ragione non esiste un ego. Ecco la risposta di Noor. L'ego principio di ogni male. Perché? perché quando dico che tu scrivi magnificamente di filosofia, soddisfo un tuo bisogno profondo e ineludibile, che è quello di affermare la tua stessa esistenza; tutti noi abbiamo nel nostro codice genetico innanzitutto il bisogno di affermare che esistiamo, e il terrore esistenziale, l'orror vaqui avviene quando qualcuno ci mette in dubbio nei nostri requisiti, la stabilità della nostra personalità. L'ego ha talmente paura di scoprire la sua vaquità che afferriamo di tutto per confermalo.
Potere, soldi, donne, qualsiasi cosa che ci dia la certezza: io esisto.
Ma siccole l'io non esiste..
ora devo andare, contino dopo..
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Vecchio 21-02-2008, 19.06.18   #534
Yam
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Originalmente inviato da Flow

Si potrebbe dire che un Buddha che calpesta la terra e' una causa prima..

Pensaci bene...come potrebbe il Parabrahman o Sunyata incarnarsi?
E' impossibile.
(Il mito dell'Avatar e' solo una falsa credenza)
Tuttavia c'e' una dimensione sottile dove un Buddha...o Ishvara per gli Hindu, puo' apparire.
Si dice che il corpo fisico di un Buddha (i Buddha sono infiniti) sia interi universi. Per esempio il nostro universo e' indicato come un granello di sabbia nel cuore di Buddha Vairocana....wow...io sono quello e tu?
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Vecchio 21-02-2008, 19.57.38   #535
fallible
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Salve!

No noor, forse è un tuo lapsus ma dukhka non è ego è sofferenza (legata all'impermanenza )ed è la prima dell 4 nobili verità del bhudda; se non si ha visione di ciò si potrebbe dire che "la vita è bella", vissuta con il giusto atteggiamento , in parte, è vero. claudio

la bastonata dat con amore può essere costruttiva, i maestri zen la danno puntulmente
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Vecchio 21-02-2008, 23.09.46   #536
tmusa
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Ma siccome l'io non esiste..
ora devo andare, continuo dopo..
Riprendo il discorso. Siccome l'io non esiste questo desiderio di conferma va a vuoto. Così si genera il dolore. Questa è la sete inestinguibile di cui parla il Buddha; questa è la Dukkha. Il male di vivere, l'intossicazione, la mania.
La soluzione che diamo, ovvero quella di costruire e consolidare la struttura psicologica di un ego, quella di soddisfare ogni bisogno e desiderio che da questa struttura proviene: successo, affermazione, considerazione sociale, possesso materiale, appagamento del piacere, è effimera e non fa che spostare in avanti il limite di un nuovo desiderio. Anche la conoscenza intellettuale, la capacità dialogica e argomentativa, l'acume filosofico, è un possesso effimero dell'ego, certamente di natura più raffinata ma mostra la corda: un filosofo è confutato da quello che lo segue, Platone da Aristotele, Kant da Hegel e così via. E'vero ciò che vogliamo credere, dicevano i cinici. di ogni cosa è vero anche il suo contrario, ho letto da qualche parte. Quindi neanche il possesso della conoscenza intellettuale ci mette al riparo dall' orrore del vuoto.
Allora cosa?
Qui ci sono due strade, o si decide di accettare come inevitabile questo stato delle cose, davvero qui non mancano le motivazioni, dall'ignoranza allo scetticismo, al delirio di potenza dell'ego, al potere seduttivo dei sensi; o dando motivazioni filosofiche, o logiche o migliaia di altre di cui il mondo è pieno, a cui possiamo aggiungere le tue parole di scherno
"La cura è la malattia stessa. Curate il male Lo spleen o malattia dell’anima o dell’esistere) procurando, acuendo e perpetuando la malattia. Vi risvegliate dal sonno che ricusate e disdegnate, sprofondando in un sonno ancor più abissale."
Oppure si tenta l'altra strada. Essa consiste nell'attingere l'Illuminazione.
Questa sostanzialmente consiste in una esperienza noetica, cioè a dire si realizza una nuova forma di conoscenza dove la nostra mente non è più, per così dire, monodimensionale, cioè al servizio di una individualità distinta, un ego, ma è in grado di cogliere il mondo nella totalità. Questo pensiero totale che si produce, lungi dall'essere assimilabile ad una dimensione onirica traduce la realtà nella sua essenza ontologica. In parole religiose è la visione di Dio.
Certamente non è esprimibile a parole, occorre averne esperienza, ma certamente non lo definirei come un sonno abissale.
Parlarne oltre non serve. Il percorso spirituale può prendere l'avvio da suggestioni scritte ma necessita di essere praticato con fiducia, costanza, forza e soprattutto con estrema volontà.
Prima o poi avviene che fiorisce nella mente un pensiero nuovo, è l'Illuminazione. Poi mi dirai se avevo ragione a considerarla come "la chiave di tutto", oppure no.
Ciao
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Vecchio 22-02-2008, 10.08.21   #537
Yam
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Originalmente inviato da visechi
Tmusa
Ora però, da una parte tu chiedi perché mai sia avvenuto che abbiamo a un certo punto deciso di abbandonare quella condizione di grazia, poi confondi la risposta che pure c'è, ma io non ho mai dato, con un altro problema e cioè: come tornarci?

La mia visione della Vita e' frutto non dell'applicazione di una filosofia o dottrina, tuttavia se proprio devo etichettarmi, e' una visione tantrica.
Visione presente, per esempio, nella parabola del filiol prodigo.
Non c'e' rinuncia nel vivere la vita da parte del filiol prodigo, la vive intensamente...sino a toccare il fondo...fondo che si tocca bruciati dal fuoco delle passioni...e le passioni altro non sono che Vita. La medicina e' amara ed omeopatica: sono le passioni stesse.
Non c'e' rinuncia qui, anche perche' la rinuncia e' una pratica con alcuni risvolti psicologici non da poco......
Solo quando la Vita e' stata vissuta sino in fondo, con le sue gioie e i suoi dolori, accade che l'anima ormai stanca possa riscoprire qualcosa che sta oltre la ricerca della felicita' e dell'appagamento dei bisogni negli oggetti esterni....
Nel famoso quadro di Rembrant osserviamo il fratello del filiol prodigo (il rinunciante che non si e' mai allontanato dalla casa del padre) con un coltello in mano...il suo cuore e' roso dalla gelosia, dall'invidia:




La Vita non e' un mero accidente della totalita', non e' un'allucinazione fine a se stessa. L'identificazione, le passioni fanno maturare la coscienza individuale...e solo quando questa e' matura...riscopre la sua vera natura.
Questa parabola racchiude in se l'insegnamento spirituale autentico di ogni tradizione..perche' presente spontaneo nel cuore dell'uomo.
Il resto, cioe' tutte quelle visioni "separative" in cui c'e' la caduta, c'e' il male, c'e' il peccato ecc. ecc. (quindi anche induismo e buddismo nelle loro forme ...diciamo..."mentali" cioe' dicotomiche..), sono solo bugie.
Non c'e' in realta, altro sentiero da percorrere, che la Vita stessa.
Herman Hesse, nel suo Siddharta dice sostanzialmente queste stesse cose e anche li c'e' la figura del rinunciante (il Sadhaka) che e' Govinda, l'ultimo capitolo del libro.
Yam is offline  
Vecchio 22-02-2008, 11.00.07   #538
fallible
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Salve e buon giorno!
lo scrivere e l'uso del computer dell'amico yam è sempre affascinante e spettacolare, su un punto lo vorrei invitare a riflettere...Solo quando la Vita e' stata vissuta sino in fondo, con le sue gioie e i suoi dolori, accade che l'anima ormai stanca possa riscoprire qualcosa che sta oltre la ricerca della felicita' e dell'appagamento dei bisogni negli oggetti esterni.... quello stanca mi trasmette un senso di "appagamento" ," ho mangiato tanto di quella cioccolata c he mi ha stancato"...bhé! questo non è rinuncia ma ricerca di nuovi piaceri claudio

E' giusto disciplinare lo sguardo
E' giusto disciplinare l'udito
E' giusto disciplinare l'odorato
E' giusto disciplinare la lingua
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Vecchio 22-02-2008, 11.24.53   #539
Noor
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Originalmente inviato da Yam
La Vita non e' un mero accidente della totalita', non e' un'allucinazione fine a se stessa. L'identificazione, le passioni fanno maturare la coscienza individuale...e solo quando questa e' matura...riscopre la sua vera natura.

tutte quelle visioni "separative" in cui c'e' la caduta, c'e' il male, c'e' il peccato ecc. ecc. (quindi anche induismo e buddismo nelle loro forme ...diciamo..."mentali" cioe' dicotomiche..), sono solo bugie.
Già..
il male ,il peccato,lo stesso Ritorno a Casa in fondo..che racchiude un pò tutto il Racconto,dovrebbero solo servire da Metafora,visto che sono già queste identificazioni e proiezioni della mente,ma sinquando la nostra vera Natura non Vede se stessa..camminiamo nel buio e nelle nebbie..e fanno tanto paura,e procurano tanto dolore..identificandoci con quella stessa "cecità" che noi stessi ci procuriamo nel Personaggio che interpretiamo,
e non sappiamo a cosa affidarci e se c'è davvero una Direzione da prendere..
Noor is offline  
Vecchio 22-02-2008, 12.40.00   #540
visechi
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Infatti non pensavo che mi avresti dato torto, altrimenti non l'avrei scritto. Quanto alla presunta affermazione "provocatoria", ho anch'io la mia dose di scetticismo.

Ti lascio tutto il tuo scetticismo … non credo abbia molta importanza dissolvere i dubbi che lo istituiscono.



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Non ti do atto. Vuoi salvarti in angolo. Allora mettiamola così. Se ho un cancro vado a farmelo estirpare o mi metto a studiare per prendere la laurea in medicina, e la specializzazione in oncologia? Ma tu avevi capito bene il senso.
Non fai onore alla tua intelligenza se credi che io creda altrimenti.
SE tu avvertissi un malore ricorrente e perdurante, sono certo che prima di recarti in farmacia per acquistare medicine ad azione diffusa, ti presenteresti dal medico per capire le cause del disturbo. Solo dopo, una volta accertatane l’origine, acquisteresti le necessarie medicine che curino il male che ti affligge… medicine mirate, che discrimino e colpiscano la fonte del malore.
Credo che l’allegoria sia calzante. Suggerite una cura, ma dalle risposte ricevute – anche quella del Buddismo Zen – mi pare vi manchi l’analisi della causa. Neppure la seconda nobile verità del Budda risale alla causa, ma enuclea solo la febbre, cioè il dolore… ma non risponde al quesito perché è così. IL cancro è una generalizzazione di un male specifico. Il malore non denuncia, ipse facto, la presenza del tumore… avresti necessità di sapere con certezza che si tratta di un tumore e sarebbe indispensabile anche aver cognizione precisasi quale tipo di tumore ti ha colpito. Alla farmacologia spirituale manca proprio questa cognizione della causa. Le religioni abramitiche, pur avendo individuato un’origine, non hanno il necessario coraggio di arrivare ad imputare il male alla Causa Prima, preservandola così dal sospetto – più che fondato – di aver posto in essere una dimensione – quella umana – che l’affranchi dalla responsabilità del Male. Le religioni del Sol Levante, forse per propria connaturata attitudine, rifuggono il quesito che io ritengo fondamentale. Nel rifuggire la domanda, elidono la risposta, suggerendo – a parer mio – palliativi e panacee dall’effetto placebo. Ci si convince che tutto sia conforme alla narrazione, ma si scorda, per esempio, che la suprema consapevolezza di ciascuno di noi, nulla potrebbe nei confronti della concretezza del Male. Qui non mi riferisco allo spleen, al male d’esistere, che, poiché tale, ben potrebbe essere calmierato attraverso il ricorso alle pratiche suggerite dalla farmacologia orientale… ma la fame, la sete, la morte contestano all’oriente il potere dell’auto-ipnosi insita in quest’insegnamento

Citazione:
Qui invece dai un'interpretazione personale di un'esperienza noetica complessa vissuta da altri. Se me lo consenti ti esponi ad un giudizio di superficialità. Lo dico perché io stesso faccio fatica a descrivere ed inquadrare ciò che vivo sulla mia carne, come potrei dare un giudizio su un vissuto spirituale raccontato da persone distanti, attraverso suggestioni scritte su un forum?
Sarei quanto meno più cauto.
Capisco che l’esperienza sia un elemento importante, forse anche fondamentale, ma non è certamente indice di verità, diversamente dovremmo attribuire la medesima qualificazione e il medesimo attributo a tutte le esperienze deliranti di cui è stracolma la letteratura medica. Qui non siamo al cospetto di un dato esterno, rilevabile attraverso la semplice osservazione empirica del fenomeno inquisito; siamo, bensì, di fronte ad un’esperienza interiore, non esplicitabile attraverso la narrazione, la quale lascia tralucere di sé solo la superficie, ovverosia il suono delle parole utilizzate nel racconto; parole che, al tempo stesso, a causa del loro particolare carattere eccessivamente de-cisorio, adombrano il profondo del fenomeno stesso. Non è irriverente annoverare dette esperienze fra gli “stati alterati di coscienza”, rientranti, a pieno titolo, nella casistica di cui s’interessa la psicologia del profondo (non do’ molto credito alle possibilità della psicoanalisi di fornire una risposta esaustiva ed esauriente al fenomeno del misticismo). IL “Risveglio”, o l’Illuminazione, si posizionano in un limine che è cesura fra surreale e realtà, andando spesso a protendere le propaggini – quelle più velleitarie e irrazionali - nel campo del delirio patologico.
Il racconto del samadhi assomiglia davvero troppo all’estasi indotta dall’autoipnosi, fenomeno, quest’ultimo, più volte analizzato dalla ‘scienza del profondo’. In poche parole, la verità portata dalle narrazioni, anche in questo forum, non emerge; troppo spesso le vostre lunghe e, per certi versi, dotte discussioni sono l’espressione grafica di una sintomatologia da auto-suggestione …
Ma in questo mio testardo e continuo replicare non c’è filosofia, forse raziocinio, non credo sia un male.
Convengo con te che lo spirito, io preferisco definirlo profondo, non si esprime in termini fonetici intelligibili, prediligendo più che altro il sussurro che lascia trasparire un sommovimento interiore esprimibile attraverso quelle manifestazioni note a tutti sotto la denominazione di ‘moti di spirito’. Ma voi, nelle vostre discussioni, negate proprio il fermento che fa lievitare l’espressione dell’animo. E’ principalmente questo il motivo che vi fa apparire anodini, assopiti, con sentimenti spenti ed opacizzati dall’eccessiva pratica auto-ipnotica.
Neppure questo è un linguaggio filosofico.
visechi is offline  

 



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