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20-02-2008, 17.20.45 | #514 | ||
Utente bannato
Data registrazione: 19-09-2007
Messaggi: 522
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Riferimento: La chiave di tutto
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Tutto segue un Processo di Crescita, chi può negare tal Principio ? Dimostrami, visechi, che l'esistenza è limitata e ti darò atto del corretto "senso materialistico" che intellego in tutte le tue domande. Resto dell'idea che quanto si 'manifesta' sia solo un mezzo per divenire, elevandosi dall'Infinito per andare verso ciò che E', verso l'Altissimo .. il quale è Amore e relazione ( la Conoscenza avviene attraverso il senso intrinseco - interno - ed estrinseco - esterno - delle cose, il quale è estremamente Duale, essendo proprio del Divenire; l'Essere che prende Coscienza di Sé, noto nell'Infinito, emette il suono Eterno e Radioso dell'AUM originario e continuo di tutto di cui siamo parte e il 'frutto' ). E' necessario prendere Coscienza di Sé, il quale non è affatto "EGO" .. Saluti. P.S.: Yam, sii piu umile |
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20-02-2008, 21.36.45 | #515 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
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Riferimento: La chiave di tutto
Citazione:
Sii tu più umile,prima di pensare di consigliarlo agli altri..almeno rileggiti prima,se è il caso di.. |
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20-02-2008, 22.31.50 | #516 | |
Utente bannato
Data registrazione: 19-09-2007
Messaggi: 522
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Riferimento: La chiave di tutto
Citazione:
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20-02-2008, 23.07.20 | #517 | |||
Ospite abituale
Data registrazione: 29-09-2007
Messaggi: 212
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Riferimento: La chiave di tutto
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Ora però, da una parte tu chiedi perché mai sia avvenuto che abbiamo a un certo punto deciso di abbandonare quella condizione di grazia, poi confondi la risposta che pure c'è, ma io non ho mai dato, con un altro problema e cioè: come tornarci? O meglio, la soluzione esistenziale che io invece ho tracciato in questo forum che identifico nel "Ritorno" alla casa del padre; da me rappresentata come la "chiave di tutto" e precisata come sostanziarsi della realizzazione dell'esperianza dell'Illuminazione. La tesi sostenuta fin qui la possiamo aggettivare come vuoi, ciò non toglie che rimane il termine fisso al quale ruota ogni esperienza umana. Fino a che non si realizza l'illuminazione siamo come mosche della tarda primavera che ronzano e pungono frenetiche e al primo freddo muoiono nelle loro celle meschine. Citazione:
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"Al principio, che non è veramente un principio e che non ha alcun significato spirituale furori dalla nostra esistenza finita, la Coscienza Totale vuole conoscere se stessa; allora si desta la coscienza riflessa o coscienza individuale e con il destarsi di questa la Coscienza totale si divide. La Coscienza totale, intera e completa in se stessa, diventa attore e, ad un tempo, osservatore. Il conflitto è inevitabile perché l'attore vuole essere libero dalle limitazioni a cui è stato costretto ad assoggettarsi nel suo desiderio di una coscienza riflessa. Da un lato gli è stato dato il potere di vedere, ma nel contempo vi è qualcosa che egli , in quanto osservatore , non può scorgere. La Coscienza totale come attore tende a tornare nella sede originaria dove il dualismo ancora non esisteva e dove, di conseguena, regnava la pace. Questo desiderio di pace non può tuttavia venire soddisfatto senza lunghe,dure,logoranti esperienze. Infatti una cosa scissa in se stessa non può tornare alla sua precedente unità se non attraverso una lotta. E la reintegrazione è più di un mero ritorno, il contenuto originario essendo stato arricchito dalla divisione, dallo sforzo e dalla riarmonizzazione. Al verificarsi della divisione la coscienza individuale in un primo momento è così rapita dalla novità dello stato e dalla sua apparente capacità di risolvere i problemi della vita da dimenticare la sua missione, che è illuminare la Coscienza totale. Invece di gettare luce all'interno cioè sulla Coscienza totale da cui tra il principio della su esistenza, la coscienza individuale si concentra sul mondo esteriore degli oggetti e delle idee. A questo punto deve compiere uno sforzo eroico per illuminare e redimere se stessa senza distruggere la coscienza ormai destatasi..." (Saggi sul Buddismo Zen Vol.1 pag. 126). Ciao P |
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20-02-2008, 23.35.19 | #518 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 29-09-2007
Messaggi: 212
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Riferimento: La chiave di tutto
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Retto pensiero (Cerco di nutrire pensieri sprituali, vigilo sulle vane fantasticherie, pongo attenzione su ciò che causa i turbamenti interiori) Retto agire (cerco di attuare un comportamento sobrio e misurato, pratico l'astinenza da tutto anche dal computer, la non violenza, il controllo di ogni desiderio corporeo) retto parlare; (cerco di astenermi dal giudicare, dal offendere, dal contraddire le opinioni altrui; cerco di usare parole non ambigue o che evochino forti emozioni). retto meditare; (non forzo mai la meditazione. Essa deve venire spontanea e naturale in ogni luogo o tempo senza particolare ritualismo). Ma seguo soprattutto l'esortazione pronunciata dal Buddha prima di morire: si dice che queste siano state le sue due ultime parole: "State attenti!". In ultima analisi è un po' la dottrina di Aristotele nell'Etica Nicomachea, quella del giusto mezzo. Ciao Fallible. |
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21-02-2008, 08.50.15 | #519 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
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Riferimento: La chiave di tutto
Citazione:
sono una filiazione dell'attenzione.Come disse :"State attenti!". Sì,qui c'è tutto... (Eppure mi ricordavo un'altra, come ultima sua frase: "siate la luce del vostro Cammino". |
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21-02-2008, 09.24.18 | #520 |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
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Riferimento: La chiave di tutto
Per Noor la causa è l’ego. Ottima risposta! Peccato sia così lapidaria. Non s’apre ai commenti. E’ un ipse dixit. L’unico commento che mi sento di fare è che certamente anche Noor rileva una causa, ciò significa che v’è anche l’effetto, non avendo egli confutato alcunché in ordine all’effetto da me segnalato, non mi resta che desumere che convenga con la mia analisi.
Fallible, anche lui, individua una causa, ammettendo così l’esistenza dell’effetto da me segnalato. La causa è però diversa da quella epitaffiale suggeritaci da Noor… ma non si tratta di un caso… in seguito vedremo. Coup de téatre dell’immarcescibile Yam. Non esiste né causa né effetto. Suppongo che per tanto tempo abbia parlato intorno al nulla. Altra rilevazione. Risposta diversa da quella di Fallible e da quella di Noor… ancora una volta non si tratta di un caso. Poteva mancare l’alito di-vino del nostro amico immaginifico? Ovviamente no! Mi domando il perché prenda così gusto e piacere a rispondere a quesiti banali, forse nella banalità si muove a suo agio? Non ci curiamo di queste amenità… saperlo non c’interessa. Vediamo, invece, la sua pomposa risposta traboccante sicumera e scialacquante spirito di-vino. Banale come sempre... La risposta è la Libertà; dovresti dunque chiedere che cos'è la "libertà", non senza dare la tua risposta personale, perché questo non è un interrogatorio dove ognuno può dire quello che gli pare .. La realtà è una e va ricercata dall'umanità, non riducendola a qualcosa di totalmente fine a se stesso, senza sapere o comprendere neppure di che cavolo si sta parlando; non trovi anche tu ? Piccolo divertissement Grandissima interpretazione del vacuo e del non sense, non c’è che dire. Pone un quesito retorico, esige e, al tempo stesso, ricusa la mia eventuale risposta (tra l’altro non ci sarebbe stata, poiché trovo la domanda stupida). Il bello è che si risponde pure da sé, anche se confonde la domanda e inopportunamente fornisce una risposta ad un quesito che neppure s’è posto – niente di più grottesco, ma anche drammatico -. La domanda retorica interroga in merito alla “libertà”, la risposta si concentra sulla “realtà”. Idee alquanto confuse, lo spirito guida appare obnubilato a causa dell’irrompere (del) di-vino. Non comprendo se m’inviti a fornire una risposta sulla Libertà, o se, invece, tenda ad evitarla: chiunque voglia si provi a connettere le due proposizioni fornendo anche un senso ed un significato coerente all’intero periodo. Lo copio per maggior sicurezza: << La risposta è la Libertà; dovresti dunque chiedere che cos'è la "libertà", non senza dare la tua risposta personale, perché questo non è un interrogatorio dove ognuno può dire quello che gli pare..>>. La prima parte evidenziata in grassetto sembra che m’invogli a fornire una mia risposta. “non senza dare” contiene una doppia negazione, l’una esplicita, l’altra privativa. M’insegnarono che due negazioni affermano. Ergo l’amico di-vino certamente m’invita a pronunciarmi in merito. Il seguito del periodo, però, smentisce il precedente proposito: “questo non è un interrogatorio dove ognuno può dire quello che gli pare..”. Sbaglio a ritenere che tende ad escludere la possibilità che io possa esprimere il mio parere in merito alla “libertà”? Non si tratta di un quesito dove ognuno può dire quello che gli pare; ovvio che io avrei “detto” quel che più mi sarebbe piaciuto, ma ciò non è permesso. Ergo, l’amico, infuso di spirito di-vino, eccepisce la mia libertà di affermare quel che mi pare, in ultima analisi devo tacere…. La mente dell’amico è un arzigogolo, un labirinto, un dedalo al quale però hanno scordato di disegnare l’uscita. Si tratta di un vero loop. La prima parte esige il mio intervento, la seconda lo nega senza possibilità d’appello. L’amico s’avvita, che almeno serva a qualcosa in foggia di vite. Il resto è davvero una babele di concetti mal compresi ed ancor peggio metabolizzati, ma se a lui procurano piacere, perché confutarli? Abbandoniamo il nostro umilissimo amico che esige l’umiltà altrui, per concentrarci, invece, sull’insieme delle risposte. A parte yam che nega una causa e, di conseguenza, anche l’effetto – perplesso mi chiedo quale sia il contenuto dell’insegnamento che si ostina ad impartire qui dentro, e quanta enfasi ci mette -, gli altri hanno rilevato diverse cause, generanti tutte il medesimo effetto, almeno suppongo. Mi è piaciuto Fallible. Non si scosta dal percorso tracciato nei millenni da un grande saggio quale può essere il Buddha. Vediamo le cause: 1. Tutto e dukkha. Il termine sanscritto (dukhka) è sempre stato reso in italiano – con un eccesso di semplificazione e in modo molto riduttivo – con ‘dolore’ o ‘sofferenza’. A differenza di Yam quindi il Buddha rilevava una condizione di sofferenza nel genere umano e ne individuava la causa originante con la formulazione della seconda nobile verità; 2. Il dukhka si origina e si radica nella brama, nel desiderio. Siamo dunque alla polla sorgiva della sofferenza, forse anche della “caduta”. Insomma, anche il Buddha nel suggerire un percorso che affranchi l’uomo dal dukhka, ammette, perlomeno implicitamente, che dalla condizione nirvanica o arcadica, in un certo senso e per una qualche ragione, ci siamo allontanati. Il Buddha afferma che questa ragione è da individuare nella brama e nel desiderio, nelle passioni e nella voluttà. Ma com’è potuto accadere – mi domando io – che queste cause che hanno determinato l’effetto (il dolore) si siano affermate tanto da rendere l’umana condizione così intrisa di Dukhka? Inferire che da una fonte ci siamo allontanati (Yam è stato davvero accorto a non ammettere quel che il mondo spirituale universalmente riconosce ed ammette), implica anche l’affermazione che in origine – fossimo nati oppure no, non importa, almeno per la spiritualità orientale - noi eravamo congiunti a questa fonte. Se la fonte è “Coscienza Superiore” o “Consapevolezza”, o chiamatela come meglio vi aggrada, la mia domanda originaria resta ancora in piedi. Com’è potuto accadere che da una condizione di perfezione spirituale (o semi-perfezione spirituale) decadessimo all’attuale asfissiante stato di dolore? Se la risposta è legata all’evento della nascita, è ovvio che questa circostanza, che tutti noi accomuna in un unico destino, deve essere una necessità. Se di necessità si tratta (non vedo come potrebbe evitare di esserlo visto che nati siamo – per favore non scantoniamo nello strabusato Velo di Maya… ricordiamoci che il Buddha riconosce il dolore), vorrei capire come una necessità che soggioga la perfezione della Coscienza Superiore possa permettere ed ammettere una condizione di decadenza. Comunque la si rigiri, tanto per le religioni abramitiche - anche l’ebraismo è una religione abramitica -, quanto per quelle di matrice orientale, sempre di ‘caduta’ si tratta. Né le religioni ateistiche d’origine abramitica, né quelle del Sol Levante, la cui radice è l’induismo e i Veda (non allontaniamoci troppo), forniscono, però, una risposta esaustiva a quest’interrogazione. Almeno per il momento |