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26-11-2012, 17.05.13 | #3 |
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
I ragiono per ipotesi.
Tu hai già posto come ipotesi che la coscienza sia pura forma. Andrebbe chiarito cosa intendi, ma lasciamo stare, ipotizziamo che la pura forma sia il fondamento della realtà. Se eliminassimo il fondamento (lo facessimo scomparire) anche la realtà sparirebbe. Ovvio quindi che se pensi che ci sia stata una realtà che ti ha preceduto o che ti seguirà, questa è una deduzione poco plausibile con l'ipotesi iniziale. Ci sono delle possibilità alternative. La pura forma non scompare, ma ovviamente di questo è impossibile averne esperienza, dovremmo ipotizzare una specie di reincarnazione. Il problema però non lo facciamo sparire introducendo l'ipotesi della reincarnazione (che potrebbe essere un'ipotesi che soddisfa almeno nel breve tempo della esistenza della vita nell'universo), noi vogliamo capire se la "pura forma", in tutta la vita dell'universo, scompare oppure no. Se è comparsa con la vita, quando scompare la vita scompare anche la pura forma. A quel punto però non sarà più una pura forma, ma una forma impura che sorge e scompare con la vita. Se volessi quindi preservare la pura forma dalle intemperie del tempo dovremmo ipotizzare che essa sia stata presente sempre nell'universo anche quando la vita non aveva preso ancora forma e che quindi non scomparirà quando essa morirà. Si tratta però di "pura forma", lo hai scritto anche tu. Nella pura forma non c'è il tuo particolare ego. La forma del tuo ego è costruito dal tempo (quello delle tue esperienze), mentre la pura forma non si costruisce con il tempo ma nemmeno si distrugge con il tempo (altrimenti non sarebbe più pura forma). La conclusione è questa: anche il tuo particolare ego si situa al di fuori della pura forma. E come direbbe Lucio Dalla... è questa la novità! La domanda iniziale è perciò ribaltabile, esiste qualcosa al di dentro dell'IO? Se rispondessimo che c'è la pura forma, allora evidentemente anche l'IO è fuori, e come per le montagne e per il mare, esso diventa un comune oggetto della realtà. |
26-11-2012, 23.30.31 | #4 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Citazione:
Con pura forma intendo che la coscienza ha un'esistenza solo concettuale, tu mi pare sostenga che possa avere un'esistenza fisica. Dato che non mi risulta che alcuno abbia mai osservato la coscienza da un microscopio, nè che gli psicologi più attuali abbiano ipotizzato che sia possibile leggere il pensiero di una persona (una coscienza fisica renderebbe osservabile e leggibile il pensiero di una persona), sarebbe interessante sentirti motivare questa tua convinzione A me sembra che la tua ipotesi di una coscienza materiale sia in contraddizione con quando dici in sostanza " vita finita, coscienza sparita", perchè l'energia-materia non sparisce, quindi se la coscienza sparisce non può essere fatta di materia-energia. |
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26-11-2012, 23.32.54 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-01-2011
Messaggi: 747
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Citazione:
Per pura forma intendo la struttura puramente concettuale, intendo che la coscienza sia un qualcosa di puramente concettuale. Ora si dice che la scienza ha oramai abbandonato il dualismo cartesiano, ma mentre questa coscienza si crea in qualche modo e poi sparisce con la morte, l'energia-materia non si crea ne si distrugge. Se davvero corpo e coscienza fossero un tutt'uno, che bisogno avremmo allora di riferirci ancora alla coscienza in modo particolare e distinto rispetto al resto del corpo? Ci riferiremmo alla coscienza come ad un organo qualsiasi, ma la coscienza non è una cosa tra le tante, è il presupposto del nostro intendere e volere. Il problema penso che non sia tanto il fatto che la coscienza sparisca dall'universo, ma che l'universo stesso sia concepibile in quanto abbiamo una coscienza. Se è così, allora al di fuori della coscienza non può esistere niente, perchè tutto ciò che concepiamo lo concepiamo grazie alla e nella coscienza. Se riesco a spiegarti bene la domanda iniziale, allora vedi che la coscienza è il contenitore di tutto, del tempo e delle esperienze che non sono loro a creare la coscienza ma che semplicemente vi si trovano dentro. Quindi io non mi pongo il problema se la coscienza scompaia o no (con la morte), poichè ciò che esiste esiste grazie alla coscienza e se scompare la coscienza scompaie tutto e tutta la fenomenologia dell'esistenza avviene unicamente all'interno della coscienza. Ragiono anch'io per ipotesi: potrebbe essere che la coscienza scompaia dall'universo, potrebbe essere che l'universo scompaia dalla coscienza. Chi può dirlo? Non sono due eventi equiprobabili? |
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27-11-2012, 20.53.34 | #6 |
Ospite abituale
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Messaggi: 128
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
La domanda “Esiste qualcosa al di fuori dell’io?” sembrava anche a me davvero radicale. Nei momenti più impensati mi si ripresentava in testa suscitando la mia perplessità.
Finché ho compreso che lo stupore era dovuto al fatto di ritrovarmi in una situazione-limite! Situazione-limite a cui giungevo intellettualmente privilegiando un polo della mia condizione originaria. Nella mia condizione, che è esserci, ossia scissione originaria soggetto-oggetto, mi ritrovavo cioè a ipotizzare la realtà del solo soggetto a scapito dell’oggetto. Non ero però allora conscio di quell’effettiva situazione-limite perché me la nascondeva un preconcetto che mi sviava. Il preconcetto era di dar per scontato cosa intendere con “io”. Lo facevo infatti coincidere con i miei pensieri, i miei sentimenti. Inoltre, presumevo di poterlo oggettivare come cosa tra le cose. Solo quando mi sono finalmente reso conto che “ho” dei pensieri e dei sentimenti, ma non “sono” quei pensieri e quei sentimenti, e che potevo cercarmi quanto volevo, ma mai riuscivo ad aggettivarmi, che ho compreso come l’io non potesse essere un “qualcosa”. E per noi (esserci), ciò che non è qualcosa è Nulla… L’esserci è la concomitanza di soggetto e oggetto, presupporre uno senza l’altro è un non senso. Questa è la nostra insuperabile situazione. Non è perciò tanto vero che “Penso, dunque sono”, ma che: “Penso, dunque ci sono”. Perché è la compresenza del soggetto e del pensiero (oggetto) a far in modo che io ci sia. Il pensiero non è però indispensabile, perché ci sono ogni volta che qualsiasi altro (oggetto) mi viene incontro. Come urtare una sedia: ci sono!, senza bisogno del pensiero. Al punto, che è l’altro che fa si che io ci sia. Se l’altro non ci fosse… io non ci sarei. Che io possa “essere” senza esserci (soggetto-oggetto) è un’ipotesi nella quale “essere” non può avere un significato. Ultima modifica di bobgo : 28-11-2012 alle ore 09.45.26. |
28-11-2012, 07.34.32 | #7 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-01-2011
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Citazione:
Ovviamente esistono il soggetto e l'oggetto, ma sono entrambi compresi nell'io. Il fatto di uscire dall'io non è che una parte del processo di formazione dell'io, l'autocoscienza esce da sè per conoscere l'altro da sè, ma poi deve per forza rientrarvi perchè non ha alcun altro scopo |
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28-11-2012, 16.24.56 | #8 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Citazione:
Il limite non è invece oggettivabile, perché c’è, ma anche non c’è. Non lo possiamo indagare come qualcosa che c’è, eppure è proprio ciò che sostiene questo nostro esserci. La situazione-limite non è esprimibile come concetto razionale. Perché la razionalità è incapace di coglierla. In grado di coglierla è l’Esistenza, che si manifesta proprio quando scossa dalla situazione-limite. Il “baluardo insuperabile della realtà” può essere infatti visto da due angolazioni ben differenti. Dal punto di vista della razionalità esso non è che un muro da accettare così com’è, perché non ha senso problematizzarlo. Viceversa, l’Esistenza ne è scossa perché quel “baluardo” risveglia in lei la propria origine trascendente. L’Esistenza inevitabilmente si mette allora alla ricerca di se stessa. In questa ricerca l’Esistenza è costretta a stare in sospensione, niente può aiutarla se non la propria fede nella Verità. Perché disponibile ha solo l’esserci (l’esserci è tutto quello che c’è), ma lei vuol andare oltre al “baluardo insuperabile”. Questa mancanza di certezze, per cui vale solo la propria fede, è difficile, se non impossibile, da mantenere. Per cui, è pressoché inevitabile finire con l’aggrapparsi a contenuti dell’esserci da considerare Verità assoluta. Ed è proprio questo appiglio, che in un primo momento può molto soddisfare, a essere poi la causa dell’inevitabile naufragio. Un esempio dell’aggrapparsi a “verità” nell’esserci può essere, a mio avviso, quanto da te scritto: Citazione:
E’ sicuramente un pensiero profondo, che nella brama di definire il Vero cerca di oggettivarlo. Il risultato può apparire grandioso e appagare intimamente. Tuttavia il suo destino non potrà che essere il naufragio. In quanto non vi è Verità nell’esserci. |
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28-11-2012, 21.17.17 | #9 | ||||
Ospite abituale
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Citazione:
La materia (mucchietto di atomi) certo esiste ancora disperso per l'universo, ma con noi, con ciò che eravamo, con la nostra coscienza svanita, nulla ha a che fare. Credo che la difficoltà di reciproca comprensione derivi da presupposti diversi. Forse pensi che il nostro vivere e pensare non sia possibile senza un intervento extraumano o divino…comunque metafisico . Io penso invece che l’intervento superiore ed extra umano non ci sia, oppure ne prescindo… Del resto questa è la posizione della scienza….che, in mancanza di dimostrazione in contrario...prescinde. Al momento, tuttavia, scientificamente non sappiamo come scaturiscano la vita ed il pensiero dalla “organizzazione” ad hoc della materia… Credo comunque che siano fenomeni immanenti dell’universo! Con tale posizione e convinzione le ricerche continuano…finche non si dimostri il contrario! Diversamente i laboratori e le università dovrebbero licenziare caterve di ricercatori e scienziati: biologi, genetisti, antropologi, neuroscienziati, ecc… Verrebbe, infatti, a mancare il presupposto della ricerca… e mi pare, come minimo, che quello attuale non sia il momento buono. Sembra una battuta, ma è pur vero che, attribuendo tranquillamente al divino (al metafisico?) l’insorgere dei fenomeni fondamentali come sarebbero: il big-bang, le leggi fisiche che reggono l’universo micro e macro, l’insorgere della vita e del pensiero nell’umano, la sua escatologia o la sua evoluzione per adattamento, ecc….accadrebbe che molti dei nostri saperi verrebbero meno…saremmo ancora al medio-evo. Forse il grande merito delle religioni è proprio questo: sollevare discussioni e ricerche alternative al vecchio modello dell’universo. Così è emersa e si è evoluta la scienza! Comunque anch’io sono alternativo ed ogni mio discorso i proposito è basato sul fatto che tutto avvenga nell’ambito di quel “sistema chiuso” magari in espansione, che chiamiamo universo o multiverso che sia! Se qualcosa non sappiamo…e molto invero non sappiamo…allora cerchiamo: troveremo…prima o poi...senza ricorrere al trascendente. Un principio è quello di non sperare nel… di non ricorrere al deus ex machina! Forse ci aiuterebbe (!?)…ma la speranza nell’intervento extra ci impedirebbe di cercare e molto ci perderemmo…come del resto molto, per questo, abbiamo perduto da sempre. Il primo punto che premetto è che escludo (o ragiono come se…) che la vita o un qualche suo corollario, sia di provenienza extraumana o trascendente: la vita è un fenomeno immanente…solo che, al momento, non sappiamo come emerga…pur conoscendo molto di questo emergere. Come la vita anche il pensiero, il sentimento, l’affettività, l’empatia…la coscienza tout court, ecc…che ne fanno parte e la caratterizzano, sono fenomeni che emergono dai nostri processi biologici cui, metabolizzando il cibo, forniamo energia. Non siamo quindi, materia inerte, semplici atomi e molecole, ma materia sapientemente “organizzata” . Da tale organizzazione, con programma genetico (DNA) interagente con l’ambiente socio-fisico… emerge la vita, il pensiero, la coscienza, ecc… Tutte cose che, pur emergendone, nulla hanno a che fare coi diversi, specifici caratteri della materia primordiale…come sarebbero particelle, atomi, molecole, ecc… pur partecipanti al metabolismo che fornisce energia al processo vitale…ma in sè materia comunque priva della necessaria organizzazione che il DNA definisce e trasmette per ogni specifica specie. Citazione:
E’ chiaro comunque che ciò che chiamiamo “coscienza” (capacità di rendersi conto)…è essenzialmente una modalità di pensiero… e non è un pezzo di carne o di cervello…e nemmeno è avvertibile al tatto…o visibile in diretta o strumentalmente (sic!)….nulla di fisico, insomma,…nel senso che intendiamo! Essa emerge però come pensiero, sensazione, vision…weltanschauung… dai nostri processi cerebrali (fisici) nella loro interazione interno/esterno…dentro/fuori… la calotta cranica Citazione:
Citazione:
Il processo è di ordine fisico, ma la risultanza è pensiero e coscienza!...Come avvenga, ovviamente, è per ora ignoto! Facciamo, banalmente, l’analogia con la lampadina: l’energia elettrica alimenta la lampadina (materia organizzata) che emette luce. Quando la lampadina brucia (morta) non emette più luce (finito!). E’ plausibile chiedersi dove sia finita la luce emessa? Chiedersi quale destino abbia la luce emessa dalle lampadine? Non mi pare!...è tutto avvenuto! Invero la luce è costituita da fotoni…e forse da qualche parte sono finiti …assorbiti dai corpi circostanti! Ma la coscienza non ha consistenza…è impalpabile pensiero che si auto percepisce! Esaurito il processo che la genera…anch’essa è finita! Non c’è più! …se non nella mente di parenti e amici…che presto dimenticano. |
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29-11-2012, 08.55.28 | #10 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Citazione:
Nel post #6, esordisci dicendo di essere uscito dall'inghippo della questione "se esiste qualcosa al di fuori dell'io" comprendendo che "lo stupore era dovuto al fatto di ritrovarmi in una situazione-limite! ", tue testuali parole. Benissimo, allora, dico io, cerchiamo di definire cosa sia questa situazione-limite. Sia chiaro che non sto cercando di invalidare o mettere in ombra ciò che dici, sto solo cercando di fare chiarezza nella mia mente con il tuo aiuto confidando che tu me lo conceda gentilmente. Quindi la comprensione della situazione limite ci chiarirebbe la questione se 'esiste o meno qualcosa al di fuori dell'io', ma nel momento in cui mi sarei aspettato che tu mi spiegassi in cosa consiste questa benedetta situazione limite, esordisci nel post # 8 dicendo che "la situazione-limite non è possibile com-prenderla". Ti chiedo perdono, ma inizio a sentire scricchiolare il pavimento sul quale stiamo camminando. Per andare avanti ho bisogno di essere rassicurato che questa situazione-limite sia o meno comprensibile, con ciò intendo intelleggibile. Ammetto la mia ignoranza, non riesco a concepire un trascendere la realtà con altre parole che a loro volta rivendicano di appartenere alla categoria di realtà. Quante realtà esistono, e perchè una realtà è più reale di un'altra? Ti faccio notare che i miei pensieri si stanno ingarbugliando, ti sto mandando un SOS, sto cercando il tuo aiuto per comprendere una questione filosoficamente importante come quella dell'esistenzialismo. Forse un esempio potrebbe aiutare a far luce. Per esempio, infatti, Jaspers dice che quando ammiriamo una perla dovremmo pensare che ciò che ci appare tanto prezioso non è che la cicatrice maturata sulla ferita della conchiglia. Ecco ti offro questo esempio che dovrebbe esserti familiare. Secondo il caso citato dall'esempio, dov'è la situazione limite? Dov'è la sua non razionalità? Dov'è la non verità dell'esserci? Dov'è il senso di questa filosofia? Mi rendo conto di costringerti ad una risposta impegnativa, ma se consentirai a tale sforzo almeno potremo avere entrambi coscienza di ciò di cui stiamo parlando. Ritornando al tema della discussione ti faccio presente che ogni filosofia che persegui è un aggrapparsi alla realtà, perchè il senso che dai alla realtà è una simbiosi di ciò che hai appreso razionalmente. Quindi l'operare al di fuori della ragione e perciò dell'io è, a mio avviso, incomprensibile; così come incomprensibile è un pensiero al di fuori di una qualsiasi forma di filosofia. |
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