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31-12-2012, 19.27.43 | #102 | ||||||||
Ospite abituale
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Citazione:
Ma certo non tengo conto dell'elucubrare di un rettile dell'universo mondo! Un rettile non pensa!...Ha sensazioni...forse! Un minerale poi...manco a parlarne! La mia coscienza, il mio io, certo non si estende tanto…fuori di me. E’ senz’altro vero che la luna ha influenze sulla terra...influenze fisiche!...ma certo noi viventi non abbiamo influenze sensibili e rilevabili sulla luna...o sulle interazioni dei vari corpi celesti. Il campo di senso è esclusivo di chi ha una "coscienza"! Per il resto è un discorso senza senso...una masturbazione mentale, appunto, come tu stesso dici! Citazione:
Certo ho una mia vision, ma mi sforzo di non avere "modi di vedere" fantastici e troppo discosti dal buon senso logico, comunque dagli usuali e correnti paradigmi che la nostra cultura riconosce: è per questo che studio, leggo, parlo e partecipo al forum, ecc…non vorrei troppo sconfinare… con “miei esclusivi modi di vedere”: un rettile...e tanto più un minerale ...sono troppo fuori per la mia sensatezza!... Avessi detto un gorilla!...ma persino a un cane sarebbe sensato attribuire un campo di senso…per lo meno, in relazione al suo padrone! Citazione:
E' vero, comunque, che la scienza non esprime verità assolute...ma in proposito credo di essere sufficientemente accorto! In ogni caso, che sia “luna” od “oggetto”, sempre intendiamo un corpo che esiste nell'universo: non sono la fisicità ed il carattere al centro del discorso, ma lo è il fatto che i corpi ed oggetti dell'universo (e anche terrestri) esistano o meno indipendentemente dal nostro osservare cosciente. Quando tu affermassi che l’osservare non incide....allora concorderemmo e la cosa non mi parrebbe in sé tanto insensata da stupirmi: non mi chiederei più come sia possibile che un essere umano, in qualche modo razionale, possa avere di tali pensamenti...sia pure limitatamente al "suo modo di vedere"…o nel suo proprio campo di senso! Citazione:
Ma mi scopro a fare un discorso talmente ovvio…che ne sono stupito e mai avrei pensato! Citazione:
La cosa è molto semplice...Popper o non Popper... quando da una qualche sperimentazione, previsione o calcolo, circa un qualche fenomeno o insieme di fenomeni, risulti che le cose non sono congruenti con quanto previsto dalla relativa teoria o con la realtà osservata, allora i casi sono due: 1)- o la sperimentazione è mal condotta...e la si ripete anche con controlli incrociati in diversi laboratori..fino a confermare o meno. 2)- o la teoria non è adeguata ed allora...o la si butta…o la si rielabora in modo da comprendervi i casi che sfuggono. In ogni caso, una volta che fu superato l'aristotelismo, nessuno ha più affermato che le teorie e trovati della scienza siano infallibili ed eterni: semplicemente è utile considerarli tali finchè, seguendo le dovute metodologie, non si scoprano trovati e teorie più efficaci e congruenti al reale universo: sappiamo bene che, prima o poi, accadrà che le teorie vigenti cadranno…però intanto dobbiamo lavorare con quello che abbiamo! Posso scavare con la vanga, ma se trovo una ruspa scavo meglio ..a meno che, in ambito ristretto, non sia ancora comoda la vanga. Qualcosa del genere è accaduto con la conquista della luna: era disponibile la “Relatività”, ma nell’ambito ristretto del sistema terra-luna, Newton è riuscito meglio gestibile. La qualcosa dimostra che non siamo schiavi dei campi di senso o dei paradigmi: essi sono intercambiabili secondo convenienza. Citazione:
Quindi anche il “campo di senso” è, entro certo range, univoco e sensato…conforme alla leggi di natura da cui ha avuto origine. Abbiamo visto che la visione di Einstein non nega quella di Newton! Se mai la estende ed integra e, meglio, ne definisce il funzionamento e l'interazione. Per Einstein come per Newton i corpi celesti esistevano ed esistono in un universo evolutivo almeno da 13 miliardi di anni, sia che li osserviamo, che non: essi mostrano al nostro osservare la più totale indifferenza, anzi se qualcuno esplode o collassa lo fa per conto suo senza nulla dire…se mai ce ne accorgiamo noi dopo qualche mille anni ...o milioni o miliardi di anni luce. Comunque, qualunque sia il paradigma entro cui si agisce, nessuno può dire sensatamente che la luna scompare quando non la osserviamo...nè potrà mai insorgere una teoria scientifica o filosofica che possa affermare e dimostrare questo fatto come reale: non sarei abbastanza scettico!?....in effetti su questo non sono scettico! Sono invece senz’altro scettico sul fatto che le vigenti teorie scientifiche durino in eterno: noto infatti che la teoria più longeva attualmente valida (la teoria evolutiva del vivente) ha 150 anni...le altre due teorie universali (Relatività e Quantistica) hanno più o meno un secolo. Certo molto si è aggiunto nel frattempo, ma niente che lasci pensare che in passato o in futuro gli oggetti, orbitanti o meno, vengano meno se non osservati… Credo che occorra distinguere fra il reale universo là fuori e l'idea funzionale che noi ne abbiamo: è solo su quest'ultima realtà interpretata che possiamo interferire con più o meno adeguanti paradigmi: l’universo in sé non è teoria…è realtà vera…e non scompare se ci distraiamo! Piuttosto è l’interpretazione che ne facciamo che è teoria. Citazione:
Alla fine credo che possiamo metterla così…e concordare: Che la luna e l’universo esistano di per sé, è un fatto privo di relazione con l’osservatore. Tuttavia, nel nostro pensarli, sono, in effetti, interpretazioni e teorie. Ma certe interpretazioni (teorie) sono talmente ovvie e prossime al “reale” che possiamo considerarle coincidere coi “fatti”: la luna e gli astri visibili in cielo (l’universo fisico) rientrano in questa categoria anche se non sempre si trovano nella posizione in cui li vediamo. Citazione:
In effetti le idee che deviano dal buon senso (il mio campo di senso…se preferisci) mi sconvolgono un poco! Ma forse è solo questione di un diverso linguaggio. ….e auguri ..speciali!…..ulysse |
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01-01-2013, 15.15.31 | #103 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Citazione:
Per chiarezza. .... quanto concerne la chiarezza, il lettore ha tutto il diritto di chiedere in primo luogo la chiarezza discorsiva (logica)per concetti, e quindi anche la chiarezza intuitiva (estetica)per intuizioni, ossia per mezzo di esempi o altri chiarimenti in concreto. Dalla prefazione a la " Critica della ragion pura". Ho cercato (con Reader) le occorrenze del termine trascendentalità nella Critica della ragion pura, non ne ho trovato alcuna (come mi pareva). E' forse in qualche altra opera di Kant? Trascendentalità, è il carattere, la condizione di ciò che è trascendentale o la qualità di ciò che è trascendentale .. per la stessa ragione linguistica per cui, che so, materialità è la qualità di materiale. Se il significato di trascendentalità è tale allora facciamo riferimento a trascendentale (T). Lasciamo perdere il significato di questo termine nella scolastica medioevale e prima di Kant. Questi intende per T quello che riguarda la possibilità della conoscenza a priori degli oggetti. T è la teoria dell’a-priori. Kant applica T anche a quegli elementi o componenti che di fatto rendono operante la conoscenza a priori. Trascendere da cui trascendente indica il movimento dell'andare oltre rispetto a qualcosa che viene detto immanente. In Kant i termini trascendenza-immanenza hanno una valenza epistemologica: trascendenti sono quei concetti che superano la possibilità della esperienza umana, per esempio, anima, mondo e Dio, come tu sai. Trascendenza non è confondibile con T nel lessico filosofico di Kant. (Ed è questo, il limite dell'esperienza, uno dei punti deboli della costruzione kantiana, debolezza indotta probabilmente dalla sua fede pietista ... ma questo è un altro discorso). P.S. Ricorda di dirmi dove utilizza questo termine; hai detto:" in quella che Kant chiamava "trascendentalità" Ultima modifica di Giorgiosan : 01-01-2013 alle ore 21.24.54. |
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01-01-2013, 16.27.18 | #104 |
Ospite abituale
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
@ Ulysse
Però, come dire...gradirei che all'ammissione mia di una possibile totale irrilevanza della filosofia corrispondesse un atteggiamento, da parte tua, meno pieno di certezze, e questo perchè Einstein (non dico dunque né Kant né Hegel...) avrebbe dovuto insegnarti la "relatività" delle cose. Quanto al "buon senso logico", agli "usuali e correnti paradigmi che la nostra cultura riconosce", dai quali affermi di non volerti discostare, ti ricordo che la scienza non sarebbe "divenuta" di un passo se avesse perseguito il tuo stesso atteggiamento (pensa solo al cruciale periodo del 1600). Insomma: se Galileo fosse stato agli "usuali e correnti paradigmi che la nostra cultura riconosce" avrebbe senz'altro avuto molti meno problemucci "pratici"...E se si fosse attenuto al "buon senso logico" avrebbe sostenuto che la terra sta ferma (senza divagare su Copernico, che è in questo discorso irrilevante). Il problema, ti ripeto, non è di stabilire se un "oggetto" come quello che chiamiamo "luna" ex-sista (cioè stia fuori dal soggetto che la osserva). Anche per me ex-siste, visto che anch'io sono lontano anni luce da posizioni come quella di Berkeley. Il problema "per me" è quello di inquadrare questo oggetto che chiamiamo "luna" in un discorso filosofico, cioè un discorso che ambisce (illusoriamente?) ad uscire dai buon sensi logici e dagli usuali e correnti paradigmi. Se "per te" questo non è un problema non fa nulla; ognuno abbiamo diverse passioni ed interessi (in realtà non vi è, nei nostri discorsi, nessuna contrapposizione). Non mi dire però che la nostra interpretazione è relativa e riguarda solo chi interpreta, mentre il reale universo là fuori non ne è toccato. Perchè con una tale affermazione commetti un gravissimo errore di prospettiva. E non parlo di una prospettiva filosofica o umanistica, ma scientifica. Se, infatti, per la fisica detta "classica" le leggi sono sempre le stesse in ogni sistema di riferimento, nella fisica einsteiniana non è così, perchè esse dipendono dal sistema di riferimento scelto (viene fatto un esempio piuttosto comune, che è quello della relatività dello spazio e del tempo in riferimento a due osservatori che si muovono a velocità diverse). Questo può solo voler dire che l'interpretazione non riguarda solo CHI interpreta, ma riguarda anche l'oggetto interpretato (quello che definisci "universo là fuori" ne è toccato eccome, visto che è "relativo" a chi interpreta). ciao e buon anno mauro |
01-01-2013, 18.46.48 | #105 | |
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Citazione:
Aver separato le due categorie di realtà ha permesso a Cartesio di procedere parallelamente attraverso due grandi scoperte: la geometria analitica per quanto riguarda la scienza sperimentale e l'identificazione dell'io con l'attività del pensiero per quanto riguarda il mondo della mente. Oggi, dici, non si sa dire cosa sono materia e spirito, ma è più facile dire cosa non sono: la materia non è lo spirito e lo spirito non è la materia. La compianta Rita Levi Montalcini poco prima di spegnersi ha detto. "il corpo faccia quello che vuole, io sono la mente". Secondo me lei l'ha colta la linea di frontiera |
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01-01-2013, 18.48.41 | #106 | |
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Citazione:
Se intendi che si possa parlare di fatti solo all'interno di un campo di coscienza, diciamo così, allora sono d'accordo. Ma siccome ho una coscienza, proprio per questo motivo non posso negare i fatti. Ricambio l'augurio, che sia un anno di salute e felicità! |
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01-01-2013, 22.20.47 | #107 |
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
@ Giorgiosan
E' giustissimo il tuo appunto: ho indebitamente esteso il termine "trascendentale" alla sua condizione, o qualità, perciò facciamo senz'altro riferimento a questo (trascendentale). Trovo che, in Kant, permanga la concezione di una qualità comune che eccede la diversità delle cose. Egli dice infatti: "questi presunti predicati trascendentali delle cose non sono che esigenze logiche e criteri di ogni conoscenza "(CRP). Ora, non che questo rappresenti un vero e proprio sconfinamento nella metafisica (E.Mach sostiene che questo è un concetto economico, e precisamente è quel metodo attraverso il quale il sapere viene costituito), però è a mio avviso bene essere consapevoli che -pur se Kant, e a differenza degli antichi, non considera questo concetto come una proprietà delle cose in se stesse-, rimane praticamente inalterato quel "genericismo" che non permette la conoscenza delle cose nella loro specifica particolarità. Probabilmente non è per caso che Kant arrivi ad intuire l'inconoscibilità della "cosa in sè", ove con il termine "cosa in sè" si intenda la cosa specifica "per come essa è", e fuori dalla generalizzazione. Secondo Kant infatti il trascendentale, che non si identifica con le condizioni a-priori della conoscenza, ma con la conoscenza di tali condizioni a-priori, è ciò che rende possibile la conoscenza empirica ("trascendentale è ciò che antecede l'esperienza"- Prolegomeni - e quindi ciò che rende possibile la conoscenza empirica), e la conoscenza empirica è possibile del solo fenomeno (che, semioticamente, è un "già interpretato"). Insomma, il discorso su Kant (che, personalmente, considero il più grande filosofo di ogni tempo) è estremamente complesso (dovrei mettermi a disquisire sul "neokantismo" e sulla relatività - una relatività che, lungi dall' invalidare le sue teorie le ha semmai rafforzate- ma adesso non è possibile); ma come si inquadra nel contesto della discussione? Si inquadra appunto nel modo che dice Severino (il quale, beninteso, parla nel contesto della discussione sul Nuovo Realismo): il problema è essenzialmente la conoscenza di ciò che chiamiamo "oggetto", come giustamente ci hai ricordato (ti confesso che stavamo quasi dimenticandolo). un saluto mauro |
02-01-2013, 11.02.58 | #108 | |
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Citazione:
RLM l'ha colta formalmente, allo stesso modo che si distingue mente da cervello, anima da corpo, spirito da materia ed è estremamente significativo che una scienziata di tale livello e neurologa abbia fatto tale distinzione dando una dimensione ontologica alla mente. Non si è neppure sognata di indagare scientificamente "dove finisse il cervello e dove cominciasse la mente". Senza nulla togliere alla perspicacia e alla potenza del pensiero di Cartesio è ingenuo dire: Articolo 31. C'è nel cervello una piccola ghiandola in cui l'anima esercita le sue funzioni più specificamente che non nelle altre parti. Occorre pur sapere che, per quanto l'anima sia congiunta a tutto il corpo, c'è tuttavia in questo qualche parte in cui essa esercita le sue funzioni in modo più specifico che in tutte le altre; e si crede comunemente che tale parte sia il cervello, o forse il cuore: il cervello, perché con esso sono collegati gli organi di senso; il cuore perché ci sembra di sentire in esso le passioni. Ma esaminando la cosa con cura, mi sembra di aver stabilito con evidenza che la parte del corpo in cui l'anima esercita immediatamente le sue funzioni non è affatto il cuore, e nemmeno tutto il cervello, ma solo la parte più interna di esso, che è una certa ghiandola molto piccola, situata in mezzo alla sua sostanza, e sospesa sopra il condotto attraverso cui gli spiriti delle cavità anteriori comunicano con quelli delle posteriori, in modo tale che i suoi più lievi movimenti possono mutare molto il corso degli spiriti, mentre inversamente, i minimi mutamenti nel corso degli spiriti possono portare grandi cambiamenti nei movimenti di questa ghiandola. Articolo 32. Come si vede che questa ghiandola è la principale sede dell'anima. Mi sono convinto che l'anima non può avere in tutto il corpo altra localizzazione all'infuori di questa ghiandola, in cui esercita immediatamente le sue funzioni, perché ho osservato che tutte le altre parti del nostro cervello sono doppie, a quel modo stesso che abbiamo due occhi, due mani, due orecchi, come, infine, sono doppi tutti gli organi dei nostri sensi esterni. Ora, poiché abbiamo d'una cosa, in un certo momento, un solo e semplice pensiero, bisogna di necessità che ci sia qualche luogo in cui le due immagini provenienti dai due occhi, o altre duplici impressioni provenienti dallo stesso oggetto attraverso gli organi duplici degli altri sensi, si possano unificare prima di giungere all'anima, in modo che non le siano rappresentati due oggetti invece di uno: e si può agevolmente concepire che queste immagini, o altre impressioni, si riuniscano in questa ghiandola per mezzo degli spiriti che riempiono le cavità del cervello; non c'è infatti nessun altro luogo del corpo dove esse possano esser così riunite, se la riunione non è avvenuta in questa ghiandola. R. Descartes, Le passioni dell'anima RLM non avrebbe mai potuto ricercare la frontiera fra corpo ed anima, cervello e mente, non avrebbe potuto essere tanto ingenua. Ho usato il vocabolo frontiera perché è una linea netta di demarcazione. Credo che nessuno cercherà più di individuarla, filosofo o scienziato che sia. |
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02-01-2013, 12.01.50 | #109 |
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Ulysse, mi pare di dover essere daccordo con 0xdeadbeef; sembra che i tuoi commenti più che argomentare delle posizioni ne affermino alcune come certissime. Mentre molte di quelle verità che assumi sono messe in discussione fortissima dagli stessi scienziati e sempre di più negli ultimi anni. Il relativismo di cui ti fai forte è molto debole, poiché sei disposto a mettere in discussione solo aspetti minoritari d'una interpretazione della realtà.
Per esempio tu dici che siamo sicuri che ci sia un "oggetto", l'oggetto luna ad esempio. Vedi, la filosofia si preoccupa di cercare una definizione poco banale delle cose, ad esempio una buona definizione di oggetto sarebbe utile. Tu affermi che la luna non è solo un idea mentale, ma affermi che è un "oggetto". Ma cos'è questo oggetto? Qualcosa che ha per sé delle caratteristiche obbiettive? Bè ti consiglio appunto una lettura di Kant per vedere quanto possa essere difficile parlare di questo oggetto nella sua forma pura, se esiste, non intaccatta da una conoscenza. Ma soprattutto non so se è possibile parlare della luna come qualcosa di veramente separato dagli altri oggetti, non c'è un punto in cui l'estenzione della luna finisce davvero, ammeno di ammettere che esista una sostanza assolutamente priva di materia o energia che separa i corpi, e questa sostanza avrebbe però un estenzione. Mi pare che sarebbe più logico ammettere che la luna e noi siamo lo stesso oggetto che assume forme diverse a seconda delle coordinate spaziali o temporali. Allora te dici che esistono tanti oggetti tra cui la luna, forse ti sbagli.. |
02-01-2013, 17.15.12 | #110 |
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
@ CVC
No, non direi che i termini "campo di senso" e "coscienza" abbiano identico significato, tutt'altro. Io credo che il termine "coscienza" indichi un qualcosa di interno all'"io"; una relazione intrinseca all'uomo in quanto individuo (direi persino con accenni piuttosto espliciti alla spiritualità; all'anima). Il "campo di senso" ha tutt'altro significato, ed esso coincide con quello che in semiotica viene chiamato "segno linguistico", o "segno" senza specificazione alcuna. Tanto per fare un esempio e restare nell'ambito del nostro discorso, quella che entro un campo di senso (nota che questa definizione è uscita fuori nell'ambito della discussione sul Nuovo Realismo, ed appartiene al filosofo tedesco Markus Gabriel - personalmente preferisco la declinazione semiotica, ma mi par di capire che le due coincidono) viene chiamata "luna", in un altro campo di senso viene chiamata "oggetto". Dunque la questione non è soggettiva, come il termine "coscienza" sembrerebbe suggerire, ma riguarda quella che in certi ambiti (cioè in certi campi di senso; in certi segni) viene definita "cultura" (più corretto sarebbe parlare di "insiemi"). Tanto per fare un altro esempio (in realtà la cosa è di elementare comprensione): se per la cultura islamica l'infibulazione è pratica non solo lecita, ma addirittura morale, non così è per la nostra. Naturalmente la cosa non può fermarsi qui, a queste elementari e banali considerazioni. Perchè una volta ammessa la "realtà" del campo di senso (posso chiamarlo anche, heideggerianamente, "esserci") si apre tutto il discorso sul "fatto"; che altro non è se non il discorso sulla "verità" (sarebbe interessante analizzare come un grande semiologo come Umberto Eco definisce la verità - lo farò in un apposito post). ciao |