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03-04-2013, 00.46.23 | #282 |
Ospite abituale
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Messaggi: 2,009
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
L'dealismo dogmatico di Berkeley che nega l’esistenza della realtà esterna, non è convincente, certo la materia e la sua frammentazione può dare questa illusione ma è una illusione naif e lo sappiamo.
Sì, tutto ciò che conosciamo, il nostro sapere è simbolico quindi non c'è identità fra la "cosa fuori" e l'idea della cosa fuori, ma non c'è neppure la "cosa in se". A me sembra che pur potendo dialetticamente o, meglio, con discorso, sostenere, senza infrangere il principio di non contraddizione, che l'io è unico, che la realtà fuori dell'io non esiste, questi discorsi siano niente più di un gioco filosofico, non ricerca di sapienza. Non c'è identità, è ovvio, ma c'è una corrispondenza "funzionante" fra la nostra conoscenza simbolica e la realtà, ed anche questo è ovvio, esiste il mio io ma anche quello del mio prossimo, ed anche questo è ovvio. |
03-04-2013, 10.15.24 | #283 | ||
Moderatore
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Citazione:
E' proprio questo che volevo evidenziare.. Citazione:
Io non nego l' esistenza di una realtà esterna al mio io empirico, voglio solamente far notare che il modo in cui ne ho esperienza è dettato dalle strutture del mio io. E' il mio io che da forma alla realtà esterna. Inoltre non penso sia corretto parlare di due distinte realtà: io empirici e realtà esterna. Esiste un unica realtà in cui tutto si fonde che in filosofia si identifica con l' Essere. E' assurdo per me pensare a due realtà che costantemente entrano in contatto e interragiscono come derivanti da due mondi diversi. Un saluto |
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03-04-2013, 15.20.03 | #284 | |
Ospite
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Citazione:
Tuttavia la teoria di Husserl, così come quella di Cartesio, rimane comunque un fondazionalismo (la pura coscienza è fondamento ontologico ed epistemologico). Secondo me, da quello che ho studiato, il riduzionismo ontologico della teoria di Husserl fa quasi coincidere l'ontologia (cio che è, indipendentemente da ciò che sappiamo) con l'epistemologia (ciò che sappiamo). L'unica sfera ontologica indipendente di puro essere è la coscienza trascendentale, tutto il resto è dipendente da essa. L'unico piano di realtà esistente è la realtà coscienziale permanente. Se la coscienza di spegne, il mondo non esiste più, se il mondo si spegne la coscienza continua ad esistere: mondo implica necessariamente una coscienza, ma non viceversa. Supponiamo che io veda con i miei occhi un elefante allo zoo, successivamente penso ad un elefante rosa. Per Husserl i due oggetti esperiti (l'elefante percepito con i sensi e l'elefante rosa pensato) differiscono in quanto quello sensitivo è più "vivido" e ha un più forte contenuto sensoriale, tuttavia a livello ontologico essi esistono allo stesso modo in quanto sono entrambi intesi dalla mia coscienza. L'elefante rosa e l'elefante dello zoo sono entrambi oggetti reali poichè esperiti da una coscienza. Secondo me occorre uscire da questo relativismo e conciliare la teoria dell'intenzionalità di Husserl con una realtà indipendente dalla coscienza, una realtà che non sparisca allo scomparire della mia coscienza (in questo senso sarebbe un ritorno al realismo cartesiano). La coscienza è sì intenzionale, ma si rivolge verso una realtà che ha uno statuto ontologico indipendente da essa. Servirebbe sia un'ontologia negativa: per quanto io mi sforzi di immaginare trasparente il tavolo davanti a me, esso è comunque un tavolo di legno; sia un ontologia positiva: ci sono indefiniti oggetti da scoprire, già esistenti anche se ancora non li abbiamo esperiti. |
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03-04-2013, 15.51.21 | #285 | |
Ospite
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Citazione:
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04-04-2013, 08.08.33 | #286 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Citazione:
Per come la vedo io una realtà indipendente dalla coscienza è pur sempre osservata con la coscienza, ed infatti Kant diceva che la coscienza è la condizione necessaria di ogni nostra conoscenza. La scienza affida il giudizio all'esperimento, ma l'esperimento è pur sempre un qualcosa di artificiale, costruito dall'uomo, regolato da ragione e coscienza. Ultima modifica di CVC : 04-04-2013 alle ore 09.24.35. |
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04-04-2013, 15.24.18 | #287 | |
Ospite
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Citazione:
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04-04-2013, 16.18.25 | #288 |
Ospite abituale
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Non era una posizione anti metafisica quella di Kant ma anti metafisica dogmatica e dispotica, in partilcolare contro quella delle scuole riformate.
Tuttavia, anche questa specie di conoscenza è, in certo senso, da considerare come data, e la metafisica è in atto [esiste realmente], se non come scienza, almeno come disposizione naturale (metaphysica naturalis). Kant intende rivedere il metodo della metafisica che è diverso dall'intenderlo come anti metafisico tout court |
04-04-2013, 19.57.44 | #289 |
Moderatore
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Credo che si possa a questo punto affermare che ciò che lega la realtà delle cose alla loro conoscenza sia il loro apparire (immediato o mediato da percorsi culturali), apparire che è anche apparizione di ciò che non appare e resta nascosto, ma che è alluso da ciò che è manifesto. Quindi la realtà è proprio ciò che appare nei vari modi in cui appare (nella sua apparente e mutabile verità o falsità).
I momenti positivi dell'apparire che manifestano la realtà possono essere così individuati: 1) C'è qualcosa (qualcosa appare) 2) Quel qualcosa è questa cosa (il qualcosa è definito da un contorno che lo delimita, per cui esso appare coscientemente come questa cosa e non altro) 3) Questa cosa è un oggetto che implica un soggetto che la coglie nel suo apparire. 4) Io sono il soggetto e pertanto sono qualcosa che c'è. I 4 momenti si implicano necessariamente l'un l'altro, formando un cerchio chiuso che in termini logici potremmo esprimere in questi termini: se e solo se c'è qualcosa quel qualcosa è una cosa, se e solo se c'è questa cosa c'è un io in grado di coglierla come tale, se e solo se c'è un io qualcosa appare e in tal modo il cerchio si chiude. In tal modo sia la posizione oggettivistica che vuole la realtà confinata ai soli primi 2 momenti, sia quella solipsistica che la limita al terzo e al quarto risultano pure astrazioni incomplete e frammentarie della realtà in cui oggetto e soggetto si implicano costantemente l'un l'altro nella medesima unità circolare. E' interessante notare che il pensiero scientifico nella sua forma logica più raffinata non nega questa circolarità complementare tra oggetto e soggetto, ma afferma che se per tutti i qualcosa riconosciuti come soggetti si trova il modo per cui il qualcosa che appare come oggetto è la medesima cosa, allora possiamo prescindere dalla differenza soggettuale e assumere quella cosa come realtà oggettiva in sé. Il soggetto quindi può scomparire dall'orizzonte di visione, non perché esso non rientri nella realtà, ma perché la realtà, definita e trattata da ogni soggetto in modo appropriato, è la stessa per tutti. Ora questo modo appropriato che rende l'oggetto di conoscenza uguale per tutti i soggetti è appunto il metodo scientifico il quale prestabilisce i dati da considerare (quelli misurabili secondo standard convenuto), in quale forma esprimerli (quantitativa), come relazionarli (secondo modalità statistiche e matematiche), come verificarli (per ripetibilità in diversi contesti) affinché mostrino la loro stretta coerenza al metodo. Ovviamente l'assunzione del metodo è solo funzionale a produrre quell'impressione di oggettività che permette di considerare irrilevante la reale differenza dei soggetti secondo la condizione che le condizioni interpretative poste dal metodo stesso siano assunte da tutti valide a priori per tutti. |
05-04-2013, 09.07.51 | #290 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Citazione:
Non ti sembra che se è il tuo io che da forma alla realtà esterna, e l'dealismo, pure con certi eccessi, lo ha ben argomentato anche la realtà esterna abbia dato forma e dia forma al tuo io? |
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