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06-02-2013, 19.08.37 | #192 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Citazione:
"La realtà di cui andiamo cercando un luogo ed una identificazione non è che il nome che diamo a ciò che sperimentiamo e che come un mosaico distinguiamo in infiniti pezzi. " Al che io ho risposto domandando se ciò che hanno in comune gli infiniti pezzi del mosaico non fosse il fatto di avere la medesima identità. Con ciò intendevo dire che includiamo nel concetto di realtà tutte quelle infinite realtà diverse (i pezzi del mosaico) che prese singolarmente si mostrerebbero come realtà di specie differenti fra loro. Il fatto di rinchiudere tutte le diverse realtà in una è il nostro limite in quanto identità, il fatto di avere un'identità ci obbliga a pensare ad una realtà unica che comprenda le altre. Per noi è necessario fare così per avere un orientamento, e l'orientamento ci serve per sopravvivere. |
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06-02-2013, 20.58.38 | #193 |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
Ulysse:
Amico Sgiombo, Sembra che io, tu o entrambi facciamo un pò di confusione…e, reciprocamente, non comprendiamo ciò che diciamo! Sgiombo: D’ accordo. Infatti, ad esempio, mi attribuisci la seguente affermazione: "Sembra, per parte tua, che il “comportamento”, non avendo origine dall’organo cerebrale, sia autonomo e indipendente da “pensiero” e “coscienza” che é quasi esattamente il perfetto contrario di quanto ho sempre sostenuto, in particolare in questa discussione. Poi tiri in ballo ancora la solita epifisi, con la quale le mie convinzioni circa la questione materia/pensiero (o cervello/coscienza) non hanno mai avuto nulla a che vedere. E inoltre ti stupisci del mio razionalismo (“Devo, tuttavia, confessare che non capisco la coerenza del tuo discorso …tanto più che affermi di essere alieno da convincimenti trascendentali, metafisici o di qualche filosofia orientale”). Penso che sia il caso di arrenderci all’ evidenza di una totale incomunicabilità fra di noi (io almeno non ho più la pazienza di rispondere per filo e per segno a tutti i tuoi fraintendimento delle mie convinzioni; e immagino che per te non sia diverso). Quindi per parte mia interromperei qui la discussione serenamente, senza malevolenza nei tuoi confronti: stammi bene! |
10-02-2013, 18.27.43 | #194 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
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Ecco… vedi?... il quì quò quà!? Mentre sostieni che il “comportamento” è emanazione del solo cervello….io mi sfianco a dire, parendomi ovvio, che, proprio insieme col cervello, pensiero e coscienza vi sono inevitabilmente implicati e coinvolti. Se poi anche tu concordi con quanto dico (cioè che pensiero e coscienza sono coinvolti nel "comportamento") allora la discussione, il contrasto, non avrebbe avuto e non ha ragion d’essere! Quanto alla ghiandola ipofisaria era solo una mia estremizzazione...al limite...per assurdo!…Incompresa! Quindi è vero: i fraintendimenti ci sono…ma non so se solo o quanto da parte mia. Comunque portare avanti il discorso è estrema fatica…e, purtroppo, anche inutile! Magari ci incontreremo di nuovo su di un terreno meno irto di difficoltà e meno ambiguo! |
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11-02-2013, 09.18.12 | #195 | ||
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
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Penso sia più un limite del linguaggio che non un nostro limite, che non un limite insito alla mente (che sia più un limite insito al linguaggio atto a rappresentare tramite rapporto che non un limite proprio alla capacità mentale più integra). Al di sotto di tutto c’è un’intuizione capace di cogliere anche l’inadeguatezza del termine identità a designare quel noi capace di intuire e discernere. Ciò che intuiamo e sintetizziamo sotto il termine identità non abbraccia distinzioni spazio temporali, non sino al momento in cui attraverso il linguaggio nominandola limitiamo nel tempo e nello spazio quell’esperienza costringendola entro parametri francamente distanti da ciò che sperimentiamo nel profondo. C’è un punto dove l’analisi filosofica dell’esperienza può giungere al suo limite a causa del linguaggio atto a definirla costretto entro una rappresentazione tramite rapporto o può proseguire in una forma di linguaggio o per meglio dire di coscienza capace di continuare oltre il limite di quel linguaggio a rappresentazione tramite rapporto entrando nel campo della mistica dove il linguaggio che prima emergeva dal contrasto (rappresentazione tramite rapporto) ora percorre centrale la via sintattica dell’intuizione dove ciò che viene a delinearsi è l’esperienza sganciata dai concetti limite spazio temporali. In un certo senso possiamo paragonare la filosofia alla psicologia e la mistica alla psicoanalisi, queste ultime due strade in un terreno anarchico dell’esperienza dove lo spazio tempo si dilata sino a convergere in un terreno-dimensione che lo trascende, la trascesa è al contempo inclusione e superamento. Così come al contrario il legame fra due atomi di idrogeno e un atomo di ossigeno realizza il fenomeno dimensionale acqua. Ma questo ultimo rapporto preso alla lettera può essere fuorviante al tema indagine intorno alla realtà-sostanza a-dimensionale, di cui già la presunta definizione linguistica può sortire da nuovo limite verso la comprensione esperienziale. Antichi scritti ispirati definiscono la realtà con le seguenti parole: “Ciò attraverso cui l’occhio vede, l’orecchio ode (etc..)" “Ciò attraverso cui ogni realtà è” Ed a questo livello di indagine l’io, il me e l’altro-da-me sono trascesi nel senso di cui sopra, ovvero al contempo inclusi e superati poiché proiezioni infinite di qualcosa che si manifesta. Parafrasando un certo Eckhart “ l'occhio, attraverso il quale io vedo è lo stesso occhio attraverso cui sono veduto” mettendo al centro del linguaggio non il contrasto che crea la relazione ma la relazione stessa eletta ad assoluto, a soggetto intrinseco. All signor Eckhart verrebbero attribuite nel particolare queste parole: “l'occhio, nel quale io vedo Dio, è lo stesso occhio, da cui Dio mi vede; il mio occhio e l'occhio di Dio, sono un solo occhio e una sola conoscenza” Ma amando l’essenziale del significato levo ogni incognita e colgo la sintassi che sta alla base di quella affermazione. Scompare il dualismo ma al contempo anche il concetto di unità. Vederlo come unità sarebbe nuovamente tornare al limite del linguaggio procedente per contrapposizione. Dove c’è un prima ed un dopo, un qui ed un là, un ora ed un non ora. Le speculazioni intorno a questo differente linguaggio riporterebbero quella coscienza capace di cogliere oltre le limitazioni nuovamente entro il terreno dei limiti. Ecco perché all’inizio dei miei commenti affermavo non fuori né dentro. Qualcuno potrà commentare sia comodo autoreferenziale non replicabile un procedere di questo tipo.. Ma francamente, il nostro fine qual è? Quello di giungere a comprendere o quello di confermare la validità di ciò che consideriamo logico ed apparentemente non paradossale? Argomentazione quella che segue decisamente ambiziosa per la sottoscritta visto che la mia riflessione è ispirata a una conoscenza molto elementare del linguaggio matematico.. Se la realtà si spiegasse attraverso quella logica non radicante il paradosso ditemi allora come tutta la matematica che pur funziona nel suo gioco radica proprio sul fondamento di un irrazionale intrinseco ed a conferma del reale? Achille raggiunge la tartaruga, del gatto nulla si può dire oppure non sono che il simbolo di un linguaggio inadeguato ad esprimere il cuore del reale? Eppure se tutto è rapporto ovvero se la sintassi sulla quale si fonda il nostro linguaggio è atta ad esprimere il reale allora la diagonale di un quadrato di lato unitario sarebbe ben rappresentabile tramite numero frazionario ovvero come rapporto. E’ interessante notare che nella rappresentazione matematica la definizione dell’insieme dei numeri reali è dato dal’unione dell’insieme dei numeri razionali e dei numeri irrazionali. Mentre la cosiddetta logica diretta apparentemente razionale (secondo cui a non può essere non a) applicata al contesto matematico della realtà intesa come insieme “Universo” resterebbe bloccata all’insieme dei numeri razionali non potendo accettare dimostrazioni apparentemente paradossali riguardo all’indagine del reale o universale che si voglia. Il linguaggio matematico fondamentalmente più rigoroso di quello dell’apparente logica diretta (“a non può essere non-a”) contempla nel proprio argomentare quegli apparenti paradossi che l’uso approssimato della ragione sembra invece non saper affatto superare, giungendo invece ben a rappresentare ciò che definiamo reale. La mistica dal canto suo riesuma troppo di frequente quella sorta di deus ex machina” riuscendo solo ad allontanare sempre più quei ricercatori autentici ben poco propensi a tappare la falla del reale con il concetto obsoleto e non ben definito di mistero divino. Concludo queste riflessioni con un sorriso di apertura d'ispirazione Amletica.. “ Ci son più cose in cielo e in terra di quanto non ne contempli la nostra filosofia” Ultima modifica di gyta : 11-02-2013 alle ore 21.44.51. |
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11-02-2013, 23.35.48 | #196 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
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13-02-2013, 08.28.37 | #197 | ||
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
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Si, verso un linguaggio al servizio della mente nella sua completezza , che dia posto alla percezione intuitiva. Un linguaggio che necessita di una sempre maggiore criticità sintattica, di un ampliamento che includa all’identificazione di ciò che percepiamo la metafora e si sleghi sempre più dalla rigidità di una prospettiva d’immagine limitatamente tridimensionale e volutamente oggettiva; forse allora senza la pretesa di un oggettività potremo gradualmente giungere, integrando il pensiero all’analisi introspettiva, ad un linguaggio rappresentativo del reale esperienziale maggiormente condivisibile. Come? Non lo so.. proviamoci.. D’altronde se ci atteniamo man mano ad un indagine parallela alla nostra maturità emotiva interiore allora le risposte che diamo potranno essere usate man mano per svelarci a noi stessi.. In un certo senso è già quello che facciamo quando riflettiamo per davvero nei nostri dialoghi assieme.. All’inizio come nella musica potrà apparire un'integrazione cacofonica rincuorandoci all’ispirazione degli esperimenti di Cage forse potremo giungere ad una comunicazione capace di trasmettere qualcosa in più che non il solo significato “binario”.. Citazione:
Diciamo che l’intuizione non resta più marginale all’analisi, come probabilmente sino in fondo mai lo è per davvero stata.. Oltretutto penso che l’intuizione a differenza di come viene definita sia comunque ad un determinato livello mediata dall’influenza rappresentativa della mente razionale solo che ciò avviene nel profondo e non solo attraverso il bagaglio di conoscenze coscienti e la logica su cui si fonda non è sempre direttamente estrapolata dal contesto preso in esame ma dal totale delle informazioni che appartengono per forza di cose alla totalità di ciò che si esamina e da chi esamina.. |
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15-02-2013, 08.52.26 | #198 | |
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
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28-02-2013, 16.20.41 | #199 | |||
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
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Hai ragione. Bisogna aver raggiunto un alto grado di pulizia da preconcetti per poter giungere a quel terreno pulito e fertile dell’intelligenza diciamo incontaminata dove ogni riflessione viene colta in base al cuore delle considerazioni e delle finalità che l’hanno generata. In questo clima allora l’intuizione non è più giocata da disposizioni interiori totalmente inconsce. Non è un argomento che si possa chiarire in poche parole e passaggi.. diciamo che lo intendo in un certo senso la sintesi di un percorso psicoanalitico che prosegue ben oltre la ricostruzione di un io cosiddetto sano (o pacificato) giungendo sino a monte di quell’io nell’analisi pulita del processo percettivo, quello relativo alla coscienza di sé sino al terreno della coscienza diciamo ‘priva di oggetto percettivo’, seppure la definizione è da intendere come semplice indirizzo e naturalmente non in modalità acritica. Citazione:
Non è certo argomento che si possa esaurire in poche considerazioni nemmeno questo.. In un certo senso penso che il pensiero si formi e si formuli attraverso il linguaggio ecco perché trovo essenziale che il linguaggio non si esaurisca e si fermi al pescare intorno all’espressione percettiva di altri ed in qual senso assodata ma sia e diventi ricerca tanto da poter giungere individualmente a scoprire quali e quanti mondi esistenti sembrano non poter esistere non poter venire alla luce a causa di una sorta di incapacità a fornire quel sentire profondo di suoni, di azioni, quei movimenti interiori predisposti a dare luce, a compiere, a realizzare, a completare la nascita. Molti dei nostri pensieri, della nostra stessa coscienza sono quasi inderogabilmente frutto di una pre-organizzazione di ciò che è e deve essere il percepire e lo sperimentare l’essere.. tanto che molti voci interiori ancora in nascere sembrano quasi impossibilitate a venire in vita, ad essere accolte attraverso l’azione attiva dell’esprimerle restando solo una sorta di substrato in potenza tristemente destinato all’oblio, al buio, a quella sorta di vuoto che talvolta sentiamo tristemente emergere ed inondarci, non avendo mai ascoltato quel richiamo sotterraneo sconosciuto tendiamo ad evitarlo come si trattasse di una mancanza da evitare presto senza accorgerci che in quel vuoto, in quella zona d’ombra o di buio risiede un potere grandissimo, la nostra identità rimossa. Non credo certo di aver dato abbastanza luce in questo magro argomentare.. solo un abbozzo.. riflessioni abbozzate.. Citazione:
un mondo costruito intorno ad una bussola ben precisa, un aspetto del raziocinio della mente umana. Quanti e quali altri progressi e mondi con differenti bussole, con l’integrazione di aspetti differenti di quel raziocinio della mente umana? Spesso il linguaggio si amplia nell’incontro di una realtà esterna che s’impone al nostro sguardo.. allora ampliamo i nostri vocaboli per dare un nome a qualcosa che prima sembrava non appartenere al nostro mondo, qualcosa che credevamo non conoscere e solo tramite la visione esterna abbiamo dovuto riconoscere. Eppure ciò che ora conosciamo e che forniamo di una realtà e di un nome non è che proiezione di un aspetto infinitesimale di quel linguaggio ancora privo si suono che si concretizza marciando attraverso quel canone bussola di quel determinato e alimentato aspetto del raziocinio della mente umana. Quanti altri mondi e linguaggi espressi, portati alla luce se non attendessimo la strada usuale del riconoscimento tramite proiezione, seppure talvolta e a un certo livello quasi obbligato? |
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01-03-2013, 08.30.36 | #200 | |||
Ospite abituale
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Riferimento: Esiste qualcosa al di fuori dell'io?
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Credo non sia necessario psicanalizzarsi per mettere chiarezza nei propri pensieri, è sufficiente abituarsi a ragionare in modo matematico. Citazione:
Credo sia una questione di integrazione, alcuni pensieri si integrano con altri e sopravvivono, altri non si integrano e scompaiono. Quanto più è ricco il linguaggio di una persona e tanto maggiore è la possibilità di agire su questo processo di integrazione e non integrazione per i propri scopi. Citazione:
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