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02-09-2013, 23.25.45 | #23 |
Ospite abituale
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Riferimento: Riflessione su: "Intorno al senso del nulla" (E.Severino)
@ Gyta
Non trovo affatto tu sia provocatorio. Anzi, pur essendo io un estimatore del pensiero di Severino faccio mie certe tue osservazioni, ribadendoti però che, a mio parere, stai focalizzando troppo su una parte (quella che io chiamo "cura"), della sua teoresi. E questo, sempre a parer mio, non ti consente di comprenderne appieno la vastità, nonchè la profondità. In sintesi: Severino non dice solo che ogni attimo dell'esistenza è eterno (concetto sul quale neanche io ho problemi a parlare di metafisica, di Brahma e di Atman, come puoi vedere dai miei post(s). Severino dice ANCHE che è con l'abbraccio del principio del divenire delle cose che si origina tutta la cultura (preferisco il termine tedesco "weltanschauung") occidentale. E che l'abbraccio di questo principio porta necessariamente alla "morte di Dio", al nichilismo, alla rimozione di qualsiasi limite: all'avvento totale ed incondizionato della volontà di potenza. Poi dice anche di altre cose, ma già solo l'averci offerto una analisi così profonda di queste basta e avanza per farne un grande filosofo (ovviamente a parer mio, ma è un parere che non rinuncia ad essere oggettivamente valido). Quando, ad esempio, parli di un uomo che "devia verso il sonno di un automatismo sublimato, rinnegando di fatto il proprio potere e la propria potenza", o di "potenziale interiore umano", stai parlando di idee o di fatti? Cioè: sei tu che pensi vi sia uno specifico potenziale interiore nell'uomo, o questo è un fatto? Se lo definisci "fatto", ovviamente io subito ti chiederei di spiegare perchè la realtà non coincide con il "fatto" -almeno mi sembra di capire che anche per te la realtà non sia poi proprio "ideale"... Viceversa, se lo definisci idea, o opinione (tua), ti inviterei a cercare di far prevalere la tua idea. Con quali mezzi non mi pronuncio, visto che la storia non l'hanno mai fatta i profeti (ma gli uomini d'arme, diceva Machiavelli). Insomma: Severino ci sta dicendo in cosa consiste il "conflitto", e perchè esso è, nella società occidentale, ineliminabile. Non mi sembra poco. Poi il "conflitto" può essere eliminato in vari modi (c'era F.Fukuiama che, fino a qualche anno fa, predicava la pacificazione mondiale sotto l'egida del pensiero liberale). Uno è quello degli stati "totalitari", i quali, memori della "pax romana", parlano di "volere del popolo" ed altre amenità, appunto, totalizzanti. Muovendomi su un piano più consono al livello di questa discussione (che è filosofico, non politico), potrei forse dire che la soluzione storico-materialista del "conflitto" non mi convince (lo accennavo in risposta a Sgiombo). Non mi convince essenzialmente perchè se la realtà è quella che è (se l'Essere è, potremmo dire con altra terminologia), e non coincide col nostro pensiero, allora ciò vuol dire che realtà ed idealità sono separate, e la loro sintesi può avvenire solo con la volontà più potente che si afferma su quella più debole (ogni "rivoluzione" ha avuto bisogno innanzitutto di vincere militarmente). E questo ci riporta a quello che in psicologia viene definito "sentimento di separazione e solitudine", la cui origine Severino indica nell'abbraccio del principio diveniente delle cose (io divento "altro" a me stesso come agli altri essenti, divento un individuo). Un sentimento di separazione e solitudine che non si sintetizza se non col prevalere di una potenza "agente" (cioè più potente delle altre). Ecco il nichilismo, io trovo, in una delle sue espressioni più radicali. Un nichilismo che Severino ci dice "destino" per chi abbraccia il principio diveniente delle cose (è in questo "punto" che la mia opinione comincia a divergere da quella di Severino). ciao |
03-09-2013, 00.16.08 | #24 |
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Riferimento: Riflessione su: "Intorno al senso del nulla" (E.Severino)
@ Jeangene
E perchè mai questi sarebbero deliri... Quindi il tempo come un qualcosa che la coscienza intuisce? Certamente un punto di vista che ha, come dire, un illustre albero genealogico. E che in parte condivido. Severino dice che questo computer acceso che ho tra le mani è eternamente un computer acceso che io ho tra le mani (va beh che è piacevole fare questi discorsi ma non esageriamo...), cioè che il tempo non esiste se non come apparenza. Non saprei, con tutta la stima che ho per Severino questo concetto mi è ostico, e soprattutto se penso che implica, necessariamente, un'infinità di universi paralleli. Personalmente, propendo più per la visione del tempo che ha Heidegger, che lo identifica con l'Essere (in estrema sintesi: il tempo coincide con l'Essere perchè è di un Essere specificamente umano che Heidegger parla, cioè del solo essente che ha coscienza del passato e del futuro, che quindi costituiscono "strutturalmente" l'Essere specifico dell'uomo). Non che, ovviamente, la tesi di Heidegger sia immune da solide critiche, e nemmeno che sia priva di "metafisicità". ciao |
03-09-2013, 08.33.44 | #25 | ||
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Citazione:
Non capisco.. Io penso che esista una sostanza fondamentale che sta a fondamento di ogni cosa: del mare, dei monti, di un tavolo, di una penna, di un gatto, di un ricordo, di un pensiero. La parte di sostanza che ora sta formando il mare, un giorno potrebbe formare un monte, o un pensiero e viceversa. La differenza fra questi enti sta nella "configurazione" della sostanza. La differenza fra LA e LS starebbe quindi nella "configurazione", non sarebbe una differenza "sostanziale". Citazione:
Le mie naturlamente sono solo supposizioni, giochi di pensiero. Il tempo potrebbe essere una intuizione della coscienza data dalla sua capacità di estendersi ai nostri ricordi e alle nostre proiezioni (che sono entrambe nel momento presente) vivendole rispettivamente come passato e come futuro. La seguente supposizione fa un po' acqua: "Forse l' Essere è senza tempo, ed è il nostro ricordare le sue diverse "configurazioni" che ce lo fa apparire diveniente." Come potrebbe attuarsi una successione di configurazioni/stati in una dimensione dove non esiste il tempo? Per questo dico che sono solo giochi di pensiero. Ultima modifica di jeangene : 03-09-2013 alle ore 14.38.33. |
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03-09-2013, 10.48.25 | #26 | |
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Riferimento: Riflessione su: "Intorno al senso del nulla" (E.Severino)
Citazione:
Da un lato mi sembra comunque che il principio di identità abbia una valenza (a differenza del principio di non contraddizione che riguarda specificatamente il nostro dire) che va oltre la regola logica, che sia quindi un principio ontologico fondamentale, anche se aperto in chiave metafisica: ogni cosa è sempre ciò che è, ma resta sempre aperto cosa quella cosa sia (in quanto il cosa sia emerge non dalloa cosa in sé, ma dalla cosa per il suo essere per altro). Forse il divenire, inteso come un mutante apparire in cui ha senso il percorso dal non apparire ancora al non apparire più (e non come un mutante essere), è quanto emerge fenomenicamente proprio da questa apertura di ogni essente necessariamente significante al susseguirsi ininterrotto di significati in cui continuamente si incarna dando rappresentazione di sé, apertura che mai può chiudersi alla luce dell'eternità essenziale dell'apparire stesso. L'accadere fenomenico del mondo e di noi stessi, per quanto irrazionale possa risultare è dunque inevitabile per il semplice fatto di esistere, appartiene esso stesso alla necessità logica di ciò che è e altrimenti non può essere. Questo non significa che ammettendo la contraddizione nulla si possa dire, ma solo che ogni dire non è mai in sé conclusivo (si può dire, qualsiasi sia il linguaggio usato, solo fino a un certo punto, senza alcuna possibilità di definire quel punto all'interno di quel linguaggio) e che la manifestazione concreta della Gloria degli essenti non può apparire in altro modo se non nel loro continuo emergere come eterni significanti sempre aperti a un diverso ulteriore significare in cui il significare niente non può trovare luogo esattamente come il significare tutto e il significare niente, come il significare tutto è proprio ciò che vuole e non può non volere la Volontà di Potenza che fa della Terra una Terra Isolata e del senso di una narrazione il delirio assoluto della follia. |
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03-09-2013, 13.34.34 | #27 |
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Riferimento: Riflessione su: "Intorno al senso del nulla" (E.Severino)
@ Sgiombo
Non pensi che dire "relativamente solido" (sto naturalmente parlando del principio etico) sia equivalente a dire non-solido? Ne vediamo un esempio proprio in questi giorni, nel momento in cui un noto personaggio afferma proprio la relatività della legge giuridica (e una legge giuridica si fonda sempre su di un principio etico)... Non credi, in altre parole, che se cominciassimo a fare eccezioni (se cominciassimo cioè a flettere l'inflessibile, per dirla con le parole di Severino), queste eccezioni si moltiplicherebbero fino alla "morte della legge giuridica", ovvero fino alla morte del principio etico che la sorregge? Ecco, parafrasando Severino direi che parlare di "relativamente solido" rappresenti un instradarsi in un "destino" che non può avere come sbocco altro se non la morte del principio etico, che una volta "flesso" non può che perdere il suo stesso Essere, la sua stessa "sostanza" fatta di inflessibilità. Il problema, per come lo vedo io, non è la "trasgressione", ma il fatto che la trasgressione non sia più percepita come tale, ma come giusta istanza critica verso lo stesso principio, come legittima "flessione" dello stesso (vedi, a tal proposito, come il personaggio di cui sopra sia restio a chiedere la "grazia", e vedi anche come questo stesso termine, "grazia", non possa che richiamarci ad altre e ben evidenti "inflessibilità"). Lo stesso Kant, di cui citi la formulazione dell'"imperativo categorico", è costretto a fondare la moralità sull'Essere trascendente (non esplicitamente ma questo fa). ciao (ti ho mandato un messaggio privato, ma non me lo fa spedire. Ora riprovo) |
03-09-2013, 17.10.13 | #28 | |
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Riferimento: Riflessione su: "Intorno al senso del nulla" (E.Severino)
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Allora dimmi Jeangene qual'è questa sostanza fondamentale (e in sé immutabile, quindi fondamentalmente sempre identica a se stessa) che sta all base di tutto? Perché proprio su questo problema è nata la filosofia più di 2000 anni fa in Grecia. Cosa sta alla base di tutto? L'acqua? Il fuoco? L'Essere? L'energia? Un tipo di particelle sub atomiche? Il divenire stesso? Severino dice che ogni cosa per intero è fondamentale perché ciascun essente proprio per l'essente che è, è fondamentale. |
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03-09-2013, 19.47.03 | #29 | |
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Riferimento: Riflessione su: "Intorno al senso del nulla" (E.Severino)
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Effettivamente ciò che caratterizza i tempi di decadenza come il presente (per lo meno in Occidente) non è tanto la violazione della morale (che è ubiquitaria, data l’ imperfezione umana), quanto la mancanza della consapevolezza della trasgressione stessa, in conseguenza di una carenza di senso morale (mi pare che questo si intenda generalmente per nichilismo). Quando ero giovane (tempi oggettivamente molto meno infami dell’ attuale, indipendentemente dall’ “illusione prospettica” per la quale da giovani sembrava tutto più bello) le puttane esistevano eccome, ma si vergognavano, se interrogate dicevano di fare le casalinghe o le pettinatrici (non si diceva “estetiste” allora) mentre adesso si vantano dei loro facili e spropositati guadagni e sono continuamente riverite in TV, presentate alle bambine come virtuosi esempi da seguire (cominciò quel viscido leccaculo filo-PD unanimemente conosciuto come “lo stuoino”, sdoganando Moana Pozzi -definita dai giornalisti “donna bellissima, intelligentissima e coltissima”, allorché morì di epatite virale: una malattia professionale nel suo caso in quanto trasmessa anche e soprattutto sessualmente, che avrebbe contratto “durante un viaggio di istruzione ed ulteriore elevamento spirituale in India”-; qualche anno fa, in una trasmissione che andava in onda fra le ore 19 e 20 e consisteva in un quiz in cui si doveva indovinare la professione di vari personaggi attraverso opportune domande e indizi vari, quell’altro gigione-rassicurante-padri-di-famiglia di Fabrizio Frizzi presentò fra l’ altro uno che esercitava il mestiere dell’ attore-porno: così, fra un salumiere, un’ insegnante, un barbiere e un ferroviere, una professione come un altra, assolutamente rispettabilissima, in modo che bambini e bambine potessero imparare come si vive dignitosamente e rispettabilmente; per la cronaca dal Vaticano, onnipresente in TV coi suoi solerti commissari politici e sempre pronto a criminalizzare chi usa anticoncezionali o vorrebbe morire dignitosamente soffrendo il meno possibile, non arrivò alcun commento scandalizzato). (Fine dello sfogo). Tuttavia credo che anche il nichilismo stesso, così correttamente inteso, in diversa (anche molto diversa) misura sia presente in ogni tempo e in ogni società, e che comunque la solidità dei principi morali vigenti nei vari contesti culturali, come tutto ciò che è naturale e a maggior ragione tutto ciò che é umano, sia comunque relativa (se non altro è evidentissimo il fatto che può vigere più o meno solidamente solo nel limitato tempo di esistenza dell’ umanità): la perfezione non esiste, nemmeno per chi neghi il divenire (ed è per lo meno discutibile che le società premoderne e fortemente caratterizzate dalla religione siano fissiste e negatrici del divenire: a me non pare proprio). Ma a parte queste considerazioni di fatto vi sono uomini dalla fortissima tempra morale e senso del dovere che non sono affatto teisti, magari sono atei o agnostici (mentre vi sono tantissimi teisti e religiosi in senso tradizionalista e premoderno che in fatto di etica sono fra i peggiori nichilisti). Mi sembra proprio che i conti con la pretesa severiniana dell’ origine del nichilismo dalle concezioni (quasi ubiquitarie in tutti i tempi) che affermano il divenire non tornino. Scrivimi pure direttamente all’ indirizzo: Sgiombo@alice.it Stammi benone! |
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03-09-2013, 21.03.11 | #30 | |
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Riferimento: Riflessione su: "Intorno al senso del nulla" (E.Severino)
Citazione:
Naturalmente non lo so. Forse ciò che mi ha portato a pensare ad una sostanza fondamentale é l' indagine scientifica che ci ha mostrato come un oggetto sia formato da molecole, quindi da atomi, quindi da particelle subatomiche. Non so perché, ma a me sembra logico pensare che dietro a queste particelle subatomiche si nasconda qualcosa di ancora più fondamentale, qualcosa di unico e omogeneo, non so se questo possa essere chiamato Essere. |
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