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12-04-2014, 11.17.52 | #5 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-04-2014
Messaggi: 193
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?
Citazione:
Ciao SinceroPan, e grazie per l'attenzione. Concordo con te, infatti Hegel (e tutti gli idealisti in genere) rinfacciarono a Kant il fatto che se una cosa la si può pensare allora la si può anche conoscere. Peccato che la Fenomenologia dello Spirito uscì solo nel 1807, tre anni dopo la morte di Kant, o forse Hegel tardò la pubblicazione del suo scritto non a caso, perché ciò che non è scritto nei libri di storia della filosofia e di storia in generale, è che Hegel ammirava Kant, era l'unico filosofo al quale si riteneva degno di essere accostato, lo ammirava a tal punto da chiamare il suo secondogenito Immanuel. Torno un attimo sulla questione della distinzione di noumeno e cosa in sé, perché questo è un equivoco sul quale sono scivolati in molti; la cosa in sé (Ding an sich) è la realtà dietro i fenomeni; fenomeni sono tutti gli oggetti di un'esperienza possibile; ma i noumeni non sono la cosa in sé, bensì gli oggetti «meramente pensati dall'intelletto al di fuori di ogni intuizione empirica». Chi si accosta alla filosofia oppure vuole farla, non può esimersi dal tenere in considerazione l'opera di Kant, se vuole essere preso sul serio. Ebbene, Kant ritiene provato che l'uso delle categorie «non ha alcuna possibilità di venir spinto oltre i limiti del mondo fenomenico», e pertanto un pensiero metafisico è impossibile. Io penso di aver rilevato una contraddizione interna allo stesso criticismo, della quale però non ho trovato riscontro alcuno in tutti i libri, siti o manuali di storia della filosofia che finora ho letto; se viene attestata l'esistenza di giudizi sintetici a priori, ovvero di pensieri che vengono prima di qualsiasi nostra intuizione empirica, allora come giustificare l'impossibiltà di una conoscenza metafisica? Cioè dello stesso noumeno? Sulla questione di fatto Kant non ha dubbi, i sintetici a priori, quindi i pensieri al di fuori di qualsiasi nostra esperienza, esistono: 5 + 7 = 12, è uno di questi. Così come lo è quest'altro: «la somma degli angoli interni di un triangolo è equivalente a un angolo piatto»; oppure «ogni fenomeno rimanda a una causa», perché il predicato di causa non è contenuto nel soggetto di fenomeno. Ma se allora possiamo intuire il concetto di fenomeno oppure di triangolo prima di ogni nostra intuizione empirica, non sono forse questi dei noumeni? Allora perché non dovrebbe essere valido anche il pensiero metafisico: «l'insieme delle cose condizionate rimanda a un principio assoluto»? Io mi chiedo semplicemente come sia possibile avere un concetto (come per esempio quello di triangolo) prima di ogni nostra possibile intuizione empirica... In effetti lo stesso Platone ha detto che in natura il triangolo non esiste, eppure noi ne abbiamo un'idea, quindi sarebbero possibili pensieri metafisici? Vale a dire pensieri indipendenti da qualsiasi nostra esperienza? E come sono possibili? Grazie ancora per l'attenzione, ciao |
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12-04-2014, 13.04.43 | #6 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-04-2014
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?
Citazione:
Ciao Sgiombo. Io vorrei aggiungere solo una cosa molto importante al tuo presupposto, e cioè che Kant non ha mai negato l'esistenza della cosa in sé; anzi, questa è alla base di qualsiasi fenomeno, e senza la quale non sarebbe possibile alcuna conoscenza. Per come la vedo io l'essere di Berkeley è comunque un essere ontologico, e non fenomeno; o meglio non esiste nulla al di fuori del mio pensiero, che è causa di tutti i fenomeni. Anche su Hume, benché lo stesso Kant abbia scritto che sia stato proprio questi a «risvegliarlo dal sonno dogmatico», penso che il suo scetticismo empirico sia stato superato dal criticismo kantiano, che in effetti ammette una qualche conoscenza certa, possibile, seppur limitata alle rappresentazioni fenomeniche. L'essere di Berkeley è un essere reale, di cui si può avere reale conoscenza, perché è un prodotto della nostra mente, mentre l'essere reale per Kant è inconoscibile. Ma io vorrei chiedere a Berkeley, se non avessimo alcuna esperienza a posteriori del mondo fenomenico, sarebbe comunque possibile formulare un giudizio dotato di significato? Oppure c'è qualcosa oltre il mondo fenomenico?... Per esempio io penso che anche le persone sordocieche sognino, e potrebbero essere dei sogni dotati di senso, non frutto di semplici immaginazioni. Allora, se come disse Parmenide, si può pensare solo ciò che esiste, cosa ci rende consapevoli a priori, cioè a prescindere dal mondo e da noi stessi che ne siamo parte? Grazie! |
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12-04-2014, 14.52.58 | #7 |
Moderatore
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Messaggi: 1,314
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?
Concordo con Sgiombo, anche a me non pare che 2+2=4 sia un giudizio sintetico a priori, quanto una conseguenza analitica del concetto astratto di numerabilità che appare nella fenomenologia dei numeri naturali (secondo la definizione che ne danno gli assiomi di Peano o la teoria degli insiemi) pure forme astratte, pensabili a mezzo di un giudizio che ne valuta la sola corrispondenza definitoria (per cui è vero con riferimento ai postulati di Peano, che 2 è un numero e 4 è un numero dato dalla somma di 2+2 secondo la definizione operativa del segno +) e non evidentemente in ragione di alcuna corrispondenza empirica.
Il numero naturale mi pare quindi possa essere considerato a ragione noumeno e le operazioni che si fanno a mezzo dei numeri naturali una vera e propria metafisica confermata solo dalla sua analisi tautologica formale, per quanto tale conferma si riveli incompleta (come dimostrerà il teorema di Godel) e che pertanto mantiene il rimando alla cosa in sé: forse l'idea platonico pitagorica di numero (come ente in sé esistente che si degrada mostrandosi nella sua fenomenologia empirica di cose razionalmente numerabili) o forse la realtà empirica delle cose di per sé del tutto autosufficiente e di cui la numerabilità è tangibile espressione. Il pensiero puro espresso dal noumeno come forma a priori, originaria e intuitiva non può quindi non ricondurre a un'ancora più originaria idealizzazione metafisica platonica (da cui Kant voleva staccarsi) o al puro empirismo dell' esse est percipi che costituisce a sua volta una metafisica di segno opposto. La negazione del pensare metafisico dichiarata da Kant credo che in realtà sia data dall'emergenza dell'impossibilità logica di superare questa antinomia di giudizio aperta proprio dalla sua critica della ragion pura ed Hegel, dopo di lui, si impegnerà proprio in questa direzione a mezzo del pensiero dialettico. |
12-04-2014, 22.19.58 | #8 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-04-2014
Messaggi: 193
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?
Citazione:
Ciao maral, non posso non essere d'accordo con te e Sgiombo, il numero naturale può a ragione essere considerato un noumeno. Non mi trovo tanto d'accordo sulla natura sintetica dello stesso, tuttavia, perché in quanto noumeno, dovrebbe necessariamente essere a priori, e non analitico; infatti ho un concetto di qualsiasi numero naturale ancor prima di qualsiasi mia intuizione empirica. In questo senso mi chiedo da dove salti fuori un pensiero che non abbia come causa una mia intuizione del mondo. Potrei ipotizzare una giustificazione filosofica dello stesso richiamando il concetto di anima (perché no?) come generatrice di un pensiero metafisico, del quale altrimenti non si dovrebbe avere coscienza, perché una cosa è formulare un giudizio dopo aver avuto dei dati ricevuti dall'esterno, un'altra è formulare un giudizio, e quindi un pensiero, indipendentemente dal nostro rapportarci con gli enti del mondo. Penso ad esempio ai sogni, oppure all'ascesi, che come diceva Plotino è una pratica spirituale in grado di far giungere l'intelletto alla più alta manifestazione fenomenica dell'Assoluto, ovvero alla contemplazione dell'Uno. Anche se nella vita di tutti i giorni non si pratica certo alcun tipo di ascetismo inconsapevole, non posso negare che ci potrebbe essere una realtà più "alta" dietro le nostre rappresentazioni, e che possa essere causa del nostro modo di pensare metafisicamente, che altrimenti io non riterrei possibile, per il semplice fatto che posso avere coscienza, e quindi giudicare, solo i fenomeni. Grazie. |
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13-04-2014, 00.30.24 | #9 | |
Moderatore
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?
Citazione:
Il 2 e il 4 non sono enti metafisici, poiche' sono conoscibili ,e in Kant tutta la conoscenza, e con essa la fisica,rimane confinata nel soggetto, il noumeno e' il substrato inconoscibile e materia che prende la forma della conoscenza attraverso il soggetto senziente; Kant mantiene questa misteriosa ed ineffabile distinzione fra reale e razionale ( fra fenomeno e noumeno, fra soggetto ed oggetto ,fra io e non io) che cadra' del tutto in Hegel e nell'idealismo puro; allora il razionale diventera' l'unico reale possibile e viceversa ,tutto il reale diventera' interamente razionalizzabile, pensabile; nell'idealismo purgato dall'ultimo residuo di natura imperfetta ,perche' inconoscibile, si concludera' il lungo itinerario della teoria della conoscenza iniziato con Platone. Personalmente , per certi versi, convengo con Hegel nell'ammettere logicamente l'esistenza di uno ed un solo universo reale di cui noi , in quanto soggetto (i), non solo facciamo parte, ma riempiamo in tutta la sua vera ed assoluta “estensione”; le barriere fra l'”io” ed il “non io” divengono , da questo punto di vista, sempre piu' labili ( se io non fossi io ,o non fossi piu' io, non smetterei di esistere , ma sarei , e non potrei che essere ineluttabilmente ed evidentemente “te” e gli “altri” , anzi, persino “tutto il resto” cioe' il “non io”) , il soggetto diventa in questo modo logicamente l'intero oggetto e viceversa , l'oggetto intero passa interamente attraverso ogni singolo soggetto, in questa visione della conoscenza ogni singola parte verrebbe a coincidere con l'intero, e attraverso questa coincidenza, ogni singola parte esiste in relazione profonda con ogni altra singola parte dell'intero. Evidenze apparenti di questa teoria gnoseologica e' difficile ritrovarle nella nostra vita quotidiana, il fatto che ogni singolo punto materiale dello spazio tempo sia in relazione diretta ed immediata ,sia nello spazio che nel tempo, con ogni altro punto materiale del Tutto Esistente, fino a poco tempo addietro era considerata una eresia scientifica... pero' qualcosa sta cambiando … ...chissa' che cio' che ha fatto Cesare 2000 anni e 1 femtosecondo or sono a Roma, non sia in relazione diretta con cio' che sta accadendo ( “ accadde”) “adesso” in un punto lontano di un pianeta abitato da vita intelligente nella galassia di Andromeda... ... |
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13-04-2014, 09.50.36 | #10 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?
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Non sono un conoscitore professionale della filosofia (alquanto presuntuosamente mi definisco "un filosofo", diversa cosa da "professore di filosofia": sarà mica un filosofo Cacciari!?), ma ho letto Berkeley e soprattutto Hume sia al liceo che dopo, e di Kant i soli Prolegomeni al tempo del liceo (35-40 anni fa!). Però Berkeley afferma che le percezioni nelle coscienze (umane; "a la Kant": i fenomeni) sono causati da Dio. E Hume si limita ad affermare che dei soli fenomeni puà aversi certezza: la realtà intera potrebbe anche limitarsi al flusso delle sensazioni coscienti senza che esistano "cose" oltre ad esse che le determinino nè un io che percepisca le "cose" come sensazioni ("a la Kant" un noumeno in qualità di oggetti, né di soggetto delle sensazioni). Poi Kant propone esplicitamente una conoscenza del noumeno attraverso la Ragion pratica e quindi non "per via teoretica pura", mentre Hume a mio avviso più correttamente e conseguentemente si astiene dall' affermare qualcosa cui si può credere in quanto (presunto, postulato) fondamento delle volizioni e degli imperativi morali che si avvertono ma che non si può dimostrare con certezza. Quindi le percezioni per Berkeley, che pure usa una diversa terninologia, sono puri fenomeni, per dirlo "a la Kant", e le uniche entità reali non solo in quanto sensazioni ma "in sé" sono Dio "per la parte oggettiva" e le menti umane "per la parte soggettiva" (e l' essere percepito -reale in quanto tale e non "in sé": fenomeni- non é un prodotto della nostra mente ma casomai di Dio -reale in sé- sulla nostra mente -reale in sé-). Dunque é Hume e non Kant a limitare la certezza della conoscenza possibile ai fenomeni (usando un termine diverso per significarli), mentre é Kant ad affermare conoscenze circa le "cose in sé", sia pure attraverso la ragion pratica e non per puro ragionamento teoretico. Così la vedo io (senza escludere che la mia limitatissima e remota conoscenza di Kant mi induca a travisarne in maggiore o minor misura il pensiero). Concordo che anche le persona sordocieche sognano (sensazioni oniriche tattili, olfattive, gustative); ma come tutti sogni, anche di chi vede e ode, si tratta di immaginazioni. Contro Parmenide penso che si possano benissimo pensare cose inesistenti: da personaggi letterari a chimere e centauri, fino a divinità, uniche o mulltiple). E con gli empiristi penso che alla nascita si sia "tabulae rasae" non consapevoli di alcunché: la prima "cosa" -fenomenica- di cui si é consapevoli (probabilmente prima del parto) é la prima sensazione cosiente che accade di avvertire. |
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