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24-04-2014, 15.53.01 | #64 | |
Ospite
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?
Citazione:
sul fondamento comune di fenomeno ed io trascendentale intendevo dire che entrambi sono.. entrambi sono nel tutto.. ed è per questo che entrambi sono in qualche misura conoscibili (al solo intelletto, oppure a intelletto+sensi).. mentre in noumeno e Dio (ed anima e mondo) sono inverificbili/infalsificabili sia a sensi che ad io penso.. e però nella visione Kantiana credo che la connessione Dio - Noumeno vada intesa in senso Gnoseologico (entrambi in-conoscibili) cioè non in senso OntoLogico perchè Kant pensa Dio nel Trascendente Fuori dal Tutto mentre la Cosa in Sè è in Terra cioè nel Tutto.. vedi mia rispo che ho appena dato a Maral.. circa la creazione di un pensiero assolutamente nuovo.. come una invenzione musicale od un computer.. un immanentista / empirista / positivista / scienziato ti contesterebbe che è frutto cmq di un progressivo ri-mescolamento del passato.. il canto degli uccelli od il silicio.. invece io son d'accordo con te perchè è la capacità di rimescolare che genera nuove forme da vecchia sostanze.. e poi la casaligna di Voghera direbbe : ogni giorno scopriamo cose nuove.. così da questa consapevolezza che c'è un infinito futoro di ignoto che secondo me nasce il noumeno.. al di là delle sfisticazioni della filo.. . |
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24-04-2014, 16.16.53 | #65 | ||
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?
Citazione:
senza una coscienza mentale capace di astrazione concettuale. Pertanto come puoi asserire una realtà che privilegi la sensazione concreta se questa è retaggio di coscienza? Seguendo questa tua linea, se ben intesa da me, allora anche la coscienza è comunque parte aleatoria del presunto reale. Allora, sempre seguendo questa linea, anche lo stesso reale -di cui facciamo esperienza tramite la coscienza sensoriale- non ci dato di presumere come tale.. Ma allora cosa possiamo dunque asserire reale? ---------------------------------------------------------------------- p.s.: Citazione:
E perché non il dirigente delle acciaierie di voghera? E se “sei” disoccupato? E se “fai” il rapinatore di banche? Ma che senso ha lo stereotipo del dimmi cosa fai e ti dirò chi sei? Questa semplificazione dei generi mentali offende l’intelligenza umana e forse ancor più quella politica. Ultima modifica di gyta : 25-04-2014 alle ore 01.02.38. |
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25-04-2014, 08.00.07 | #66 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?
Citazione:
Noi vediamo le cose in prospettiva, e la prospettiva che ho guardando le rotaie ad un palmo dal mio naso ed osservandole all'orizzonte, non è la stessa. Per questo, per giudicare razionalmente, mi occorre aver l'Idea di rotaia. Per avere la quale mi occorre l'Idea di parallelismo. Per avere la quale mi occorre il teorema di Pitagora. Per avere il quale mi occorre un assioma della ragione. E l'idea di percezione diretta va a farsi benedire. Del resto lui voleva vivere come il cane, ma il cane da lui inteso altro non era che il cane visto con gl'occhi della ragione umana. Egli non potrà mai sapere cosa significhi realmente vivere come il cane, a meno che esista la metempsicosì. La sua è una metafora. E forse tutto ciò che definiamo reale è una metafora di qualcos'altro. E ptoseguendo di metafora in metafora alla fine arriviamo a noi stessi. Ultima modifica di CVC : 25-04-2014 alle ore 09.06.43. |
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25-04-2014, 08.52.54 | #67 | |
Moderatore
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?
Citazione:
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25-04-2014, 09.02.46 | #68 | |
Moderatore
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?
Citazione:
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25-04-2014, 09.35.14 | #69 |
Ospite abituale
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?
@maral
E' l'innata difficoltà dell'uomo nel concepire la realtà in divenire. Ammettiamo ad un primo livello che le cose divengono, ma poi confidiamo intimamente in una qualche cristallizzazione del reale, un qualche principio supremo che sottometta definitivamente tutti gli altri. Ma il logos, la ragione divina indicata da Eraclito, è proprio questa continua opposizione degli elementi del reale, per cui ogni cosa esiste soltanto alla luce della contesa che è in atto. E il cessare della contesa è la prevaricazione di una cosa su un'altra. Io esisto solo in quanto dico: "Io sono io, e non un altro". Sembra una cosa banale. Ma distinguere se stessi, la propria identità, da tutto ciò che la circonda e da cui è compenetrata, è la condizione necessaria dell'esistenza, ed è, come dice l'oscuro, una guerra. |
26-04-2014, 15.45.36 | #70 |
Ospite abituale
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Riferimento: Come è possibile un pensiero metafisico?
Davide M:
Allora se ho capito bene, in un modo il noumeno sarebbe la "cosa in sé", la realtà oggettiva ed esistente di per sé al di là dei fenomeni e dall'essere percepita come causa di questi da una qualsivoglia coscienza; mentre per l'altra interpretazione, che sarebbe anche la tua, il noumeno sarebbe la "cosa in sé" che provocherebbe in una coscienza la percezione di un fenomeno, e senza la quale questo non potrebbe essere percepito da quella particolare coscienza pensante. Ma se ho capito bene, non cambia la sostanza, perché in entrambi i casi comunque la cosa in sé (il noumeno) è causa del fenomeno; ciò che cambia è che nel primo caso essa è indipendente da un soggetto percipiente, mentre nel secondo caso essa dipende dall'essere percepita da una coscienza pensante. Resta il fatto che senza di essa non si avrebbero i fenomeni, quindi secondo me, entrambi i modi d'interpretazione sono sicuramente compatibili con la visione di Kant. Ciò che cambia, secondo me, è che il noumeno (come dice la parola stessa) è un pensato. Quindi esiste solo in una coscienza pensante. Se non ci fosse tale coscienza non ci sarebbe nemmeno il noumeno. Sgiombo: Non mi sembra che la differenza essenziale nell’ intendere il noumeno come è emersa in questa discussione (in almeno relativa indipendenza da come lo intendeva effettivamente Kant, e comunque senza alcun intento di correttezza filologica verso il grande konigsberghese che per primo ha usato il temine, per lo meno da parte mia) sia quella da te qui considerata e sostanzialmente negata, secondo me giustamente: sono d’ accordo che si tratti sostanzialmente della stessa cosa, e cioè -per come lo definirei personalmente- di ciò che di oggettivo e di relativamente permanente sia all’ origine dei fenomeni e della loro relativa costanza e -per quanto riguarda quelli materiali- della loro corrispondenza puntuale ed univoca fra le varie esperienze coscienti (cioè quello che intendo per “intersoggettività”, e che fra l’ altro spiega la loro conoscibilità scientifica; e che non é dimostrabile ma solo credibile "fideisticamente"). A me sembra piuttosto rilevante la differenza fra il noumeno così inteso e come é inteso invece da alcuni intervenuti nella discussione, e cioè, alquanto “platonicamente” o alla maniera dei filosofi medievali che sostenevano il realismo degli universali, (per lo meno anche, oltre che come sopra), come esistenza reale e non puramente concettuale degli enti logico-matematici implicati nei giudizi a priori, analitici per me e per alcuni di noi o sintetici per altri con Kant (e da me negata). Non sono invece d’ accordo con te che il noumeno sia unicamente un “pensato” (secondo il significato letterale del termine; ma preferirei usare in italiano la parola “congetturato”, che sottintende una certa incertezza sulla sua esistenza reale, diversamente dai fenomeni, i quali se e quando appaiono sono reali –sia pure unicamente nel loro apparire- senza ombra di dubbio). Credo infatti che il noumeno, se reale (cosa indimostrabile, né tantomeno mostrabile), sia (sarebbe) tale (reale) non solo e unicamente in quanto “contenuto di pensiero” o concetto nell’ ambito di una coscienza pensante, ma anche indipendentemente dall’ essere fatto (inoltre, eventualmente anche) oggetto di pensiero, e dunque conosciuto esistere (in questo come i fenomeni; quelli che di fatto accadono nelle diverse esperienze coscienti; e questo senza necessariamente essere anche pensati o “contenuti di pensiero”). Ed anzi -in più rispetto ai fenomeni- reale anche in assenza di esperienze coscienti (l’ “entità noumenica” che provoca in determinate circostanze la visione in determinare coscienze del Cervino resta reale anche allorché nessuno vede il Cervino: resta “lì, pronta perché si veda il Cervino” qualora si diano le circostanze a ciò necessarie). Grazie ancora per l’ attenzione e le obiezioni che ci consentono di precisare meglio ciò che pensiamo. Ultima modifica di sgiombo : 26-04-2014 alle ore 21.26.55. |