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24-01-2013, 21.07.32 | #5 |
Ospite
Data registrazione: 26-12-2012
Messaggi: 111
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Riferimento: Può un filosofo essere umile?
Ho letto attentamente le vostre affermazioni,deduzioni,conclus ioni.....e mentre leggevo mi è venuto in mente un grandissimo filosofo...forse il più grande che sia mai esistito....esattamente:GESU' CRISTO.Non sono credente praticante...diciamo che ho le mie idee in merito ..però un uomo così è veramente esistito se no non se ne parlerebbe ancora ora......e diciamo che l'umiltà lui l'aveva...Anche se i suoi sermoni potevano apparire un tanto orgogliosi...poi con i fatti era umile sia di origine terrena che di carattere.VOI CHE NE PENSATE?
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24-01-2013, 23.26.39 | #6 |
Ospite abituale
Data registrazione: 14-12-2012
Messaggi: 381
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Riferimento: Può un filosofo essere umile?
@ Koirè
No, la tua domanda non è affatto ridicola; ma è anzi molto interessante. A mio avviso, non solo il filosofo "può" essere umile, ma "deve" essere umile. Questo, però, in maniera dipendente dal pensiero che il filosofo esprime. Se, ad esempio, penso ad un filosofo idealista (ad es. Hegel, o Fichte), mi riesce molto difficile pensarlo umile, perchè ciò sarebbe in contraddizione con il suo pensiero. Figuriamoci se poi si parlasse di un Nietzsche... Viceversa, in altri indirizzi filosofici l'umiltà è una dote necessaria se si vuole essere coerenti con il proprio pensiero (penso, ad es. al kantismo). Una cosa che però ritengo di fondamentale importanza è questa: il filosofo deve sempre dire la verità (cioè quella che lui ritiene verità, per la visione che ho io). Anche a costo di essere scomodo. Un amico che ho conosciuto in un altro forum diceva che: "la filosofia entra sempre a gamba tesa" (usando una metafora calcistica). E aveva ragione. Sta allora all'interlocutore comprendere questa che è una esigenza della filosofia stessa, e non scambiarla per qualcos'altro (la presunzione o altro). Ecco, io credo appunto che questo sia il difficile (soprattutto quando non si vede l'espressione del volto o il tono della voce, come in un libro o in un forum come questo), ed è per questo che credo di comprendere profondamente Socrate, il quale afferma che solo attraverso il dialogo faccia a faccia sia possibile fare grande filosofia. un saluto |
27-01-2013, 19.26.43 | #7 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
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Riferimento: Può un filosofo essere umile?
Citazione:
In questa introduzione il collega Koirè insinua che i foilosofi non sarebbero affatto umili anzi che sono puntigliosamente orgogliosi delle loro elucubrazioni...e, quasi, li rimprovera! Io non mi soffermerei su generalizzazioni di questo genere...anzi sospetterei che i filosofi siano per, lo più, uomini come tutti gli altri: alcuni umili e pazienti, altri orgogliosi e impazienti...altri ancora a metà e metà..ecc... Certo che per tutti noi il mestiere esercitato lascia il segno e siamo a volte vittime di un certo condizionamento derivamte dai nostri pensamenti e dal nostro ruolo...ma è anche vero che ognuno va a casa la sera e lascia il lavoro in ufficio...o così dovrebbe. Del resto non è scritto da nessuna parte che dovere del filosofo sia di essere umile e paziente...nemmeno nella filosofia ...che a volte esalta persino il superuomo...e poi la sera a casa con la moglie è un agnellino! Ecco una domanda che si potrebbe porre è proprio questa: Nietzche fu solo l'ultimo metafisico o fu, insieme con l'esaltazione dell'uomo forte, anche un agnellino nel privato? Del resto nemmeno tanti santi furono umili a pazienti a cominciare da Gesù stesso che, quando gli girava giustamente... rovesciava tavole e baraccamenti! |
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28-01-2013, 13.15.58 | #8 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-05-2009
Messaggi: 164
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Riferimento: Può un filosofo essere umile?
Citazione:
Vorrei rispondere a queste tue affermazioni, in cui sembra che tu voglia evidenziare una certa frattura tra filosofia nietzschana e rapporti cordiali tra sessi... che io non trovo! secondo me hai malinteso un pochino l'idea del "forte" di Nietzsche ( o potrei averlo fatto io stesso, ragion per cui ci tengo a discuterne ). ma risponderei prima alla seconda parte per dirti quel che ne penso, cioè al tuo quesito: secondo me Nietzsche fu sia ( per seguire il tuo simbolismo ) sia agnello che leone,e particolarmente consapevole di questa dualità insita nella nostra biologia, cioè di essere sia forti che deboli in circostanze e contesti diversi: ed in fondo la sua filosofia non ha la "forza" come fine ma la felicità; la forza è vista però come un concetto metafisico ( strettamente correlato alla potenza, in un ottica però umana... ) necessario sempre in una qualche misura per "potere" agire, e per cui egli fa molto leva sull'importanza di questa caratteristica perché senza nulla è possibile. Ma la felicità è soddisfazione di un qualche istinto e bisogno e di qui troviamo l'altra parte del discorso... per cui dalla debolezza origina il fine, dalla forza il mezzo per raggiungerlo; è ovvio che le due parti sono complementari; dal che, pur guardando al suo "oltreuomo" dal mero punto di vista dell'uomo "forte", che è alquanto riduttivo ( l'oltreuomo è in Nietzsche non l'uomo forte, che è come ho scritto qui sopra una riduzione assurda, ma l'uomo che non ha bisogno della metafisica e vive il presente ), non trovo come l'esaltazione dell'oltreuomo, pur se magari di cattivo gusto, cozzi con l'uomo sposato e/o innamorato ( magari con quello completamente sottomesso sì però! ). Io trovo anzi che ci vada a nozze! :P ( essendo la moglie in questo caso, il fine materiale dello sforzo dell'uomo: cioè, non sto ad argomentare che il bisogno primo dell'uomo sia una donna specifica, ma certo si deve pur "incarnare" per essere soddisfatto ). E ti ricordo anche che l'uomo ideale di Nietzsche non era un uomo "forte" ma un uomo nobilitato... ciò significa, in grado di generare da sé felicità, condividendola poi o meno; ma sta in quel primo passo ( che poi significa: bastare a sé stessi ) il suo "oltreuomo" secondo me... non certo nel rifiuto o nello sprezzo dell'altro ( appunto perché il fine della sua filosofia era un aumento quanto più possibile della felicità terrena )... sempre che poi io lo abbia interpretato correttamente! per rispondere così, implicitamente, anche ad un altro topic vivo... senza l'agnello il leone perde il suo senso, senza il leone, l'agnello perde la sua vita! mi sembra dunque che una convivenza sia quantomena necessaria e non contraddittoria tra i due :P ( a conferma di ciò... magari si può ricordare un episodio decisamente incisivo sulla sua vita, che fu l'amicizia di lou salomè, con cui tra l'altro cercò pure di accasarsi - dopo un periodo di strenua resistenza sessuale miseramente fallita, ed al cui rifiuto cadde nella depressione da cui poi se ne uscì con lo Zarathustra. E si può anche ricordare che con lei fu fin da subito particolarmente prodigo di complimenti... per cui secondo me l'oltreuomo nietzschano con la questione dell'agnellino non ha nessuna antitesi... finché è affiancato dal leone ) Ultima modifica di Soren : 28-01-2013 alle ore 14.39.56. |
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28-01-2013, 19.38.43 | #9 |
Ospite
Data registrazione: 28-12-2012
Messaggi: 37
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Riferimento: Può un filosofo essere umile?
Il filosofo…..mah!
Mi pare che noi filosofi odierni siamo un po’ crepuscolari. Non tanto e non solo perché ci tocca di adoperarci a filosofare nel nicciano crepuscolo degli idoli ma perché facciamo proprio come quei poeti del primo novecento – i Crepuscolari, appunto - che, smarrito il ruolo di gran veggente o di bardo romantico, rinnegarono d’esserlo (come Corazzini) o continuarono a far poesia pretendendo che lo lasciassero divertire (come Palazzeschi), perché a quello soltanto la poesia serviva. Poi arrivò Montale a dare dignità esistenziale a tale impotenza, mestamente dichiarando all’uomo che domanda del senso del mondo e della vita che il poeta non sa rispondere, può solo dire ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Lo stesso fa oggi il filosofo, il cui pensiero, timoroso di dir parole insensate sul mondo e sulla vita, s’è fatto debole, flebile. Ma allora a che serve la filosofia? In passato a questa domanda si davano risposte gravide di impegno etico e teoretico: ad esempio Windelban asseriva che era la trattazione scientifica dei problemi universali, Abbagnano che significava comprendere la natura dell’uomo in rapporto agli altri uomini e al cosmo, Marx addirittura che serviva a cambiare il mondo. Ora queste così impegnative affermazioni hanno lasciato il posto a più minimali intenzioni. Cosicché, mancando le risposte, la filosofia diviene un’incessante interrogazione, la dialettica si converte in conversazione (col rischio di somigliare a quella "Conversazione continuamente interrotta", la commedia messa in scena da Flaiano, in cui un inconcludente dialogo tra intellettuali viene continuamente interrotto dal grido fuori scena di un operaio: “a Mario, vattelo a pija in der culo!”). E può accadere che un filosofo, Richard Rorty, ammetta che il romanzo, il film, il programma televisivo siano pragmaticamente più efficaci dell’argomentazione filosofica, che riduce a una forma colta di intrattenimento personale; una specie di ricreazione, insomma. A restaurare la perduta signorilità intellettuale qualcuno comunque ci prova, come quel filosofo – tale Illuminati – che scrive: A che serve la filosofia? A niente (nel senso che non si riferisce ad un uso specifico). Conduce forse alla virtù? No (nel senso che essa stessa è virtù e premio a se stessa). Procura almeno un lavoro? No (a meno che non ci si accontenti dei magri guadagni dell’insegnamento della filosofia) Parrebbe una resa incondizionata, l’invito alla smobilitazione dell’accademia filosofica; ma questo è un filosofo crepuscolare alla Gozzano, che fu maestro di ironia. Infatti astuto prosegue: A che serve allora la filosofia? A nessun scopo specifico ma allo scopo degli scopi… Ovvero: proprio in quanto la filosofia è affrancata da quei miserabili scopi pratici che angustiano i comuni mortali è libera di concentrarsi su uno scopo superiore; ergo: la sua inutilità si trasforma nella massima utilità. Sottilmente argomentando in bilico tra iperbole e litote si nega ciò che si afferma (il che dimostra che comunque la lezione dei sofisti non è stata vana). Quale sarebbe il presunto iperscopo? Il solito, ovviamente, quello di Platone: dirigere l’orchestra, indicare agli altri la via della virtù, sia pure modernamente declinata. Però c’è un altro filosofo ancora, Ermanno Bencivenga, che pur svolgendo un ragionamento analogo (la filosofia è una pratica inutile e chi la pratica è sovente uno sprovveduto, tant’è che il primo di loro è noto per esser caduto in un pozzo mentre guardava le stelle) giunge a una conclusione differente, più accorta: l’iperscopo della filosofia è il gioco. Cioè ragionare inscenando alternative possibili del reale, prendersi – alla lettera – la libertà di criticarlo, negarlo, falsificarlo per individuare strategie di vita ulteriori a quella in cui ci troviamo incastrati. Perciò il gioco fa della filosofia un’attività sperimentale, che non ha più bisogno di tradizioni da conservare, di storie da raccontare, di cattedre da cui predicare. Goodbay, prof.. Ecco, mi pare che in ciò debba consistere l'odierna umiltà del filosofo: non un atteggiamento esistenziale o professionale bensì il ridimensionamento del proprio obiettivo. |
16-07-2013, 18.04.55 | #10 |
Cioraniana Incrollabile
Data registrazione: 04-07-2010
Messaggi: 154
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Riferimento: Può un filosofo essere umile?
è semplice, la spocchia nasce quando si comincia a parlare col gergo tecnico della Filosofia, che serve a darsi tante arie... soprattutto, a non farsi capire, e quindi, passare per dei geni.
Ma ciarlare ripetendo a memoria Hegel non è essere filosofi, e sappiamo tutti che la storia dell'umanità ha attraversato le sue mode filosofiche... va di moda l'Idealismo, e tutti parlano all'Idealista. Va di moda il positivismo? Tutti a essere piccoli Comte. Ora vanno di moda quelle cose psichiatriche, ergo, tutti a parlare con quella nomenclatura. Per quanto mi riguarda, come direbbe Cioran, peggio dei filosofi spocchiosi, sono solo i teologi. A forza di discettare su Dio, arrivano ad arrogarsi gli attributi di Dio, i peggiori, si intende, in merito all'Onnipotenza/Onnisapienza. Preferisco una donna mistica a un san tommaso d'aquino. Peccato che invece la chiesa preferisca san tommaso d'aquino che non una mistica a caso! |