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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere. |
17-05-2014, 11.53.30 | #3 |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-01-2011
Messaggi: 747
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Riferimento: Il labirinto filosofico
Quello che succede è che oramai si guarda al termine filosofo solo come ad un termine di prestigio, come fosse una spilla da appuntare sul petto, e si ignora cosa abbia comportato per i grandi filosofi l'essere rimasti coerenti fino in fondo con l'essere filosofo.
Socrate è morto per la libertà di pensiero, Diogene viveva come un cane per poter avere la soddisfazione di prendersi beffe del grande Alessandro, Epicuro si fece portare del vino in punto di morte, Seneca martoriò il suo corpo decrepito per darsi una morte alla Catone, Kant accortosi di stare per essere abbandonato dalle sue facoltà razionali - che per un filosofo sono tutto - trovò la forza di accettare il suo destino di uomo. Ora, invece,mi pare si parli di filosofia come si stesse facendo l'autopsia di un cadavere. Si pensa che la filosofia sia solo un titolo di prestigio, e non più un modo di vivere. Ma l'errore sta a monte, ossia pensare che la filosofia sia morta e sezionarne il cadavere alla ricerca delle cause del decesso. Lo spirito filosofico, per chi vuole intenderlo, è sempre stato e sempre sarà vivo e vegeto. |
17-05-2014, 13.17.26 | #4 | |
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
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Riferimento: Il labirinto filosofico
Citazione:
Per quale motivo il parlare con competenza di filosofia dovrebbe essere incompatibile per un paese moderno? Non sarà proprio questo invece un parlare a vanvera (per usare un'espressione certo cara al polemico Cacciari) che più a vanvera non si può? Non sarà un voler ridurre e per pregiudizio (il più insano dei pregiudizi) ogni discorso serio a economia, scienza e tecnica per le quali sono certo ammesse tutte le incomprensibilità linguistiche per i non specialisti, i non addetti ai lavori? Qualcuno di questi insulsi detrattori del discorso filosofico ha mai letto un articolo di economia, di fisica o di chimica scritto non a scopo divulgativo? Lo trova forse tanto immediatamente limpido e chiaro? Cos'è questa modernità se non pura cianfrusaglia di pensiero per chi ha il dovere di tacere di fronte agli specialisti riconosciuti da un modo di pensare che proprio negando il valore filosofico ammette che abbia diritto di esistenza solo una filosofia dozzinale, ancella e serva di chi pratica ben altre discipline assai più pragmatiche e utili, affinché nessuno possa mettere in discussione alla radice la visione becera e miserabile del mondo di chi se ne intende, ridotto all'insensatezza di una problematica esclusivamente tecnico specialistica. Salvo restando che vi è sì una filosofia accademica insulsa e del tutto autoreferenziale, che vi è una filosofia analitica che si autoriduce a pura tecnica, che vi è un'arroganza filosofica enorme sempre riferita al proprio modo di pensare e che il filosofo dovrebbe saper rivolgersi pure al volgo, magari ispirandosi alla maieutica socratica, credo che questo rinnegamento del diritto a filosofare competentemente sia l'esaltazione dell'ignoranza e dell'ottusità mentale affinché a poter pensare sia solo chi è stato formato a pensare da una certa visione del mondo pretesa come indiscutibile. P.S. Se Bauman, per quanto ottimo sociologo, non credo possa essere considerato in alcun modo filosofo, penso che Nietzsche sia il filosofo- non filosofo più importante della intera storia della filosofia dopo Platone e Aristotele. Non si può oggi pretendere di fare filosofia senza conoscere il pensiero di Nietzsche nel vortice delle sue profondità, come hanno fatto Heidegger e Severino, forse il solo filosofo attualmente degno, almeno in Italia ma non solo, di tale nome, fosse anche semplicemente per capire il senso e le pretese dell'attuale miseria filosofica. |
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17-05-2014, 14.57.34 | #5 | |
Moderatore
Data registrazione: 23-05-2007
Messaggi: 241
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Riferimento: Il labirinto filosofico
Citazione:
Ho letto anni fa svariati testi di Bauman, e come capita spesso con gli intellettuali più celebrati dell'attualità (Cacciari compreso), è diventato famoso perchè non ha detto niente: è un altro Alberoni, e ciò che rimarrà di costui è solo l'inflazionamento dell'aggettivo liquido che ha appiccicato a qualsiasi ente o concetto. Bauman è un "collagista", prende frammenti di altri e poi li incolla insieme a sua discrezione, creando un contesto del tutto nuovo che magari gli autori di quei frammenti non avrebbero mai condiviso e nel quale il loro dire perde il senso originario. Un po' come fa Mancuso in teologia, che mette insieme citazioni tratte da tremila anni di storia del pensiero e pretende che possano essere interpretate in maniera univoca, e poi le rende funzionali alle sue tesi facendo un lavoro di taglia e cuci che denota una estrema disonestà intellettuale. Se parliamo di scienza "pratica" come la fisica, la biologia o la medicina, è necessario conoscere non tanto la sua storia quanto i "progressi" che nel tempo sono stati ottenuti, e ogni contributo nuovo è bene accetto e aumenta la conoscenza complessiva poichè ottenuto attraverso un metodo specifico condiviso e verificabile, ma se parliamo di filosofia allora l'unico metodo possibile è partire da zero, come fece Cartesio, e ripensare tutto daccapo. Bisogna avere il talento necessario per farlo e liberarsi da ogni pregiudizio intellettuale (cosa che non riuscì del tutto a Cartesio e riesce ancor meno agli intellettuali odierni) ma l'accumulo di informazioni e il recepimento di pensieri pensati da altri non possono che creare confusione nella mente di chi vuole fare filosofia e non solo "imparare" filosofia. Ogni informazione nuova, in filosofia, non può prescindere dal contesto in cui è stata pensata, e può dar luogo a interpretazioni diverse e addirittura opposte a seconda di dove la si inserisce. Una volta che, pensando, si è elaborata una propria visione del mondo, allora la si metterà alla prova confrontandola con quella di altri pensatori, e se del caso la si affinerà o la si cambierà del tutto. Quando a scuola insegnano filosofia pare che tutti i pensatori abbiano ragione anche se raggiungono conclusioni opposte, ma questo accade per il semplice motivo che si assumono per veri i presupposti dai quali costoro sono partiti per elaborare i propri schemi. Chi vuol fare filosofia dovrebbe avere come stella polare la ricerca della verità, e la capacità di mettere innanzitutto radicalmente in discussione proprio tutti quei presupposti, e da lì partire per poi dedurre tutto il resto. Quando, leggendo un testo di filosofia, ci si convince in buona fede che qualcun altro ha preso la strada sbagliata poichè essendo sbagliati gli assiomi di partenza per quanto il sistema possa essere logico le conclusioni saranno inevitabilmente sbagliate, è del tutto inutile continuare a perdere tempo studiando il pensiero di chi l'ha scritto. Se Hume e Kant partono dal presupposto che afferma "nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu" per elaborare la loro filosofia allora non mi interessa leggerli perchè non mi aiuteranno certo a raggiungere la verità. Poi si potrà leggerli per allenarsi a confutarne le affermazioni, ma questo è un altro discorso. |
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18-05-2014, 18.22.48 | #6 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Il labirinto filosofico
Citazione:
Si deve conoscere l'argomento che si vuole discutere, come dice Hegel pensare in autonomia non legittima il mettere fuori una sciocchezza più grossa dell'altra". Quindi studio e impegno,oltre un pizzico di inclinazione alla disciplina. La filosofia è imparare a pensare, che oggi interessa pochi, da distinguere dalla sua storia. Anche se è utile e necessario sapere cosa è stato detto sui temi chiave che sono rimasti gli stessi. Il populismo filosofico , un popolarismo culturale banalizzante è la cultura di massa, o meglio per la massa. Il pensiero di Nietzsche è stato oggetto di varie interpretazioni ( destra e sinistra) in filosofia e in politica.Il nazismo si appropriò della parte aristocratica. Comunque già nel '900 è stato reinterpretato il suo Oltre -uomo da fonti molto autorevoli. Ha scritto cose fondamentali,come la Nascita della tragedia. Un pizzico di follia non sempre guasta alle arti, alla letteratura, alla filosofia. Si dice che spesso si accompagna al genio, anche se non tutti i folli possono diventare poeti, filosofi, geni in qualche arte. arsenio |
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18-05-2014, 18.32.38 | #7 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Il labirinto filosofico
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Nell'ambito di una cultura festivaliera non manca la pop-filosofia. Sta a noi con spirito critico discernere ciò che vale veramente. Anche online trovi spazzatura e voci tratte dalla Treccani. Il rischio d'Internet è mettere tutto sullo stesso piano, spegnere ogni capacità selettiva. La filosofia dei classici corrispondeva a stili di vita e di pensiero realmente seguiti, discussioni in piazza al tempo della polis.In qualche caso "terapia"dell'anima. Lo spirito filosofico, come critica dell'esistente non è morto ma sempre meno seguito. arsenio |
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18-05-2014, 18.47.46 | #8 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Il labirinto filosofico
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In un Paese moderno la scuola dovrebbe preparare alla comprensione di un pensiero complesso e alla corrispondente lettura. Come dicevo,avere gli strumenti per discernere una scrittura vuota, artificiale, da un discorso per sua necessità arduo che richiede più attente letture. (lessico, sintassi un po' complicata, temi non usuali, ecc.) Senza tenere conto di un appiattimento linguistico dovuto alla diffusione degli strumenti tecnologici. Filosofia e letteratura non sono molto amate specie in Italia.Ci sono manager con posizioni elevatissime e dai tempi della scuola non prendono più un libro in mano che non sia qualcosa attinente al lavoro, e non hanno mai letto un romanzo o un saggio. Mi si dice che oggi la filosofia nelle università è più vitale e non astratta come in altri tempi. Bauman non è un filosofo ma un sociologo tra i primi a notare certi effetti nefasti della comunicazione tramite Pc, gli effetti dei Social Network, la progressiva scomparsa di emozioni e sentimenti che accompagna i legami effimeri ormai nella norma. Nietzsche va conosciuto, non travisato, senza lasciarsi influenzare da vecchi pregiudizi,da leggere qualche saggio di illustri pensatori che lo hanno rivalutato e giudicato indispensabile per il '900. arsenio |
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18-05-2014, 19.12.44 | #9 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Il labirinto filosofico
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Bauman tende e tenderà, come Alberoni, e Galimberti a ripetere in mutate forme quello che ha già scritto. Ma certi concetti sulla nostra società sono stati illuminanti. Qualsiasi saggio non può mancare di citare e commentare cosa è stato detto in precedenza sullo stesso tema o correlati, riportando onestamente esatte fonti per ricuperarle, chi ne ha interesse. Si svolge così qualsiasi ricerca o tesi e lo stesso progredire scientifico. Anche della filosofia va riconosciuto un progredire del pensiero che rende certi concetti obsoleti. Ad esempio la fine del dualismo di origine cartesiana cervello -mente. Grazie alle neuroscienze,agli ultimi strumenti di visualizzazione cerebrale,ecc.L'empatia, con i neuroni specchio,entra ora anche nella scienza oltre che nelle discipline dello spirito. La neurogenesi per quanto riguarda la plasmabilità del cervello esposto a esperienze. Qualsiasi disciplina non può partire da zero, non solo le scienze sperimentali. Einstein disse che era soprattutto debitore di ricerche precedenti alle sue. Così per la filosofia, con occhio critico, per confronti per trovare tracce del pensiero attuale ( es. l'atomismo di Lucrezio considerato un'intuizione sorprendente per gli attuali scienziati).Oggi si nota correlazione tra ragione e sensi ( emozioni -sensazioni). D'accordo che prima di affrontare una discussione si dovrebbe accordarsi sulle premesse e sul senso da dare a certi termini chiave. Se si dissente troppo meglio rinunciare. Come discutere del valore dell'uomo su questa terra con qualcuno che dà la massima importanza alla vita ultraterrena Tutto ovviamente va rettificato, rielaborato, riespresso quando si ritiene necessario. arsenio |
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22-05-2014, 09.15.28 | #10 |
Ospite abituale
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Riferimento: Il labirinto filosofico
Credo che chi sia cosciente delle fondamentali implicazioni che il fenomeno della filosofia greca antica ha sulla nostra cultura, in un certo qual modo senta la necessità di difendere le categorie di pensiero su cui si basa lo spirito filosofico: I concetti di principio comune a tutte le cose, di totalità degli enti, di verità incontrovertibile, di essere, di divenire: tutto proviene da qui.
Ogni linguaggio, credo, è funzionale agli obbiettivi che si pone Presumo che Cacciari, ma anche altri grandi filosofi come Severino e Reale, si riferiscano a questo. La civiltà tecnologica permette un sempre maggiore dominio dell'uomo sulla natura, ciò porta a forme di linguaggio sempre più sofisticate che, per essere assimilate, entrano in conflitto con le vecchie forme di linguaggio che appaiono sempre più superate. Ma se si intende la conoscenza come la costruzione di un edificio, allora nel rendere la casa sempre più funzionale e moderna, non bisogna però dimenticare le fondamenta su cui si è costruito. Se cadono I presupposti della nostra conoscenza, ossia le categorie del pensiero greco senza le quali non avrebbe senso nemmeno il cristianesimo, allora crolla tutto, crolla il senso delle cose, crolla il senso della vita. Chi considera queste forme di pensiero superate non si accorge come in realtà la saggezza antica avesse già esaminato in profondità tutte le sfaccettature dell'essere. Noi al confronto siamo solo un pò più sofisticati. Si parla di recupero delle idee metafisiche, ma io dico: siamo mai usciti dal nostro universo metafisico? Come potremmo sperimentare coi sensi senza dei presupposti metafisici? Io non vedo proprio. Si sente dire che Kant è superato, eppure ricerche scientifiche pare abbiano rilevato fra le popolazioni primitive che I concetti geometrici (e dunque spaziali) siano innati nella nostra natura. Certo, c'è metafisica e metafisica, molta della quale è ciarlataneria. Ma il fatto che la scienza la consideri subordinata alla sperimentazione, non significa che non esista. Del resto il teorema di Pitagora da cosa è dimostrato se non da assiomi della ragione? E da dove vengono le rette, I punti e I piani se non dalla ragione? E se gli scienziati ammettono l'esistenza di altre dimensioni non visibili alla nostra percezione tridimensionale, come arrivano a tali conclusioni se non con la ragione? Eppure ci si continua a stupire di realtà metafisiche, puramente razionali. |