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24-08-2005, 15.51.05 | #8 | |
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Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
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Citazione:
Non la "vedo" in questo modo.. La rappresentazione che fai di Dio lo rende più con attributi umani che non Divini di "Essenza"..! Penso che questa rappresentazione umana di Dio tolga all'uomo ogni possibilità di profonda indagine della sua propria Origine, della sua propria Radice.. confinando le sue paure al di là della barriera del conoscibile, e questo è un errore.. umano! Si vive con "disgusto" ed "in attesa della morte" se non si è scesi dentro quel buio sino alla fine del percorso che si compie inesorabilmente con la dissoluzione dell'identità uomo per -se vogliamo!- un'identità che è "non identità", "assoluzione" di confini, nemmeno dunque -a ben vedere!- identificazione del "mutamento" ma oltre, ben oltre..! (non so se ho spiegato chiaramente..) Gyta Ultima modifica di gyta : 24-08-2005 alle ore 15.52.59. |
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24-08-2005, 18.03.24 | #9 |
Utente bannato
Data registrazione: 15-05-2004
Messaggi: 1,885
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For Lady Gita.
Oh,divina Gyta,
non vedi come vaneggiano i comuni mortali? Parlano di Dio come se non l'avessero qui davanti. Ma sono ciechi? Non sanno loro che bastano due parole di Gyta e l'anima è salva? Non sanno loro che Gyta non è altri che la dea egizia Hator,colei che,con le sue due corna,tiene in equilibrio sul capo il disco solare di Ra ? "Tu ti ergi gloriosa ai bordi del cielo,oh vivente Gyta! Tu da cui nacque ogni vita, Quando brillavi dall'orizzonte a est Riempivi ogni terra della tua bellezza. Viaggi al di sopra delle terre che hai creato, Abracciandole nei tuoi raggi, Tenendole strette per il tuo amato figlio Akhenaton. Anche se sei lontana,il tuo disco è qui sulla terra. Anche se riempi gli occhi degli uomini le tue impronte non si vedono." Akhenaton Kantai. |
25-08-2005, 09.38.32 | #10 | |||
Utente bannato
Data registrazione: 03-06-2003
Messaggi: 58
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Citazione:
Ho premesso nel primo post che questo j’accuse era più che altro riferibile al concetto e alla teologia della creazione. Chi come te, mi pare di intuire, propende per altre visioni, è ovvio che trovi il tutto alquanto privo di senso e decontestualizzato. Nella Creazione l’Origine dell’Uomo è ben definita, chiara, inequivocabilmente ascrivibile e riconducibile al suo creatore, cioè Dio, e la sua radice non può essere che quella che lo fa derivare e ritornare a Lui. Si tratta di deliri lucidi che però, non potrai negarlo, ritengo abbiano sfiorato anche la tua di mente. L’origine del male è una questione che ha catturato da sempre l’attenzione delle genti, coinvolgendole, volta per volta, in acrobazie dialettiche e sofisticherie tese tutte ad affrancare l’Onnipotente da questa colpa. La teologia del Male è ormai un corpus filosofico a se stante. Sedimentatosi nel corso dei millenni, è andato a produrre un campionario variegato da cui si attinge a profusione pur di placare l’ansia dovuta all’indeterminatezza di questa forza primordiale. Ma ciò che si chiede, soprattutto alle tre religioni monoteistiche, quelle che poggiano la propria dottrina e teologia su solide fondamenta creazionistiche, e che dichiarano senza tema di smentita l’onnipotenza del creatore, la sua perfezione, la sua illimitatezza, un minimo di coerenza con quanto dichiarato in merito alle eterne, immutabili e infinite qualificazioni divine: se Dio è onnipotente, a Lui, solo a Lui, sia attribuita la responsabilità del Male. E a Lui, sempre e solo a Lui, sia addebitata l’indifferenza e il distacco per quanto di obbrobrioso ha creato. Diversamente si avrebbe un Dio che ha limitato se stesso, quindi non più un Dio onnipotente. Il che rappresenterebbe la negazione stessa di Dio. Insomma, come ho già avuto modo di sostenere (non solo io), il male, la sua esistenza (indubitabile), sono la negazione di Dio stesso, o quantomeno una improponibile limitazione della sua incommensurabilità. In un caso o nell’altro dovremmo riconoscere che abbiamo un concetto piuttosto errato sul Creatore, oppure ammettere con serenità che la tesi sostenuta dai libri sacri è solo una piacevole, alle volte anche confortevole, favola. Citazione:
Il viaggio nel profondo della nostra anima, fino a smuoverne l’acquitrinoso fondo, la nostra anabasi personale, credo sia un viaggio da argonauti del profondo… difficile, duro, complesso, terribile. Penso tu abbia ragione: è un viaggio che, una volta intrapreso, deve essere completato… ma porta davvero alla conoscenza di sé, o serve solo a smuovere atrocità sopite: le nostre condanne inconsce, la nostra carne purulenta, la putredine che celiamo alla vista altrui e soprattutto nostra? Val la pena compierlo? Parli di dissoluzione dell’identità ‘uomo’ e di “assoluzione” di confini. Ritengo, interpretando, che tu voglia alludere al fatto che questo viaggio ti offre la possibilità di lambire, toccare e sfiorare i nostri limiti, fino alla totale accettazione degli stessi. Ma io ti dico, se veramente fossimo esseri divini come talvolta - troppo spesso - ho avuto modo di leggere, non dovremmo giungere al cospetto di questi limiti, che sarebbero solo un’estensione delle nostre fallaci capacità di schematizzazione. O forse ho inteso male le tue parole. Forse alludi proprio al contrario. Forse vuoi dirci che questo viaggio subterraneo, questa anabasi intimistica, dovrebbe disvelarci e dischiuderci spazi illimitati. Non è mia intenzione ora contrapporre arzigogolate sofisticherie pseduointellettualistiche, solo un ‘Ma’, grande come una casa. Neppure il disvelarsi della nostra illimitatezza, del nostro essere essente divino ci libera dal fardello del Male, della Sofferenza, della forza primordiale. Saremmo divini… al più saremmo, quindi, compartecipi (con Dio, cioè con noi stessi) della colpa, del peccato dell’Origine. Citazione:
Un saluto |
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