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20-09-2005, 18.21.22 | #262 |
Utente bannato
Data registrazione: 05-11-2002
Messaggi: 1,879
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Sun, non esiste l'uomo... senza Dio.
C'è qualcuno che crede di poter esistere senza Dio... o Tutto che dir si voglia... ma mettiamolo chiuso dentro una cassa e poi vediamo se non ha bisogno di accedere a qualcos'altro oltre sè stesso, eh? Si può esistere soltanto senza un falso Dio, questo si, certamente. P.S. e non parlo di cassa come "bara". Dico di mettercelo da vivo ! Ultima modifica di Mistico : 20-09-2005 alle ore 18.25.33. |
20-09-2005, 18.21.26 | #263 | |
Perfettamente imperfetto
Data registrazione: 23-11-2003
Messaggi: 1,733
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Re: Re: Re: D(io)
Citazione:
Non esiste niente che non Sia in Dio. Il cosiddetto "uomo senza Dio" è solo un uomo che sta "sognando", attraverso il senso dell'io (peccato originale), di non Essere in Dio. E anche questo accade per la misteriosa Volontà di Dio. |
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20-09-2005, 18.27.50 | #265 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-07-2005
Messaggi: 464
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Citazione:
Hai ragione. Se Dio non esistesse noi non esisteremmo. Ma non giochiamo con le parole: io intendevo dire l'uomo che volontariamente si separa da Dio... |
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20-09-2005, 18.34.25 | #266 |
Utente bannato
Data registrazione: 05-11-2002
Messaggi: 1,879
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...Gesù!...
...E come fa? Nulla che sia esistito può separarsi da Dio. La convinzione nella mente dell'uomo può costruire il concetto di separazione da Dio... ma è un virtuale della capacità divina umana di "creare" quel che Dio stesso opera per nostro mezzo. Siamo Parti creative, Sun, ...indovina di chi? L'unica cosa che Dio NON può compiere è la sua "INESISTENZA"... ma solo fintanto che c'è anche una sola sua parte che ne percepisce l'Essere. In una diversa "DIMENSIONE" (ovviamente inesistente) Dio può non esistere! |
20-09-2005, 18.47.05 | #267 | |
Perfettamente imperfetto
Data registrazione: 23-11-2003
Messaggi: 1,733
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Citazione:
E qui che non sono in accordo con la tua visione. Non può farlo volontariamente...accade solo perchè non ha Coscienza di Sè. Il perchè ciò accada è misterioso per l'io... è solo la Fede che può accettare questo Mistero Divino. La Grazia Divina può colmare questa ignoranza che fa sì che ci si creda e ci si senta separati da Dio. Per ottenere questa Grazia...bisogna svuotarsi del senso dell'io. E le Vie per andare oltre il senso dell'ego sono infinite, non solo quella alla quale fedel-mente ti sei affidata. I Mistici, non i teologi che non hanno l'esperienza diretta, di ogni tradizione e cammino spirituale, sono d'accordo su questo. Ultima modifica di Mirror : 20-09-2005 alle ore 18.49.51. |
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20-09-2005, 18.54.36 | #268 | |
Utente bannato
Data registrazione: 03-06-2003
Messaggi: 58
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Re: D(io)
Citazione:
La teologia apofatica, detta anche teologia negativa, asserisce infatti che Dio sia in-conoscibile all’uomo. E’ la lontananza che tu citi, rilevabile anche nel magnifico Libro di Giobbe, informa l’intero corpus vetero testamentario: Dio è lontano dalla sua Creatura, ne è distante, e rimarca questa sua distanza con e in ogni parola che pronuncia. Ma la perfezione che noi umani gli attribuiamo è attinta dalle scritture, così come noi, miseri mortali finiti, le possiamo interpretare (tutto è ermeneutica). Questa perfezione, o meglio l’interpretazione che noi diamo di essa attingendo pedestremente dalle Scritture, implica anche la responsabilità divina per quanto creato. Ma questo è oramai un tema alquanto abusato. Si è spento il Logos divino, la sua voce è sempre più flebile, ma quel vuoto è stato pian piano occupato dal logos dell’uomo che furoreggia su Dio - non più Theologos, ma Logos su Theo. Questo strappo, perché di uno strappo si tratta, l’ha inaugurato proprio la tradizione cristiana, dacché pose l’uomo al centro della cosmogonia … dell’universo. L’eco della voce di Dio si è spenta, mentre si ode ancor oggi l’eco della voce di Gesù – poco rileva ora discettare se sia più suasiva o meno di quella di Dio. Cristo, uomo/divino, effettuò uno strappo, operò una lacerazione mai suturata, stravolgendo la cosmogonia fin allora esistente; si sostituì a Dio riformandone il verbo, per certi versi sovvertendolo addirittura. Non vi è più il fiato divino che informa e permea il mondo, esso è stato usurpato da quello di Gesù, dall’uomo, in ultima analisi. Mi preme invece cogliere una tua sollecitazione insita in quel quasi slogan che reiteratamente hai inserito in più post: <quando l’uomo (io) si mette al posto di Dio.> . Si parla ancora una volta di Io, di (D)Io, dell’ipertrofia dell’Ego che quando tramuta un sorriso in maschera dietro cui ci si cela <… e l’ottimismo diventa una condotta, quando la comunicazione ha i toni della sicurezza propria di chi non ha paura, di chi non vede ombre, tanto meno dentro di sé, quando la complessità è semplificata fino all’indicazione di una sola via perché “non ci sono alternative”, quando si è persuasi che ogni branco ha bisogno di un capo e le metafore tratte dal mondo animale diventano abituali, quando lo sguardo è sempre dall’alto, proiettato nel futuro perché il presente è sotto controllo, quando la dipendenza è ciò che soprattutto si esige dagli altri, e quando negli altri si vede solo il proprio riflesso di una luce senza ombre, allora siamo in presenza di un leader alla cui formazione concorrono natura e cultura in questa dosata miscela>. Il leader prospera e vive in costanza di potere, ma è la ricerca di questo potere che dischiude uno sguardo sconsolante a chi volesse volgere i propri occhi a questo affanno: <Per essere seria e non velleitaria, la ricerca del potere deve avere quel tanto di patologico che è tipico di tutte le funzioni compensatorie che risolvono fuori di noi conflitti che non siamo riusciti a comporre dentro di noi. Tali sono le esperienze infantili insoddisfacenti, dovute a scarsi riconoscimenti o a soverchianti richieste genitoriali che generano nell’individuo quel senso di inadeguatezza a cui il gregario si rassegna, mentre il leader tenta di superare attraverso un’azione dominata dal sacrificio e dal senso del dovere spinti all’eccesso. Di qui il bisogno di una rivincita e di una rivalsa pari alla rinuncia e allo sforzo a cui il leader si è sottoposto. A ciò si accompagna uno smisurato bisogno di attenzione e di affetto pari a quello non riscosso da bambino che induce il leader a quella necessità coatta a compiere e a farsi vedere per riscuotere consenso, seguito ed approvazione nel tentativo di compensare quella scarsa stima di sé che ogni leader profondamente avverte e continuamente rimuovere per poter sopravvivere. L’impalcatura del potere e del successo sostituisce quella carenza di identità tipica di ogni leader che, fondamentalmente privo di un sé interiore, è costretto a cercare nel riconoscimento esterno il rimedio all’angoscia. Quando la ricerca del potere è promossa da una carenza d’identità, alto è il grado di attaccamento di chi detiene il potere e ridottissima la possibilità di rinuncia> Il leader nel suo agire si para di fronte mete inusitate, non visitate dai comuni mortali. Egli è un visionario, non un progettista del proprio futuro. Ha visioni che riguardano se stesso ma coinvolgono gli altri: <Mentre i comuni mortali hanno “progetti”, leader hanno “visioni”, quella visione e sogno del mondo che, camminando al limite della realtà e della paranoia, saldano la leadership al carisma. […] Senza sogni la storia non cammina, ma anche nei sogni occorre una misura se si vuole evitare un risveglio da incubo. […] I leader si prendono molto sul serio e scambiano l’ironia con l’umorismo che mette capo a quelle battute idiote dove, invece del senso della vita, ciò che si esprime è solo un concentrato di senso comune in cui l’ovvietà e la banalità trovano la loro chiassosa conferma. […] Nel mondo tutti recitiamo una parte, basta vedere come ci presentiamo in pubblico e come in privato per convenire che siamo tutti degli impostori. Ma se tutti lo siamo, il leader è costretto ad esserlo, […] costretto com’è a compensare con la stima attestatagli dagli altri l’assoluta mancanza di indipendenza, il leader, al pari del mendicante, è costretto a vivere delle elemosine, raccoglie nella sua mano stesa quel riconoscimento collettivo senza il quale solo il suicidio potrebbe restituire quel po’ di autenticità che ogni anima, prima di spegnersi, esige per sapere, almeno per un attimo, d’essere vissuta> Quanti leader leader abbiamo incontrato fra le pieghe della nostra vita? Un saluto |
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20-09-2005, 19.12.20 | #269 |
Utente bannato
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Re: Re: D(io)
beh... sicuramente tanti LEADER stanno nel tuo ultimo post, tutti di colore e piuttosto grassocci. Ritengo farne un bel mazzo e riassumerli in Uno.
P.s. Magari per brevità, la prossima volta, invece di tutti quei "leader", dì Mistico... tanto è la stessa cosa e si fa prima. Ti soffermi sul "sè" del leader, ma trascuri il come mai il leader (colui che conduce) viene considerato tale dagli estragoni (coloro che estraggono i leader individuandoli tra la massa). Ultima modifica di Mistico : 20-09-2005 alle ore 19.31.58. |
20-09-2005, 19.45.40 | #270 | |
Sii cio' che Sei....
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Citazione:
Certo che Dio e' Amore. Ma qui si ignora che cosa e' l'io. Si ignorano le cause della sofferenza, si ignora il funzionamento dell'io separativo. Si ignora l'origine delle emozioni perturbatrici ovvero: odio, invidia, gelosia, lussuria ecc. ecc.. Dimmi cosa e' l'io per te. |
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