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13-09-2005, 08.19.49 | #153 | ||||
Ospite abituale
Data registrazione: 05-07-2005
Messaggi: 464
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Citazione:
Io non voglio dire che nell’accettazione di Dio bisogna accettarne anche il male che lui ci manda, non si tratta di accettare, si tratta di capire, il che è diverso… Non è questa l’ottica in cui va letta questa storia. Si dovrebbe fare un salto di qualità. L’errore è che noi siamo troppo concentrati sul nostro piccolo, sulla nostra mentalità di dare ed avere… e riferiamo tutto a noi: bisognerebbe spostare il punto di riferimento. Citazione:
No, non è questa la morale. Non è questa la mentalità giusta: se io sono buono guadagnerò il Paradiso… Il libro di Giobbe va oltre: ti potrei fare le stesse domande che Dio rivolge a Giobbe: Dov’eri tu quando tracciavo i confini della terra??? Conosci i misteri dell’universo??? Come pensi di poter giudicare se non vedi più in là del tuo naso??? (questo lo aggiungo io) E significa la continua ricerca dell’uomo per cercare di capire e dare una ragione a quello che gli succede… Ma con il metro umano, che di per sé è limitato… Ma se esci da te stessa e contempli l’infinito, se ti rendi conto che il sole splende suoi buoni e sui cattivi, capisci che fai parte di qualcosa di più grande che tu lo voglia o no… Citazione:
Ma dove sta scritto che la sofferenza è gradita al Signore??? La sofferenza ti aiuta a riflettere, è il deserto, il buio, la notte, il momento della ricerca, il momento del perché… quello che capita a tutti di fronte alle contraddizioni di questo mondo. Citazione:
No, non si tratta di questo: non si tratta di sottomissione e autoglorificazione masochistica, è l’errore iniziale: più soffro e più sono gradito a Dio… questo ragionamento è sempre un partire dall’uomo in un’ottica di dare e avere… E’ un salto di qualità: è uscire dall’uomo per incontrare Dio, noi siamo fatti a sua immagine e somiglianza, non è Dio che è fatto a nostra immagine e somiglianza… E’ l’errore iniziale: sostituire l’uomo a Dio, da cui partono tutti gli altri errori. Ciao |
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13-09-2005, 09.06.21 | #154 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-07-2005
Messaggi: 464
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Citazione:
Come se l'uomo avesse già in sè tutte le risposte... L'uomo da solo non sa dare una spiegazione di sè, del perchè è... Trovami un uomo che ti dia queste risposte ragionando solo su se stesso... |
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13-09-2005, 09.12.53 | #155 | |
Sii cio' che Sei....
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 4,124
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Citazione:
Non credo che Mistico intendesse dire cio' che tu hai inteso che lui intendesse dire. Credo che intendesse dire che ci si deve spogliare di qualsiasi sovrastruttura ed essere nudi di fronte a se stessi e al signore e allora qualcosa potrebbe accadere.... |
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13-09-2005, 09.25.33 | #156 |
Perfettamente imperfetto
Data registrazione: 23-11-2003
Messaggi: 1,733
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x Paperapersa
La barzelletta che ho postato non aveva nessun intento...nessuna morale relativa all'argomento...
Era solo per creare un break di leggerezza... Poi ognuno ci proietta quel che sente...ma non era nelle mie intenzioni usarla a scopo "didattico". |
13-09-2005, 09.48.39 | #157 | |
Perfettamente imperfetto
Data registrazione: 23-11-2003
Messaggi: 1,733
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Dio é TUTTO!!!
Citazione:
Io voglio dire, invece, che nell’accettazione di Dio bisogna accettarne anche il "male" che Lui E', si tratta di accettare (FEDE), si tratta di capire (Conoscenza dell'ESSERE=IO SONO), il che è diverso… Si dovrebbe fare un salto di qualità...VERO! L’errore è che noi siamo troppo concentrati sul nostro piccolo Io illusorio, sulla nostra mentalità di dare ed avere, bene e male… e riferiamo tutto a noi: bisognerebbe spostare il punto di riferimento. Il Punto di riferimento è l'impersonalità, l'osservatore Testimone del flusso della Coscienza nel quale si crea e si distrugge il mondo delle apparenze. La visione dualistica della mente separata fa acqua da tutte le parti, impregnata di assurde contraddizioni, di dogmi...e si è "impantanata" cominciando con l'inventarsi un "creatore", dando luogo poi alla percezione relativa dello spazio-tempo...creando la storia di infiniti piccoli ego identificati con i loro corpi, con le loro fittizie personalità in conflitto più o meno apparente fra di loro. Facendo ciò si è impedita e si impedisce il ritorno al "Paradiso in terra" e nella interiorità dell'Essere di ognuno, restando così confinata nella speranza costruita su una credenza e non su una Fiducia che il Paradiso è già qui ed adesso nella "nostra" Coscienza Essenziale. Ultima modifica di Mirror : 13-09-2005 alle ore 10.03.29. |
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13-09-2005, 10.58.55 | #158 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 17-06-2005
Messaggi: 2
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Consentimi, caro Estragone, di esprimere questa mia opinione: senza nulla togliere alla sua intelligenza, trovo che Cioran, questo uomo, sia purtroppo un gran depresso. Dico questo non per gettare fango su un pensiero che, tuttavia, non condivido (ma questo è, ovviamente, questione di 'gusti'), ma per il semplice fatto che guardare la vita e scrutare il mondo con tanto disincanto può sì suscitare un'ingenua ammirazione in chi sinceramente si vota alla ricerca della verità, però significa, ad un tempo, non guardare affatto, significa 'vigliaccamente' (consentimi l'avverbio) chiudersi (rifiutare) il senso profondo della vita che è nell'unico essere da cui questa ci proviene: Dio.
Cioran non fa che esercitare una sorta di epochè, una (comoda)sospensione del giudizio, in ciò simile al più veccio degli scettici (nulla di nuovo sotto il sole, dunque). Occore, concludo, essere propositivi, forti del coraggio che ci viene dal sapere che non siamo soli nell'universo. Un cordiale saluto, Gisella |
13-09-2005, 11.00.39 | #159 | |
Utente bannato
Data registrazione: 05-11-2002
Messaggi: 1,879
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Citazione:
Perchè mai, credi, da sempre si continua a discutere delle stesse cose? La risposta è chiara: "C'è sempre qualcuno che colpevolizza un altro che mostra di sapere" e chi non ha la forza ed il coraggio di sostenere, malgrado gli scontenti, quel che sa, recede, si nasconde e lascia gli altri nelle proprie falsità di comodo. L'ignoranza dello spirito, Sunday, è una questione di comodo. Chiunque perseveri nel rifiuto dell'evidenza lo fa per una ragione razionale, non necessariamente perchè é stupido o cieco. Dio è "potere", chi conosce Dio è potente... Nessuno ama i potenti ed ognuno vuole il potere. Risultato: "UNA GRAN BOLGIA senza via d'uscita". Ma se si cerca Dio in sè stessi, allora si scopre che il nostro "sè stesso" è solo una parte del vero " SE' " e che ogni cosa dentro e fuori di noi è la risposta. P.S. Per non essere vago, lasciamo stare il "Tutti". Il mio è già uno dei nomi che mi chiedi per esempio... 'IO, ...ho tutte le risposte che contano, ma tu non ne accoglieresti nessuna da me, perchè ho affermato di sapere! Voi H2S amate illudervi di poter imparare da chi sembra saperne meno ancora di voi stessi. Vi conosco... Fate un gran parlare di nomi famosi che affermano "verità" tra loro contrastanti... e poi restate certi di niente... Ogni volta che credete di aver estratto una "verità" dal mucchio delle possibilità, avete semplicemente scartato il resto del vero ed avete nella testa una bella illusione e niente di più. E' vero TUTTO. Non confondete il vero con quel che è possibile che ad un certo punto possiate constatare! E' la vostra realtà che è limitata, non il Resto. Ultima modifica di Mistico : 13-09-2005 alle ore 11.20.16. |
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13-09-2005, 11.46.48 | #160 |
Utente bannato
Data registrazione: 03-06-2003
Messaggi: 58
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E’ il Cristianesimo che ha inventato il peccato. Il Cristianesimo iscrive il tempo non più nella ciclicità della Natura, per cui la morte e il deperimento sono essenziali affinché la vita si perpetui, quindi morte e putredine funzionali alla vita stessa: niente peccato, nessun peccatore; il Cristianesimo lo dispiega in un arco di tempo al cui termine si compirà quel che all’inizio è stato promesso (escathon), fornendogli così uno scopo, momento in cui, solo allora, ogni forma di esistenza raggiunge un fine, il proprio fine premesso all’inizio dei tempi (télos). Nel ciclo della vita, della Natura, tipico dei miti antichi, non vi può essere spazio per il rimpianto o per l’attesa: il futuro che il ciclo dischiude è solo la ripetizione del passato (l’eterno ritorno) che il presente ribadisce, non vi è dunque nulla da attendere se non la ripetizione del passato. Crudeltà e dolore, sofferenza e patimento non sono così iscritti in uno scenario di colpa. Nel tempo escatologico, tipico del cristianesimo, viceversa, vi è l’attesa che tutto si compia ed assuma il proprio significato annunciato all’inizio dei tempi, e il dolore e la sofferenza sono inseriti nell’ambito di una promessa di redenzione, di salvazione. Il Cristianesimo frantuma la ciclicità della Natura rendendola lineare e inserendovi in essa la sensazione e la percezione del peccato, di cui il dolore (il male) è la sua giustificazione, il suo contrappasso.
Giobbe rappresenta la visione tragica della religione e della divinità. Dio è nascosto, non si mostra, non giustifica se stesso, tantomeno giustifica il dolore procurato. Dall’alto del cielo egli si limita ad osservare per prendere la parola non per giustificare le pene inferte alla sua creatura, ma solo per riaffermare la propria potenza, la propria sapienza che trascende qualsiasi possibilità di comprensione umana: <Dov’eri tu quando tracciavo i confini della terra??? Conosci i misteri dell’universo??? Come pensi di poter giudicare se non vedi più in là del tuo naso??? (questo lo aggiungo anch’io)>. La sua signoria si estende a qualsiasi cosa creata, il suo senso e significato – della potestà - sono insondabili e non conoscibili per l’occhio umano, solo alla fine dei tempi, così come promesso all’inizio dei tempi, si compirà il senso, il suo télos. In questo percorso, che racchiude l’inizio e la fine con all’interno l’intera esistenza del mondo, il peccato e il dolore assurgono ad evento occulto, che va ad inserirsi a pieno titolo nell’esistenza di ciascuno di noi, e rappresenta la giustificazione di se stesso, come manifestazione ed appalesarsi del peccato, in quanto sua censura o sanzione. Ma Giobbe, con la sua veemente replica rivolta agli amici, con la sua visione tragica della vita, nega e rifiuta la dottrina della retribuzione cui gli amici si fanno apologhi ed afferma con forza che il dolore è gratuito, non rappresenta la giusta punizione del peccatore, ma colpisce tanto l’uomo probo, quanto il peccatore. Nel dialogo, o monologo di Eliu, un pregevole intermezzo che è forse un’aggiunta successiva rispetto al corpus centrale, vi è un tentativo di giustificare il male esaltando il suo ruolo formativo nei confronti di chi mette alla prova. Ma anche questo sforzo è rifiutato da Giobbe: il male prostra non forma, non eleva, l’ascetismo, così come è stato rifiutato dal Buddha, così è rinnegato dal Giobbe della Bibbia. La visione tragica della vita è anche l’accettazione dell’intero corollario che la identifica: male e bene aggrovigliati insieme. Questo è il senso del Libro. Male e bene entrambi provengono da Dio e lo si osanni per ciascuna delle due cose… questo dice Giobbe alla moglie <stolta>, questo è anche l’uomo devoto che il Libro di Giobbe ci rassegna: proni al dolore…. Il Giobbe di Roth, a differenza di quello biblico, bestemmia, perché incarna in maniera più umana l’uomo e l’umanità. Rispondendo a Gisella76, mi preme solo ribadire che la visione di Cioran è appunta quella della tragedia, dell’apofasia ed afasia al cospetto del dolore e della vita. All’uomo non resta che accettarlo per come è, ed osannare e benedire la sua fonte, oppure ingiuriarla, maledirla. Cioran propende per la maledizione, Giobbe, invece, china il capo, ma con forza pretende una risposta, spezzando, alla fine, l’afasia di Dio. Egli, Cioran, non sospende il giudizio, lo accusa e lo maledice, ritenendo il dolore voluto e cagionato gratuitamente. Dio operò in e di sé una kenosi, spogliandosi di questa sua caratteristica, relegandola sulla terra ed attribuendola alla sua creazione… La vita ha un senso solo in un ambito escatologico, in uno scenario ciclico, come già detto sopra, non vi è senso, se non nel ritorno e nella riproposizione del passato, e non vi è colpa o peccato, perché il male, quindi il decadimento e la morte sono iscritti nel ciclo stesso della vita e funzionali al perpetuarsi di essa. Un saluto |