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07-09-2005, 16.18.28 | #73 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-05-2004
Messaggi: 2,012
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Citazione:
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07-09-2005, 16.53.04 | #74 | |
Utente bannato
Data registrazione: 03-06-2003
Messaggi: 58
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Non mi curo della claque, tantomeno di palafrenieri, giannizzeri, portatori d’acqua, paggi di corte, sfegatati tifosi, improvvidi mentori o discepoli sagaci, tutti assiepati sugli spalti della spiritualità. Non odo i giudizi moraleggianti altrui. Non seguo maestri ed ammaestramenti di sorta. Non vedo e non scruto dal buco della serratura i sentimenti di chi incontro per strada. Non impartisco lezioni a nessuno, non prendo lezioni da nessuno…. Il tempo della scuola e dell’ora di religione sono spirati. Non ambisco a sorrisini ipocriti. Mon mi preoccupano minimamente gli strali lanciati stando celati dietro il muretto a secco che delimita l’orticello così ‘S’apientemente e scipitamente zappato e coltivato da chi confonde gli erti percorsi, con comode discese. Non mi tange l’irriverenza altrui – so fare di peggio, se solo volessi -. Non cerco contraddittori con chi suona strumenti monocorde o con chi non è disposto al confronto, contrapponendo ad esso propri grugniti o giudizi gratuiti che non lasciano tracce. Non m’incanto all’oscillazione delle suadenti campane di una spiritualità mal attinta, mal letta, mal digerita che promana da una mente angusta e vomitata con superbia negli ancor più angusti meandri di forre e gore dissecate per causa di un sole che arde troppo, producendo luce che annebbia.
Per contro so discutere con chiunque sappia farlo con serenità e nel rispetto reciproco… Citazione:
Ti ringrazio per il consiglio… davvero gentile… hai solo voluto leggere in me quel che di parziale hanno trasmesso le mie parole. Ma esse non sono strumento di conoscenza interiore…. Tu vedi solo l’epidermide… ti assicuro, non vi è depressione… comunque grazie per l’interessamento… cercherò di seguire il tuo consiglio. Ti lascio poche righe che nella loro laconicità condensano l’essenza del dirsi fra umani. A te, se ti va, l’interpretazione… così come la senti. Sono di Giorgio Caproni. Dialogo mancato "Uno parla ed un altro tace. Ma chi parla prima ha taciuto. Il tacere è l'orizzonte del parlare: Parlare è tacere. Dunque una tace e l'altro pure." Ultima modifica di Estragone : 07-09-2005 alle ore 16.54.57. |
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07-09-2005, 17.29.05 | #75 | |
Sii cio' che Sei....
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 4,124
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Citazione:
Bellissimo....anche la poesia di Giorgio Caproni. |
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07-09-2005, 20.16.26 | #77 |
Sii cio' che Sei....
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 4,124
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I lamenti
"Il mare brucia le maschere" Il mare brucia le maschere, le incendia il fuoco del sale. Uomini pieni di maschere Avvampano sul litorale. Tu sola potrai resistere Nel rogo del Carnevale. Tu sola che senza maschere Nascondi l'arte d'esistere. Giorgio Caproni - |
08-09-2005, 08.26.42 | #78 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-07-2005
Messaggi: 464
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Citazione:
Qual'è per te il concetto di libertà??? Essere forse onnipotetenti e immortali? Ti dirò il mio concetto di libertà: consiste nel liberarsi da quelle catene di cui l'uomo stesso si è incatenato: tutto il male consiste nella lontananza da Dio. Non è Dio che è lontano, è l'uomo che escludendolo dal suo cuore e dal suo essere si esilia e si incatena da solo… e così si condanna… Perché se partiamo dal presupposto che Dio esiste, dovrebbe essere sottinteso che ci crediamo, se no il discorso non ha senso. Se il mondo fosse creato dal caso non ci sarebbe niente da discutere. In questo caso (scusa il bisticcio di parole) l'uomo che ruolo avrebbe rispetto al male??? Ma se crediamo in Dio, e ci fidiamo di lui (fede) il male e la morte non fanno più paura… partendo dal fatto che sono subentrati nel mondo dalla mancanza di fiducia in lui... Il male è assenza di bene. Un saluto |
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08-09-2005, 10.13.13 | #79 |
Utente bannato
Data registrazione: 03-06-2003
Messaggi: 58
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D’accordo, effettuiamo una virata a 90 gradi ed andiamo ad occupare con i nostri ragionamenti altre lande. Lande appena sfiorate con volo radente. Ora soffermiamoci qualche attimo in più
Mi domandi quale sia il mio concetto di libertà. Qualcosa l’ho accennato, ma forse è il caso di scendere un po’ più in profondità La libertà è un concetto, non uno stato dell’essere. E’ un archetipo concettuale ripieno di qualificazioni a cui tendiamo. Ma non esiste una vera assoluta libertà. <Gesù vi renderà liberi>. Parto da qui per non discostarmi troppo dal indirizzo cui dovrebbero tendere i thread in questa sezione del forum, più in là mi allontanerò pian piano. Conoscere Gesù dovrebbe significare conoscere la Verità. La verità dischiude alla conoscenza qualsiasi porta, un perfetto discernimento del bene e del male. Conoscere Gesù, quindi Dio, dovrebbe implicare la cognizione assoluta di ogni percorso che di Bene sia intriso e che al Bene ultimo conduca. La conoscenza di Gesù è anche una vita condotta in Gesù, sommo bene, somma verità, somma conoscenza. Impossibile dunque, per chi dovesse conoscere Gesù e sapientemente volesse anche seguirlo (mi domanderei perché no?), intraprendere azioni che si discostino dal Bene supremo. Così lasciano intendere le scritture, così lasciano intendere i Padri della Chiesa, così lasciano intendere i maggiori teologici della storia, ovviamente non quelli apofatici. Mi domando: se la libertà si concreta nella possibilità di scelta, se questa possibilità di scelta comporta, come sua essenza, la possibilità di optare fra due o più diverse opportunità, desumendo che in queste diverse opportunità vi sia una differente graduazione di bene e, assumendo come concetto di base il teorema di Agostino: < il male è assenza di Bene>, anche un conseguente diverso dosaggio di male, dovendosi effettuare comunque una scelta fra due o più opportunità, ne consegue che la conoscenza perfetta, quella di Dio, imporrebbe sempre e comunque la scelta più consona, quella in cui non vi è alcun male, ma solo bene. In caso contrario non si tratterebbe di una conoscenza perfetta di Dio (potrà mai essere? Alcuni, anche qui, troppi e con un eccesso di sicurezza, teorizzano di sì!). Penso così che la libertà sia unidirezionata dalla conoscenza di Dio. Due diversi soggetti, entrambi ‘in Dio’, al cospetto della medesima situazione di vita concreta, non di speculazione filosofica o teologica, dovrebbero sempre optare per la medesima strada, lasciando inoptate le altre intrise di male. Espandendo il concetto all’intera umanità, tutta ‘in Dio’, la strada che si parerebbe di fronte a noi sarebbe univoca, senza alcun’altra direttrice, senza alcun’altra possibilità che quella unica deprivata dal male. Insomma, un’omogeneizzazione totale. In questo ambito non vi sarebbe alcuna possibilità di scelta se non quella di intraprendere l’unica strada possibile, l’unica strada visibile agli occhi intrisi dell’immagine divina. In questo ambito non vi sarebbe alcuna libertà se non quella di trasgredire: trasgressione demoniaca. Quindi la libertà è, in questa ottica, solo trasgressione, diversamente non vi sarebbe libertà. Mi darai atto che in questa tediosa evenienza non vi sarebbe alcuna ragione che possa giustificare l’esistenza del variegato mondo che conosciamo oggi, così come non vi sarebbe alcunissima necessità dell’umanità, saremmo già tutti in Dio e tutti Dio, tutti in un’unica direttrice. Ma così non è! Non è possibile negare la finitudine dell’uomo: mai sarà onnipotente, mai sarà immortale, mai sarà perfetto, mai sarà Dio. Esistono due concetti assai affascinanti, spesso posti in antitesi: il caso e la necessità. Là dove vi è il caso non vi può essere la necessità. Sarebbero due fattori o forze confliggenti. Il caso sarebbe l’antitesi di Dio rappresentato dalla necessità. Operare una sintesi di queste due forze appare quantomai complesso, ma se tu provassi a vederle agire come all’interno di un enorme imbuto, forse il compito potrebbe essere agevolato. Sì, proprio così. Il caso agisce e dispiega la propria azione entro l’area delimitata dalle pareti dell’imbuto. Si muove disordinatamente, senza alcuna regola interna prefissata e senza che sia possibile opporgli una resistenza tale da incanalarlo compiutamente entro un binario pre-determinato o totalmente determinato da chi in esso si trova coinvolto. Ma tutto, l’intero processo che osservi (potresti pensare alla vita), pur nella sua intima indeterminatezza, rotola pian piano verso la strozzatura dell’imbuto che lo determina nel suo complesso, facendo in modo che in quella strettoia s’incanali e da essa passino solo le cose volute, utili e vantaggiose per la necessità che in definitiva lo informa, riempiendolo così di sue qualificazioni e caratteristiche: quelle e non altre. Ciò che non è coerente con detta necessità, determinata a priori, si disperde, evapora e non si compie… sono le ridondanze. L’area compresa fra le due pareti dell’imbuto è l’area d’influenza e d’azione del caso; le pareti che delimitano e danno forma all’imbuto contenitore e la strozzatura che incanala il caso, sono la necessità. Così il caso agisce liberamente e senza alcuna regola interna solo nell’ambito della propria area d’azione, ma sottostà alle regole esogene stabilite dalla necessità, perché dalla strozzatura passano solo gli elementi determinati e voluti dalla questa. Questo strano e particolarissimo paradigma, credo abbastanza coerente, lo potresti adattare sia alla metafisica o trascendenza, oppure, volendola espungere, utilizzarlo per un concetto di vita che prescinda da Dio. Credo possa funzionare in entrambi i casi. Ora se tu volessi provare a sospendere per un solo attimo qualsiasi connotazione metafisica, e attenerti esclusivamente a ciò che è riscontrabile in Natura, potresti ravvisare delle consonanze fra quanto io scrissi in precedenza in ordine alla libertà umana e quanto pedestremente riportato or ora. Le pareti dell’imbuto sarebbero rappresentate dal profondo di ciascuno di noi, dall’inconscio o anima, sarebbero quindi la necessità che coarta il caso; lo spazio entrostante e delimitato da dette pareti, sarebbe l’area d’azione nel cui ambito il caso, il nostro agire e le forze della Natura che interferiscono la nostra attività cosciente operano con indeterminatezza ed in assenza di regole interne determinate a priori, entro cui si dipana la grande matassa chiamata vita. Noi agiamo mossi dalla nostra volontà cosciente. Quando lo facciamo operiamo delle scelte che vanno ad intersecare e sono intersecate dalle scelte altrui, di chi ci vive affianco. Ma non solo. Sono fortemente interferite dalla casualità (un masso che cade all’improvviso determina una reazione), ed influenzate fortissimamente dall’azione della Natura. La nostra volontà cosciente è fortemente suggestionata ed ispirata anche da quanto staziona nel profondo di ciascuno di noi… dal nostro inconscio, dalla nostra anima. Il tutto, come un coagulo di cui non è nota la composizione e il corretto dosaggio, determina l’esperienza, determina la nostra vita. Per quello affermo che noi non viviamo la vita, ma è essa che vive noi, e la nostra libertà si concreta in quell’eterno oscillare o bordeggiare fra un limite e l’altro, fra un confine e l’altro, producendo questo nostro eterno vagolare fra forre e gore ove l’ombra sovrasta la luce. L’abnorme che è in ciascuno di noi è ciò che, in ultima analisi, determina il nostro moto oscillatorio. Che sia privo di senso o denso di significato, quindi necessario, non so, ma propenderei per la prima delle due ipotesi. Un saluto |
08-09-2005, 10.31.17 | #80 |
Perfettamente imperfetto
Data registrazione: 23-11-2003
Messaggi: 1,733
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Perfetta imperfezione
Come vedi é l’ imperfezione che da armonia all’universo.
Pensa un pò: se io non fossi stolto, tu non saresti saggio... se non ci fosse il duro, non sentiresti il tenero... vera fortuna i difetti: fanno lodare i pregi... tutto é così polare... I magici opposti dell’esistere danno terrore e meraviglia, calma regale e agitazione in luminoso fascino infinito per suo eterno mistero. Tutto cambia, trasformandosi in immenso gioco spettacoloso che solo così può essere ... nudo, ardente e vivo... necessario di complementi. Soltanto osservando questo nostro vivere, da un centro di fuoco sempre presente, si può amare e godere l’ incarnazione dovuta e che ci é dato avere, liberamente trascendendoci, pur immersi nel mondo, con piena e umana dignità. Solo la Coscienza intangibile, Una e onnipervadente é Perfetta. Ogni forma esposta all’essere è una temporale pennellata di vibrante e diverso colore che, come un passo di danza, trova valore, ludico senso, nella relazione interdipendente della sacra e intera scena di cosmica rappresentazione. Questa, per qualcuno, é Perfetta imperfezione. |