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24-12-2004, 13.34.40 | #62 |
Ospite pianeta Terra
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auguri
Un sereno Natale a Tutti voi
ed un augurio particolare ad Ivo che con cura e dedizione di questo spazio ci rende partecipi dei nostri giochi.. anche tempestosi, ma pur sempre con la voglia di condividere quella scintilla chiamata Amore! ciao... atisha |
26-12-2004, 19.08.10 | #63 | |
Ospite abituale
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ACCORATA-MENTE (1^ parte di 2)
Citazione:
Dimmi cosa ti accade, mia vitrea, marmorea e dotta Signora? Son certo che non te ne sei avveduta, ma un punto hai ceduto a mio pieno vantaggio. Un punto, di grazia, in questa amichevole disputa. Di quali certezze mi parli? Dovresti sapere, mia ghiaccia ed invitta Signora, che chi, come me, è immerso in questa realtà, unicamente abitata e percorsa da umani, certezze non ha… forse un’unica, quella che un giorno un’altra più ghiaccia e funerea Signora a prendere verrà le mie spoglie mortali… le uniche che io conosca. Mi parli dell’inutilità di proseguire questo acquitrinoso viaggio; d’accordo! Non sono persona che imponga con forza la propria presenza. Ma prima, ti prego, mia monocromatica e agrodolce Signora, siediti e ascolta cos’altro ho da dirti… ascolta col cuore, immergiti, fatti investire. Mi parli del valore dell’esperienza, eleggendola a vera unica Musa e Dea a cui prestare l’ascolto. Va bene, ci sto’. Anch’io ho qualcosa da dire, di cui farti partecipe. Ti parlo di un viaggio vissuto su un particolare crinale, che separa il ‘reale’, il quotidiano, dal vaporoso mondo del ‘surreale’. In cui i protagonisti vissero ciascuno su contrapposti versanti una storia di vita, un tratto della propria terrena ESPERIENZA. Una storia banale, in cui non è facile comprendere appieno chi in realtà visse immerso in una sua personale visione. Forse le storie saranno più d’una, ma questo è un commiato, saprai pazientare. Son storie reali, che del mondo e di tristi ESPERIENZE ormai fanno parte. La prima ti parla di due giovani amici, in gara fra loro a contendersi il cuore di una bella ragazza. Due amici che vissero gli anni più belli e più bui intorno alla fine degli anni ’70, confusi fra i tanti ragazzi di allora. L’uno, colui che oggi non scrive, era brillante, estroverso, allegro e giocoso, un centro d’attrazione per il gentil sesso; l’altro, colui che ti scrive, allegro ma un poco introverso… va da sé che il primo guadagnò subito la pool position nella conquista del cuore. Ma l’amicizia reggeva ugualmente e resse fintanto che l’amico brillante decise di spiegare le ali e provare a volare… e volò! Jonathan, lui fu. Si, carissima altera bella Signora incontrata per caso e per celia dentro un effimero mondo, lui ebbe volato davvero. Son certo che egli provò tutta l’ebbrezza soave del volo: la libertà di sentirsi leggero, lo sguardo elevato sulle cose del mondo scevro dal peso di essere umano… ecco, mia flebile donna, lui sì che divenne divino. Nella sua surreale allucinata realtà egli fu DIO. Un Dio che svanì al contatto col suolo, contatto che interruppe una vita e marchiò con indelebili segni, profonde macchie di DOLORE, la vita di altri, di color che lo raccolsero esanime stazionando sull’altro versante, quello del quotidiano non straordinario. Lui, il brillante ragazzo, visse però un’estasi mistica della durata di qualche istante… per quei pochi momenti egli divenne un Mistico da LSD. Già, proprio così, tale era allora il nome del ‘Motore immobile’, della ‘Causa prima’… allora, negli anni ’70, si era un po’ tutti ribelli, e questo suo esser ribelle portò l’Ateo da LSD ad essere simile ai nostri coevi Mistici del pejote o dell’Ego transpersonale. Quell’ESPERIENZA, la Musa o la Dea, da te assisa sul trono dell’unico ‘Verbo’, marchiò gli anni più belli e più bui di tanti ragazzi che volevano solo provare ESPERIENZE e non solo sentirle narrare. S’incise nel cuore; imparammo così che esisteva il DOLORE: quel graffio profondo che urla, quel macigno di cui tu, atarassica dolce Signora, mai più sentirai l’acre sapore e il suo morso. Il cuore della bella ragazza lo perdemmo entrambi, ma il fastidio fu cosa da poco. Poi un giorno, passati tantissimi anni – ti narro una storia recente – chi scrive conobbe, per gioco, una giovane donna: rabbiosa, furiosa, aveva le tenebre dentro al suo cuore. Chi scrive raccolse le lacrime, le sue confidenze, le sue paure, le sue commozioni e la usa dolorosa solitudine. Una donna violata nel corpo mai quanto lo fu graffiata ed ingiuriata nel cuore. Una donna perduta, un’anima spenta, col freddo marmoreo nel cuore. Una che ha ben conosciuto la violenza infoiata di luridi maschi, che le hanno tarpato le ali; una che ben saprebbe descriverti le variegate tonalità del nero, del buio e di come si possa brancolare fra le fredde tenebre di una notte nera, incupita da una luna ancora più nera (mi pare che vi sia qualcosa di suo – bellissimo – pubblicato in questo incredibile forum; se manifesterai interesse, ti precipiterò all’interno dei meandri di un’anima che soffre). Dicevo, luminescente, fatua e bella Signora, una giovane donna le cui più recenti emozioni erano scaturigine di copiose lacrime amare di chi osserva lo scorrer della vita degli altri attraverso i freddi vetri graffiati di una finestra serrata. Ebbene, io vissi l’epilogo, bello, commovente, di questo bellissimo triste romanzo; un epilogo a cui assistetti partecipe ed attonito spettatore. Ella, questa bella e dolce ragazza, conobbe, anzi ri-conobbe l’amore, quello di un uomo che seppe trasmutare alchImicamente emozioni ferali in tiepidi sogni reali. L’amore, mia solinga e fredda Signora, quel sublime sentimento che tanto tu hai in uggia; non certo il satori di un’allucinazione dovuta al pejote, all’autoesaltazione, o, ancora una volta, all’LSD. Il dolore, il terrore, il pianto non sono storie da elfi o da improbabili maghi che, distratti, osservano stelle o ricongiunzioni astronomiche…. Esistono, son qui, vivono una vita parallela alla nostra, e sovente, purtroppo, infidi e vigliacchi, la intersecano pure, incidendo sul cuore profonde ferite che solo chi, come te, mia bella Signora, vivente un’anestetizzata atarassica vita, non riesce più a scorgere, a cogliere, rinunciando anche, però, a quelle bellissime, calde, variopinte, polifoniche e dolci emozioni che son dell’incontro di anime il fiore più bello. Un giorno, sullo schermo della Tv, quel dolore, ferale signore, volle incrociare la vita di un giovane uomo, abitante della martoriata terra di Palestina. Il dolore di un uomo che raccolse l’esanime piccolo corpo del figlio. Un bimbo di circa 8 anni che aveva dipinto negli occhi il terrore di trovarsi (per Caso? Per Dio? Perché?) nel luogo sbagliato, al momento sbagliato. Che incrociò gli occhi di un giovane milite che aveva <… la divisa di un altro colore, ma il suo stesso identico umore…> (israeliano ancor più terrorizzato e rabbioso di lui). Quel bimbo sfuggiva proiettili veri, non Maya, fuggiva e piangeva con occhi reali che avevano dentro il terrore di vivere una storia non sua. Quegli occhi, mia stranita Signora, li ho impressi nel cuore… vi lessi sgomento, terrore, paura, bisogno di esser protetto. Protetto da chi? Da un padre oramai morto nell’anima? Da un Dio troppo impegnato e distratto a consolare chi piange i propri brufoli? Dall’Ego transpersonale? Guardavo quegli occhi e subito dopo mio figlio: la stessa identica età, ma due ben diverse espressioni dipinte sul volto. Ognuno ha il suo mondo, ognuno la propria timida ed incerta, o sicura ed invitta strada. Bene, questo è un commiato: stringiti forte alla tua, piena di fatua e solipsistica irridescenza, piena di Luce che abbaglia, che ti tiene discosta dagli altri e non ti permette di scorgere le variegate forme di vita; io, da parte mia, mi accoccolerò, tenendomi sempre più prossimo a quella che meglio conosco. Una strada più umana, percorsa da umani, affollata da umani straniti. Mi tengo immerso nel mio tiepido buio, appena rischiarato da belle emozioni partorite dal sorriso di belle e vitali ragazze, da urla di bimbi che giocano o piangono. Mi tengo ben stretto il calore di un corpo che si fonde col calore e colore di un’anima bella che sappia gioire, giocare, scherzare e, se le luride circostanze di questa putrida vita dovessero esigerlo, anche versare qualche stilla di caldo liquido dolce, amaro o salato, che io serberò dentro di me. Non rinuncio all’ansia del giorno incipiente, perché dentro quell’ansia c’è l’emozione di un incontro, di un’amicizia che nasce, di un amore che cresce, di un figlio che abbraccio o consolo… ci son dentro tantissime piccole cose che sono i tasselli magnifici di quell’ancor più splendente mosaico chiamato vita; ci sono dentro i mille cangianti colori di un arcobaleno; le ricche emozioni di una pentola di mille ricordi, mai satura, che potrà contenerne ancora degli altri. Ultima modifica di visechi : 26-12-2004 alle ore 19.20.18. |
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26-12-2004, 19.10.22 | #64 |
Ospite abituale
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ACCORATA-MENTE (2^ ed ultima parte---- commiato)
Ti lascio, mia piacevole amica, alla fredda tua atarassia, alla luminosa monocromia, alla tua insatura monofonia, al tuo indaco arcobaleno e ti mando un abbraccio sicero, ricco di affetto… m’immergo nei dubbi e nella ricca Follia di una vita da uomo… una vita oggi rosa, domani un po’ bigia, ma pregna di tante emozioni e di tante piccole o grandi strane esperienze dovute all’incontro con gente che umana, troppo umana, si sente.
Ciao Vittorio |
26-12-2004, 20.59.04 | #65 |
Ospite pianeta Terra
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Nessuna gara può un Cuore...
mia vitrea, marmorea e dotta Signora
mia ghiaccia ed invitta Signora mia monocromatica e agrodolce Signora carissima altera bella Signora mia flebile donna atarassica dolce Signora fatua e bella Signora mia bella Signora mia solinga e fredda Signora mia stranita Signora mia piacevole amica Divino Amico raccolgo gocce del tuo amore in un umile e tranquillo angolo del mio che fu per te un cuore... Mi lasci a compagna la tua sorte in mano a ghirlanda di un umano mondo interno al crepuscolo della triste e dolce musica che ancor tu chiami emozione.. Ma io sostengo gioie ed emozioni e soave musica in assenza di speranza ma nel color di separazione e gaia sofferenza.. Divino Amico raccolgo gocce del tuo vissuto che stesso fu mio e del mio che fu per me un cuore.. Ti lascio un'Ombra.. ed è il Tesoro del mio piacere e dolore che straordinario m'appare nel mio infinito Viaggio tra nebbia, nubi e Amore... Buon Anno... Ultima modifica di atisha : 26-12-2004 alle ore 21.02.18. |
26-12-2004, 21.46.16 | #66 |
Sii cio' che Sei....
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Vittorio voto 9+
Atisha voto 6 Buon anno a tutti p.s.: El Tercer Hombre - Il Terzo Uomo Invio questo poema (per ora accettiamo tale parola) al terzo uomo che s'incrocio' con me l'altra notte, non meno misterioso di quello di Aristotele. Il sabato uscii. La notte era piena di gente; ci fu certamente un terzo uomo, come ce ne fu un quarto ed un primo. Non so se ci guardammo; andava verso Paraguay, io verso Cordova. Forse lo hanno generato queste parole; non sapro mai il suo nome. So che c'e' un sapore che predilige. So che ha guardato lentamente la luna. Non e' impossibile che sia morto. Leggera' cio' che scrivo e non sapra' che mi rivolgo a lui. Nell'oscuro avvenire possiamo essere rivali e rispettarci o amici e volerci bene. Ho eseguito un gesto irreparabile, ho stabilito un legame. In questo mondo quotidiano, che somiglia tanto al libro delle Mille e Una Notte, non c'e' un solo gesto che non corra il rischio di essere un'operazione di magia, non c'e' un solo fatto che non possa essere il primo di una serie infinita. Mi domando che ombre getteranno questi oziosi versi. Jorge Louis Borges Ultima modifica di Yam : 26-12-2004 alle ore 21.56.06. |
27-12-2004, 10.53.16 | #67 | |
Sii cio' che Sei....
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Re: Nessuna gara può un Cuore...
Citazione:
Evoluzione Cosciente (Animus et Anima) Ati........ Vittorio: |
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27-12-2004, 13.46.36 | #68 |
Ospite pianeta Terra
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Yam.....
ho pescato una carta per Te (dai Tarocchi della Trasformazione di Osho):
carta 54....Mettere a Fuoco http://www.osho.com/magazine/tarot/p...ointedness.jpg Saraha e la Donna Forgiatrice di Frecce La mente è così astuta che si può nascondere sotto le fattezze del suo stesso opposto. Da indulgente può diventare ascetica, dall’essere materialista può diventare spirituale, dall’essere mondana può diventare trascendente. Ma la mente resta sempre una mente – che tu sia a favore di questo mondo o contro di esso, resti ingabbiato nella mente. Sia essere a favore che essere contro sono entrambi parte della mente. Quando la mente scompare, si dissolve in una consapevolezza priva di scelta. Quando smetti di scegliere, quando non sei a favore né contro… quello è fermarsi nel mezzo. Una scelta porta a sinistra, un estremo; l’altra porta a destra, un altro estremo. Se non scegli, sei esattamente nel mezzo. Quello è rilassamento, quello è riposo. Diventi privo di scelta, non sei più ossessionato, e in quello stato dell’essere, in quella consapevolezza libera da scelte, affiora un’intelligenza che si trovava in profondità, dormiente all’interno del tuo essere. Diventi una luce a te stesso. Saraha, il fondatore del Tantra, era figlio di un brahmano molto colto che viveva alla corte di Mahapala. Questo re era disposto a dargli in sposa sua figlia, ma Saraha volle rinunciare a tutto – volle diventare un sannyasin. Il re cercò di persuaderlo: Saraha era così bello e così intelligente e così aitante… ma lui fu irremovibile e gli dovette essere concesso di lasciare la reggia. Divenne un discepolo di Sri Kirti e la prima cosa che questi gli disse fu: “Lascia perdere i tuoi Veda e tutto ciò che hai imparato: sono tutte assurdità”. Fu difficile ma lui era pronto a mettere in gioco qualsiasi cosa. Passarono anni, e con il tempo riuscì a cancellare tutto ciò che aveva imparato. Divenne un grande meditatore. Un giorno, mentre meditava, Saraha ebbe una visione improvvisa: vide una donna sulla piazza del mercato, che sarebbe stata la sua vera maestra. Vi andò e vide questa donna, una giovane molto viva, che irradiava vitalità. Stava costruendo una freccia: non guardava né a destra né a sinistra, era totalmente assorbita dal suo lavoro. Immediatamente Saraha percepì qualcosa di straordinario in sua presenza, qualcosa che non aveva mai incontrato; qualcosa di eccezionalmente limpido, che scaturiva dalla fonte stessa della vita. La freccia era pronta, la donna chiuse un occhio e aprì l’altro, assumendo nello stesso tempo la posizione di chi mira, ma il bersaglio era invisibile… E accadde qualcosa, qualcosa di simile a una comunione. Saraha non si era mai sentito così. In quel momento gli fu chiaro il significato spirituale di ciò che la donna stava facendo. Non guardava né a destra né a sinistra – guardava semplicemente nel mezzo. Per la prima volta comprese ciò che il Buddha intende dire con “essere nel mezzo”: evita di oscillare. Puoi spostarti da sinistra a destra, da destra a sinistra, ma sarai come un pendolo in movimento. Essere nel mezzo significa che il pendolo rimane fermo, non ha alcuna oscillazione. In quel caso, l’orologio si ferma, il mondo si ferma. A quel punto il tempo non esiste più… esiste uno stato di assenza del tempo. Ne aveva sentito parlare molte volte da Sri Kirti; ne aveva letto, ci aveva pensato, aveva contemplato; ne aveva discusso con altri studiosi: essere nel mezzo è la cosa giusta da fare. Ma ora, per la prima volta, lo vedeva in azione. Quella donna non guardava né a destra né a sinistra… guardava semplicemente nel mezzo, la sua messa a fuoco era nel mezzo. Il punto mediano è il punto da cui accade la trascendenza. Pensaci, contempla, osservalo nella vita. Ultima modifica di atisha : 27-12-2004 alle ore 13.51.22. |
27-12-2004, 14.02.26 | #69 | |
ospite sporadico
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Citazione:
Il punto mediano è essere la vera individualità poi c'è il non mettere a fuoco niente... cioè mantenere aperta la visione sul Tutto che significa essere nel Tutto e poi c'è il mettere a fuoco un punto mantendo aperta la visione sul Tutto, questa è la vera Trascendenza. Ho scoperto che c'è un'altro modo di bilanciare il pendolo.... rimanere immobile nel centro significa essere morti... se ti piace di più la parola.... nel Nirvana.... grazie a tutti per quello che mi avete dato in quest'anno |
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27-12-2004, 14.26.07 | #70 |
Ospite pianeta Terra
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GiraSole...
ho pescato una carta per te.... http://www.osho.com/magazine/tarot/p...atefulness.jpg
29: Gratitudine Una Notte all’Addiaccio Nel momento in cui si è in grado di provare gratitudine sia per il dolore sia per il piacere, senza fare alcuna distinzione, senza scegliere minimamente, provando semplicemente gratitudine per qualsiasi cosa ci sia data… infatti, se ci viene data da Dio, dev’esserci una ragione. Può piacerci, può non piacerci, ma dev’essere qualcosa di necessario per la nostra crescita. Inverno ed estate sono entrambi necessari per la nostra crescita. Allorché questa idea sedimenta nel cuore, ogni istante della vita è colmo di gratitudine. Lascia che questa diventi la tua meditazione e la tua preghiera: ringrazia Dio a ogni istante – per le risate, per le lacrime, per ogni cosa. E in questo caso vedrai sorgere nel tuo cuore un silenzio che mai hai conosciuto in passato. Quella è beatitudine. È fondamentale accettare la vita per ciò che è. Accettandola, il desiderio scompare. Accettando la vita così com’è, le tensioni scompaiono, lo scontento e il disagio scompaiono; accettandola per ciò che è, ci si sente felici, senza ragione! Se la gioia ha una motivazione, non durerà a lungo. Quando la gioia è immotivata, dura per sempre. Accadde nella vita di una monaca Zen molto famosa. Si chiamava Rengetsu… pochissime donne hanno toccato la vetta suprema dello Zen. Rengetsu è una di loro. Durante un pellegrinaggio, giunse in un villaggio al tramonto e chiese alloggio per la notte, ma tutti gli abitanti le chiusero la porta in faccia. Erano contrari allo Zen: è così rivoluzionario, qualcosa di assolutamente ribelle, che è difficile accettarlo. Accettandolo, verrai trasformato; accettarlo vuol dire attraversare un fuoco e non poter mai più essere lo stesso di un tempo. Le persone tradizionaliste sono sempre state contrarie a tutto ciò che è vero nella religione. La tradizione somma in sé tutto ciò che nella religione è falso. Quindi, quelle persone dovevano essere buddhisti tradizionalisti, e non volevano che quella donna si fermasse nel loro villaggio; la scacciarono. Era una notte gelida e Rengetsu, ormai in età avanzata, si trovò affamata e senza un alloggio. Dovette sistemarsi alla meglio sotto un ciliegio, nei campi. Faceva veramente freddo, e non riuscì ad addormentarsi. Era anche pericoloso: si sentiva circondata da animali selvatici. Nel cuore della notte aprì gli occhi – il freddo era eccessivo – e vide, sotto il cielo notturno, i boccioli del ciliegio dischiudersi e sorridere alla luna che occhieggiava in cielo tra le nubi. Sopraffatta da quella bellezza, si alzò e si inchinò nella direzione del villaggio, dicendo: Grazie alla loro gentilezza nel rifiutarmi alloggio mi sono ritrovata avvolta da questa fioritura notturna mentre la luna occhieggia tra le nubi. Provò gratitudine. Con profonda riconoscenza ringraziò le persone che le avevano rifiutato un alloggio; altrimenti avrebbe dormito sotto un comune tetto e non avrebbe visto quella benedizione: quei boccioli di ciliegio, il loro sussurrare alla luna occhieggiante, il silenzio della notte, l’assoluto silenzio della notte. Rengetsu non è in collera, lo accetta. E non solo: lo accoglie a cuore sereno – prova gratitudine… Si diventa un Buddha nel momento in cui si accetta con gratitudine tutto ciò che la vita porta. ps...grazie per quello che mi hai dato...anche quest'anno. |