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22-12-2004, 00.10.28 | #42 | |
ospite sporadico
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Re: Evoluzione cosciente.
Citazione:
L'evoluzione degli animali è collettiva e inconsapevole. L'evoluzione umana è prima individuale e inconsapevole. e poi collettiva e consapevole |
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22-12-2004, 09.47.12 | #43 | |
Ospite abituale
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Re: sempre sull' Evoluzione Cosciente.
Citazione:
BREVE_MENTE Ciao, rieccomi qui, ho eletto te come mia interlocutrice ‘privilegiata’ (il privilegio che ti attribuisco lo metto fra apici per evidenziarlo, non certo per sminuirlo-> sono poi così presuntuosamente scostante?), per cui anche oggi dovrai sottostare al tormentone. Ho letto il magnifico pensiero di Osho… assolutamente originale, non c’è male, eleggerei Osho come il primo nella lunga ed inesausta graduatoria dei BanalMen, magari secondo, perché in quanto a banalità mi difendo molto bene anch’io… l’avrai notato, spero. Quel che dice Osho è più o meno quel che dicono da qualche anno psicologi, psicoanalisti, psicoterapeuti di tutto il mondo. Questi ultimi affermano quel che affermano circa i condizionamenti della mente senza eleggere sé stessi a Maestri di vita. Per rendersi conto di ciò sarebbe appena sufficiente aprire e sfogliare uno dei meravigliosi tantissimi testi di psicologia reperibili in una qualsiasi libreria della tua città (non storcere troppo il naso quando per caso te ne capita uno fra le mani, parlano anch’essi dell’Uomo)… solo che questi ultimi, gli studiosi della mente, non hanno l’insana pretesa di propinarci la chimerica fantasiosa illusione illusoria oniriscente (neologismo appena coniato che urterà i nervi a Mistico – deriva da onirico, sogno) di poter mai addivenire ad un completo controllo della nostra personalità. Mi pare di poter affermare, senza tema di smentita… nulla di nuovo sotto il sole. Ora perché secondo qualcuno non sarà mai possibile raggiungere questo livello di controllo? Mistero nel mistero della mente, un mistero che varrebbe la pena di sondare più approfonditamente, molto più appassionante di tanti quisquillianti misteri occulti che impegnano l’ego e la mente di tantissime persone. Già, pare che operare un controllo ottimale sulla propria personalità assorba molte energie, giacché le capacità attentive, quelle che spesso sono sintetizzate nell’abusato termine ‘consapevolezza’ (ho notato che conosci quel sito, non sarai per caso anche una frequentatrice della chat?), necessarie per operare in tal senso, assorbono energia, e pretendere di mantenere il controller personale sempre sul valicar della soglia dell’attenzione significherebbe anche sfinire mentalmente l’individuo, spossarlo e renderlo alquanto freddo… se mai ciò fosse possibile, grazie a Dio così non è. Non so se hai mai notato quanto siano irascibili i cosiddetti ‘Consapevoli’. Io sì, l’ho constatato più volte. Se un appena appena provocati (ahh, mi piace tanto provocare, oggi non ne ho voglia perché scrivo con nelle orecchie la magnifica musica di Keith Jarret che disincentiva il litigio) si lasciano tranquillamente andare a smadonnature piuttosto colorite, lasciando trasparire all’esterno la propria umanità (con tutti i propri limiti relazionali… che abbiamo tutti) facendo scolorire, così, la propria sicumera ed esaltando l’alterigia che spesso li contraddistingue. Ciao, da un non Consapevole, privo di Anima, Viaggiatore degli effimeri spazi virtuali, con la Mente Folle |
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22-12-2004, 10.02.23 | #44 | |
Utente bannato
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Re: Re: sempre sull' Evoluzione Cosciente.
Citazione:
Per poter parlare della mente, occorre conoscere la mente. Neanche gli spigologi, la conosco, pur tentando continuamente di "interpretarla", perchè ne sosptettano l'esistenza. La scienza, perchè oggi e con la scienza che si deve parlare, per parlare al mondo di queste cose, imparerà presto questa "cosa misteriosa" perchè c'è già chi può spiegare. E non a chiacchiere, ne pro, ne contro (anche le mie, chiaramente). Molti esseri l'hanno intuita, sanno che c'è e che va trascesa, ma non la conoscono e non la sanno spiegare. Nel passato, chi la conosceva, non lo poteva fare, non più di tanto. Oggi, è tutto diverso. Contenti? Questi si, che sono veri "doni". Ciao. Kannon |
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22-12-2004, 10.46.35 | #45 | |
Ospite pianeta Terra
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Prima parte...per Visechi
Citazione:
manca l'intenzione.... sì manca l'intenzione da parte tua a "comprendere" quel qualcosa in più... quindi non è mia intenzione rilasciare energia "mentale" "banale" per cercare di "convincerti" (vedi che virgoletto?) di un qualcosa che tu a priori per tua natura...sotterri. ma voglio ancora far porre attenzione a queste parole di un master di psicologia transpersonale...forse Lui riuscirà meglio nel mio intento..ossia farti comprendere cose banali e pensieri banali di gente banalmente risvegliata...che tu lo possa accettare o non... felice giornata E' importante chiarire il significato che si attribuisce alla parola "ego". Questa parola a causato maggior confusione particolarmente nei circoli transpersonali. ""Ego", " "razionalità"sono parole sporche nei circoli mistici, transpersonali e New Age, ma pochi ricercatori s'impegnano a definirle e quelli che lo fanno lo fanno in modo differente. Possiamo definire l'"ego" come ci piace, finché siamo chiari, ma la maggior parte degli scrittori New Age usa il termine in maniera molto vaga, a significare un senso del "sé separato" isolato dagli altri e dal terreno spirituale. Sfortunatamente questi scrittori non distinguono chiaramente gli stati pre-egoici con quelli che sono trans egoici e così metà delle loro raccomandazioni per la salvazione sono solo raccomandazioni su diversi modi di regredire. E questo allarma i ricercatori ortodossi. La loro conclusione generale è che, se tutti i veri stati spirituali sono oltre all'"ego", il che è abbastanza vero a prima vista, ma ogni descrizione che non è qualificata chiaramente confonde terribilmente. Per la maggior parte degli scrittori orientati psicanaliticamente, l'"ego" sta a significare - il processo di organizzare la psiche, - e, a questo riguardo molti ricercatori adesso preferiscono il termine più generale "self" "sé". L'ego o il sé come principio che da unità alla mente è uno schema d'organizzazione cruciale e fondamentale. Cercare di andare oltre all'"ego" significherebbe quindi non la trascendenza, ma il disastro. E così i teorici ortodossi sono profondamente perplessi su ciò che può significare "oltre all'ego" e su chi possa desiderare tale stato. Secondo questa definizione anche loro hanno delle buone ragioni. Ci ritorneremo tra un momento. Nella filosofia in generale la distinzione è fatta tra l'"io" empirico che è il sé sino al punto in cui può essere oggetto della consapevolezza e dell'introspezione, ed il "Puro Ego" (Ego trascendentale, Kant, Fichte, Husserl) che è pura soggettività (o il "sé che osserva", il "testimone") che non può mai essere osservato come oggetto. A questo riguardo il Puro "ego" il puro Sé, è virtualmente identico a ciò che gli Indù chiamano Atman (o il puro testimone che non può a sua volta aver testimoni, il puro osservatore che non è mai oggetto e contiene tutti gli oggetti in se stesso). Più oltre per certi filosofi come Fichte, questo puro "ego" è Uno con lo Spirito Assoluto, che è precisamente la formula Indù Atman = Brahman. Udire che lo spirito è descritto come puro ego confonde completamente gli entusiasti della New Age che sono generalmente inconsapevoli dell'uso storico del termine, e per chi vuole che "ego" significhi solamente il demonio, anche se di cuore abbracciano l'identica nozione (Atman = Brahman). Sono egualmente confusi quando qualcuno come Jack Engler, un teorico che studia l'interfaccia tra psichiatria e meditazione, afferma che la meditazione aumenta la forza dell'io (cosa che certamente fa perché la forza dell'io nel senso psichiatrico significa "capacità d'osservazione distaccata"), ma poiché quelli della New Age pensano che meditazione significhi oltre all'"ego" per loro ogni cosa che rafforza l'ego è semplicemente il diavolo e così la confusione si diffonde. "Ego" è il corrispondente latino di "io". Freud per esempio non usò la parola "ego", ma la parola tedesca "das Ich", o "l'io" che Stracy sfortunatamente tradusse in ego. Si mise in contrapposizione l'io con l'oggetto (ciò, it) che Freud chiamò "Es", che in tedesco sta per "ciò", e che ancora infelicemente fu tradotto in latino con "Id", un termine che Freud non usò mai. Infatti, il grande libro di Freud "l'ego e l'Id" era in realtà l'"Io" e l'"es" (it). Il punto di Freud era che la maggior parte della gente abbia un senso dell'io o di se stessa, ma che qualche volta, parti del loro stesso sé appaiono, estranee, alienate e separate da loro stessi, appaiono cioè esterne, per togliersi in questo modo la responsabilità per i propri stati (si dice: "L'ansia mi disturba", "il desiderio di mangiare è più forte di me" e così via).Quando parti dell'io sono divise e represse, esse appaiono come sintomi o come oggetti su cui non abbiamo controllo. Il fine basilare della terapia di Freud era quindi riunire l'io e l'es e così guarire la divisione tra loro. La sua più famosa frase riguardo al goal della terapia era "dov'era l'id ci sarà l'io" che attualmente potremmo mettere dove era l'oggetto (id) ci sarà l'io. Che uno sia freudiano o meno, questa è ancora la più accurata e succinta sintesi di tutte le forme di psicoterapia dello svelamento. E indica semplicemente un'espansione dell'io all'interno di una più alta e ampia identità che integra processi precedentemente alienati. (parte prima) |
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22-12-2004, 10.52.19 | #46 |
Ospite pianeta Terra
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parte seconda.. sempre per Visechi
Il termine ego può ovviamente essere usato in un gran numero di situazioni assai differenti, dalle più ampie alle più ristrette ed è necessario specificare di nuovo quale uso si intenda farne o altrimenti nasceranno interminabili discussioni che sono generate soltanto da una scelta semantica arbitraria.
Nel senso più ampio del termine "ego" significa "sé" o soggetto, e così quando Piaget parla delle prime fasi di sviluppo come "egocentriche" non indica che un "sé" o "ego" forte chiaramente differenziato, da una parte rispetto al mondo, egli vuol significare invece proprio l'opposto che il sé non è differenziato dal mondo, non c'è un io forte e così il mondo è trattato come un'estensione del sé "egocentricamente". Solo con l'emergere di un io forte e differenziato, (cosa che accade tra il 3 e 5 fulcro che culmina nel formale-operativo o da prospettive razionali) e solo con l'emergere dell'ego maturo che l'egocentrismo scompare. Le fasi pregoiche sono le più egocentriche. In effetti, è soltanto al livello del pensiero formale operativo (come vedremo fra poco) che un "ego" forte e differenziato emerge dal contesto in cui si trovava "fuso" in impulsi fisici del corpo, da ruoli sociali imposti dall'esterno; e questo di certo ciò cui si riferisce Habermas come identità dell'"ego": un completamente individuato e separato senso del sé. Per ripetere: l'"ego" così com'è usato dalla psicanalisi, Piaget, Habermas ed altri, è meno egocentrico dei suoi pregoici predecessori. Userò il termine in questo senso ristretto simile a Freud, Piaget, Habermas, e altri un razionale ed individuato senso di sé differenziato dal mondo esterno, (dai ruoli sociali e dal Superego) e dalla sua natura interiore (Id).In questo senso ci sono reami pregoici particolarmente gli arcaici e magici, dove il sé è poco differenziato dal mondo interno ed esterno e ci sono soltanto degli "ego-nuclei" come la mette la psicanalisi. Questi reami pregoici, per ripetere, sono i più egocentrici, perché il bambino non ha un forte ego egli pensa che il mondo senta quello che lui sente, voglia ciò che lui vuole, e che accetti ogni suo desiderio non separa il suo sé dagli altri e così li tratta come un'estensione di sé. L'"ego" incomincia più stabilmente ad emergere come persona nella fase mitica, come ruolo e finalmente emerge nello stato formale operativo, come un sé differenziato dall'ambiente pur nei suoi vari (ruoli - personae). Più alti sviluppi in più reami spirituali sono quindi definiti transegoici con la chiara comprensione che l'ego è stato negato (trasceso), ma anche preservato (come un funzionale sé agente nella realtà convenzionale). In questi alti stati io mi riferisco al Sé e non al puro "ego" perché questo confonde tutti, ma spiegherò in dettaglio procedendo. Questi tre grandi reami sono anche definiti in termini generali come subconsci (pre egoico) consci (egoico) e superconscio (transegoico); o come prepersonale, personale e transpersonale, o come prerazionale, razionale e transrazionale. Il fatto è che ad ognuno di questi livelli c'è una diminuzione d'egocentrismo man mano che uno si avvicina al puro Sé. Il massimo d'egocentrismo, come Piaget ha dimostrato, si manifesta nelle dissociazioni primarie o fisiche dove l'identità di sé è fisiocentrica (perché l'intero mondo materiale è assorbito nel senso del sé e non può essere considerato a parte da questa sensazione di sé). Questa fase autistica arcaica non è "uno con il mondo in gioia e beatitudine" come tanti romantici pensano, ma l'ingoiare il mondo in sé, il bambino è tutta bocca ed ogni altra cosa è soltanto cibo. Come l'identità si sposta dal livello fisiocentrico al livello biocentrico o egocentrico (fulcro due) c'è un diminuire del puro autismo e del "solo io!" ma un fiorire di narcisismo o d'egocentrismo emozionale, che Mahaler descrive anche come "vetta del narcisismo!" o altri anche "il mondo è l'ostrica delle grandiose fantasie onnipotenti dell'infanzia". L'emergere della mente concettuale operativa e un diminuire di questo egocentrismo emozionale, ma persiste un fulcro di magia egocentrica e geocentrica: il mondo esiste centrato sugli umani. L'emergere della mente concettuale operativa (fulcro 4) è il diminuire di questa visione magica egocentrica dove il sé è centrale al cosmo, ed è sostituita dall'etnocentrismo dove il proprio particolare gruppo, cultura, o razza è suprema. Allo stesso tempo questo permette l"inizio di quello che Piaget chiama il decentramento, stato in cui uno può decentrare o spostarsi da un lato tra l'egocentrismo della mente primitiva e prendere il ruolo di altro. E questo viene con l'offerta di un maggior decentramento e maggiore diminuzione del pensiero formale operativo in cui uno può assumere la prospettiva non solo degli altri del proprio gruppo, ma anche di altri in altri gruppi, mondocentico e non etnocentrico (che ha come centro il mondo e non la propria etnia). In altre parole ogni livello trascende il precedente ed è quindi meno egocentrico, meno catturato da una prospettiva ristretta, ma raggiunge sempre più un abbraccio di più profonde e più ampie occasioni. Il sé diventa sempre meno egocentrico quindi abbraccia più oloni ugualmente meritevoli di medesimo rispetto. Come vedremo quando seguiremo l'evoluzione nei domini transpersonali, questi sviluppi convergono nell'intuizione del divino come proprio vero sé comune a tutti gli uomini (infatti, per tutti gli esseri senzienti c'è un sé che è il grande punto Omega dell'intera serie di decrescenza d'egocentrismo, di decentrazione dal piccolo sé per realizzare il Sé, che è il Sé comune a tutti gli esseri). Ken Wilber - Eye of Spirit - ediz. Shambhala Tratto dal sito : http://www.rebirthing-italia.com/ mi piacerebbe che leggessi con dovuta attenzione senza preconcetti...in pulizia mentale..ci riuscirai? vorrei ricordare inoltre che gli stessi articoli sono già stati postati nelle pagine 9 e 10 del 3d "che cos'è l'ego"...ma aimè da nessuno commentate..come mai? questo mi fa riflettere su parecchie cose... Ciao! |
22-12-2004, 10.57.32 | #47 |
Utente bannato
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x tutti -Visechi (che è il soggetto)
Riporto quì il succo del ultimo canto di Visechi che, per chi non l'avesse ancora capito, vale la pena d'esser letto nell'ultima riga (max 2) dei suoi post:
"Ciao, da un non Consapevole, privo di Anima, Viaggiatore degli effimeri spazi virtuali, con la Mente Folle". Ora vi insegno Visechi: Il nostro amico è un opponente e come tutti gli opponenti usa dire cose vere dichiarandone l'opposto. L'interessante nel suo ultimo post sta nel fatto che ci racconta con grande semplicità che anche lui si ritiene un consapevole; "Ciao, da un non Consapevole...", e lo dice a noi... Perchè? Perchè qualcuno, quì, ha detto di esserlo ed è a lui che Visechi dice: "io sono come te, accettami!" (senza accetta, però, che fa male). Poi continua definendosi "privo di anima" e lo fa nel forum dedicato alla spiritualità rivolgendosi apparentemente solo ad un interlocutore (Atisha), quasi come se lo sussurrasse in un orecchio. Che succede quando qualcuno di fronte a tutti bisbiglia nell'orecchio di un altro? ...succede che tutti gli altri cercano di sentire chissà quali segreti... Perchè Visechi lo fa? ...desidera dirci qualcosa che venga da noi recepito, scoperto, e lui che lo rivela a suo modo: "anche io ho un'anima, un'anima fragile, luminosa, timida e ricca di ogni qualità. Llavatevi le mani prima di bussare alla porta del mio cuore, perchè troppe macchie ho dovuto ripulire con le mie lacrime". La confessione continua con "...Viaggiatore degli effimeri spazi virtuali...": viaggiatore=residente, effimeri=patria elettiva, spazi virtuali=patria elettiva (rinforzo). Ci sta dicendo che il mondo delle chat e dei forum è il suo ambiente elettivo, nel quale riesce a liberare sè stesso dalle costrizioni e limitazioni che il mondo reale lo costringe ad imporsi. Visechi ci manifesta la propria grande riconoscenza verso di noi, cittadini del libero paradiso, ci manifesta la sua gratitudine per averlo accolto, da maschera tra le maschere, a vero tra i veri. P.S. (dimenticavo... "...con la Mente Folle."= sano di mente e libero di spaziare senza peso e senza corpo, mente tra le mentine... ) Ultima modifica di Mistico : 22-12-2004 alle ore 11.06.47. |
22-12-2004, 11.27.38 | #48 |
Ospite pianeta Terra
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dolcetto..per concludere
L’Illuminazione permanente di cui parlano le tradizioni implica la purificazione, per così dire, (Wilber direbbe differenziazione, trascendenza e inclusione) del livello pre-personale e personale di tutte le linee e la loro trascendenza nella dimensione transpersonale. Ma per arrivare a questo c’è tutto un percorso, sadhana, dicono le tradizioni, svuotare i depositi inconsci, trascendere la mente e le sue identificazioni, consumare i desideri (chitta shuddhi, manonasha, vasanakshaya). I cammini spirituali sono molto più radicali delle psicoterapie perché non vedono il lavoro sul mentale/psichico come fine a se stesso, per eliminare i blocchi patologici che non ci permettono di vivere con una certa efficienza e tranquillità o di avere relazioni interpersonali soddisfacenti.
Il lavoro sul mentale e lo psichico è una tappa fondamentale per realizzare la nostra vera natura, per distruggere il velo dell’illusione che causa della nostra sofferenza. Quindi si lavora sugli impulsi, gli istinti, i desideri, le paure, tutte le impressioni emotive e le credenze mentali, i condizionamenti limitanti, ma quello che si persegue è la pura Coscienza, lo Spirito o il Vuoto, la Realtà da cui tutte le forme si manifestano; si tratta di trasformare il livello di coscienza e perché questo avvenga e sia duraturo bisogna che i livelli inferiori siano inclusi ma trascesi. Quando si hanno esperienze transpersonali spesso si prova, immediatamente dopo, uno stato di “inadeguatezza”, di “indegnità”. Molti mistici ne hanno scritto, il contatto con lo Spirito rende consapevoli in modo doloroso delle proprie impurità e di come, malgrado la “grazia” di cui siamo stati beneficiati, siamo “peccatori” (così si esprimono i santi cristiani). Questo appunto perché, anche se l’esperienza spirituale è sempre possibile ed è indipendente dal livello raggiunto dalle varie linee che compongono il nostra sistema psichico e possiamo realizzare in ogni momento Quello, la nostra Vera Natura, siamo anche immersi nel tempo-spazio, nell’evoluzione, nel dipanarsi della nostra storia personale e del nostro destino. chi ne volesse completare la lettura.... http://www.rebirthing-milano.it/spiritualita.htm |
22-12-2004, 11.30.39 | #49 | |
Ospite pianeta Terra
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Re: x tutti -Visechi (che è il soggetto)
Citazione:
quindi come la programmazione neuro linguistica insegna...negando si conferma... |
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22-12-2004, 11.38.49 | #50 |
Ospite pianeta Terra
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il suono di Una sola mano
Domanda: soggetto ed oggetto sono non duali?
K. W.: conosci il koan Zen "nel battere le mani quale è il suono di una sola mano?" Abbiamo di certo bisogno di due mani e questa è la struttura dell'esperienza tipica. Abbiamo un senso di noi stessi come un soggetto qui e del mondo come un oggetto là fuori. Abbiamo queste "due mani" dell'esperienza, il soggetto e l'oggetto. L'esperienza tipica è il battere insieme le due mani per provocare una vibrazione ed un suono. L'oggetto la fuori sbatte contro di me come soggetto, ed io ho l'esperienza, le due mani battono assieme ed emerge l'esperienza. E' così la tipica struttura dell'esperienza è come un pugno in faccia. Il se ordinario è il sé colpito, completamente colpito dall'universo "là fuori". Il sé ordinario è una serie di ferite e di cicatrici, il risultato delle due mani che battono una contro l'altra. Queste ferite sono chiamate "dukkha", sofferenza. Come Krishnamurti era solito dire: "Nella divisione tra osservatore ed osservato, giace tutta la miseria dell'umanità". Ma con lo stato non duale, improvvisamente, non ci sono due mani. Improvvisamente il soggetto e l'oggetto sono una sola mano. Improvvisamente non c'è più nulla fuori di te che possa colpirti, ferirti e tormentarti. Improvvisamente tu non "hai" più un'esperienza tu "sei" ogni esperienza che sorge, e così sei istantaneamente dissolto in tutto lo spazio e l'intero Cosmo è "una sola mano", una sola esperienza, una rappresentazione, un gesto della grande perfezione. Non c'è nulla fuori di te che tu possa volere o desiderare, ricercare o afferrare, la tua anima si espande sino agli angoli dell'universo ed abbraccia tutto con infinita delizia. Tu sei completamente "pieno", completamente saturato, tanto che i limiti del Cosmo esplodono e ti lasciano senza data e durata, tempo e luogo. Sei espanso nel Tutto come il Tutto - tu sei "l'auto-percepito Cosmo Radiante", tu sei l'universo di un solo sentire, ed il sentire è completamente infinito. E allora quale è il suono di una sola mano. Quale è la sensazione di quell'Unico sentire. Quando non c'è nulla all'infuori di te che possa toccarti, ferirti, spingerti o tirarti, - quale è il suono di quell'unico battere della mano? Vedi il sole sulle montagne? Senti la brezza fresca? Che cosa non è completamente ovvio? Chi non è già illuminato? Come diceva un maestro Zen: "Quando ho sentito il suono della campana, non c'era un io e una campana, solo il rintocco". Non c'è dualità né unione di due, nell'esperienza immediata! Non c'è fuori e dentro, non c'è né soggetto né oggetto, solo in sé stessa l'immediata consapevolezza, il suono di una sola mano. Così tu non sei qui, da questo lato della finestra trasparente, che guardi il Cosmo la fuori. La finestra trasparente è infranta, il tuo corpo-mente scomparso, sei libero dal confine per sempre, tu non sei più "dietro alla tua faccia" a guardare al Cosmo - tu semplicemente sei il Cosmo. Tu "sei" tutto ciò. Ed è per questo che tu puoi ingoiare il cosmo ed il flusso dei secoli, e nulla si muove affatto. Il suono di questa sola mano è il suono fatto dal Big Bang. E' il suono delle Supernova che esplodono nello spazio, il suono dell'usignolo che canta. E' il suono della cascata in una giornata chiara come il cristallo. E' il suono di tutto l'universo manifesto, e tu sei quel suono. Perché il tuo Volto Originario non è "qui dentro". Esso è la più pura Vuotezza o trasparenza di questa luccicante apparizione. Se il cosmo sta sorgendo tu sei quello. Se nulla sorge tu sei quello. In ogni caso tu sei quello. In ogni caso tu non sei qui dentro. La finestra è distrutta, la distanza tra soggetto ed oggetto se ne è andata. Non c'è dualità, doppiezza che si possa trovare in alcun luogo, il mondo non ti viene dato due volte, ma sempre una volta - e tu sei quello. Tu sei quell'unico sentire. Questo stato non è qualcosa che tu possa produrre. Questo stato non duale, questo stato di un solo sentire è la vera natura d'ogni esperienza prima che tu la divida in due. Questa Unità d'essere non è un'esperienza che produci attraverso uno sforzo, piuttosto è l'attuale condizione di tutte le esperienze prima che tu intervenga in qualche modo. Questo stato non condizionato è "precedente" allo sforzo, precedente all'aggrapparsi e precedente all'evitare qualunque cosa. E' il mondo reale prima che tu faccia qualcosa al riguardo, compreso lo sforzo di vederlo in modo non duale. Così tu non devi fare nulla di speciale alla consapevolezza o all'esperienza per renderla non duale. Essa viene fuori non duale, la sua vera natura è non duale e precedente a qualunque presa, sforzo e condizione. Se lo sforzo viene in essere, bene, se lo sforzo non viene in essere bene; in ogni caso c'è solo l'immediatezza di un solo sentire, precedente nello stesso modo allo sforzo e all'assenza di sforzo. Così definitivamente questo non è uno stato che in cui è difficile entrare, ma piuttosto uno stato che è impossibile evitare. E' sempre stato così. Non c'è mai stato un momento in cui tu non sperimentassi il solo sentire, è la sola realtà in ogni realtà. In un milione di miliardi d'anni non c'è stato un solo secondo in cui tu non sia stato consapevole di ciò, non c'è stato un solo secondo in cui non fossi di fronte al tuo Volto Originario come ad un soffio d'aria artica. Certamente noi abbiamo mentito spesso a noi stessi riguardo a questo, e siamo stati falsi nei confronti dell'universo di un solo Sentire, il suono primordiale del battere di una sola mano, il nostro Volto Originario. Le tradizioni non dualiste non aspirano a produrre questo stato, poiché ciò è impossibile, ma semplicemente a mostrartelo cosicché tu non possa più ignorarlo, e non menta più a te stesso su ciò che realmente sei. Lo stato primordiale è precedente, ma non differente dall'intero mondo di Forme dualistiche. In quello stato primordiale non c'è soggetto ed oggetto, non interiore ed esteriore non destra e sinistra. Tutte le dualità continuano a sorgere, ma sono solo realtà relative, non verità assolute o primordiali. L'esperienza primordiale è il rintocco della campana, non io e la campana, la mente ed il corpo, il soggetto e l'oggetto. Essi hanno una certo grado di realtà relativa, ma non sono, come avrebbe detto Eckhart, l'ultima parola. Quindi i dilemmi inerenti a quei dualismi relativi non possono essere risolti su un piano esso stesso relativo. Nulla che tu possa fare all'io o alla campana potrà renderli uno; puoi solo rilassarti nel "prima del rintocco", nell'immediatezza dell'esperienza stessa e, a quel punto, il dilemma non sorge. Non è risolto, si dissolve - e non riducendo il soggetto nell'oggetto o l'oggetto nel soggetto, ma riconoscendo il terreno primordiale nel quale ognuno non è che un parziale riflesso. http://www.rebirthing-italia.com |