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21-12-2004, 09.11.04 | #17 | |
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Re: Re: evoluzione cosciente...primo passo...
Citazione:
riscoprirsi... però perchè senza accettarci nella nostra interezza? spiritualità e fisicità? sembra quasi che una escluda l'altra... non comprendo... e trovo fittizio un equilibrio che nega a priori qualcosa di noi... |
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21-12-2004, 09.54.53 | #18 | |
iscrizione annullata
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Citazione:
ma cos'è? una gara? non è questo il senso che do io ad una riflessione e non riesco a seguirti su questi toni di dialogo... rilassati e non prendere tutto ciò che scrivo come rivolto a te... se ti devo dire qualcosa lo faccio, come con tutti gli altri... mi spiace sul serio che tu te ne faccia un problema fino a questo punto... |
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21-12-2004, 10.00.16 | #19 | ||||||
Ospite abituale
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Parte 1 di 2 (che nostalgia)
Citazione:
Allora, dopo una notte passata a pensarti, riprendiamo la chiacchiera, siamo amici, no? Che fanno due amici? Si parlano, tanto, tantissimo, io poi sono un gran chiacchierone… te ne sarai accorta. Ti sei sbagliata sul mio conto? Cioè? Che pensavi prima e che pensi adesso? Citazione:
Ahahah… lo dico io che sei grande, ne parlavo giusto ieri con il mio Ego, ovviamente mi davo ragione, che gusto ci sarebbe altrimenti a parlare con la parte migliore di se? Mi hanno definito ‘Pollo da Chat’, ‘Folle’, ‘Arcobaleno del verbo’, ma ti giuro che ‘Cabarettista universitario’ mai… universitario? Mai frequentate quelle spoglie aule, troppo impegnato a far casino… ai miei tempi. Per la tua Donna, ben felice, tranquilla, non te la porterò via, non so infliggere sofferenze all’anima altrui… sempre però ben disposto a conoscere le persone, ma attenta, sono un tipo strano. Citazione:
Citazione:
Ieri, al cellulare, mi sono scordato di raccontarti che, essendo un multinick (amo cambiare, anche se qui non è possibile), in un altro ambiente, sempre virtuale, utilizzo spessissimo il nick ‘Il_Folle’… che vorrà dire ciò? Non so, lascio a te l’interpretazione, ho notato che conosci tutto e tutti immediatamente, ahhh! Avessi io la tua arguzia. Che cos’è la Follia? Piccole e scarne considerazioni di un Folle (solo pensato per non essere completamente compiuto, come ben saggiamente – solo in questa circostanza – fai notare tu). Vedi, cara amica (chissà se t’infastidisce sentirti apostrofare in questo modo… fammi sapere, il mio numero di cellulare ormai lo conosci), credo che la Follia sia quel grano dell’essere, presente in ciascuno di noi, che travalica le regole, sia quelle endogene, che quelle esogene. Il pensiero Folle, sì, proprio il pensiero, giacché anche un Folle è produttore di materia impalpabile che induce all’azione, e una personalità la si giudica (tu ho visto che lo fai, anch’io) tanto per i pensieri che esprime, quanto per le azioni messe in campo proprio da quei pensieri, almeno in una buona misura; dicevo, il pensiero Folle, che in altra occasione, oramai datata, sempre qui, in questo mirabolante forum, definii ‘pensiero ribelle’ , è sempre rivoluzionario, perché plasma le regole. La Follia, mia cara amica (sei fidanzata con una donna? Parlaci di lei), è la variabile impazzita che impedisce la completa omologazione dell’essere, per sua Grazia – della Follia – si genera nell’uomo un pensiero che crea, che innova, che modifica l’esistente, plasmandolo e sovvertendolo. Mi riferisco, con tutta evidenza, al pensiero di tanti, tantissimi uomini e donne che, con la forza delle proprie idee, hanno gettato una nuova luce (RIVOLUZIONARIA) sul modo di osservare le discipline in cui si sono appassionatamente impegnati. Uomini, grazie ai quali, alle loro intuizioni, alla loro caparbietà e alla loro Follia il mondo è oggi diverso … leggermente migliore. La Follia è, secondo il mio modestissimo parere (proprio quello di un ‘cabarettista universitario’), la forza repulsiva all’omologazione, ed è l’elemento che maggiormente si contrappone alla possibilità d’inserire una qualsiasi personalità entro uno schema prefissato. Smonta, difatti, ogni paradigma, anche quello dell’eneagramma (anche se ancora non ho ben compreso cosa sia, ma sono pronto a scommetterci). E’ la reattività più genuina alle situazioni più disparate, perché inerisce all’intimo istintuale, non alla ratio. Dovevano essere scarne considerazioni, e scarne saranno… a te il prosieguo… tanto non risponderai perché hai sollevato la soglia di attenzione del tuo controller personale… ma potremo parlarne domani nel mentre che sorbiremo quel the che mi hai promesso ieri al cellulare. Ciao, cara amica Citazione:
Ora ti racconto, succintamente, cosa sono per me, cabarettista universitario (quanto mi piace questa definizione), cosa penso possano essere le emozioni… roba vecchia. Rappresentano un involucro impalpabile che avvolge la nostra materialità corporea. Sono dunque concreta astrattezza che accompagna e nutre la 'sostanza'. Sono concrete in virtù del loro innegabile potere coercitivo nei confronti dell'agire umano, e astratte perché non tangibili (incorporee) e non raffigurabili, se non facendo appello alla nostra capacità astrattiva. Nascono dall'interazione col mondo circostante e sono costituenti imprescindibili dell'essere, spesso anche predominanti. Sono condizionate e condizionanti; nel senso che si forgiano sulla scorta delle esperienze, del vissuto e, a loro volta, determinano l'agire dell'uomo. Sono parte integrante della nostra piattaforma culturale, pur nascendo dal 'substrato istintuale' di cui rappresentano una propaggine la cui estensione è da porre in dipendenza e in correlazione a ciascun individuo - donde deriva l'irripetibilità dell'essere, unico e non replicabile (auguriamoci vivamente che resti tale). Vivono e si nutrono del mondo circostante e dei rapporti relazionali che ciascun individuo sa crearsi. Sono pertanto da inquadrare in una visione dinamica e non statica. Più sono i rapporti, più si sviluppano. Il loro dimensionamento è in funzione anche dell'intensità e dalla pregnanza di questi rapporti. Le emozioni donano senso alle esperienze, giacché le viviamo sulla base delle sensazioni e delle commozioni che da questa interazione ricaviamo. Vivono in un rapporto simbiotico con gli istinti, in un continuo precario equilibrio (quando c'è). Sono generative delle sensazioni e delle esperienze, poiché un'esperienza è vuota e priva di 'significatività' in assenza di emozioni, allo stesso modo le sensazioni sono strettamente correlate alle emozioni e non sono rilevabili o registrabili in loro assenza. Citazione:
L'uomo è una strana e sapiente (quanto sapiente, dipende dall'individuo, dal Caso, dalle esperienze … in sintesi, dalla vita stessa) amalgama di pulsioni istintive, emozioni, sentimenti e raziocinio in perenne precario equilibrio. Ingredienti, questi, che concorrono, chi più chi meno, a costituire una miscela esplosiva. Spesso, troppo spesso, l'egemonia di uno di questi ingredienti cagiona dolore e sofferenza. Viceversa, la prevalenza d'altri fattori arricchisce e conforta. E' tale instabilità che determina l'incertezza del vivere. Tale amalgama è la forza vitale, l'energia, il 'soffio' che spinge e 'muove'; è l'essere stesso; per semplicità la definirei 'Fattore U' (U equivale ad Umano). E' una variabile indipendente che travalica qualsiasi regola; mai completamente omologabile e controllabile. Piuttosto restia a soggiacere a canoni predeterminati. Una forza spesso sopita, sulfurea, pronta ad accendersi e avvampare ogni qualvolta è opportunamente stimolata; rompe e spezza le catene e rende liberi … mentalmente e spiritualmente liberi. |
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21-12-2004, 10.02.26 | #20 | |
Ospite abituale
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Parte 2 di 2 (non lo faccio più... sono un bugiardo)
Citazione:
Parliamo, per esempio, della trasmutazione – affatto alchemica - della personalità. Esiste una magnifica poesia del Giusti – Sant’Ambrogio, se non erro (a dura vita, a dura disciplina, muti, derisi, solitari stanno) – e una straordinariamente espressiva canzone di De Andrè – la Guerra di Piero, senza dubbio – che descrivono meglio di tantissime dotte, esoteriche e misteriche parole quel che una misera mente Folle riesce ad intendere per trasmutazione della personalità. L’identificazione, cara alchemica signora, processo complesso, tutto assolutamente e fetidamente umano: colgo me stesso, presente a me stesso, e in quel momento riesco anche a cogliere il prossimo come una parte essenziale di me stesso. Questa è empatia, sapersi vestire coi panni degli altri. Cogliere l’intimo proprio, per poi domandarsi se la sofferenza, il pianto e l’uggia che mi appartengono, che mi sfiancano sono sensazioni o stati dell’essere che possono appartenere solo a me. Vedo un nemico, lo svesto della divisa, lo guardo negli occhi, e colgo ‘il mio stesso identico umore’, allora lo sento simile a me (anche se a Piero andò male, ma il processo d’identificazione ebbe un suo bellissimo sviluppo ugualmente, anche se privo di rifrangenza). Questa è la trasmutazione della coscienza, questa è la Luce Divina dell’uomo… null’altro…, non allineamenti planetari, non forze cosmiche che in simbiosi fra loro tarpano o spiegano ali utili solo per spiccare un volo onirico. Io parlo di uomini, di gente, di persone, non certo di ammassi di stelle, o di piombo trasmutato in nobile metallo. Parlo di cuori che si colgono simili. L’amore, dolce signora, è l’evento più grande e più bello che investe un uomo nel proprio cammino; ma sai, sappiamo, quanto gioia e quanta sofferenza si porta con sé. Cos’è quest’amore se non la sublimazione che noi animali coscienti e senzienti operiamo per dar corso alla vita. Infioriamo un po’ tutto con celestiali immagini fiorite e dorate, ma poi che ci resta se scordiamo che ci muoviamo fra tanti simili a noi, che il sangue ha sempre lo stesso identico viscoso colore? Inventiamo gli dei per essere savi e per lenire il dolore, ma il dolore, cara freschissima amica, è insito nella vita che noi siamo chiamati a rincorrere, e non troverai alcuna pietra filosofale che lo sappia bandire dalla faccia dell’astro che per forza, per celia o per caso abitiamo. L’unica ascesa che ci è consentita è quella che io, forse impropriamente, definisco ‘processo d’identificazione’. Ci si scopre animali che sentono il prossimo, che avvertono l’anima di chi gli sta’ affianco, che spesso la sfiorano o l’accarezzano. L’amore è imbellito perché siamo animali che creano cultura, vi vivono immersi e producono cultura, perché amiamo il bello e soggiacciamo spesso all’orrido, all’abnorme che è dentro ciascuno di noi. L’unico alchemico gioco che riesco a vedere è quello che porta alla creazione di una fittissima rete di relazioni fra umani, da cui potrebbe emergere la vera ‘anima mundi’, composta di tanti sentire, di tanti colori. Ma siamo umani; Atisha, essere umani significa non poter essere sempre presenti a sé stessi, significa avere insormontabili limiti che crescono al crescere del numero dei passi che facciamo nel percorso che compiamo, anche per caso, per consentire l’evaporazione del superfluo. Ma è questo superfluo, fatto di stelle, costellazioni, berretti da maghi, improbabili dei, gnostici irosi, mistici del pejote che imprigionano e tengono avvinghiati al terreno, che impediscono un placido volo o passaggio al di là della siepe che occlude alla vista quel magnifico Infinito fatto di umani. Non sei stanca d’inseguire chimere? Auff, sempre più prolisso, ma che bello chiacchierare con te… già t’amo… mi ami? |
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