ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
24-05-2013, 15.22.46 | #48 |
Moderatore
Data registrazione: 30-08-2012
Messaggi: 335
|
Riferimento: L' intangibilità dell' IO
z4nz4r0 ammetto che quanto da te scritto mi è di difficile comprensione.
Su una cosa mi trovi d' accordo, sul fatto che per esservi esperienza è necessaria la differenza, la diversità, in primis quella fra soggetto cosciente e oggetto esperito che tuttavia penso sia soltanto apparente perchè penso che tutte le differenze si risolvano nell' unità. Perchè vi sia esperienza è necessario che dall' unità emerga la diversità. |
25-05-2013, 13.39.13 | #49 | |||||||
weird dreams
Data registrazione: 22-05-2005
Messaggi: 483
|
'diversità paradigmatica' ed 'ermeneutica filosofica'
Citazione:
La diversità è irriducibile, è necessario ammetterla a priori. Direi che la diversità (parzialmente concepita) si specifica attraverso l'evoluzione oggettivandosi/distinguendosi in oggetti/soggetti. Pensa ad un albero filogenetico e immagina di percorrerlo dall'alto verso il basso in cerca di un fondamento. 'Diversità' è un concetto assolutamente originale/semplice/generale/astratto/vago dal quale deriva ogni altro concetto come sua specificazione. In questo modo, nel suo specificarsi, prende forma e si struttura/organizza in distinti sistemi concettuali/cognitivi/percettivi. Certo, 'diversità' è solo il termine che io ho scelto per riferirmi a questo concetto originale, ma non l'ho scelto a caso, l'ho scelto perché ritengo che si presti meglio di ogni altro a dare la più vaga indicazione. Puoi rileggere sostituendolo con 'unità' se ti è più familiare, ma nella mia esperienza quest'ultimo termine non si presta altrettanto bene e forse col tempo converrai con me. Citazione:
'Diversità/esperienza' è l'implicito e irriudicibile fondamento di qualsiasi cosa si voglia parlare, un postulato minimo, un concetto assolutamente semplice/generale che si specifica in ogni distinzione/oggettivazione. Ogni organismo o forma di complessità rappresenta un modo di distinguere/oggettivare diversità, ed è a sua volta una specificazione della stessa. Mi sembra che Aggressor ha già detto qualcosa di simile: la distinzione và di pari passo con l'esperienza e non può precederla. Tre anni fa, in una discussione affine a questa si è parlato del concetto di 'oggetto'. Il mio contributo si basava sull'osservazione che col termine 'oggetto' possiamo riferirci a qualsiasi nostra intuizione 'solida' o vaga. In particolare penso che ai fini di questa discussione possa avere una qualche utilità questo mio intervento: https://www.riflessioni.it/forum/filo...tml#post231538 Non porrei mai la questione in termini di 'cose tali di per sé' tra le quali c'è differenza. Parlerei invece di una diversità oggettivata in 'cose'. Solo la diversità* è tale di per sè, è auto-oggettivazione, auto-specificazione (auto-oggettivante-si, auto-specificante-si). Parzialmente concepita 'diversità' è il fondamento dell'evoluzione; quest'ultimo concetto ('evoluzione', che è già una primaria specificazione del concetto originale) rappresenta un nostro modo di intuirla (e, in quanto noi ne rappresentiamo un aspetto, infine è un modo in cui essa si mostra a sé stessa) e cioè come processo di auto-specificazione/auto-oggettivazione. *Diversità o differenza o... (insomma questo concetto assolutamente generale al quale ci riferiamo con così tanti sinonimi nel tentativo di indicarne diverse, appunto, 'dimensioni' e sfumature) Adattamento a che cosa? Adattamento alla diversità contestuale. Adattamento di che cosa? Adattamento di una specificazione della diversità stessa. Che cosa vuol dire adattamento? Vuol dire formazione in funzione del contesto. Possiamo andare avanti all'infinito nell'analisi concettuale, ma dobbiamo tenere presente di un fatto essenziale: la funzione dei termini è esclusivamente quella di evocare intuizioni; queste sono gli elementi della comunicazione: non si comunica altro. (Ora se applichi la tua attuale intuitiva pre-comprensione alla rilettura di questo argomento in maniera ricorsiva riuscirai ad ottenere una intuizione di volta in volta più fedele a quella vaga intuizione che cerco di condividere (comprenderai meglio)). Citazione:
Citazione:
'Struttura' è un termine che mi serve per riferirmi ad una organizzazione*. Puoi usare 'organizzazione' in luogo di 'struttura' se preferisci (come anche puoi in ogni caso sostituire 'esperienza' con 'diversità'). *Prevengo la tua prossima domanda: organizzazione di che cosa? Della diversità parzialmente concepita (la diversità intesa come soggetta a sé stessa). In luogo di 'specificazione' e 'organizzazione' puoi usare anche 'specificazione' o 'organismo' (quest'ultimo nel senso lato di 'forma di complessità' quale può essere anche un cristallo come qualsiasi cosa immaginabile, non c'è un limite minimo di complessità. Citazione:
Ma io non ho proposto di parlarne, il mio argomento era volto a mostrare l'inconsistenza di un dualismo metafisico fenomeno-noumeno. Ai miei occhi non sei riuscito ad invalidarlo. Puoi citare altri utenti scrivendo [ quote=nomeutente ] all'inizio di quello che vuoi citare e [ /quote ] alla fine (senza spazi), in questo modo i tuoi interventi saranno più comodi alla lettura |
|||||||
25-05-2013, 19.02.50 | #50 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
Messaggi: 1,234
|
Riferimento: 'diversità paradigmatica' ed 'ermeneutica filosofica'
Citazione:
Mi sembra ovvio che per pensare qualsiasi cosa, e dunque a maggior ragione per conoscere qualsiasi cosa sia necessario impiegare concetti i quali si definiscono relativamente gli uni agli altri, e dunque la diversità fra di essi è indispensabile al conoscere; e quindi anche inevitabilmente inerente a ciò che si conosce, intrinseca a tutto ciò che conosciamo: “Omnis determinatio est negatio” (Spinioza). Ma detto questo, sulla natura dell’ esperienza, del suo (eventuale) soggetto e dei suoi (eventuali) oggetti ne sappiamo come prima. Ciò che direttamente si può sapere è “contenuto di esperienza” (per conoscere la quale è ovviamente necessario operare distinzioni; nel pensiero conoscente, che è esso stesso un contenuto di esperienza) . Se vi sia anche oltre a ciò un soggetto e degli oggetti dell’ esperienza sensibile stessa può essere ipotizzato ma non direttamente constatato, né dimostrato: tutto ciò che accade potrebbe essere anche benissimo costituito dai soli contenuti fenomenici dell’ esperienza (se e quando questa accade), "punto e basta". Secondo me si può però facilmente dimostrare (anzi, rilevare che così é per definizione) che se un soggetto e degli oggetti dell’ esperienza fenomenica esistono (e se esistono anche mentre l’ esperienza fenomenica non è in atto, non si realizza; e se, almeno in parte, per quanto riguarda gli oggetti delle componenti materiali dell’ esperienza fenomenica stessa, si tratta delle "stesse cose" per tutti i soggetti, cioè sono intersoggettivi), allora essi (soggetto e oggetti dell' esperienza cosciente) non possono identificarsi con i suoi "contenuti fenomenici" (sarebbe autocontraddittorio affermarlo). Se esistono si tratta di “cose in sé" affini al noumeno kantiano, non affatto conoscibili al modo dei fenomeni o contenuti di esperienza. Dunque se ne può parlare in termini ipotetici ed estremamente vaghi; ammesso che siano reali se ne può dire ben poco (fra questo poco che se esistono si può loro attribuire la diversità dai fenomeni e, nel loro proprio ambito, fra soggetto ed oggetti delle sensazioni fenomeniche; ma non credo -per quel poco, o forse nulla, che ne ho capito- che sia quello che intendi tu circa la “diversità oggettivata in cose”, e l' “auto-oggettivazione, auto-specificazione” -?-). L’ affermazione che la logica classica (per quanto sia una raffinata costruzione concettuale) sia estranea alla scienza come alla filosofia (non: che filosofia e scienza impieghino oggigiorno strumenti di ragionamento e inferenza non limitati a quelli della logica classica, ovviamente) mi lascia semplicemente allibito (poco male, comunque!). Non vedo proprio che cosa importi la (ovvia) elevata complessità dell’ organizzazione dei viventi (che possono ragionevolmente essere considerati, senza poterlo dimostrare) dotati di coscienza più o meno sofisticata circa il problema della natura dell’ esperienza cosciente stessa e dei suoi eventuali soggetti ed oggetti. Che non sarei riuscito a convincerti non dubitavo affatto (e infatti l’ avevo già scritto in uno degli ultimi miei interventi). |
|