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07-07-2013, 19.00.00 | #202 | |||||||
Ospite abituale
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Riferimento: L' intangibilità dell' IO
Citazione:
Comunque mi pare che la domanda di jeangene sia legittima…ed anche è vero che c'è chi afferma con orgoglio: io sono fatto così!...e basta. Ma è solo questione di testardaggine! Invero io sono io, inconsciamente, anche già allo stato di ovocita appena fecondato, ma già umano in fieri. Oppure sono veramente io il primo giorno di scuola…felice o recalcitrante di entrare nella massima istituzione che, volente o nolente, farà di me un altro..anche se sono contrario. O sarò ancora io quando, a 20 o 30 anni, entrando nel mondo del lavoro, dovrò abbandonare ogni illusione...e, se sono fortunato, ne acquisirò altre di illusioni...magari più concrete…e così procedendo istante per istante sarò sempre io, intangibile eppur diverso, ancora sempre me stesso anche in momento di morte!? Eppure è un fatto, oltre ogni filosofia, che istante per istante pur sempre io, indagandomi, troverò in me stesso sempre diverse credenze, diverse certezze, incertezze, illusioni ..ecc… Pur sempre mantenendo quel senso di essere io che la foto della carta di identità, in cui manco mi riconosco, mi dice di essere. Ecco vorrei sapere (e forse anche jaeangene) come sia possibile trovare in questo incostante io.. che le relazioni sociali , esperienziali, ecc.. sempre nuovo e diverso mi consegnano… come poter trovare , dicevo, sempre il medesimo immarcescibile riferimento del giusto, dell’etico, del sempre saper dirimere, in coscienza, il bene dal male?...e che solo in questo lo trovo! Il consiglio profondo della filosofia sembra essere: quando sei incerto…di fronte al baratro, cerca nel tuo più profondo io e la coscienza ti darà consiglio…ti indicherà la strada…ti preserverà dal cadere! In conclusone vale sempre il motto iscritto sul tempio dell’Oracolo di Delfi: “Nosce te ipsum!”...cioè…”conosci te stesso e conoscerai l’universo e gli dei!” Ma, invero, dubito molto che così sia!...occorre molto di più anche perché il “se stesso” non esiste: in ogni istante l’uomo non è…ma diventa! Biologicamente, psichicamente e intellettualmente…diventa...me glio o peggio non saprei, ma inevitabilmnte diventa!...come ogni vivente…del resto. Infatti oggi e da tempo, ci siamo accorti che questo “te ipsum” pare in continuo subbuglio e spesso anche in contrasto con il “te ipsum” del precedente attimo...per cui il dirimere, pur con onesta coscienza, il bene dal male, pare farsi complesso sempre più…con risultanze spesso contrastanti da individuo a individuo, da clan a clan, da movimento a movimento, da partito a partito, ecc.. Direi. in sostanza, che se la filosofia, oltre al semplice consiglio imperativo “nosce te ipsum!”, non ci fornisce anche un sistema operativo del come “nosce”... il nostro orientamento fallisce già proprio dall’origine ove un “me stesso” un “intangibile io” mi appare indefinibile! Citazione:
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Giusto l’accettarsi...ma non è che significhi tanto…direi che non è l’accettarsi che conta, ma il farsi e il diventare! Bisognerebbe, infatti, dedicarsi a perseguire il meglio: cioè possiamo e dobbiamo sempre essere meglio nel nostro esistere ed operare…per quanto possimo. Quindi un accettarsi pieno è un po’ problematico…forse, anzi, cotroproducente:...qualcosa di insoddisfacente deve pur restare...se dobbiamo essere sempre meglio! E’ chiaro comunque che il modo d’essere di ciascuno non è la risultanza solo della finestra temporale 15/60 anni… cosa che già in sè sarebbe complessa. Siamo, in realtà, e globalmente la risultanza del nostro essere genetico (DNA, genoma, ecc…) ove sono codificati i DNA parentali e, oltre, le traversie della specie che si ripercuotono su di noi…sul nostro essere biologico e psichico con la registrazione delle esperienze intervenute, sofferte e godute certo nelle nostra vita, ma anche nella intera storia del vivente. All’essere genetico si sono associate e si associano a definirci, le acquisizioni attive e passive cui concorre l’ambiente, l’interrelazione sociale, il nostro voler essere... con reciproci condizionamenti e imprinting culturali e comportamentali, ecc… Quindi la cosa è complessa assai: il “nosce te ipsum”...rischierebbe di “andare a pallino”…se ci fermassimo lì! …. Occorre invece un superare, procedendo con impegno alla conoscenza del complesso e globale universo…rispetto a cui migliorrare e la conoscenza di noi stessi (del resto approssimata) è piccola cosa: e, oltretutto, è solo un mezzo, non il fine. Citazione:
Direi che è solo per eventuale illusione emotiva che l’attimo supposto attuale può apparire illusoriamente eterno. Il momento presente infatti non esiste in concreto: esso è solo l’invisibile linea immaginata a separare il passato dal futuro! …Una specie di illusoria linea dell’orizzonte che separa il mare dal cielo..ma che, in effetti, non c’è! Nel momento che inizio a dire “presente”, infatti,...il presente già è passato…ed il successivo infinitesimo istante che arriva… già mi pone nel futuro…per cui nel presente…l’impercettibile istante ed io stesso, non esistiamo …possiamo solo diventare futuro! Altro che eternità! In conclusione nemmeno il “nosce te ipsum” esiste. Possiamo osservarlo nel soggettivo ricordo o estrapolarlo come possibile e probabile stato futuro. Citazione:
D’altra parte il tempo passa proprio perchè mutiamo…fin negli atomi: parlare di un unico ed eterno momento presente è un controsenso…contrastante la realtà (le leggi) dell’universo…negante l’essenza del non essere. Citazione:
In realtà accettiamo in qualche modo, o anche non accettiamo, ciò che ci consegna il passato…insieme con progetti e aspirazioni che estrapoliamo per il futuro. Citazione:
Per andarci leggeri, tuttavia, direi che la sua presenza è problematica…praticamente indefinibile. Rimando alla varie teorie relative allo spazio-tempo. Ne consegue che anche la nostra essenza è problematica… e tanto più è problematica se pretendiamo di definirla “eterna”. Direi anzi che proprio per mancanza di eternità non si possa parlare di essenza: che significato avrebbe una essenza…continuamente mutevole? L’essenza è roba da antica filosofia…da teologia…quando ancora si credeva nelle costanza delle entità del creato…eterne ed immutabili essenze Oggi il tempo scorre per tutto…ma scorre diversamente per ogni entità di diversa marcescibilità. Anzi, mi sovviene, che per un diamante, ad esempio, il tempo sembra scorrere meno: per esso il tempo è apparentemente eterno! Solo “Apparentemente” però… poichè l’atomo di carbonio è intrinsecamente mutevole nell’orbitare dei suoi elettroni…quindi, ad ogni successivo istante, un diamante è intrinsecamente diverso…anche se una tale diversità non la rileviamo. Il tempo poi, in questo universo, non scorre affatto per le tre particelle atomiche formatisi nel Big-Bang 14 miliardi di anni fa e non più mutate: il protone, il neutrone, l’elettrone. Comunque mi pare che oggi sia rimasta la denominazione di “essenza” solo nel caso dei profumi…ove così si denomina, con relativo nome, il condensato di ogni diverso profumo! ... l’essenza della violetta, l’essenza di rose, l’essenza di fior d’arancio (il Neroli), ecc…. |
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08-07-2013, 23.01.59 | #203 | |||||||||||
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Riferimento: L' intangibilità dell' IO
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E non è forse anche l'impressione che i tuoi ricordi e le tue aspettative siano mutati qualcosa che è sempre adesso, in questo solo e preciso istante, questo Adesso che non avrà mai, né mai ha avuto altro istante? Citazione:
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Sono, dunque non potranno mai non essere più o non essere stati, pure il sogno che viene subito dimenticato al risveglio o il vago sentore di un profumo Ciò che è , è per sempre, non solo un diamante, quello è un trucco pubblicitario. L'eternità complete agli essenti in quanto tali, a eterno dispetto di chi vuole assurdamente farli diventare qualcos'altro per sentirsi gratificato di tanta egoistica quanto folle potenza. |
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11-07-2013, 18.37.07 | #204 | |||||||
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Riferimento: L' intangibilità dell' IO
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Con tutto rispetto.. detta così sa tanto di new age della quale non amo nemmeno a musica.. [Se] quell’essenza siamo allora creiamo e tutto il resto. Non l’apparenza crea, beninteso. Citazione:
Penso che si fa un discorso di questo calibro la precisione assoluta ed il silenzio talvolta siano indispensabili. Citazione:
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Non è per gratuita polemica, mi spiace che in certo senso ti autolimiti visto la volontà introspettiva e la serietà nella tua messa in gioco.. e per altro non sono nemmeno affari miei.. Avendo partecipato a queste discussioni da anni talvolta sento di non restare a guardare. Citazione:
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Per tanto credersi esecutori di un fato o fato-essenza è per me follia pura. Altro è consapevolezza priva di deliri di onnipotenza in campo errato. Citazione:
L’essenza è. Punto. : Non diciamo nulla ma non diamo nemmeno formule a colabrodo. Pur comprendendo le tue buone intenzioni (così le reputo) non condivido le semplificazioni che spesso come tali portano falle gigantesche. “per come nell’eterno adesso” è già tutto un affermare senza nulla chiarire, poiché ‘eterno’ e ‘tempo’ sono linguaggio appartenente ad una ben precisa visione di sé e delle cose e per nulla profonda appartenendo al linguaggio di rappresentazione di una cultura che riconosce il tempo e l’eternità come realtà e concetti comprensibili, quando nella migliore delle ipotesi sono concetti parziali, filtrati ed utili a malapena per discernere il cartello di una casa in vendita da quello tenuto in mano dal vigile all’incrocio. Ciao. p.s: non sono facista. Amo la divulgazione scientifica ad un certo livello e vomito, pur cercando di comprendere i miei simili, quando l’informazione (scientifica o filosofica intimista)* diventa nella grande apertura tirannia di spazi ben chiusi. * a tal proposito ‘mi’ chiedo come possa mai una filosofia non essere intimista! |
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13-07-2013, 10.24.18 | #205 | |||||
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Riferimento: L' intangibilità dell' IO
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Cosa sono il passato e il futuro se non immagini di questo costante presente a cui la mente dà questo senso per rappresentarsi come narrazione che pur tuttavia è sempre e solo adesso? Spero che si intenda il senso ontologico e perfettamente fenomenologico (non banalmente New Age) della posizione. Citazione:
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La coscienza è la nostra natura, per cui in essenza ogni cultura è per l'uomo natura (e viceversa), proprio come un seme germina e fiorisce, l'uomo è originariamente cosciente e attraverso questa coscienza per naturale necessità dà rappresentazioni e chiama queste rappresentazioni cultura. Citazione:
Citazione:
Ciao. |
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18-07-2013, 08.05.58 | #206 | ||||
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Riferimento: L' intangibilità dell' IO
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Dove siamo? Chi, siamo? Non è forse la medesima questione? Dove francamente non lo so. Chi francamente non ho parole per comunicare. Per te sono queste parole. Come tu per me. Dirti altro sarebbe come soffocare me e te.. Suona male, ma preferisco questo stridere a parole che non si avvicinano minimamente per me a rappresentare me né la cosiddetta “realtà fuori”.. Citazione:
Ciò che tu affermi essere ontologicamente non è che un pensiero intorno all’essere, essere che individui –per quanto mi pare di comprendere dalle tue parole- nella forma dell’universo e degli esseri animali e delle cose che lo rappresentano. Mentre per me già faccio fatica a chiamarlo essere.. in più non lo intendo certo rappresentato dall’insieme universo ed esseri, avendo ripetuto più volte il mio pensiero secondo il quale universo ed esseri non sono che visioni parziali della nostra esperienza e forse abbiamo già un gran da fare ad individuarla questa nostra esperienza.. altro che fermarla in dato di fatto chiamato universo ed essere.. Mi dispiace non avere grandi risposte.. Per ora mi accontento di cercare delle risposte al cammino di questa esperienza per renderlo più armonico e trasparente possibile senza privarlo di spazio attraverso formule che non ho.. Mi pare sia già un lavoro abbastanza consistente quello di cercare di mettere a frutto quanta più luce di ragione possibile nell’esaminare il mio sentire e l’esperienza del vivere che sperimentiamo.. Per me l’universo ed il tempo, spazio compreso non restano che parametri funzionali ad una determinata gamma sensoriale e non rappresentano almeno per me la realtà dell’esperienza alla quale francamente non saprei dare uno spazio, un tempo, tanto meno un luogo, se non strettamente funzionale al nostro interagire dialettico per nulla verosimile rispetto a ciò che tentiamo di andare delineando. Reputo l’universo, il tempo e lo spazio per ciò che all’unanimità riteniamo rappresentare, parametri a definire qualcosa che francamente da un determinato livello di indagine in poi sfugge ad una autentica e verosimile comprensione che non sia quella accademica. Sento che sperimento qualcosa e cerco di prestare più ascolto che posso a ciò che accade ma dire che accada dove e quando proprio non me la sentirei. Ho poche certezze e fra queste quella di tenere il campo sgombrato dai preconcetti quando e quanto ci riesco.. compreso il pre-concetto che questo sentire sia lacunoso quanto i parametri spazio temporali.. Certo non ho molte definizioni certezze.. spero in questo modo che se qualcosa di verosimile debba emergere emergerà con minore difficoltà.. Per me i pensieri e le parole per esprimerli non sono che simboli e metafore, utili spero a fare maggior spazio all’ascolto di quanto sperimento.. O perlomeno, quando mi avvicino a discorrere intorno all’ Essere cerco di lasciare fuori il linguaggio di quel discernere tanto utile in altri campi, dell’etica e dei rapporti umani.. Di questi ultimi discorro con maggiore piacere e facilità essendo quei parametri limitati maggiormente utili seppure nemmeno qui troppo esaustivi.. Citazione:
Sì, è quello che sto cercando di comunicare.. Citazione:
Mentre questo di definire e delineare è per me fuori dalla portata di quell’ascolto che perseguo.. Mi accontento di cercare di acquistare maggiore coscienza introspettiva possibile avendo una sorta di fiducia sul fatto che ciò che ci appartiene prima o poi emergerà (se non ci soffochiamo prima di immagini definite).. e spero lo faccia con "le sue" di parole e non con le parole di questo linguaggio comunque apparente del quale mi servo per consegnare spazi ed entità più o meno finite.. Non avrò mai un gran futuro come scrittrice di metafisica.. Ciao.. |
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18-07-2013, 15.40.06 | #207 | |
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Ogni discorso che facciamo è rappresentazione, non può cogliere l'essenza, ma fingerla e le parole (tutte le parole e soprattutto le più precise e oggettive) sono strumenti di finzione, come i pennelli o le spatole del pittore, ma questo non è un buon motivo per non usarle e tacere, anzi è solo la finzione che riesce ad alludere al vero. Per tale motivo, da allusione ad allusione, nessun discorso che miri al vero potrà mai apparire davvero terminato. |
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19-07-2013, 11.09.20 | #208 |
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Riferimento: L' intangibilità dell' IO
Il linguaggio, queste parole, questi simboli, sono per noi fondamentali.
Il linguaggio non è semplicemente un mezzo di comunicazione. Mi ha sorpreso realizzare che noi pensiamo a parole perchè questo significa che i pensieri non vengono prima elaborati e poi tradotti in linguaggio per essere comunicati, ma nascono sotto forma di linguaggio, si elaborano sotto forma di linguaggio e naturalmente si comunicano sotto forma di linguaggio. Questa piccola parentesi solo per evidenziare che noi non siamo queste parole, ma ne siamo profondamente legati. |
22-07-2013, 15.20.24 | #209 | ||
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Riferimento: L' intangibilità dell' IO
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Mi sorprende leggere che il pensare avvenga tramite le parole.. Per ciò che mi riguarda il mio di pensare si svolge attraverso immagini e simboli mentre la parola entra in un secondo tempo nell’esigenza di consegnare la riflessione al mondo assodato del linguaggio, mezzo base di comunicazione concettuale. Il nostro essere legati alle parole è molto sottile: lo siamo nella misura in cui queste parole condizionano il nostro immaginario e non viceversa (come sarebbe dal mio punto di vista maggiormente produttivo). Citazione:
Ci sono discorsi che possono giungere a coglierla la cosiddetta essenza seppure sia di gran lunga più facile fingerla e tale finzione essere portata in seno alla rappresentazione cristallizzandola sino a celarla dall’interno.. L’intangibilità dell’io è in un certo senso misura di tale difficoltà dell’essere a venire colto, tanto più nel dipanarsi di un linguaggio spesso fin troppo rigido ed osservante dinamiche più utili a discriminare un io psichico che a individuarne la radice che sfugge al limite discriminante di un linguaggio procedente unicamente per contrasti.. Il coglierlo allora non è più lavoro di individuazione diretta quanto di un processo di coscienza atto a perseguire una sorta di spogliazione da contenuti apparenti giungendo così al fulcro di una realtà le cui nostre percezioni (vestite di esperienza) non ne sono che una sorta di riflesso o per meglio dire la modalità attraverso cui possiamo farne esperienza sensoriale. Non posso dire cosa l’essere sia ma al massimo come questo essere si presenti a questi sensi, e lo posso fare, a mio avviso, attraverso un percorso di individuazione indiretta che passa attraverso le differenti fasi discriminanti di conoscenza del mio immaginario mentale, immaginario mentale che forma la mia coscienza quindi la mia capacità acquisita di conoscere, l’immagine concetto di me, di mondo, di universo, di sensi, di concetto, di linguaggio, di percezione. Ciò che al di sotto di questo esame si evidenzia resta ed è proprio la capacità di conoscere, colorata, vestita di tutte le esperienze e le discriminazioni attraverso le quali il nostro immaginario procede, la "mente chiara" direbbero i buddisti o con le parole degli advaitini ‘Ciò attraverso cui ogni realtà è' * * [ “Ciò attraverso cui gli occhi vedono, le orecchie odono.. Questo è il Brahman” ] |
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23-07-2013, 08.03.36 | #210 | |
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Riferimento: L' intangibilità dell' IO
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Cosa intendi con simboli? Io solitamente penso immagini sensoriali (immagini, suoni, sensazioni varie) e parole. Certo, le parole evocano concetti, significati, ma io non sono in grado di elaborare, di ragionare su questi concetti, su questi significati, senza usare le parole che li evocano. Quando penso, quando ragiono, parlo a me stesso come se parlassi ad un altra persona. Penso sia normale. |
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