ATTENZIONE Forum in modalità solo lettura Nuovo forum di Riflessioni.it >>> LOGOS |
16-06-2013, 11.26.49 | #133 | |
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
|
Riferimento: L' intangibilità dell' IO
Citazione:
E' interessante notare come la necessità dell'Essere che si ritrae per consentire a un io di apparire come libera volontà realizzativa possa fare apparire questa libera volontà come inevitabile necessità di autorealizzazione. La rappresentazione in questi termini dell'agire prende evidentemente le mosse dalla separazione tra soggetto e oggetto in cui l'oggetto è recuperato solo come strumento realizzativo per il soggetto e questo recupero avviene appunto attraverso l'agire unidirezionale del soggetto. Michelangelo dipinge dunque la Cappella Sistina (o Dante scrive la Divina Commedia) perché attraverso essa il suo io agente sarà gratificato da altri io contemporanei o posteri che saranno a loro volta gratificati dalla bellezza e dal significato di queste opere e quindi ricorderanno il loro autore. In tal senso, anche agendo per il bene degli altri alla fine, come dice Ulysse, è sempre a beneficio dell'io che si svolge l'azione, perché l'altro è un altro io che mi riflette (o mi rifletterà) e in cui il mio io trova (o troverà) compimento riconosciuto, quindi questo altruismo non sarà che una forma raffinata dell'originario ego-ismo. In realtà questa pretesa egoistica si rivela in tutta la sua parzialità rappresentativa qualora il rapporto soggetto-oggetto non venga così scisso, ma si conservi nella sua unità di modo che sia l'unità stessa a compiersi attraverso l'agire e non solo una sua polarità considerata l'unica agente. L'opera compiuta allora trascende il soggetto e l'interesse del soggetto a compierla, diventa lo svelamento di un'essenza originaria che precede l'io che la realizza, e per essa l'artista, comprese le sue individuali aspirazioni, anche le più nobili e altruistiche, non è che un mezzo di svelamento. I Greci avevano ben rappresentato questa essenza originaria che appare nella necessaria presa di possesso dell'individuo agente da parte di una divinità senza la quale ogni capacità individuale, anche se necessaria, sarebbe stata del tutto inutile. L'artista (e se vogliamo anche lo scienziato) non è quindi tanto spinto da un egoistico desiderio autorealizzativo, nemmeno in senso altruistico, ma da un impulso più profondo a cui non può sottrarsi che nasce da una necessità ontologica e non semplicemente psicologica esistenziale. La realizzazione di questa necessità attraverso l'opera non sarà quindi la realizzazione di un'individuale volontà ad agire, ma di un'improrogabile necessità di agire che trova in se stessa il suo gioioso compimento senza bisogno di altro e la gratificazione dell'io sarà l'effetto della compiuta realizzazione dell'opera che quell'io ha include come strumento e non la causa agente di quell'opera. Tanto per fare un esempio, Van Gogh che invece di dedicarsi a più profittevoli occupazioni, continua a dipingere i suoi campi di girasoli senza riuscire a trovare nemmeno un acquirente non penso lo faccia avendo in mente di far godere i posteri del valore delle sue opere, ma per la necessità inclusa in quelle opere stesse che trova espressione nel loro stesso apparire. Lo stesso Michelangelo che certo nel suo mestiere trovava di che vivere, non è pensando al di che vivere o al giudizio dei posteri che si rovina la salute sui ponteggi della cappella sistina. Non è per il suo ego o per il suo altruismo, ma è per dare forma a una necessità che sta molto prima dell'ego e degli altri e che pur tuttavia li comprende. |
|
16-06-2013, 21.30.33 | #134 |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
Messaggi: 1,234
|
Riferimento: L' intangibilità dell' IO
Aggressor:
Ma veramente questo commento ricade su affermazioni tramite cui non ho che ripetuto ciò che pure tu hai ammesso: gli enti noumenici possiedono una forma, le forme soggiacciono alla relatività, le forme noumeniche sono relative. Continuo a non capire perché le soggettività dovrebbero trovare la causa del loro accordo tramite un piano trascendente che in alcun modo le influenza. Cioè se il nostro mondo è indipendente dall'altro si deve trovare un motivo interno a questo per spiegare l'accordo dei suoi costituenti. Il concetto di corrispondenza è pure molto strano, che vuol dire che una cosa corrisponde ad un'altra? Per quanto simili possano essere due enti, per quanto possano cadere sotto una stessa logica, il loro loro essere particolare sarà comunque diverso, tale che non possa essere ridotto ad un'altro, se non per approssimazione. Sgiombo: Corrispondenza univoca e puntuale fra nuomeno (parte del noumeno) e fenomeni e fra i fenomeni materiali (“res extensa”) di diverse esperienze coscienti significa che ad ogni istante ad un certo determinato “stato” nel divenire degli uni corrisponde un certo determinato “stato” nel divenire degli altri e solo quello e viceversa. Aggressor: La firma "esse est principi" la farei volentieri mia, e probabilmente mi calzerebbe meglio, poiché la prospettiva che adotto non finisce per ammettere un piano in cui l'essere delle cose non corrisponde al loro essere-percepite. Sgiombo: Ma “esse est percipi” significa proprio che (per quanto riguarda i fenomeni) l’ essere delle cose (tali cose: i fenomeni) coincide proprio unicamente con il loro venir percepite e nient’ altro. Boh?!?!?! Aggressor: Posso spiegarti come mai un oggetto che non osservi continua a rimanere lì più o meno identico a prima (prendendo per vera e universale la prospettiva di Berkeley). Basta ammettere che non siano solo alcune entità ad "osservaere" il mondo, se la coscienza fosse propria di tutti gli enti, anche volgendo lo sguardo altrove qualcuno sarà lì a conferire l'essere alle cose. Diciamo per esempio che ogni sistema complesso sia in grado di "osservare" la realtà, anche quando non guardi l'albero quello sarà osservato dalle cose di cui è composto (cellule, atomi ecc.). Sgiombo: Ma (a parte l’estrema cervelloticità e la scarsa plausibilità ed economicità -in senso ockamiano- dell’ assunto) non saranno le stesso cose percepite dagli altri percipienti (bensì al massimo cose ad esse corrispondenti: l’ albero di cedro che vedo io nel giardino dei vicini NON E’ quel che vede chiunque altro vedente (più o meno plausibile): sono diversi eventi fenomenici nell’ ambito di diverse esperienze coscienti (parti di insiemi diversi di “cose” non intersecantisi e reciprocamente trascendenti sono necessariamente “cose” reciprocamente diverse). Aggressor: Dipende pure da che significato si da a "percepire" "osservare" ecc. . Anche nella tua ipotesi se non guardi l'albero quello non esiste nel modo in cui appare tramite le tue facoltà. Secondo la mia il modo di apparire appropriato alle mie facoltà dipenderebbe causalmente da quello degli altri osservatori che già hanno poggiato lo sguardo su di esso. Sgiombo: Non capisco proprio cosa significhi. Nella mia ipotesi se non guardo (o comunque vedo) quell' albero esso non esiste prorio per nulla, assolutamente (esse est percipi); casomai esiste qualcosa nell' ambito del noumeno che gli corrisponde puntualmente ed univocamente (e che é tutt' altra cosa). Aggressor: C'è una cosa che non capisco neppure di Leibniz, perché gli Io sarebbero chiusi uno all'altro? Se è vero (comi dici di aver capito fin troppo) che ogni ente trova la sua forma solo nella relazione con l'altro gli Io sono già coordinati dall'auto-definizione e non sono monadi chiuse in se stesse. Sgiombo: Questa relazione per quanto riguarda le monadi leibniziane (e anche le diverse esperienze coscienti secondo me, si parva licet…) è per l' appunto di reciproca trascendenza, separatezza, incomunicabilità ed armonia incondizionata da reciproche influenze causali, “parallelismo” o corrispondenza nel divenire di ciascuna di esse. Sgiombo: Ancora con questa storia che secondo me non ci azzecca per nulla della relatività degli enti (fenomenici)! Era un periodo ipotetico dell’ irrealtà per dire che assolutezza/relatività sono altre cose da intersoggettività/soggettività. Leggi: “potrebbe esserci -PER ASSURDO- anche solo un foglio bianco, vergine, anche esteso all' infinito senza nulla intorno, e sarebbe ugualmente intersoggettivo” Aggressor: Secondo me non potrebbe esserci questa situazione di intersoggettività di cui parli, neanche per assurdo e ho spiegato il perché. Sgiombo: Beh, scusa, ma allora mi sembra proprio una fissazione; comunque mi arrendo: non sono ulteriormente in condizione di cercare di convincerti (ammesso che questo, piuttosto che il semplice cercare di farti capire cosa penso, sia mai stato il mio intento). |
16-06-2013, 21.52.07 | #135 |
Ospite abituale
Data registrazione: 26-11-2008
Messaggi: 1,234
|
Riferimento: L' intangibilità dell' IO
Ulysse:
D’altra parte è vero che chi credesse che chi sa e persegue un minimo di scienza, creda ciecamente che tutto questo sapere che diciamo scientifico (non certo scientista) sia finitamente compiuto, assolutamente incontrovertibile e di razionalità perfetta come tu sembri credere, sarebbe ben ingenuo. Sgiombo: Le mie critiche dello scientismo (proprio anche di molti eminenti scienziati) non riguardano affatto la completezza e "definitività" delle conoscenze scientifiche (la cui inevitabile limitatezza e relatività per me è scontata), ma il fatto che esse poggiano su fondamenti indimostrabili (e che “per la cronaca” ho ripetutamente affermato di credere personalmente veri “per fede”), e inoltre che hanno oggetti fenomenici, dei quali l’ ”esse est percipi” (Berkeley) e non cose in sé, esistenti anche indipendentemente dall’ essere percepite (il che non ne impedisce necessariamente l’ intersoggettività; che pure credo senza che possa essere dimostrata, per la cronaca), come ho chiarito in precedenti interventi in questa e in altre discussioni nel forum. Ulysse: Confermo l'ingenuità prima ipotizzata... Sgiombo: Confermo che invece secondo me tra noi due l’ ingenuo sei tu, poiché ignori i limiti e le condizioni di validità della conoscenza scientifica (il che è evidente ingenuità). Ulysse: Lo scopo primo della scienza consiste nel configurare sempre più una struttura del sapere congruente con l'universo reale spesso anche, al momento, non concepibile: è ovvio e umano che qualcosa resti anche indimostrato: se la cosa funziona l’indimostrato sarà via via dimostrato e confermato...è prassi usuale!. Sgiombo: ...E se la cosa “non funziona” sarà falsificato. A volte viene dimostrato, altre volte viene falsificato, a seconda dei casi; la prassi usuale è la ricerca di verifiche/falsificazioni, che talora si risolvono positivamente (corroborando le teorie) talaltra negativamente (falsificandole). Ulysse: Quindi mentre da un lato occorre definire cosa significhi "dimostrazione" e "razionalità" nella scienza...dall'altro si puo' rilevare che per buona parte il sapere scientifico si è costituito, e si costituisce sempre più, con l'affollarsi di teorie previsionali di ciò che è stato, è e sarà l'universo: il percepire nostro, coi nostri sensi, dell’essere reale delle cose sempre più perde di importanza: la matematizzazione e la strumentazione fanno si che sempre meno la realtà è percepita fisicamente e che sempre meno è concepibile direttamente nel nostro pensiero razionale. Sempre più' si ricorre, invece a modelli teorici. Sono tali modelli dimostrati?...non sono dimostrati?....poco importa al momento...magari poi lo saranno....anzi si tende a far sì che lo siano, ma l'importante essenziale è che è una strada proficua: il modelli teorici danno un risultato...o sembrano darlo in prevalenza...magari computerizzati: il motto è sempre "Try and Error. Non si dimentichi poi che la stessa origine dell'universo e dello stesso vivente è frutto di congetture a ritroso: ciò che sempre più si scopre dell'oggi sempre più provoca un risalire all'origine: tanto più si risale a ritroso nel tempo, tanto meno troviamo il dimostrato: ad un certo punto si tratta solo di indizi!...eccezionalmente banale è la percezione Radiazione Cosmica di Fondo! Ma l'esplosione odierna del sapere circa l'universo è comunque eclatante…nonostante l’indimostrato: è così che si esplica l’aggressività della scienza verso la conoscenza…anche precorrendo la dimostrazione. Sgiombo: Beh, intanto che le ipotesi teoriche siano dimostrate o meno (e ancor più che siano o meno confutate a priori o falsificate a posteriori) è di importanza fondamentale (altrimenti bisognerebbe ammettere per esempio che avrebbe poca importanza una scelta fra la teoria geocentrica tolemaica e la teoria eliocentrica copernicana. Inoltre tutta la crescente importanza della matematica e della “modellistica” teorica nella scienza (in particolare nella fisica) recente non sminuiscono per nulla il ruolo decisivo della verifica empirica (anche se di fatto molti cosmologi odierni, scarsissimi in filosofia, tendono a cadere nel platonismo o addirittura nel pitagorismo -filosofie superatissime e decrepitissime a mio parere- proprio per la sopravvalutazione dell' importanza della coerenza matematica dei modelli che propongono e la sottovalutazione dell' importanza delle verifiche sperimentali di cui necessitano). Ulysse: L’egoismo cui ho accennato nei passati post come grande motore del progredire umano, sia biologico che psichico e spirituale, non è ovviamente quello criminale dei meschini umani che rapinano, corrompono, opprimono e vessano il prossimo per un contingente immediato antistrategico tornaconto, ma è quello indispensabile che ha portato e porta i grandi ed i meno grandi del passato e del presente a perseguire e realizzare le opere che, in ogni campo, costituiscono il vanto ed il supporto della umanità. Sgiombo: Interpretazione del tutto distorta e unilaterale (e anche alquanto caricaturale) della storia umana. Ulysse: Non opponi un argomento esprimi solo un tuo giudizio “unilaterale”: Saresti forse un cultore del pensiero unico? Sgiombo: Perché tu invece argomenteresti in qualche modo a favore del tuo pregiudiziale egoismo?!?!?! Cultore del pensiero unico (l’ ideologia dawkinsiana dominante in occidente) sarai casomai tu! Ulysse: Due esempi ovvi ed eclatanti: fu forse per altruismo che Dante scrisse la Divina Commedia? …oppure ancora… fu per altruismo che Michelangelo dipinse la Cappella Sistina? Sgiombo: Si, certo (fra l’ altro, ovviamente), per far godere gli (altri) uomini delle loro opere sublimi e insegnare loro qualcosa. [Qui tu ometti una mia breve argomentazione a favore dell' altruismo e della magnanimità di Dante; e poi dici che non oppongo argomenti ai tuoi preconcetti!] Ulysse: Mi pare un modo di pensare un pò ingenuo. Credo invece che la motivazione principale dell’agire di ciascuno sia il perseguire l’apprezzamento, considerazione e gratificazione dei contemporanei e tramandare ai posteri il proprio nome: è il perseguire l’autorealizzazione!…come una forma di egoismo che potremmo dire etico! Non intendo ovviamente accusare Dante o Michelangelo di grettismo...nessuno è gretto nel perseguire proprie legittime pulsioni...che sono state e sono, consciamente o inconsciamente, all'origine del nostro evolvere…dell’evolvere della specie biologicamente e culturalmente. E infatti vero che tutti noi (piccoli o grandi che siamo) siamo motivati per spinta genetico/biologica e per cultura a perseguire la nostra autorealizzazione... Sgiombo: Ancora una volta sono costretto a ritorcere contro di te l' accusa di ingenuità che mi rivolgi. E’ ovvio e pacifico che felicità=soddisfazione di desideri e infelicità=insoddisfazione di desideri. Ma ci sono desideri più o meno egoistici e desideri più o meno altruistici, e il soddisfare gli uni o gli altri (comunque = felicità) è cosa ben diversa nei due casi considerati. Solo chi è egoista può identificare la felicità, autorealizzazione soddisfazione delle aspirazioni (dei soggetti di desiderio e volontà in generale) con l’ egoismo (infatti non riesce a concepire altro tipo di autorealizzazione o felicità diversa dalla soddisfazione delle proprie egoistiche pulsioni); allo stesso modo chi è -fondamentalmente, in maggiore o minor misura, com’ è ovvio- altruista, se cadesse nello stesso pregiudizio egocentrico (fatto che è oggettivamente un po’ più difficile che per chi è egoista) considererebbe la felicità/autorealizzazione di chiunque come soddisfazione di istinti e tendenze comportamentali necessariamente altruistici, quali sono i propri a lui ben noti. Per quel che mi riguarda cerco di essere molto altruista ma sono consapevole che c’è anche chi è -fondamentalmente: vedi sopra- egoista e dunque si autorealizza e raggiunge la felicità soddisfacendo il suo egoismo (ciò che conta ai fini della felicità/autorealizzazione é il soddisfacimento delle proprie apirazioni, quali che siano). Ulysse: Si può dire che anche un mistico persegua "egoisticamente" la propria autorealizzazione! Sgiombo: Questo lo può dire un egoista affetto da pregiudizio egocentrico per il quale qualsiasi autorealizzazione (felicità) per chiunque coincide necessariamente con la realizzazione di ispirazioni egoistiche (non riuscendo -grettamente- a concepire altre aspirazioni, la cui soddisfazione costituisce felicità/autorealizzazione per definizione, diverse dalle proprie egoistiche). In realtà si può dire ovviamente che un mistico (come chiunque altro) persegua la propria autorealizzazione, coincidente con l' appagamento delle proprie apirazioni (mistiche e non egoistiche -con o senza virgolette- nella fattispecie. Ulysse: Ti ringrazio della citazione...conosco e apprezzo gli autori che citi: ...tu conosci Abrham Maslow? Sgiombo: No. …e in tutta sincerità non è che le tesi che tu sostieni costituiscano per me un incentivo a seguire i tuoi consigli di lettura. Ultima modifica di sgiombo : 17-06-2013 alle ore 08.54.35. |
17-06-2013, 05.14.22 | #136 | |
______
Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
|
Riferimento: L' intangibilità dell' IO
Citazione:
Mah, personalmente trovo molto razionale e logico il porre l’ego-centrismo come radice dalla quale nel bene e nel male partono i nostri movimenti umani. Da chi, se non da quel centrismo che siamo noi stessi dovrebbero partire? Certo, lo diamo per scontato; diamo per scontato di respirare.. per noi stessi, di agire spinti dall’impulso primario di essere. Subentra in seconda istanza ed è gioco intellettuale astuto attuare quella piccola manovra magica coi soggetti attraverso cui ciò che parte da me e non vede l’ora di tornarci diventa magicamente volontà rivolta al bene altrui. Eppure se ci chiediamo perché vogliamo che l’altro stia bene, alla radice troviamo noi stessi a specchio perpetuo. Ma questo non è “male”. D’altronde perché mai dovremmo volere un bene per un altro se non concepissimo intrinsecamente che il bene è.. bene. E come potremmo se non lo avessimo sperimentato su noi stessi? Pertanto la radice della spinta è moto di com-prensione, ciò che abbiamo tastato in noi lo proiettiamo all’esterno e lo cogliamo come bene (per) altrui.. per semplice trasposizione identificativa: l’altro siamo noi. Se non fosse così non giungeremmo mai a considerare l’altro come individuo al pari nostro degno di autonomia e di cure. E se così non fosse stato non saremmo mai giunti ad accettare la separazione dal seno e dalle cure (distorte o meno) della nostra mamma. Ad un certo punto abbiamo accettato il fatto che la tetta in fin di conti fosse sua ed abbiamo cercato di trasporre quel rapporto nel farci noi tetta altrui.. Insomma, la catena, fondamentalmente non è spezzata. Ecco allora che il centro dei nostri pensieri ancora è: ma cosa cavolo è sto io quando prima c’era una storia indifferenziata per nulla problematica dove scorreva latte in gran quantità? Insomma.. alla ricerca della tetta perduta! Eccola l’intangibilità.. dell’io! |
|
17-06-2013, 14.26.57 | #137 | |||
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
|
Riferimento: L' intangibilità dell' IO
Citazione:
Mi pare solo una metafora! Citazione:
In realtà non c'è, nè ci puo essere separazione fra soggetto e oggetto: nel'uomo tutto concorre in qualche misura a determinare l'azione ed il pensiero in una globalità univoca. Citazione:
Quindi, comuque sia e sotto le piu disparete forme, è sempre l'egoismo, magari raffinato e nascosto dalla evoluzione culturale.... è sempre l'egoismo, dicevo, che spinge l'umanita..comunque che spinge la vita nel suo fare, realizzare ed evolvere. Venisse meno l'egoismo...sublime, grezzo o feroce che sia...l'amore non avrebbe più scopo...e la vita finirebbe! E' l'egoismo, come spinta non tanto al sopravvivere, ma, comunque, all'autorealizzarsi umano, all'origine di ogni altra pulsione ed è la chiave per capire l'umano! S'intende l'umano ad ogni livello: vale per il genio che scrive una sinfonia, per il politico che strategicamente programma la sua campagna elettorale, per lo scienzito che elabora la sua nuova teoria...per il santo che tutto si dà ai derelitti...o per lo stesso tapino che a fatica sbarca il lunario in questa contingenza di crisi. La scala di Maslow per perseguire l'autorealizzazione o il gene egoista di Dawkins per la sopravvivenza e prosecuzione della specie, sono concetti di base a validità generale che insieme con la Vision ci definiscono. In confronto l'idea dell'IO, soggetta com'è al soggetivismo umano, piuttosto che intangibile, la direi ineffabile, labile, evanescente, inconsistente,...indefinita e nebulosa, ecc... ...L'IO intangibile!..._booo!?...cosa lo conferma e conforta? Ultima modifica di ulysse : 17-06-2013 alle ore 18.45.42. |
|||
17-06-2013, 20.10.28 | #138 | |||||
Ospite abituale
Data registrazione: 21-02-2008
Messaggi: 1,363
|
Riferimento: L' intangibilità dell' IO
Citazione:
In realtà ognuno di noi ha una essenza originaria...si è strutturata in milioni di anni...anzi miliardi... e consiste nel DNA unico per ciascuno di noi....DNA che effettivamente trascende il sogggetto e SI trasmett geneticamente...non deterministicamente, ma per prevalenza: esistono e sono esistite shiatte di mercanti, di musicisti, di uomini d'arme, di pittori, di scienziati, ecc... Occorre solo capire quanto dei caratteri e abiltà o aspirazioni di ciascuno discende dalla genetica o dalla cultura assorbita dall'ambiente. E' comunque un fatto che ognuno, nei millenni, o milioni di anni, ha sfruttato le proprie abilità e caratteristiche per sopravvivere o per vivere meglio ed ha prevalso il DNA (il gene egoista) che meglio ci riusciva...e più si riproduceva. Certo che comunque i caratteri non eccelsi hanno prevalso...e abbiamo un eccesso di persone nella media comune...ma in qualche caso anche un qualche carattere eclatante l'ha spuntata...ed è per questo che siamo un popolo di inventori, poeti e navigantori...o così si vorrebbe..chè un qualche evasore, corruttore o cialtrone demagogo e populista e assassino lo si ritrova pure...persino un qualche Schettino...fra tanti navigatori...che anche questa è un'arte...e che trascenda (che cosa?) non ci sono indizi. Citazione:
Citazione:
La mancnza di impegno genera disaffezione...cosa che in genere accade oggi per i piu', dato che gli dei del governo non ci permettono di autoesplicarci Citazione:
Citazione:
Comunque anche in Michelangelo covava l'egoismo, diciamo pure sublimato, per cui doveva essere soddisfatto...quindi gratificato... della sua opera...magari anche oltre la sua salute. Mi spiace, ma direi che gli esempi non sono dimostrativi. Comunque, come ho già detto, che sia un generale egoismo più o meno evoluto, che spinge primariamente l'umanità vale per tutti, ad un qualunque livello di eccellenza o non eccellenza. |
|||||
17-06-2013, 21.39.02 | #139 |
______
Data registrazione: 02-02-2003
Messaggi: 2,614
|
Riferimento: L' intangibilità dell' IO
Come si può anche solo prendere seriamente un’analisi che massifica i bisogni secondo scale di progressione lasciando evidenti falle di reale analisi a quei bisogni per nulla separati e davvero senza cognizione di causa messi in un ordine assolutamente contrastante la conoscenza dei processi mentali interiori dell’individuo.. D’altronde come molti altri pseudo teorici della mente umana.. Ma siamo per davvero tutti diventati sordi o cos’altro per accogliere persino suggerimenti pronti all’uso come la programmazione linguistica o la psicologia comportamentale, motivazionale.. Nessuno che si indigni? Solitamente ci ridevo sopra ma inizio a cogliere troppi segnali di persone che prendono molto sul serio quella che nemmeno è psicologia da quattro soldi ma teorie filo criminali visto che si erigono a pretesa di risposte così chi segue si sbircia con l’occhio destro, convinto di essere molto consapevole, mentre con l’altro occhio stila una bella lista di cose da inserire tramite imbuto nel proprio cervello, cose da pensare e comportamenti da adottare.. Poi ci si stupisce e ci si domanda se non sia per caso “la tecnologia che sta mutando l’uomo”.. La tecnologia o la stupidità della pigrizia mentale?? Come già detto penso che ogni ricerca umana sia spinta da una personale e naturale aspirazione ad essere, all’autodeterminazione di certo però non vorrei essere fraintesa come chi inneggia all’ottuso egoismo, ben altro discorso è quello che ritengo valido, che parte certo da un egocentrismo ovvero da una centralità al proprio sentire ed alle proprie aspirazioni ma augurandoci che questa sia solo la spinta embrionale affinché ci si incammini verso un ascolto reale alla propria interiorità non al coltivare una sordità mentale plagiati dall’immagine plastica di un super-io amorfo e disumanizzante d’ispirazione imprenditoriale! Egocentrismo non è esattamente egoismo. Egocentrismo è porre al centro i propri bisogni non è considerare solo i propri di bisogni! E’ d’altronde logico che se non abbiamo già imparato a curare i nostri di bisogni non potremo senz’altro essere utili ad un altro. Ora.. domande, temi esistenziali come quello della ricerca volta alla comprensione del cuore dell’uomo, di chi siamo nel profondo, di quel centro tangibile che per semplicità chiamiamo “io” dovrebbero proprio aiutarci a fare fuori quelle semplificazioni idiote che trasformano lo studio della mente e dell’interiorità umana in una farsa grottesca e pericolosa al fine di un sano sviluppo delle proprie facoltà mentali, percettive e dell’intelligenza. Non solo rispondere al che ‘cosa’ siamo è percezione e coscienza assolutamente personale (e "sudata") ma tanto più giungere a comprendere quali siano per davvero i nostri bisogni è risposta alla quale solo noi possiamo giungere attraverso la conoscenza personale che non si avvale di scale e quiz più o meno mistificati né di "psicoterapie brevi” come tanto sembrano andare in voga oggi. Se il corpo impiega 21/25 anni per svilupparsi, la nostra mente ha necessità per lo meno di una sana pazienza e di altrettanto amorevoli cure. Forse non troveremo l’”io” metafisico ma di certo avremo conosciuto, apprezzato, coltivato, sviluppato, reso solido, autentico e sufficientemente percettivo all’intelligenza creativa quello psicologico.
|
17-06-2013, 23.39.55 | #140 | |||
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
Messaggi: 1,314
|
Riferimento: L' intangibilità dell' IO
Citazione:
Citazione:
Citazione:
Per quanto riguarda i geni egoisti li ritengo in larga misura (nel senso in cui sono generalmente intesi magari per spiegare la spinta autorealizzativa sociale e psicologica in chiave biologica) solo una favola seducente con false pretese di naturalità per renderla credibile, come tante altre. |
|||