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07-06-2013, 13.10.33 | #103 | ||||||||||
Ospite abituale
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Riferimento: L' intangibilità dell' IO
Citazione:
In effetti credo sia solo invenzione dela psicanalisi per riferirsi alla entità costante e continua, eppur evolvente, che ciascuno di noi impersona: in ogni caso bisognerebbe definire concretamente che questo "IO" non è nulla di diverso da ciò che è nel complesso il nostro senso di esserci come consuntivo e somma di un nostro passato e presente con speranze future...il tutto assommantensi nella nostra Vision e Weltanshauung: visione di noi cosciente in presenza e interazione col vasto mondo. In realtà sono quasi certo che io (fenomeno) ci sono anche quando dormo...anche i miei pensieri e memorie, ci sono, anche se durante il sonno non sono per me coscienti…se non confusamente, a volte. Ma forse la cosa è ovvia anche per te e non a questo ti riferivi. Forse dormendo non si attua in un completo esplicarsi la complessa dinamica del "pensare" in corso. Per quanto sembra assodato che nel sonno REM, il cervello, a nostra insaputa, rumina e riordina memorie e pensieri trascorsi durante la giornata. Ne consegue che è necessaria per tutti una sufficiente quantità di sonno REM se non si vuole perdere certa parte del nostro sentire, esperire e memorizzare realizzati in veglia. Citazione:
In effetti è difficile da capire e non vedo cosa c'entri: forse un filosofo dovrebbe tener conto che anche i non filosofi vorrebbero capire. Citazione:
Infatti le intuizioni (teoria) di Darwin sono decisamente originali: non ci sono precursori! Col meccanismo evolutivo di Darwin, oramai generalmente accolto dalla scienza ed ulteriormente evoluto nel neodarwinismo, tutta la storia del vivente con relativa modalità evolutiva è stata rovesciata rispetto alle idee correnti in precedenza. Sarei curioso di sentire dal tuo interlocutore cosa Hume abbia detto in proposito indipendentemente da Darwin…o come lo abbia anticipato. Citazione:
Citazione:
Ma cosa intendi con scientismo? La filosofia o religione detta “scientista” non è scienza!...nella generale accezzione! Se poi vuoi dire che la "scienza", nelle sue modalità teorie ed enunciati è irrazionale...vorrei sapere cosa, in sua vece, ritieni vero, reale e razionale!? Per quanto concordo che "l'assolutamente razionale" non esiste...ma mi pare che fra i vari saperi quello scientifico (proprio per qustione di metodo) dia, alla fine, le maggiori garanzie di veridicità circa l'essere e lo strutturarsi dell'universo. Citazione:
Esso opera per strategie ad hoc: del resto l'egoismo è il grande motore. Quale entità,infatti, sia essa semplice o complessa, può permettersi, pena la morte, di perseguire scopi che esulino sensibilmente dal proprio essere costituito? Oppure sono io che non capisco!? Citazione:
C'è chi trae soddisfazione dal semplice potere e c'è chi la trae dall'empatia:Comunque sia ognuno vi cerca vantaggio con egoismo. Eticamente potremmo dire che il secondo caso vale di più...ma può essere che solo il primo sopravvive nel tempo...per cui se voliamo perseguire l'empatia efficacemente a lungo, dobbiamo coltivare il potere! Citazione:
Ripeto comunque che "scientismo" è significante riduttivo e inesatto. Citazione:
Il sapere filosofico praticamente non soggiace ad alcuna critica sistematica. In un certo senso si va per alzata di mano!: La cosa è di sempre e per sopperirvi Galileo diede origine alla rivoluzione scientifica. Certo che se parliamo di scienza o ricerca applicata, finanziata dalle varie industrie e case farmaceutiche, allora è un'altra cosa: in tal caso l'elaborato deve passare al vaglio di enti statali e commerciali: anche in questo caso, tuttavia, la concorrenza non scherza ed il nuovo elaborato non ha vita facile. anche se l'esigenza del prevalere (guadagno) può essere distorcente. Niente di questo esiste per la filosofia: chi garantisce per essa?..quale concorrenza?...o la concorrenza è di per se un male? D’altra parte, che costituiscano un bene o un male, oggi non si fa che parlare della esigenza di nuovi trovati tecnologici per dare lavoro alle masse...e credo che se si lavora convenga anche alla filosofia. Citazione:
Il vivente è un fenomeno che si è evoluto nell'universo (che già c’era) alla pari, in concorrenza ed in concomitanza di innumeri altri fenomeni esistenti e interferenti o meno reciprocamente. Si tratta di innumeri fenomeni semplici o complessi fra loro interferenti...così come il fenomeno "vivente" interferisce con l'ambiente in cui si trova a vivere: lo modifica e ne viene modificato per cui evolve. Il vivente umano ha avuto ed ha la strana idea e mania di studiare e voler capire come è fatto e come funziona il mondo in cui vive...e ci riesce anche, col procedere delle ricerche e con l'evolvere dei mezzi d'indagine, a capirci qualcosa e sempre più...magari, col try and error (prova e riprova) qualche volta sbaglia e prende lucciole per lanterne, ma, vista la coerenza degli enunciati coi fenomeni in essere, per lo più ci azzecca...elabora teorie, ecc…: vorrei sapere cosa c'è di fideistico in questo? Concedo che tutto è relativo, ma chiedo: è forse meno fideistica la filosofia che procede senza alcun controllo col solo riferimento delle fantasia e degli antichi maestri…pure loro fantasiosi assai?...tanto da inventarsi una metafisica? In effetti molti filosofi antichi e moderni pongono le cose in modo diverso. Ma forse, a quei filosofi, sono sconosciute molte teorie e progetti che la scienza elabora fin dall’antico Galileo e proprio da qualche decennio a questa parte e anche meno… in un crescendo esponenziale! |
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07-06-2013, 13.58.19 | #104 |
Ospite abituale
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Riferimento: L' intangibilità dell' IO
jeangene:
Io penso che al momento della mia morte questa mia specifica "forma", questo pensare, questo ricordare esperienze di cui ho momoria alle quali solitamente associamo la nostra identità si dissolverà. E certamente lo credo anche io, o almeno è ciò che mi pare più sensato. Ma se si ammette, per esempio, che una persona che abbia perso memoria, o che sia di molto cambiata è ancora la stessa persona, o se, più in generale, si identifica il proprio Io con il "tutto", allora direi che con la morte non è l'Io a sparire (e poi a tornare), ma certe affezioni dell'Io, certe contingenze di una forma che ha posseduto e che è semplicemente mutata. In questa prospettiva più che rinascere, non si nasce né si muore, semplicemente ci si trasforma, anche radicalmente. Per questo trovo importante dover chiarire il senso del principio di identità. Non è questa una stupidagine visto che in generale non è chiaro, neanche agli studiosi del settore, quale sia la definizione di identità, quale sia il principio di identità. Ce n'è uno, che è il principio di identità degli indiscernibili, sul quale molto si stà discutendo perché afferma: se X e Y hanno le stesse proprietà (connotazioni spaziotemporali ecc.) allora X e Y sono lo stesso oggetto. Il che però, come cerco di mostrare, non rende conto della mutevolezza delle cose che siamo abituati a chiamare con lo stesso nome (foss'anche l'oggetto noumenico, che non può non trasformarsi se si deve render conto dei fenomeni). è vero che si potrebbe riportare come illecita (almeno in senso ontologico) questa operazione, ma nel caso dell'Io coscienziale, per esempio, non lo ammetteremmo (Io mi sento "Me stesso" anche se cambio, non è una questione di nomi dati per comodità). Inoltre non è chiaro cosa significhi che un oggetto possiede delle proprietà se quelle, come facevo notare, sono sempre il risultato di un rapporto e non qualcosa di intriseco agli oggetti. |
07-06-2013, 19.03.53 | #105 | ||
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Riferimento: L' intangibilità dell' IO
Citazione:
Direi che la questione è un tantino complessa. Ci si può porre la seguente domanda (che fa un po' sorridere): Perchè io sono io e tu sei tu? Perchè io sono costretto a questo sentire, a questo flusso di esperienza e tu sei costretto al tuo? Non potrebbe essere il contrario? Penso di no, in questa domanda si attua una distinzione fra io e il rispettivo sentire quando in reltà l' io è un derivato del proprio sentire. Citazione:
Quindi l' io deriva dal prorpio sentire che anch' esso forse deriva da qualcos' altro. Sarà forse ad un eventuale riverificarsi di questo qualcos' altro e quindi del rispettivo sentire derivato che sarò "di nuovo" io? |
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07-06-2013, 21.16.28 | #106 |
Ospite abituale
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Riferimento: L' intangibilità dell' IO
PRIMA PARTE
Sgiombo L’ “io” se c’è (oltre il fluire dei contenuti di coscienza) esiste anche allorché dormo senza sognare. Dunque non è “una parte dei fenomeni" (che non esistono allorché esso esiste). Ulysse: L'"io" se c'è!? In effetti credo sia solo invenzione dela psicanalisi per riferirsi alla entità costante e continua, eppur evolvente, che ciascuno di noi impersona: in ogni caso bisognerebbe definire concretamente che questo "IO" non è nulla di diverso da ciò che è nel complesso il nostro senso di esserci come consuntivo e somma di un nostro passato e presente con speranze future...il tutto assommantensi nella nostra Vision e Weltanshauung: visione di noi cosciente in presenza e interazione col vasto mondo. Sgiombo: Evidentemente mentre vi sono filosofi che conoscono benissimo le scoperte scientifiche anche recentissime, chi non é filosofo ignora molte cose. Fra le quali che l’ unica cosa di cui può esserci certezza perché direttamente constatabile è l’ esperienza cosciente fenomenica che si vive. Che esista inoltre anche un soggetto (oltre che degli oggetti) di tale esperienza si può credere fideisticamente (e per la cronaca io lo credo), ma né dimostrare, né tantomeno constatare (la realtà potrebbe benissimo esaurirsi interamente nel flusso delle sensazioni fenomeniche, senza alcunché d’ altro di reale. Ulysse: In realtà sono quasi certo che io (fenomeno) ci sono anche quando dormo...anche i miei pensieri e memorie, ci sono, anche se durante il sonno non sono per me coscienti…se non confusamente, a volte. Ma forse la cosa è ovvia anche per te e non a questo ti riferivi. Sgiombo: Per me la cosa non è affatto ovvia. La credo vera, ma da razionalista conseguente sono anche consapevole che di una credenza infondata, indimostrata (e indimostrabile) si tratta. Ulysse: forse un filosofo dovrebbe tener conto che anche i non filosofi vorrebbero capire. Sgiombo: Vero; ma anche i non filosofi dovrebbero sforzarsi di capire e informarsi adeguatamente (se vogliono discutere di filosofia). Ulysse: Ma cosa intendi con scientismo? La filosofia o religione detta “scientista” non è scienza!...nella generale accezzione! Se poi vuoi dire che la "scienza", nelle sue modalità teorie ed enunciati è irrazionale...vorrei sapere cosa, in sua vece, ritieni vero, reale e razionale!? Per quanto concordo che "l'assolutamente razionale" non esiste...ma mi pare che fra i vari saperi quello scientifico (proprio per qustione di metodo) dia, alla fine, le maggiori garanzie di veridicità circa l'essere e lo strutturarsi dell'universo. Sgiombo: Esatto, lo scientismo non è scienza, bensì pessima filosofia irrazionalistica; spesso di fatto condivisa (più o meno esplicitamente) da scienziati anche grandi (in quanto tali) ma non filosoficamente ferrati; secondo me, fra gli altri, tutti quelli che (stra-)parlano di “principio antropico”. (“accezione e derivati” si scrivono con una zeta). Ulysse: In effetti è vero: non solo ogni sistema socio/politico, ma ogni sistema messo in atto dal vivente si autodefinisce non certo in gloria di Dio, ma del proprio interesse sia esso contingente che di sopravvivenza. Esso opera per strategie ad hoc: del resto l'egoismo è il grande motore. Sgiombo: Balle! L’ altruismo è un motore per lo meno altrettanto grande e potente! Ulysse: Quale entità,infatti, sia essa semplice o complessa, può permettersi, pena la morte, di perseguire scopi che esulino sensibilmente dal proprio essere costituito? Sgiombo: Fra i tanti altri esempi che si potrebbero fare, molti cani e molti uomini. E la morte non è necessariamente una pena: dipende dai casi (la morte di uno che viene preso mentre scappa verso la Svizzera travestito da soldato tedesco con l’ amante per salvare la pellaccia dopo aver proclamato “meglio un giorno da leone che cent’ anni da pecora” è una pena; quella di uno che cade per una causa giusta è un mattone portante nell’ edificio della civiltà umana). Sgiombo: Cerco di essere un medico empatico e per quanto possibile ferrato, ma anch’ io in un medico (e non solo) preferirei la preparazione all’ empatia, se dovessi per forza scegliere (solo in una donna “mia”, forse, preferirei l’ empatia). Ulysse: Evidentemente pensi che il perseguire l'empatia (oltre l'essere ferrato) ti porterebbe ad essere un medico migliore e ti soddisferebbe come persona: alla fine costituirebbe comunque vantaggio e quindi potere. C'è chi trae soddisfazione dal semplice potere e c'è chi la trae dall'empatia:Comunque sia ognuno vi cerca vantaggio con egoismo Eticamente potremmo dire che il secondo caso vale di più...ma può essere che solo il primo sopravvive nel tempo...per cui se voliamo perseguire l'empatia efficacemente a lungo, dobbiamo coltivare il potere! Sgiombo: Evidentemente non hai capito un accidente: il perseguire l'empatia (oltre l'essere ferrato) mi porterebbe ad essere un medico migliore e mi soddisferebbe come persona perché, come sostenevano gli antichi stoici, “la virtù è premio a se stessa” (e poche cose mi sono più aliene della ricerca del potere …naturalmente sei liberissimo di non crederci, se sei convinto, come sembrerebbe, che l’ uomo non possa essere che gretto e meschino, mentre io credo che possa anche essere e in molti casi sia magnanimo e generoso). Casomai solo chi non è troppo egoista può sopravvivere (e infatti l’ umanità si estinguerà di certo prematuramente e di sua propria mano se non verrà superata per tempo l’ organizzazione sociale dominante -capitalistica- caratterizzata da egoismo, grettezza e meschinità: la distruzione delle condizioni ambientali della sopravvivenza umana, oltre che di molte altre specie animali e vegetali, procede “allegramente” sospinta dalla concorrenza nella ricerca del massimo profitto individuale di impresa ad ogni costo e a breve termine). Solo dei rozzi scientisti possono (pericolosissimamente ed irresponsabilmente) non accorgersene |
07-06-2013, 21.29.32 | #107 |
Ospite abituale
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Riferimento: L' intangibilità dell' IO
SECONDA PARTE
Sgiombo: Si, ce l’ ho, oltre che con gli scientisti, anche con gli antiscientisti “a tutti i costi” (irrazionalistici pure loro). Ulysse: Mi pare concetto di origine emotiva...contradditorio e irrazionale. Ripeto comunque che "scientismo" è significante riduttivo e inesatto. Sgiombo: “avercela con qualcuno” è ovviamente un atteggiamento emotivo. “Scientismo” è molto esattamente e precisamente l’ atteggiamento di chi crede acriticamente nella conoscenza scientifica ignorandone significato, limiti, condizioni di verità, e di chi crede che tutto ciò che la scienza consente di fare vada fatto (bombe a idrogeno e distruzione dell’ ambiente vitale per la specie umana compresi). Sgiombo: Se intendi dire (non sono sicuro di comprenderti bene) che c’ è troppo sapere scientifico acriticamente accettato (e solo in quanto tale eccessivo) e troppo poco sapere critico-filosofico, sono proprio d’ accordo. Ulysse: Ma nessuna enunciazione relativa all'essere dell'universo è tanto sottoposta a controlli e critiche come quella scientifica: un trovato scientifico (scienza di primo livello) prima di essere oggettivamente validato, fa il giro delle migliaia di laboratori e università sparse sul pianeta. Sgiombo: …E non per questo è razionalistico accettarlo acriticamente (domani potrebbe benissimo essere dimostrato falso; e comunque è vero solo alla condizione che siano veri determinati assunti indimostrabili; fra gli altri, come genialmente mostratoci dal grandissimo filosofo David Hume, quello del divenire naturale secondo modalità o leggi universali e costanti, ovvero “causalmente”). Ulysse: Il sapere filosofico praticamente non soggiace ad alcuna critica sistematica. In un certo senso si va per alzata di mano! La cosa è di sempre e per sopperirvi Galileo diede origine alla rivoluzione scientifica. Certo che se parliamo di scienza o ricerca applicata, finanziata dalle varie industrie e case farmaceutiche, allora è un'altra cosa: in tal caso l'elaborato deve passare al vaglio di enti statali e commerciali: anche in questo caso, tuttavia, la concorrenza non scherza ed il nuovo elaborato non ha vita facile. anche se l'esigenza del prevalere (guadagno) può essere distorcente. Niente di questo esiste per la filosofia: chi garantisce per essa?..quale concorrenza?...o la concorrenza è di per se un male? Sgiombo: Balle! Vi sono filosofie irrazionalistiche (come per esempio lo scientismo) e filosofie razionalistiche che criticano tutto sistematicamente (ovviamente anche la scienza, contrariamente all’ irrazionalistico scientismo). Il vero razionalista non riconosce alcun “garante” insindacabile ma critica tutto e sempre. Si, per me la concorrenza è un male, anche se qualche volta in limitata misura necessario. Ulysse: D’altra parte, che costituiscano un bene o un male, oggi non si fa che parlare della esigenza di nuovi trovati tecnologici per dare lavoro alle masse...e credo che se si lavora convenga anche alla filosofia. Sgiombo: Tutti i politicanti sproloquiano di “nuovi ritrovati tecnologici”; i quali, per come è organizzata oggi l’ economia, lungi da creare lavoro tendono piuttosto a creare disoccupazione (ma per comprenderne le cause bisogna essere almeno un po’ filosofi e non sposare acriticamente tutto ciò che scienza e tecnologia dicono e fanno). Sgiombo: Per me fenomeni e noumeno sono su due piani distinti, separati, trascendenti; e l’ io (soggetto di esperienza fenomenica cosciente; e possibile oggetto nell’ ambito di altre coscienze fenomeniche coscienti -come cervello- e della propria -come pensiero-) fa parte del noumeno. La relazione fra noumeno e fenomeni è di corrispondenza “puntuale ed univoca”. L’ unica realtà di cui c’è certezza è quella che viviamo, la nostra esperienza fenomenica; questo non ci impedisce di credere all’ esistenza di altre esperienze fenomeniche e di una realtà in sé (ma dovremmo essere consapevoli dell’ infondatezza o ”arbitrio fideistico” di queste credenze; almeno se vogliamo essere -come io personalmente voglio essere- razionalisti conseguenti); le quali però non possono non essere su piani ontologici diversi (correlati da una corrispondenza fra i rispettivi divenire -o dovrei dire “diveniri”?-). Ulysse: E’ un discorso strano...comunque una realtà indipendente da noi certamente esiste: la cosa è molto più semplice. Sgiombo: A si? E allora dimostramelo! Ulysse: Il vivente è un fenomeno che si è evoluto nell'universo (che già c’era) alla pari, in concorrenza ed in concomitanza di innumeri altri fenomeni esistenti e interferenti o meno reciprocamente. Si tratta di innumeri fenomeni semplici o complessi fra loro interferenti...così come il fenomeno "vivente" interferisce con l'ambiente in cui si trova a vivere: lo modifica e ne viene modificato per cui evolve. Il vivente umano ha avuto ed ha la strana idea e mania di studiare e voler capire come è fatto e come funziona il mondo in cui vive...e ci riesce anche, col procedere delle ricerche e con l'evolvere dei mezzi d'indagine, a capirci qualcosa e sempre più...magari, col try and error (prova e riprova) qualche volta sbaglia e prende lucciole per lanterne, ma, vista la coerenza degli enunciati coi fenomeni in essere, per lo più ci azzecca...elabora teorie, ecc…: vorrei sapere cosa c'è di fideistico in questo? Concedo che tutto è relativo, ma chiedo: è forse meno fideistica la filosofia che procede senza alcun controllo col solo riferimento delle fantasia e degli antichi maestri…pure loro fantasiosi assai?...tanto da inventarsi una metafisica? In effetti molti filosofi antichi e moderni pongono le cose in modo diverso. Ma forse, a quei filosofi, sono sconosciute molte teorie e progetti che la scienza elabora fin dall’antico Galileo e proprio da qualche decennio a questa parte e anche meno… in un crescendo esponenziale! Sgiombo: Tutti i fenomeni sono insiemi di percezioni (“esse est percipi”) la cui esistenza è limitata al loro accadere nell’ ambito della coscienza. E ciò che la scienza ci dice del passato della natura è una descrizione di potenziali sensazioni fenomeniche coscienti che sarebbero potute accadere in determinate condizione purché determinati assunti indimostrabili siano veri. In quel che dici di fideistico ci sono molte cose. Per esempio la credenza che la natura divenga secondo leggi universali e costanti che non può essere dimostrata (Hume): puoi verificare che nel cento per cento dei casi finora osservati è stata in vigore la legge di gravità (einsteiniana), ma che così sarà anche la prossima volta è puramente e semplicemente un atto di fede (che personalmente compio, per la cronaca), non può essere affatto dimostrato, per quanti siano i casi precedenti verificati. E se si vuole essere razionalisti conseguenti ce se ne deve rendere conto (come ci insegnano i grandi filosofi come David Hume), non cadendo nell' errore (per me molto ridicolo) di credere che sì tratti di un fatto provato, dimostrato. Quello di cui parli alla fine non é la filosofia ma una sua caricatura (come se uno dicesse che la scienza é imbroglio per carpire finanziamenti statali; che effettivamente c' é stato e c'é, ma ridurre a ciò la ricerca scientifica serebbe appunto farne una caricatura). |
07-06-2013, 21.37.56 | #108 | |
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Riferimento: L' intangibilità dell' IO
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Ma per essere quello che intendo come "io" (e credo intenda ogni persona ragionevole) é necessaria tutta la memoria che ho del mio passato; e allora se si riverificasse (ed é tutto da dimostare che sia possibile) ciò (che credo tu intenda di moumenico) che fa sì che accada nuovamente il mio sentire (fenomenico) senza la memoria del mio passato, allora di un "altro io" si tratterebbe (ed erroneamente si impiegherebbe qui la locuzione "il MIO sentire"). |
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08-06-2013, 10.10.21 | #109 | ||
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Riferimento: L' intangibilità dell' IO
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Se la differenza è questa dovremmo a concludere che lo stato di veglia è uno stato meno lucido del sogno lucido. Vi è però chi afferma anche dallo stato di veglia è possibile accedere alla memoria della catena degli stati prenatali Citazione:
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08-06-2013, 11.38.12 | #110 | |
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Riferimento: L' intangibilità dell' IO
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No, con IO intendo il soggetto a cui il sentire è rivolto, quell' IO intangibile oggetto delle domande con cui ho aperto questa discussione. E' evidente che se perdessi la memoria non sarei più "ciò con cui mi identificavo", ma continuerei a sentire. Io continuerei a sentire, non un altro. |
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