x and1972rea: Guy Claxton, Il cervello lepre e la mente tartaruga, Ed. Mondadori. Vi trovi abbondanti informazioni sulle modalità in questione, ragionamento intenzionale e parallelo. Tanto qualsiasi sunto possa farti qui sarebbe inadeguato alle tue critiche, tanto vale rimandarti alla fonte.
Riguardo l'induzione, come mezzo per scoprire la realtà delle cose è stato declassato dall'epistemologia, proprio perché l'induzione (o meglio la raccolta e la valutazione di fatti su cui costruire una ipotesi) non dà nulla se prima non vi è una ipotesi da cui dedurre quali sarebbero i fatti significativi da considerare (sarebbe da ricordare il tacchino induttivista di Russel, citato più sopra da non ricordo chi).
Poi affermi che ciò di cui parli è inspiegabile, dunque non hai nulla da dire in proposito. Allora qual è la ragione dei tuoi interventi, affermare che l'indagine si deve fermare perché non può ottenere risultati? o non può ottenere la "Verità"? Io continuo a seguire come vanno le indagini ed incasello le parziali verità finora scoperte per rendere più dettagliata la mia visione del mondo (considera che anche per la nostra vista la visione d'insieme non esiste, è costruita dal cervello sulla base degli spostamenti che l'occhio compie per raccogliere sulla fovea i dettagli necessari).
Sulle domande che contano: quali sono? poi vediamo se proprio la scienza non ha detto nulla.
Sulle particelle: mi sembra che usi "la loro natura" come per dire "la loro essenza". Io in precedenza ho riportato come la scienza non studi l'essere, dunque non c'è nulla di scandaloso nel suo non dire nulla in proposito. Riguardo il comportamento probabilistico dei costituenti ultimi della materia, questo cessa a distanze superiori alla scala di Planck, quando occorre la riduzione delle ampiezze (infatti in fisica quantistica non si parla di "probabilità"); oltre quella scala ritorna il determinismo. Comunque, meglio conoscere la probabilità di qualcosa che non conoscere nulla. O preferisci ignorare?
Sulla mia visione della scienza, tu mi attribuisci un tuo pregiudizio su chi alla scienza si affida, visto che io non ho parlato di determinismo, e certamente non di come era inteso il termine fino a qualche decennio fa (e tuttora tra i "profani"). Tra l'altro il tuo argomento contro la scienza mi fa pensare al troglodita che apostrofa il compare che usa il fuoco perché non ha ancora saputo spiegarne l'origine, e intanto quello si accontenta di aver scoperto come si cuociono i cibi, disboscano i terreni, difendono gli accampamenti dalle belve, illuminano le notti, ci si scalda al freddo, si affumicano i cibi e via elencando.
Infine, io non spiego lo spirito: LO NEGO. E riguardo al confine della conoscenza, al "ristretto" tavolo da biliardo che osserverei, la scienza continua ad ingigantirlo, nonostante le rimostranze di quanti ne gridano l'inutilità, l'impossibilità, la frammentarietà. Sulla tua ultima frase, è vera. E ciò vale anche per te. Come ha sancito Godel.
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