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04-10-2005, 12.57.37 | #154 | |
Pirate of the Caribbean
Data registrazione: 23-05-2005
Messaggi: 363
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Citazione:
mmh.. so che lo zen non è "spiegabile", che è un cammino che deve essere intrapreso da solo. ma so anche (dopo la lettura di "Godel, Escher, Bach."), che esistono delle "storie" che possono aiutare a prendere il cammino giusto. hai qualche link? PS- per tornare IT e rispondere alla domanda originaria di giovanni e per abbandonare definitivamente il topic: oggettivamente no; soggettivamente si. è informazione che si modella nella nostra testa. |
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04-10-2005, 12.59.09 | #155 | |
like nonsoche in rain...
Data registrazione: 22-09-2005
Messaggi: 1,770
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Citazione:
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04-10-2005, 13.05.09 | #156 | |
Sii cio' che Sei....
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 4,124
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Citazione:
E' un complimento. La liberta dai dogmatismi....sa di spazi ampi....di apertura. E' raro incontrare persone cosi....ma ci sono. |
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04-10-2005, 13.11.25 | #157 | ||
Sii cio' che Sei....
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 4,124
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Citazione:
Personalmente ho indagato tutte le tradizioni orientali. Lo Zen e' una via diretta, come l'Advaita Vedanta e lo Dzogh Chen. C'e' pero' un sacco di spazzatura in giro e all'interno delle singole tradizioni ci sono stati approcci rigidi e dogmatici. Lo Zen che circola e' di solito molto rigido. Se devo darti un link ti consiglio l'approccio scientifico di Luigi Lombardi Vallauri. Ci sono sul sito di radio rai tre dei percorsi proposti da lui: http://www.radio.rai.it/radio3/terzo...ente/index.cfm Citazione:
Ultima modifica di Yam : 04-10-2005 alle ore 13.13.49. |
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04-10-2005, 13.46.34 | #158 |
Moderatore
Data registrazione: 12-09-2004
Messaggi: 781
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Epicurus scrive:
Prima abbiamo un uomo che è a1, a2, a3, a4, ..., ak; dopo un danno cerebrale abbiamo un (altro) uomo che è b1, b2, b3, b4, ..., bn. Osserviamo questo e affermiamo (senza conoscere un minimo di neurologia): "quindi noi non siamo fatti di una sostanza totalmente indipendente dal nostro corpo". Prima abbiamo a1,a2,a3,…,ak dopo abbiamo b1,b2,b3,b4,…,bn , osservando questo fenomeno possiamo tutt’al piu’ dedurre che prima c’era un uomo e poi ce n’e’ un” altro” ( e fin qui Epicurus e’ coerente), ma dire che lo stesso uomo e’ cambiato ,legando le sorti di un’entita’che non esiste piu’ ad un’altra che si e’ creata, non e’ ragionevole anche se e’ intuitivamente comprensibile al nostro cuore. Infatti , tenendo costante lo spazio e lasciando correre il tempo, posso intuitivamente dire che il capitano Kirck si e’ smaterializzato in un punto per rimaterializzarsi , lui rimane lo stesso, i suoi atomi si sono disaggregati per ricomporsi o far ricomporne altri nello stesso punto; questa intuizione viene meno se consideriamo costante il tempo e cambiamo lo spazio…il capitano Kirck si sdoppiera’ e allora lui non potra’ piu’ essere lo stesso; quindi…perche’ noi dobbiamo privilegiare la costanza dello spazio rispetto a quella del tempo ?!…le nostre intuizioni e i nostri desideri spesso dipendono dall’abitudine…e ci fanno desiderare di vedere un uomo che cambia in ragione della materia che sembra costituirlo…ma.. forse. .non e’ cosi’. Le deduzioni di Epicurus sono logicamente assai azzardate… Saluti a tutti Ultima modifica di and1972rea : 04-10-2005 alle ore 14.02.46. |
04-10-2005, 14.49.54 | #159 | |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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Citazione:
Ciao andrea, penso che quando un cambiamento è tanto radicale quanto istantaneo (e non voluto dall'agente), sia arbitrario scegliere la descrizione "x è cambiato totalmente" o "x è morto e ora abbiamo y". D'altro canto sono solo parole. Comunque in entrambi i casi si concede la stessa cosa: modificazioni cerebrali operano su la nostra parte mentale. Aggiungo un'altra cosa. Che diciamo di piccoli cambiamenti? Ad esempio piccoli interventi provocano piccole modifiche in noi, ma qui non siamo autorizzati a dire che abbiamo di fronte un'altro agente e tuttavia l'agente è cambiato a seguito di modifiche fisiologiche. |
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04-10-2005, 15.25.04 | #160 |
Sii cio' che Sei....
Data registrazione: 02-11-2004
Messaggi: 4,124
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Eckhart Tolle
Questo e' un caso di mutamento della coscienza. L'ego, la personalita' (depressa) molla la presa, Eckhart Tolle era completamente digiuno da qualsiasi idea di spiritualita', e' laureato in una disciplina scientifica. Ci sono altri casi come questo.....
"Fino al mio trentesimo anno di età ho vissuto in uno stato di ansia quasi continua intervallato da periodi di depressione suicida. Adesso mi sembra di parlare di qualche vita passata o della vita di qualcun altro. Una notte, non molto dopo il mio ventinovesimo compleanno, mi svegliai nelle ore piccole con una sensazione di terrore assoluto. Molte altre volte mi ero destato con una tale sensazione, ma in quella circostanza era più intensa che mai. Il silenzio della notte, i vaghi contorni dei mobili nella stanza buia, il rumore lontano di un treno in corsa: tutto sembrava così estraneo, così ostile e così totalmente privo di senso da provocarmi un profondo disgusto per il mondo. La cosa più disgustosa di tutte era però la mia esistenza. Che senso aveva continuare a vivere con questo fardello di infelicità? Perché proseguire questa lotta ininterrotta? Sentivo che una profonda brama di annullamento, di inesistenza, diveniva molto più intensa del desiderio istintivo di continuare a vivere. "Non posso più vivere con me stesso". Era questo il pensiero che continuava a ripetersi nella mia mente. Poi all'improvviso mi resi conto di quanto fosse strano. "Io sono uno o due? Se non posso vivere con me stesso devono esserci due me: "io" e il "sé" con cui "io" non può più vivere". "Forse", pensai, "soltanto uno dei due è reale". Rimasi così stordito da questa strana cosa di cui mi ero reso conto che la mente mi si fermò. Ero del tutto cosciente, ma non vi erano più pensieri. Quindi mi sentii attirato dentro quello che sembrava come un vortice di energia. Era un moto inizialmente lento e poi accelerato. Fui colto da una paura intensa e il mio corpo si mise a tremare. Udii le parole "non opporre resistenza" come se fossero state pronunciate dentro il mio petto. Mi sentivo risucchiare in un vuoto che sembrava essere dentro di me anziché al di fuori. Improvvisamente non ebbi più paura e mi lasciai cadere in quel vuoto. Non ricordo che cosa accadde dopo. Fui svegliato dal cinguettio di un uccello fuori dalla finestra. Non avevo mai udito un suono simile. Avevo ancora gli occhi chiusi e vedevo l'immagine di un diamante meraviglioso. Sì, se un diamante potesse emettere un suono, sarebbe come quello che udivo io. Aprii gli occhi. Le prime luci dell'alba filtravano fra le tende. Senza pensarci, sentivo, sapevo che nella luce vi è infinitamente di più di quanto noi ci rendiamo conto. Quella luminosità morbida che filtrava attraverso le tende era l' amore stesso. Mi vennero le lacrime agli occhi. Mi alzai e mi aggirai per la stanza. Riconoscevo la camera, eppure capii di non averla mai vista veramente prima d'allora. Tutto era nuovo e incontaminato, come se fosse appena venuto alla luce. Presi in mano alcuni oggetti, una matita, una bottiglia vuota, meravigliandomi della bellezza e della vitalità di tutte le cose. Quel giorno passeggiai per la città pieno di stupore per il miracolo della vita sulla terra, come se fossi appena venuto al mondo. Per i successivi cinque mesi vissi in uno stato ininterrotto di profonda pace e beatitudine. In seguito l'intensità di tale sensazione diminuì o forse non era che una mia impressione perché era diventata la mia condizione naturale. Sapevo ancora darmi da fare nel mondo, ma capivo che niente di ciò che potevo 'fare' avrebbe aggiunto alcunché a ciò che già possedevo. Sapevo naturalmente che mi era accaduto qualcosa di profondamente significativo, ma non lo capivo affatto. Soltanto diversi anni più tardi, dopo aver letto testi di argomento spirituale e avere trascorso del tempo con maestri spirituali, mi resi conto che ciò che tutti cercavano a me era già successo. Capii che l'intensa pressione della sofferenza di quella notte doveva avere costretto la mia coscienza ad abbandonare la sua identificazione con il sé infelice e profondamente timoroso, che in definitiva è un'invenzione della mente. Tale abbandono doveva essere stato così completo che questo sé falso e sofferente era crollato subito, come un giocattolo gonfiabile a cui fosse stato tolto il tappo. Allora, ciò che rimaneva era la mia vera natura di onnipresente 'io sono': consapevolezza allo stato puro prima dell'identificazione con la forma. In seguito imparai anche a entrare in quel regno interiore senza tempo e senza morte che in origine avevo percepito come un vuoto e a rimanere pienamente consapevole. Dimoravo in stati di beatitudine e di sacralità indescrivibili, al cui confronto perfino l'esperienza originaria che ho appena descritto impallidisce. Giunse un momento in cui per un certo periodo non mi rimase nulla sul piano fisico. Non avevo rapporti umani, né lavoro, né casa, né identità socialmente definita. Trascorsi quasi due anni seduto sulle panchine dei parchi in uno stato di gioia intensissima. Ma anche le esperienze più belle finiscono. Forse più importante di qualunque esperienza è però quel senso profondo di pace che da allora non mi ha più abbandonato. Talvolta è molto forte, quasi palpabile, e anche altri riescono a percepirlo. Altre volte sta da qualche parte in sottofondo, come una melodia lontana. In seguito qualcuno cominciò a venire da me a dirmi: "Voglio quello che hai tu. Puoi darmelo o mostrarmi come si fa ad averlo?". E io rispondevo: "Ce l'hai già. Non lo percepisci perché la tua mente fa troppo rumore". Ultima modifica di Yam : 04-10-2005 alle ore 15.26.19. |