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19-07-2014, 22.52.19 | #212 | |||||
Utente bannato
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Riferimento: La vittoria pragmatica di Gorgia : nulla è
[quote=maral]No, è tua, lo dici qui:
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[quote]qui e ora, anzi solo qui e ora e quindi non è per nulla il contenuto di un'aspettativa che deve dimostrare di funzionare. [/QUOTE Qui dove? Ora quando? Citazione:
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[quote]Già, il costruttivista sa che tutto deve funzionare e vuole che tutto funzioni, ma che questo sapere funzioni non può minimamente dimostrarlo, a meno che non lo assuma per principio e per principio asserisca che funziona. E qui sta la sua metafisica a cui va riconosciuta una volontà di potenza che la vecchia metafisica manco si poteva immaginare.[quote] Ma che stai dicendo? Io domani mattina vado a far colazione al bar, mica dal salumiere: scommettiamo che la mia anticipazione che al bar potrò fare colazione e dal salumiere no, funziona? Scommettiamo che la mia anticipazione che la metro mi porterà in ufficio, funzionerà? Scommettiamo che la mia anticipazione che il meccanico non mi taglierà i capelli, nemmeno pregandolo, FUNZIONERA'? Noi viviamo nell'anticipazione. Alcune funzionano, altre no. Il problema è l'importanza di alcune costruzioni. Vai a casa e trova tua moglie a letto con il vicino... non è come scoprire che il meccanico si è messo a fare il barbiere... :-)))) FMJ |
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19-07-2014, 23.18.24 | #213 | |||||||
Utente bannato
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Riferimento: La vittoria pragmatica di Gorgia : nulla è
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FMJ |
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20-07-2014, 14.39.14 | #214 | |
Ospite abituale
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Riferimento: La vittoria pragmatica di Gorgia : nulla è
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Penso di aver capito parecchio (ovviamente non tutto, dovrò ristudiarmi le origini pragmatiste che avevo sottovalutato, Pierce lo conosco abbastanza, ma W.James lo conosco poco, forse per la nostra cultura italiana "dominante") sulle costruzioni. Penso di aver capito anche quella "viabilità", il "funziona" e l'invalidazione". Mi pare anche di aver capito che il costruttivismo nega l'ontologia, in quanto sono le nostre costruzioni che definiscono quello che c'è fuori di noi ,quindi non esiste là fuori un "esiste in sè e per sè" (correggimi se sbaglio). Come vedi ho quotato quello che ritengo una chiave di lettura importante, sono le nostre costruzioni a ordinare in qualche modo il mondo. Ma significa anche che il processo dovrebbe (attenzione uso il condizionale)funzionare se tutti gli individui con le loro anticipazioni funzionano in una conformità costituita dalle loro stesse costruzioni reiterate nel tempo.Alludo quì a costruzioni che generano convenzioni sociali che diventano regole. Mi spiego meglio sempre con l'esempio di una rotonda stradale (scusa ,ma è la costruzione che mi riesce meglio). Mi pare di aver capito che: 1) c'è una regola convenzionale ( lasciamo stare se poi è un legge del codice della strada) che dice che bisogna tenere la strada sulla corsia nella carreggiata. 2) una volta che si è all'interno della rotonda si ha la precedenza su color oche vi devono entrare 3) nella rotonda la precedenza la si dà a sinistra invece che darla a destra (come consuetudine o meglio regola) Ne desumo che tutte le costruzioni degli autisti hanno fiducia che funzionino le loro costruzioni e quindi anticipano il fatto che anche gli altri compiranno i procedimenti convenzionali , l'incidente stradale è una forma allora di invalidazione che non ci farà cambiare la costruzione (in quanto sorretta da una regola che vale per tutti), ma ci toglierà un poco di fiducia che anche gli altri autisti con le loro costruzioni anticipino "bene", insomma saremo più prudenti anche se sappiamo che la costruzione funziona in quanto sorretta anche da una regola generale. Ecco: la regola esterna, la convenzione, la legge,ecc. Quanto influisce sulle nostre costruzioni? Forse, dico io, molto, in quanto ci aiutano ad anticipare meglio, in quanto quelle regole sarebbero un "rito", cioè un processo formalizzato e quindi automatizzabile dalle nostre costruzioni. Ma allora (sempre che il mio discorso sia coerente con il costruttivismo), a me sembra che ci sia comunque un' ontologia esterna dettata da convenzioni. L'esempio della rotonda stradale è la metafora di tutte le convenzioni sociali umane, perchè il processo del come ho formato le mie costruzioni deve aderire in qualche modo per essere efficace: viabilità, anticipazione, funziona (efficiente se uso il rasoio d'Occam);diversamente è invalidato e devo rivedere il processo delle mie costruzioni. Il secondo aspetto semmai è il grado di libertà in funzione del legame della regola dettata dalle convenzioni, cioè quanto posso mutare le mie costruzioni tenendo presente che per anticipare e quindi funzionale alle mie costruzioni che quindi si sentono in qualche modo confortate dall'efficacia delle mie costruzioni. Gli esempi che hai fatto nei numerosi post penso di averli capiti. Semmai è l'eccezione (che confermerebbe fra l'altro la regola e quindi non invaliderebbe le nostre costruzioni) di trovare il bar chiuso per il nostro rituale del caffè, manca l'energia elettrica per un imprevisto(quindi eccezione) e non possiamo lavarci al mattino alzati dal letto,ecc. Insomma mi stavo chiedendo se il costruttivismo aiuta a liberarci o a costringerci nelle convenzioni. Certo il processo è dinamico e sta al singolo individuo in qualche modo "ingaggiare le sue stesse credenze nel mondo" e capire ciò che è possibile ricostruire dentro di sè e quello che invece è praticamente fuori dalla portata delle proprie credenze (ammesso che accetti che vi sia in qualche modo una traccia di ontologia esterna, o meglio fuori dalla portata delle nostre costruzioni individuali). I sintesi il costruttivismo :aiuta a plasmare il mondo(i nostri costrutti cambiano il mondo) o ci aiuta ad adattarci al mondo(quella pur sottile ontologia esterna regola le nostre costruzioni). Scusa se approfitto della tua pazienza. |
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20-07-2014, 16.21.07 | #215 | |||||
Utente bannato
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Riferimento: La vittoria pragmatica di Gorgia : nulla è
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“Una persona anticipa gli eventi costruendone le repliche”. Il concetto di replica è il riconoscimento di una somiglianza di significati all'interno delle nostre esperienze passate. Quindi, nonostante la diversità di ogni contesto, riconosciamo degli elementi comuni e sulla base di questi elementi, costruiamo le repliche di quell'evento e quindi, lo possiamo ANTICIPARE. Citazione:
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Ora, però, vorrei spendere due parole per chiarire un aspetto che, a quanto pare, è difficile da comprendere: la RESPONSABILITA'. C'è chi, come Maral, è convinto che il costruttivismo sia "relativismo" e che nel "relativismo" ognuno possa fare quel che gli pare. Nulla di più sbagliato. Nulla di più superficiale. Un altro, qui, nel forum, non risordo il nome, ha scritto che dal "relativismo" non si esce senza una "morale". Questo è un ragionamento molto più raffinato e interessante se con "morale" s'intende la morale della RESPONSABILITA'. Con tutto questo intendo dire che la nostra libertà costruttiva va giudicata in base alle CONSEGUENZE delle quali, i costruttori, debbono assumersi interamente ogni RESPONSABILITA'. Responsabilità è quella di chi costruisce il prossimo come "oggetto" manipolabile, come "inferiore", come "possibile oggetto di violenza", come "danno collaterale" ecc. ecc. Costruzioni possibili, che FUNZIONANO, si pensi allo schiavismo... costruzioni che producono un certo modello di relazioni sociali, di economia, di produzione, di consumo. Posso costruire la natura come "oggetto da sfruttare" o come "madre natura" da rispettare: entrambi i modelli FUNZIONANO. Ma con conseguenze diverse. Conseguenze delle quali ognuno dovrà asumersi le RESPONSABILITA'. Posso costruire modelli che genarano EVENTI come il PIL e trasformarlo in un Dio al quale sacrificare ogni cosa. Posso costruire modelli che generano EVENTI come lo SPREAD e sacrificare ad esso Stati, economie, uomini, culture. FUNZIONANO. Ma non c'è nulla là fuori, non c'è lo SPREAD, non c'è il PIL, non c'è nulla. Il problema è che le nostre costruzioni e i nostri EVENTI finiscono per assumere uno statuto "ontologico" e allora, il PIL, lo SPREAD incombono su di noi come i peggiori incubi reificati... così come un uomo dalla pelle nera era veramente un animale da schiavizzare e da trattare come una bestia... non per finta, ma VERAMENTE... ONTOLOGICAMENTE... questo accade quando le nostre costruzioni le facciamo diventare VERITA' ONTOLOGICA: accade che un ebreo E' un uomo da sterminare nei campi di concentramento, un uomo di colore E' una bestia per il lavoro da schiavo nei campi di cotone, e il PIL/SPREAD SONO i nostri nuovi Dei... nel costruttivismo, no. Nel costruttivismo SONO LE NOSTRE COSTRUZIONI che trasformano un uomo in una bestia e due indicatori economici negli Dei dei destini del mondo. RESPONSABILITA' NOSTRA. Della quale, un giorno, saremo chiamati a rispondere... FMJ |
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20-07-2014, 18.26.17 | #216 |
Ospite
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Riferimento: La vittoria pragmatica di Gorgia : nulla è
A FMJ e Maral:
Mi è chiaro il vostro punto di vista ai riguardi delle anticipazioni e secondo me il dibattito sorge dal fatto che si esamina l'argomento su diversi piani. Se si afferma che ad ogni azione precede un anticipazione intellettiva o razionale che sia (irrazionale nel paranoico o nell'emotivo inadeguato) essa ha comuque una causa che la precede, conscia o inconscia. E son d'accordo con Derrida quando afferma che ad ogni domanda posta preceda un'affermazione, come può esserci d'altronde una domanda senza aver affermato anticipatamente un significato per metterlo in dubbio? E qui credo che il pensiero di FMJ sia affine. Che poi tra l'affermazione e la domanda passino il dubbio(che non ha modo d'esistere senza una precedente affermazione) ed ansia di conoscenza è secondario. Ed anche l'affermazione stessa è stratificabile, da qui si rimanda in aiuto a Charles Peirce che allo stesso modo di Saussure fa una distinzione (migliore a parer mio) nel campo della semiotica secondo cui la traduzione, da percezione a pensiero e infine linguaggio, è basata sulla relazione di: Segno, interpretante del segno (non si confonda con interpretazione del soggetto) e oggetto(ovvero il significato che si da al segno). Evidenziando quest'altra stratificazione non toglie comunque che colui che percepisce, pensa ed agisce senta tutto come un blocco unico, senza esser cosciente delle cause che generano l'effetto, anche se queste di certo non mancano. L'illusione del libero arbitrio! Ma comprendo anche il punto di vista di Maral quando descrive l'azione come priva di anticipazioni nel qui ed ora (Hic et Nunc) dove l'affermazione che precede l'anticipazione e il relativo pronostico si mescolano sotto lo stesso fluido ( ma solo in casi particolari). Ed anche se nell'aspettarmi di prendere la tavola da surf e volgermi verso l'onda con l'aspettativa di cavalcarla, nell'atto depensante del cavalcarla seguendo il flusso e l'ispirazione si genera un punto di rottura della ragione che nella sua irrazionalità creativa abbandona il dualismo aspettativa/azione, significante/significato, in una schiuma al di là di questi. Così come il pittore od il poeta improvvisano abbandonandosi allo spirito creativo, con un precetto sì, ma che fa sol da trampolino per l'ineffabile creare nell'abbandono. Ed i piani filosofici di Derrida o Pierce si dissolvono nell'onda del qui ed ora poichè analizzano il pensar ed agire in un determinato stato di coscienza, ma quand'esso viene alterato (e non mi riferisco a sostanze enteogene od a fattori esogeni, ma che volendo è possibile anche con essi ) cambiando il percepito e i suoi modi d'esprimersi di conseguenza, che differiscono dall'analisi della mente razionale, si esce dal contesto dell'analisi. E causa ed effetto non smettono d'esistere nel concepire umano, ma tra l'uno e l'altro c'è il vuoto del flusso. Mi riferisco allo stato di "flow" decantato dallo psicologo Mihály Csíkszentmihályi in cui la mente vigile lascia spazio ad un inconscio depensare che volendo si può affiancare a diversi stralci delle filosofia orientale della vacuità. Finchè si prenderanno in analisi diversi stati di coscienza alcune comprensioni filosofiche e strutturali saranno adatte, ma lontane da altri in chi compie l'atto, non in chi l'osserva. Ed è soltanto nell'illusione del libero arbitrio che l'uomo trova un frammento presente di libertà in un orgasmo al di là del pensare, causato dalla brezza dell'irrazionale spirito creativo. Infine pensiero ed azione, causa ed effetto si rifanno ad ogni mente razionale e categorizzante, così come le diverse filosofie e logiche che l'interpretano, ma che perdono di peso e significato quando si vogliono adattare anche all'estasi dell'irrazionalità del momento di eterno presente in uno stato alterato di coscienza (vedi anche esperienze sull'lsd, ayahuasca e mescalina). E quando cavalco l'onda non c'è affermazione, nè dubbio, nè domanda, nè significante, nè previsione poichè questi son affini del pensiero. Quando sei sull'onda giusta e solo in quel determinato attimo non c'è aspettativa o previsione/anticipazione del fatto che cadrai o continuerai il più a lungo possibile (c'è solo se ti porti dietro la ragione), la mente è come se si fermasse per lasciarsi trasportare nel flusso, il giudizio (generato dall'aspettativa significante) è assente, si è senza aggettivi. Talvolta ci si scorda anche di esserci. Non anticipo l'evento, lo vivo senza paure. L'anticipazione è data da una volontà di sicurezza nella ricerca di qualche boa a cui tenersi fermi nelle correnti dell'indeterminato, ma nell'abbandono ciò non serve, non vi è la necessità data dalla debolezza del vivere, lo stato di coscienza è completamente diverso così come la logica che ne conseguirà. Che poi a livello neurologico ed inconscio ci sia una qualche attività che catalizza la percezione non v'è dubbio, ma questa non passa dai recinti della mente logica convenzionale. La filosofia e la logica non possono discernere dallo stato mentale che le genera e non si scordi il profondo abisso che vige tra atto ed azione. Infine nell'evento osservato posso sempre trovar una causa ed un effetto(anticipazione e concretezza)intrinsechi, ma che svaniscono nel momento in cui il depensato si prostra all'attimo tra colonne di pensiero. Il leone non s'aspetta di catturare la gazzella, è la fame presente che muove l'istinto ed agisce soltanto secondo la sua natura, senza pensar come farlo, ma lo fa. FMJ parli della mente vigile e razionale ed hai ragione, Maral parli dell'abbandono(flow) all'attimo dell'esperienza ed hai ragione, anche se credo che l'abbandono si palesi soltanto nell'atto creativo o nell'estasi e mai nella vita "convenzionale" diciamo, dove v'è sempre un'aspettativa seppur sub-conscia di volgersi al futuro. Un'aspettativa data dai significati che abbiamo attribuito alla realtà e non è facile vedere e sentire discernendo da essi, lo sguardo senza giudizio è prerogativa d'una mente essenziale (icona del saggio) e di una che ne ha strappato l'intero significato del reale che quasi nemmen più di uomo si parla. Un saluto Ultima modifica di Mymind : 20-07-2014 alle ore 20.45.25. |
20-07-2014, 18.31.35 | #217 | |
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Riferimento: La vittoria pragmatica di Gorgia : nulla è
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Ma non esistono solo le convenzioni sociali (come le regole del codice della strada da te esemplificate). Esistono anche le leggi del divenire nturale (se sono vere determinate premesse non dimostrabili (Hume!) che sono conditio (-nes) sine qua non della conoscenza scientifica, cui ho più volte accennato. Queste non sono nostri costrutti arbitrariamente stabiliti (sia pure non individualmente ma convenzionalmente, attraverso un consenso sociale; che peraltro solo eccezionalmente può essere unanimistico, mentre frequentemente é più o meno maggioritario; ma non sempre: esistono nella storia reale, pure al presente, anche leggi e disposizioni più o meno decisamente tiranniche). Per esempio puoi stare tranquillo che di regola uno che a una rotonda si immette da destra darà la precedenza a te che alla sua sinistra già la occupi. Ma se anche si stabilisse (o "costruisse"), fosse pure unanimemente da parte di tutta l' umanità, che la durata minima della nostra vita di persone umane é di trecento anni non potresti con la stessa tranquillità contare (salvo l' eventuale sfiga di costituire un' eccezione alla regola) di vivere almeno tre secoli. Questo secondo me dimostra contro il costruttivismo (almeno così come viene illustrato qui nel forum: personalmente non ne so altro) che esiste (o almeno che ci si comporta nella consapevolezza, per lo meno implicita, che esiste) una realtà, per così dire "la fuori" (=indipendente dalle nostre costruzioni) che diviene (per l' appunto) indipendentemente dalle nostre arbitrarie costruzioni soggettive a proposito di essa (sia individuali, sia socialmente stabilite; o per dirlo "a la Maral" indipendentemente dalla nostra volontà di potenza), oggettivamente o per lo meno intersoggettivamente (che a determinate condizioni indimostrabili possiamo parzialmente, limitatamente conoscere e "dominare", nel senso di agirvi efficacemente in vista di fini coscienti, purché realistici; e inoltre solo attraverso l' adeguamento -ove possibile: altrimenti dobbiamo adeguarci a subire- delle nostre azioni alle leggi per lo meno intersoggettive e non arbitrariamente da noi modificabili del suo divenire. |
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20-07-2014, 19.12.59 | #218 | ||||||
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A me risulta evidentissimo che la logica fuzzy non è altra cosa dalla logica classica, nel senso che non nega né indebolisce il principio di non contraddizione, come ho trovato conferma in "Teorie dell'assurdo" di F.Berto, ove si presentano le vere logiche paraconsistenti (in cui le logica Fuzzy non rientra). In ogni caso, se ti risulta il contrario, fammi un esempio di logica Fuzzy che vada contro il pnc (A non è NON A) quindi se ne potrà discutere magari in un thead dedicato, qui sarebbe OT. Quanto a Wikipedia se ritieni che sia scorretta puoi sempre chiedere di correggere la voce citando le tue fonti, Wikipedia si basa proprio sul principio costruzionista, dovresti sentirti a casa tua. Citazione:
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20-07-2014, 19.14.09 | #219 | ||||||||||
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Ma per carità, io non anticipo proprio nulla di tutto questo e sfido chiunque a dirmi in tutta onestà che si anticipa queste cose. Ma quando mai! Citazione:
La mia opposizione al costruzionismo come teoria che fa dell'ontologia un capitolo della prassi è e resta radicale. Ma dopo tutto a te dovrebbe ben poco importare se sei un costruzionista coerente. E invece ovviamente non è così (e non lo può ovviamente esserlo per nessun costruzionista, dove andrebbe a finire la pretesa di assoluta potenza sul reale da cui il costruttivismo nasce?) |
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20-07-2014, 21.15.18 | #220 | ||||||
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