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05-07-2014, 20.20.45 | #122 | |
Moderatore
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Riferimento: La vittoria pragmatica di Gorgia : nulla è
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Prima obiezione: il "FACCIAMO FINTA CHE" non appare né casuale né arbitrario. Non è che Euclide abbia estratto a caso da una serie illimitata di "FACCIAMO FINTA CHE". I presupposti postulati non sono mai qualsiasi cosa ci venga in mente, ma godono di pregressa assoluta credibilità. Non è ad esempio un "facciamo finta che gli asini volino e che esistano cerchi quadrati" anche se sarebbe del tutto lecito postularli, per vedere quale campo fenomenico coerente si determina (e qualche campo fenomenico coerente si determina sicuramente da qualsiasi postulato si assuma, anche dal più assurdo). Questa pre-determinazione dei postulati (per la quale alcuni si presentano, altri no, o si presentano solo in un secondo momento) è quella che possiamo chiamare realtà esterna: una necessità che condiziona alla radice e di fatto ogni possibilità di postulazione. Secondo appunto: "FACCIAMO FINTA CHE" significa sia che stiamo fingendo (ossia che ciò che appare inizialmente in qualche misura mente su ciò che è), sia che in qualche modo sappiamo di fingere, ossia sappiamo che le cose non stanno così come le enunciamo pur non potendo sapere come stanno. In altre parole ci proviamo in attesa di poter verificare se ulteriori rappresentazioni coerenti a quel far finta comprovi le nostre assunzioni. E questa prova la chiamiamo "funzionare della finzione originaria nell'ambito di quella finzione originaria", perché è evidente che non può esservi altro funzionare se non riferito al dominio di quei postulati e non di altri. La prova di funzionamento è quindi solo ed esclusivamente una prova di coerenza del dominio determinato da quei postulati di per sé indiscutibili, come indiscutibile deve essere il loro dominio per intrinseca coerenza. Ma se ogni postulato (che è una finzione indiscutibile) determina un dominio, se ogni dominio determina un funzionamento tutto questo resta comunque una finzione in cui ciò che conta è solo la sua robustissima costituzione interna per la quale verrà escluso tutto ciò che non la supporta, è in altre parole pura messa in atto di una volontà di potenza a sostenere una finzione, ossia a sostenere qualcosa che sappiamo fin dall'inizio che non è vera e che dovrà mostrarsi non vera, ma internamente coerente e pertanto ben robusta e potente. Questo pone poi il quesito di come ci rapportiamo alle altre finzioni? agli altri "FACCIAMO FINTA CHE" che lecitamente determinano i loro dominii in linea di principio altrettanto funzionanti e veri che si oppongono al nostro? O assumiamo una posizione completamente indifferente di tipo relativista che isola ogni costruzione nella propria interna coerenza e che però evidentemente non può portare da nessuna parte perché questo isolamento di fatto non sussiste, o assumiamo una posizione di potenza vantando (per convincere) la maggiore coerenza dei nostri postulati in ogni campo contraddicendoci (e questo è proprio quanto propone Gorgia quando afferma che nulla è e si mette a dimostrare l'illogico con pura coerenza logica). Oppure ancora cerchiamo di verificare il funzionamento su altri piani, ad esempio sul piano dell'esperienza, come ha sempre detto di fare una certa scienza per ingenui cercando conferme fenomenologiche al funzionamento delle proprie teorie. Solo che la scienza questa verifica di funzionamento la impone in modo assai meno ingenuo e assai più potente secondo le direttive di un proprio metodo osservativo, la scienza non ha mai guardato al mondo come appare (come mette bene in luce Kant: forse lo fa un'ameba, non uno scienziato) e quel metodo osservativo è ancora un paio di occhiali che lo scienziato si pone davanti agli occhi perché è strumento di estrema coerenza, ossia di estrema ed esclusiva potenza per la scienza stessa, per l'affermazione credibile della finzione imposta dal suo campo di dominio che in tal modo ha l'assoluta pretesa di poter ricondurre a sé ogni altro dominio in modo tale che la pretesa non possa essergli contestata in virtù non della coerenza alla realtà, ma della coerenza alla propria visione determinata dai propri postulati verificati a mezzo del proprio metodo così potentemente coerente, in 3 parole: del proprio autoreferente funzionamento. Il costruttivismo estremo sorretto dal metodo scientifico risulta alla fine l'apoteosi dei sofisti, raggiunta paradossalmente proprio a mezzo del fallimento metafisico della loro platonica e aristotelica negazione, non è più la realtà che conta, ma ciò che si mostra funzionante alla luce dei propri presupposti, del proprio dominio, della finzione che si è impostata a mezzo di quei presupposti e da cui è negato poterne uscire, perché solo in quell'ambito, primo tra tutti gli ambiti, funziona. E poco importa quali siano i nuovi sofisti, perché sempre sofisti sono per quanto dotati di tecniche di convincimento ben più confacenti ai tempi di quanto non lo sarebbero quelle di Gorgia. Il funzionare è in origine un termine tecnico, le macchine funzionano e non a caso M. e V. definiscono il vivente macchina autopoietica inserendolo in modo assai potente nell'ambito di un dominio ben specifico che è il dominio tecnico ove conta solo il meccanicistico funzionare, fosse anche il funzionare meccanicisticamente solo per se stessi. Questo poter funzionare apre praterie smisurate, ma non significa nulla se riferito autopoieticamente a se stesso, è solo l'ennesima affermazione di potenza di un dominio su ogni altro contrabbandata per verità emergente dai funzionamenti. |
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05-07-2014, 21.09.20 | #123 | |
Utente bannato
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Riferimento: La vittoria pragmatica di Gorgia : nulla è
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Non ho mai detto che il costruttivismo "spieghi" tutto. Comunque, vediamo quello che hai scritto: 1) La scienza ASSUME che là fuori ci sia qualcosa che esiste; 2) La scienze ASSUME che quello che sta là fuori sia conoscibile dall'uomo; 3) La scienza deve fare queste ASSUNZIONI (1 e 2); 4) Il principio di non contraddizione, se ASSUNTO, ci impone di ragionare in un certo modo; Fino a qui, sottoscrivo. Poi però, vuoi che le ASSUNZIONI Euclidee diventino "VERE". Come mai? Perché proprio le ASSUNZIONI Euclidee e non quelle della geometria ellittica o della geometria iperbolica? Hai un motivo particolare per farlo? Pensa che io, un giorno, ho descritto tutta la planimetria di casa mia secondo la geometria iperbolica... e tutto funzionava perfettamente... La filosofia quale UNIVERSALE indaga? Chi ha stabilito cos'è l'universale? FMJ |
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05-07-2014, 21.21.11 | #124 | |
Utente bannato
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Riferimento: La vittoria pragmatica di Gorgia : nulla è
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Ti avevo risposto in maniera educata ma mi pare che i moderatori mi abbiano censurato. Proviamo a cambiare modello: 1) Ci sono dei cattivi maestri che, ovviamente, sono quelli stabiliti da te; 2) Hai DIMOSTRATO che il costruttivismo è una sciocchezza assoluta come le menti più geniali che ci siano al mondo, non avevano capito; 3) Lo hai dimostrato con la matematica mentre Kelly, un matematico e io, laureato con lode e menzione in matematica alla Normale di Pisa, nemmeno ce ne siamo accorti; 4) Com'è noto (a te) nessuno degli autori che ho citato si è mai confrontato con la verità. Evidentemente, nel corso dei miei studi di filosofia, mi hanno raccontato un mare di inesattezze e i libri che ho letto erano tutti falsi; la mia seconda laurea in filosofia, a questo punto, posso ben gettarla nel cestino; 5) Sono tutte pseudo-scienze che si autoriflettono... :-)))) Mi inchino alla tua sapienza e getto via le mie quattro lauree. A proposito, quando hai tempo, mi potresti indicare una scienza, una religione, una filosofia, che non sia autofondante? Grazie. FMJ P.S. mi sono limitato a riassumere le rivelazioni che hai scritto e a farti una domanda, vediamo se mi censurano pure questa. |
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05-07-2014, 21.53.29 | #125 | |
Utente bannato
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Riferimento: La vittoria pragmatica di Gorgia : nulla è
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1) Certo che Euclide non ha estratto a caso i suoi "facciamo finta che". Lo ha fatto in modo che potessero avere il massimo di potere anticipatorio sugli "eventi" che la sua stessa costruzione ha reso "reali". Per esempio, ASSUNTA la geometria euclidea, in tutto il suo dominio, la somma degli angoli interni di un triangolo da' 180°. Questo "evento" è reso "REALE" dalle ASSUNZIONI che stanno alla base della geometria euclidea. Se cambio le ASSUNZIONI, e uso, per esempio, quelle della geometria ellittica, questa previsione viene "INVALIDATA". EPPURE, con la geometria euclidea ci lavorano geometri e ingegneri e FUNZIONA "REALMENTE", tanto che ci posso costruire ponti e case. MA ANCHE le geometrie non euclidee possono essere usate per costruire ponti e case. Ma allora, la PRESUNTA "VERITA'" dove sta? 2) Io stesso ti ho detto che NON TUTTE LE COSTRUZIONI sono equivalenti. Ti ho scritto che non si passa da un muro. Ricordi? Ma ci sono MOLTE COSTRUZIONI che funzionano e quindi, esattamente come esistono molte geometrie che funzionano. Quando una costruzione non funziona, si dice che è stata INVALIDATA in quel DOMINIO specifico sul quale è stata generata o applicata. Tu vuoi chiamare l'invalidazione, REALTA' ESTERNA. Guarda che lo puoi fare. Alcuni lo fanno. Ma quando l'hai fatto, che hai risolto? Nulla. Come dire: "Io chiamo realtà esterna ciò che invalida le mie costruzioni". Un'ASSUNZIONE per un nuovo dominio di fenomeni che tu decidi di chiamare "realtà esterna". Un nuovo POSTULATO. Se FUNZIONA e finché funziona, puoi farlo. Ripeto: molti lo fanno. Altri no. L'importante è SAPERE che anche questo non è nient'altro che un'ASSUNZIONE, un POSTULATO. E nulla più. Altrimenti, ti sfido a dimostrarmi il contrario. 3) Come rapportarsi con le altre costruzioni? In genere, dalle loro conseguenze. Guardando alle conseguenze che una certa costruzione genera anche in piani fenomenici diversi: etico, morale, biosistemico, ecologico, politico... ecc. 4) La scienza, per me, non è altro che una costruzione in un certo dominio. Nel suo dominio FUNZIONA molto bene e proprio per questo, le menti ingenue, arrivano a chiedere la prova dell'esistenza di DIO, intesa come prova scientifica. Cercano di far sconfinare la costruzione scientifica in piani fenomenici sui quali la scienza non può anticipare proprio nulla. Per la scienza, valutiamone le conseguenze nel suo dominio e negli effetti che la generazione dei suoi "eventi", genera in domini diversi... se ne potrebbe parlare per anni... Non ho alcuna simpatia per chi riduce le proprie costruzioni ai soli presupposti scientifici, ai soli postulati scientifici. 5) Funzionare, per me, è capacità di ANTICIPAZIONE. La scienza, nel suo dominio ha una grande capacità di anticipazione degli eventi. Questo non significa che sia "VERA", significa che FUNZIONA. Esistono mille teorie scientifiche e coerenti su ogni cosa, ognuna con una maggiore o minore capacità di anticipazione. Tante, FUNZIONANO. Alcune no perché vengono invalidate. Tu vuoi ASSUMERE che l'invalidazione sia la REALTA' che parla. Ma quanto tante funzionano, qual è la REALTA' che parta? Quando funziona euclide, l'ellittica, l'iperbolica e tante altre, qul è quella "VERA" più "VERA delle altre"? Allora, anche chiamando "REALTA'" quella cosa che invalida le tue costruzioni (e quindi IN NEGATIVO) quale chiami "REALTA'" tra le migliaia che FUNZIONANO? FMJ |
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05-07-2014, 23.25.45 | #126 | |
Moderatore
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Riferimento: La vittoria pragmatica di Gorgia : nulla è
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Non tutto mi è chiaro in questo tuo intervento, ma tento di individuarne il senso. La morte, tu dici, è il pensiero della paura che a mio avviso resta angoscia di fronte a una evidente contraddizione, poiché il morire indica in tutta evidenza all'ente l'incontrovertibilità paradossale del suo essere niente proprio in quanto esistente. C'è un eterno niente che appartiene all'essente, nei termini del divenire lo precede e lo segue, ma è quello che lo segue il solo che lo angoscia. poiché solo l'esser stato chiude per sempre ogni discorso e lo chiude in modo radicale, definitivo, compiuto e inalterabile. Se il nascere è il sorgere di una potenza, il morire è il suo concludersi, il suo vanificarsi, la più radicale sconfitta di ogni volontà di potenza. Il mondo che appare a McBeth come una favola scritta da un idiota non può che apparirgli così solo alla fine dell'ultimo atto e non certo al primo, al primo lui credeva in quella favola, pragmaticamente ci credeva, soppesando quello che funziona e quello che non funziona e illudendosi sempre di quanto funzionava al punto di farlo diventare re di Scozia. Illusioni perché tutti i funzionamenti sono profondamente ambigui, pieni di doppi sensi in cui è impossibile districarsi e in cui ogni conferma alla volontà che si traduce in aspettativa (la migliore o peggiore volontà che sia non ha importanza) è sempre in qualche misura inganno, trucco, finzione. Ma resta il fatto che al gioco di questa favola che è un gioco di simboli che continuamente cambiano significato per quanto si cerchi di darne definizione precisa, non ci si può sottrarre. Severino dice che questo è il necessario manifestarsi della piena identità logica di ogni cosa a se stessa e che vista in questo senso la storia che ci narra non è più una favola scritta da un idiota (fosse pure un Dio di sconfinata volontà di potenza), ma è gioia nel senso più profondo, ontologico del termine. Sì, l'aporia è subito presente, è l'altra faccia del principio di identità, la faccia manifesta. Certamente anche il discorso di Severino non è scevro dal sospetto di ambiguità, il principio di non contraddizione potrebbe essere solo l'ennesimo inganno degli stregoni imbroglioni e fallaci, mica lo vediamo, mica lo tocchiamo, perché noi viviamo e vediamo solo le innumerevoli contraddizioni, noi viviamo le nostre sensazioni, le nostre emozioni, noi viviamo la nostra volontà di potenza, il nostro io per una necessità che vorremmo paradossalmente non fosse necessità, ma volontà. Anzi è proprio solo questa esigenza che viviamo e vogliamo, non un principio logico che pragmaticamente lascia il tempo che trova. Ma è possibile mettere in dubbio il principio di identità? Davvero il mondo fenomenico lo mette in dubbio o siamo noi a volerlo perdendoci continuamente nei suoi giochi e nelle sue folli simbologie di potenza che giustamente, come dici, pur tuttavia dobbiamo vivere, dobbiamo attraversare in quanto viviamo? Non so, se c'è una cosa che rimprovero a Severino è il suo auto proclamato isolamento (che non è un lamento, anzi una forte rivendicazione) che per certi versi è pure certamente vero in quanto nessuno in Occidente ha mai trattato il divenire come la più profonda delle follie (tranne Parmenide ovviamente, che però per Severino è proprio colui che paradossalmente dà inizio a questa follia con la finzione di un puro Essere astratto che è in effetti niente nella sua sublimata astrazione): io credo invece che come tutta la storia filosofica dell'Occidente è attraversata da questa follia, sotto di essa vi è pure da sempre la verità del destino di ogni essente, la verità di una Gioia ontologica le cui tracce possono essere riconosciute sotto la follia, e forse la si può mettere in luce (magari un secondo Severino può farlo appropriatamente, sempre che accetti di pagarne il prezzo vivendo, ossia partecipando al dolore della meravigliosa e angosciante follia della trama). L'idiota che scrive la favola che viviamo è paradossalmente proprio quel principio di identità che la favola vuole mostrare a mezzo del suo continuo contraddirsi, delle continue aporie che rappresentano da sempre ogni essente con tutte le loro angoscianti ambiguità. E' questa un'altra favola che illude di gioia? Può essere, ma se lo è McBeth ha ragione e ogni nostro parlare è pura demenzialità insensata, conta solo il saper fingere a se stessi e agli altri che non lo sia, che il trucco c'è ma non si vede e proprio per questo funziona. Non so se in qualche modo sono stato coerente con la tua risposta, lo spero. |
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06-07-2014, 00.57.51 | #127 | |||||||
Moderatore
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Riferimento: La vittoria pragmatica di Gorgia : nulla è
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Esattamente e io ti ho risposto che possiamo invece benissimo assumere che il "si passa da un muro" sia lecitamente postulabile. Non lo è nel tuo campo definitorio dove identifichi totalmente l'ente che passa attraverso il muro come una cosa fatta di materia solida, lo è invece se lo rappresenti in termini diversi, ad esempio come informazione. L'informazione che mi esprime e che mi identifica può passare attraverso i muri una volta che sia stata completamente definita? Citazione:
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06-07-2014, 02.24.49 | #128 |
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Riferimento: La vittoria pragmatica di Gorgia : nulla è
fmj
1) Ci sono dei cattivi maestri che, ovviamente, sono quelli stabiliti da te; sono scelti da me, non stabiliti: e il criterio è il tema dell'esautorazione. 2) Hai DIMOSTRATO che il costruttivismo è una sciocchezza assoluta come le menti più geniali che ci siano al mondo, non avevano capito; ho detto solo che il costruttivismo è autofondante, nei nomi del prof. kelly e company. e l'ho dimostrato, mi pare, sia matematicamente che discorsivamente. (il post che mi è stato pubblicato, in effetti era un pò troppo polemico, sono stato redarguito e non avrei obiettato al suo cestinamento. voglio dire: possiamo restare semplicemente sui temi di cui stiamo argomentando. senza trascendere.) 3) Lo hai dimostrato con la matematica mentre Kelly, un matematico e io, laureato con lode e menzione in matematica alla Normale di Pisa, nemmeno ce ne siamo accorti; Certo che ve ne siete accorti, ma continuate a usarli lo stesso, senza problematizzare quella fondazione.(per me non ha senso, vedila come una mia problematica, non so che dirti, è inutile polemizzare su questo credo. non mi scandalizza la cosa, per inciso.) 4) Com'è noto (a te) nessuno degli autori che ho citato si è mai confrontato con la verità. Evidentemente, nel corso dei miei studi di filosofia, mi hanno raccontato un mare di inesattezze e i libri che ho letto erano tutti falsi; la mia seconda laurea in filosofia, a questo punto, posso ben gettarla nel cestino; Non posso sapere cosa ti hanno raccontato o cosa hai letto. Qua si è sempre disponibili (salvo qualche cestinamento qua e là legittimo ) a meno che ho perso il momento in cui hai definito il concetto di verità. in quel caso potresti riscrivermelo? 5) A proposito, quando hai tempo, mi potresti indicare una scienza, una religione, una filosofia, che non sia autofondante? Grazie. la scienza galileliana si basa, mi sembra, sulla descrizione, per poi ipotizzare una legge di ordine generale, osservatore-oggetto, l'autofondazione non sta nei postulati, ma nel metodo adottato, che infatti è notoriamente progredibile sia in riferimento all'osservatore sia all'oggetto, ma sempre di relazioni si parla, di leggi universali sì, ma rispetto a quella descrizione storica di quella relazione. inoltre la guerra dei protocolli sta proprio a testimoniare, che vi è anche una forza poltica non trascurabile nelle scelte, di volta in volta.(nei miei interventi in sintesi, cercavo di ricordarlo) la religione non si autofonda per imposizione, ma nasce da una millenaria sapienza, che unisce problemi e emozioni, comuni evidentemente a genti, popoli, razze.(non è un costruttivismo gratuito, ma un sincretismo secolare al massimo e comunque saggio) (problemi politici esclusi ovvio) la filosofia fondamentale è infine quella che tramite il logos, scoperto per abduzione di cose che avvengono, e non sono fantasia, stabilisce quelle regole di relazione, uomo-dio-natura, sullo sfondo dei concetti particolare-totalità. (sia chiaro: quello che dici ha un senso, se diversamente descritto) (visto che sei laureato, mi pare addirittura ridicolo dovertelo ricordare, insomma a questo punto sorgono curiosità, tutte mie, su come consideri platone aristotele tommaso spinoza hegel severino....) questo per dire che c'è autofondazione e autofondazione, quelle che ho elencato mi piacciono, perchè hanno una loro logica forte. (da matematico credo tu possa capire cosa intendo fino in fondo) in estrema sintesi quello che non capisco è la tua ossesione contraria verso il concetto di totalità. puoi insomma fare funzionare benissimo la tua filosofia della buona funzionalità, senza dover per questo mettere in discussione l'intera storia della filosofia. insomma non deve essere polemica a tutti i costi, in quel caso possiamo finirla anche qui. |
06-07-2014, 02.43.11 | #129 | |
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Riferimento: La vittoria pragmatica di Gorgia : nulla è
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1) Non credo di aver capito dove sta il fulcro del tuo pensiero, per ora vedo solo che ti rammarichi di un assente. Di una assenza. ma il significato, per ora non ha nominazione, non mi dici cosa tu vorresti. 2) Non credo che dire ad un metafisico (quale io sono) che la metafisica sia finita è un buon punto di partenza. se vuoi si fa partire un altro 3d, ma non mi sembra che risolverebbe quel cruccio. 3) quello che dici, mi torna ovviamente. in termini psicanalitici si è pure analizzato come l'"impasse del posto". per guarire realmente è necessario criticare il potere: nessuno lo fa. e quando lo si fa per davvero, si finisce male, come il caso verdiglione sta a testimoniare. (e gli esempi antichi non mancano). non riesci a essere più stringato ai fini dell'individuazione del problema? non lo vedo ancora scusa! |
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06-07-2014, 03.02.03 | #130 | |
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Riferimento: La vittoria pragmatica di Gorgia : nulla è
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severino si lamenta eccome, finora ho capito che si lamenta che non lo seguono sulla logica ma forse anche a quale tipo di eternità il punto c alluda, per abduzione aporetica se mi si consente. il fatto è che se uno si racconta la favola che è quella favola di chi racconta favole, si fa fatica a smascherare cosa non sia favola. io penso che l'emozione aiuti quando si proceda all'indietro, nel riconoscere le catene dei fabulanti. ma so benissimo che quella emozione può essere favola essa stessa. (per questo di fronte all'aporia medito assai profondamente) mac beth...non solo è quello, ma è una molteplicità di affabulazioni, dietro la tragedia della morte. rimane il punto di vista, rispetto alla totalità, certo, severino ha ragione che non ci riflettiamo abbastanza. d'altronde se lo fa lui e una manciata di logici matematici, ci sarà un perchè. ps non è importante la coerenza, sicuramente ogni tuo intervento, che non sia il polemos con altri utenti , mi da ispirazione. |
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