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15-10-2015, 10.24.05 | #54 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 22-03-2015
Messaggi: 257
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
Citazione:
Ti ringrazio per la sintesi, a mio parere (per quel poco che conosco del pensiero nicciano) veramente ben articolata. Mi sorge una domanda stupida: Ma il Superuomo non è un'altra forma di morale? La morale del guerriero ? Una morale "spartana"? A me sembra che Nietzsche veda nella Natura solo quello che desidera vedere e che si raccorda con il suo pensiero. Nella Vita non esiste solo la Volontà di potenza (o di essere) ma anche la Volontà di Non-essere ( desiderio di non esistere). Ogni cosa esistente contiene in sè anche il suo contrario. Così la volontà di potenza contiene in sè pure la sua negazione. I polmoni, per respirare, si dilatano e si contraggono. Così pure la Vita esce da sè e rientra in sè. L'uscita da sè può essere intesa come volontà di potenza ( o di essere), il rientrare in sè come volontà (potenzialità) di non-essere. Il suo odio mi sembra soprattutto rivolto verso la morale ebraico-cristiana e lo stato esistenziale dell'uomo (penso in questo caso anche il proprio vissuto personale, visto come limitante la sua volontà di dominio sugli altri). Ma non gli veniva mai il dubbio che quello che lui riteneva vomitevole e rivoltante, per altri era l'esatto contrario? Che ritenevano Alto e Nobile ciò che lui detestava? Che proprio il rifiuto della supposta volontà di potenza (vista come semplicemente una forma illusoria di egoismo) era Nobile e da "Guerriero"? E non erano essi stessi "nella Vita"? Vedo sempre , nelle teorie filosofiche astratte, questa tendenza a prendere una sola parte e definirla come l'intero, come il "vero". Dovremmo considerare l'ipotesi che ogni cosa che possiamo pensare contiene in sè il suo contrario. E' un esercizio molto utile per non prenderci troppo sul serio e per non innamorarsi del proprio pensiero. Non c'è contraddizione nell'affermare l'eterno ritorno e poi un'ipotetica venuta di un essere nuovo (un Superuomo alla Batman o Superman, sarebbe da intendere come il vate ispiratore di Stan Lee e della Marvel... scusa la battuta ) nel futuro? Le società fondamentalmente guerriere hanno sempre sviluppato una morale e una trascendenza. I Vichinghi avevano Odino, Thor e Loki e molte belle valchirie a farli compagnia...e non amavano i deboli e i malati! Sembra poi che Nietzsche avesse una conoscenza sommaria di forme di etica e morale non-cristiane. Nel buddhismo , per es. era sostanzialmente l'appartenente alla casta dei guerrieri che abbandonava la casa per darsi alla vita ascetica. E non per raggiungere una trascendenza posta nel futuro ma per vivere la Realizzazione del suo essere vero nel presente. Il Nirvana non è qualcosa di trascendente, ma si potrebbe definire il vero Presente, aldilà delle categorie del pensiero discorsivo e della sete d'esistere. Nel taoismo l'armonia di corpo e mente era l'espressione del Vero e non era posto alcun concetto di trascendenza. Certo che se vogliamo ritenere serio solo ciò che ha partorito il pensiero occidentale e quello giudaico-cristiano, avremo poi un Nietzsche... P.S: Ho scritto questa riflessione sulla base della tua bella sintesi e non sul conoscere dettagliatamente il pensiero nicciano. Quindi penso vada intesa in senso generale e non come vera valutazione critica...sarebbe presuntuoso da parte mia! |
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15-10-2015, 15.09.38 | #55 |
Nuovo ospite
Data registrazione: 02-08-2015
Messaggi: 177
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
Paul11,ogni punto meriterebbe una precisazione più lunga ma sarò breve:
1)niente da aggiungere. 2)si,si può raggiungere uno scopo nel futuro solo se si vive a pieno il presente. 3)la morale dei vinti non ha battuto il guerriero,è l'uomo che ha cominciato a "rammolirsi" e ad aver sposato questa filosofia di "vita". In questo modo sono aumentati esponenzialmente in numero quelli che Nietzsche definisce gli inutili. 4)sono d'accordo,ma parliamo anche di una volontà diversa: Schopenhauer si riferisce alla volontà di vivere,mentre per Nietzsche è assurdo,perché la vita non può desiderare qualcosa che già possiede. 5)assolutamente no,la volontà di potenza è già presente,ed in qualsiasi forma di vita. Semmai è la morale che ha provato a contrapporsi e sostituirsi alla volontà,non riuscendovi,e qui si arriva al punto 6. 6)ogni valore è destinato a cadere come una mela dall'albero quando è matura,i valori falsi sono quelli che,cadendo,mostrano tutta la loro vacuità,come mele marce. 7)ok. 8)per il passato o il futuro,vivere in un tempo che non sia presente (e quindi assente) è un illusione. 9)si i due concetti si richiamano (anche se l'eterno ritorno rappresenta quello più importante). |
15-10-2015, 15.52.52 | #56 |
Ospite abituale
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Messaggi: 331
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
@memento
sì sono d'accordo con un possibile parallelo con il principio di conservazione dell'energia. Quello che non capisco è come si risolova nella sua visione dell'uomo. Ripeto punto ostico per me. @paul sì quello che scrivi è corretto, anche se manualistico, il vero Nietzsche come sto provando a far capire si trova in altri punti. La definizione di nichilismo è però sbagliata: non si tratta di ritenere la metafisica come nichilista, è bensì l'effetto che essa comporta che si risolve nel nichilismo, cioè la svalutazione dei valori che si pensa potessero tenere. @cvc @sariputra Il punto non è che a Nietzche interessi vomitare sugli altri. Direi piuttosto il contrario, invece che chiedere continuamente scusa, ogni pensiero politico dovrebbe ripensarsi radicalmente. Nietzche fornisce diversi spunti, dal concetto di Europa, alla svalutazione di qualsiasi nazionalismo in primis. Ma non basta, per Nietzche è proprio ogni singolo individuo che si deve ripensare. In questo senso i discorsi che fate su caste o pensiero farmacologico mal si sposano proprio con il senso che Nietzsche imprime alle sue parole. Ossia il discorso di Nietzche non è uno dei tanti discorsi che si sovrappone o si affianca ad altri. In esso è radicale la necessità, questa sì, di fare. Potremmo sempre pensare che fosse una sua necessità, se non fosse che il suo fare non è legato ad un Pharmakon come quello della filosofia antica, besnì alla impellenza materiale di confrontarsi con gli effetti della svalutazione di qualsiasi morale. Ma non siete ancora stanchi di vedere un qualsiasi telegiornale, riportare pedissequamente gli stessi errori del sistema globale? Se non siete stanchi il problema è lì. O meglio lo era per Nietzche, che cercava di scuotere le coscienze. |
15-10-2015, 23.31.08 | #57 | |||
Nuovo ospite
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
Citazione:
Premesso questo, non sono d'accordo sul resto. Cioè, ometto di discutere lo stocismo e prendo per buono quello che ne dici tu. Ma su Nietzsche, come la vedo io, le cose non stanno proprio così. Riconosco che «Il 'dire di sì' nicciano invece ha bisogno sempre del futuro» troverebbe un buon punto d'appoggio in GS, IV, 276 e anche 306 (a proposito di stoici). Però il 'bisogno sempre del futuro' non è più sostenibile sulla base (anche) di questo : Citazione:
(Il grassetto ce l'ho messo io e puoi notare che parla di 'rassegnazione', 'sopportazione', 'affermazione', ma non di 'accettazione'). Qui, in effetti, come fai tu, c'è una conflazione di amor fati e volontà di potenza. Io ho incontrato diverse interpretazioni su questo punto. C'è chi argomenta che questo sarebbe il vertice della volonta di potenza più spirituale che 'redime' il passato. Di conseguenza l'eterno ritorno sarebbe una specie di mito di approdo della vdp... Personalmente io sarei dell'idea che questo aforisma contiene quel nucleo, che - pur esitando - si potrebbe definire mistico, per cui Nietzsche rivela che vdp e eterno ritorno sono una stessa realtà – la sola realtà. Ma questo, rispetto alle tue osservazioni, è una divagazione. Comunque serve a dire che, al suo grado più elevato, la volontà di potenza non si focalizza su un tempo specifico, ma sull'eternità – così come Nietzsche la concepiva. D'altra parte nel capitolo “Morale come contronatura” (6) del Crepuscolo degli idoli si trova questo: Citazione:
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16-10-2015, 14.07.29 | #58 | |
Nuovo ospite
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Messaggi: 177
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
@Sariputra
Finalmente una risposta argomentata senza liquidare il tutto in giudizi categorici,meglio cosi. Innanzitutto volevo precisare che Nietzsche considerasse come sincera anche la volontà di non esistere o di morte,volevo citare a proposito così parlò Zararathustra: Citazione:
Il Nirvana buddhista è si trascendente rispetto alla vita,alle sue sofferenze ed alle sue effimere soddisfazioni. Non vedo nulla di più trascendente che uscire dal ciclo della vita come intende fare il buddhista. @CVC Come ho detto prima,la volontà di potenza non è una volontà astratta,quindi non posticipa la sua realizzazione nell'uomo,e soprattutto non si accresce. Il superuomo si pone in continuazione rispetto all'uomo,non è nulla di calato dal cielo. Cosi come l'adulto rappresenta lo sviluppo del bambino,il superuomo rappresenta lo sviluppo di ciò che più è umano. Il superuomo è la realizzazione dell'uomo,la sua creazione. @green&grey pocket Il concetto è ostico anche per me,e ad essere sincero ne sono scettico. Fatto sta che rappresenta il punto focale della filosofia nicciana. Ultima modifica di memento : 17-10-2015 alle ore 12.08.14. |
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16-10-2015, 18.16.55 | #59 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
Citazione:
L' obiezione non é rivolta a me. Tuttavia mi sento di affermare che non é razionalmente dimostrabile che si debba essere razionalisti (o che un atteggiamento razionalistico si preferibile all' irrazionalismo): si comincia ad essere razionalisti dopo che e in conseguenza del fatto che si é deciso di esserlo e non prima di deciderlo e dunque si tratta di una scelta irrazionalistica, non criticamente vagliata, istintiva. E credo che l' essere consapevoli di questo ineludibile limite del razionalismo significhi essere più conseguentemente razionalisti che ignorarlo. |
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16-10-2015, 19.52.19 | #60 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
Citazione:
Il fato è la concatenazione degli eventi, se lo frammenti non è più fato, è qualcos'altro. Un evento che in sè può essere negativo, nella prospettiva della concatenazione degli eventi può diventare positivo e viceversa. Esempio banale: perdo un lavoro (episodio negativo), dopo un anno (concatenazione degli eventi-fato) ne trovo uno molto migliore (fato positivo). Spostandosi più avanti nel tempo può capitare che quel lavoro sia causa di un incidente e di conseguenza il fato va valutato negativamente. Perciò il fato va giustamente guardato alla luce dell'eternità, dove i singoli eventi mutano in continuazione dissolvendosi e dove il fato stesso rappresenta la necessità, le cose vanno in un certo modo e non possono altrimenti perchè determinate da una natura universale che sfugge alla nostra volontà e che col continuo gioco di creazione e distruzione mantiene vivo il cosmo. Ciò che può fare invece l'uomo è perfezionare la sua anima, rendendola imperturbabile e serena, così che possa rimpadronirsi della sua natura tornando a ciò da cui proviene essendo essa una parte, un'emanazione della volontà divina del cosmo. Questo pensavano gli stoici a giustificazione della loro morale, e ognuno può pensarne ciò che vuole. Ma al di là del pensiero stoico credo che un frammento di fato sia una cosa costitutivamente diversa dal concetto di fato che si riferisce alla totalità degli eventi, e che l'espressione 'pezzo di fato non abbia molto senso. Il tutto è più che la somma delle parti. Vivere al presente significa staccarsi dalle contingenze del momento e connettersi con la natura eterna universale. Significa uscire dal molteplice ed entrare nell'universale, Nietzsche invece rimane nel molteplice, e così deve fare per non contraddire la non necessarietà della morale. Poiché in una prospettiva universale ci deve essere qualcosa che ci accomuna e quindi una stessa concezione di ciò che è bene, dunque una morale |
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