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09-02-2016, 14.45.23 | #201 |
Ospite abituale
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
"feticismo. Nella teoria di Marx, il fenomeno tipico dell’economia monetaria, e di quella capitalistica in partic., per cui le merci non rappresenterebbero semplici oggetti fisici ma rispecchierebbero rapporti sociali e situazioni antropologiche, mentre i rapporti tra gli uomini si rappresenterebbero rovesciati, come rapporti sociali tra cose."
Prendiamo l'incipit dalla trecani online. Mi pare adeguato, anche se poi sullo svolgimento dissento. Il problema con Marx è quello. Non ho dubbi, anche perchè cos' inizia il capitale. E su quello mi soffermo, perchè se su Hegel medito sul primo capitolo. (ossia la questione se esista o meno un soggetto...e per Hegel sia chiaro: non esiste). Su Marx mi fermo sulla prima frase, dinamitarda, e ovviamente sottovalutata dai commentatori (suppongo! visto la penuria intellettuale in giro) " La ricchezza delle società nelle quali predomina il modo di produzione capitalistico si presenta come una "immane raccolta di merci"[1] e la merce singola si presenta come sua forma elementare. Perciò la nostra indagine comincia con l'analisi della merce. La merce è in primo luogo un oggetto esterno, una cosa che mediante le sue qualità soddisfa bisogni umani di un qualsiasi tipo. La natura di questi bisogni, per esempio il fatto che essi provengano dallo stomaco o che provengano dalla fantasia, non cambia nulla[2]. Qui non si tratta neppure del come la cosa soddisfi il bisogno umano; se immediatamente, come mezzo di sussistenza, cioè come oggetto di godimento o per via indiretta, come mezzo di produzione" http://www.criticamente.com/marxismo...bro_I_-_01.htm Non è letto, a quanto pare. Ma dietro questo incipit vi è una antropologia umana assai complessa e non analizzata. Come a dire che il mondo in cui viviamo è dominato da oggetti, e che questi oggetti sono "frutto" di bisogni umani sia di sussistenza che di piacere. Vale a dire che noi raccogliamo feticisticamente ciò che per noi ha valore. Ossia che il soggetto si identifica come altro da sè, come oggetto. Ossia come oggetto sociale, convenzionale dice più avanti Marx. Sono supposizioni importanti e che mi lasciano insoddisfatto. Di certo spiegano molto bene il perchè la tecnica diventi qualcosa che domini l'uomo. Sono d'accordo che l'uomo se vuole può bloccare questa tecnica Sgiombo, ma il fatto è che l'uomo non vuole, per via di un dislocamento del soggetto. (che è ovvio se è vero, come sembra del feticcio, avviene per via meramente dialettica, Hegelianamente secondo ragione, formale però, del negativo Maral.) Il feticco però spiega molto meglio cosa siamo, della Forma, della Ragione Hegeliana. Per il semplice fatto che è più dettagliato. E perchè presuppone ancora quel soggetto che Hegel, suppongo poi accantoni. Vale a dire Maral il rapporto Padrone - Servo è solo una convenzione. Ha ragione Marx, hanno ragione tutti gli storicisti che da Dewey in poi fino ad Heideger, il secondo Heideger, e per finire in quella grande polveriera che è stato il Decostruzionismo (Derrida a tener le fila, ma anche Deleuze, passando chiaro per Focault) Hegel è la morte della filosofia perchè l'ha resa assoluta nel suo formalismo negativo.(Cosa c'è altro da aggiungere? dicono in molti) Non li ho letti, certo. Ma il filo rosso è troppo evidente. Il fatto è che questo soggetto che si distrugge in nome di una convenzione (DIO) che si schiaccia l'uno contro l'altro, in nome di una gerarchia, Marx lo definisca solo in parte: rispetto appunto a quella che lui chiama scienza la "politica economica", in cui dovrebbe essere più interessato nel generale a far scoprire l'emersione dei rapporti di potere, che non a descrivere una effettiva scienza economica. Ecco magari Engels rispetto a tanta "nomenklatura" nella sua fase più matura nota che la politica economica marxiana è già stata sorpassata "storicamente". Ma non credo che Marx fosse dispiaciuto. Se non fosse così non si capisce perchè Marx, fosse un Hegeliano. Hegeliano nel senso che la forma è la stessa. Quella dialettica, quella della negazione. (Che è radicale come Spinoza diceva per primo: omnis determinatio est negatio). 1. Ovvio noi siamo soggetti solo sul fatto evidente che esistono oggetti. 2 . Ovvero noi siamo piegati dagli oggetti, ci curviamo su di loro. 3. Quasi fosse una proprietà gravitazionale. 4. E infine esausti, quando il deserto, che ci abita, erode l'altrove in cui pensavamo di essere, non ci rimane che diventare feticisti, credere in DIO, essere qualcuno, più probabilmente qualcosa. (potremmo aprire il tema della battaglia iconica, a cui tanto tiene Cacciari. Che tifa fra l'altro, quella orientale, formale, staccata, disabitata.) (noi vogliamo essere una maschera!) Ma ha ragione Cacciari, il Dio che ci abita è altrove. E' qui che torniamo al nostro Nietzche. Per poterlo ritrovare dobbiamo sopprimere l'assoluto. L'eterno ritorno come lo descrive Severino, è un assoluto. Lo stesso Severino è dubbioso su questa soluzione applicata a Nietzche. Per me è lapalissiano. Se la Gloria è l'inferno che viviamo quotidianamente (destinati alla morte), allora in cosa consiste la Gloria? Non è questione di speranza, è questione di analizzare quell'altrove. Anzitutto nelle sue prime forme di apparizione: come "guerra" e come "feticcio", o come "Sacro" meglio, e meglio ancora ridotto come "Dio". Ma non per celebrare le loro convenzioni. Bensì per smacherare cosa nascondono. (ciascuno per sè) Nell'analisi della guerra per prima, quando la vita è radicalmente annichilita. Ecco perchè ci riveliamo come deserti. Quando nelle descrizioni dei romanzieri, o nelle sedute dei reduci ci rendiamo conto che noi non siamo niente. E' di quello che parla Nietzche. Quando parte con le sue balzane fantasie guerresche. Non c'è nulla di balzano. Non è un sì alla guerra, è un sì sdegnato a come le cose diventano. Sì non siamo niente. E' da lì che si riparte, per tornare sempre al niente. Non ve ne è traccia in Hegel, non ve ne è in Marx. Perchè non c'è l'analisi del loro IO. (le loro sono metafisiche...o le trattiamo, come dovremmo, come invenzioni, o il delirio mimentico è alle porte, ritenerle maschere assolute, come se noi detenessimo un destino, non ha prodotto già troppe atrocità nel passato?) Di volta in volta il nostro io, si inventa, si contraddice. Era questa la brama di Nietzche, trovare amici guerrieri. Non guerrieri dell'annichilimento dell'altro, mimesi della propria, che poi diventa gerarchia del più potente, delirio di onnipotenza etc...etc... Il suo relativismo è la nuova forma del metafisico, è il soggetto che crea, che si ribella all'eterno ritorno, del NIENTE. Del niente come Annichilimento del soggetto. Non come NULLA FORMALE. Non è l'insieme vuoto dei formalisti. Non è che Hegel non avesse ragione. E' che una volta testimoniata la necessità, una volta spiegato il suo modus presentandi, ossia il suo presenziare. Non ci deve interessare l'assoluto, che appunto arriverà per ultimo. In chiave cattolica, visto gli amici del forum, come nella visione apocalittica di un Benjamin, la fine è già avvenuta, con l'apparizione del Cristo, con la STORIA come l'apocalisse del già avvenuto, cioè l'apocalisse del qui ed ora di memoria Cacciariana. Siamo salvati, ma aporeticamente scontiamo la pena, in una visione che costantemente invece che guardare avanti guarda indietro. Come se la storia del "dopo" è lo scontare del già avvenuto, in quanto perdono, misericordia etc... Ma cosa importa? questi assoluti (annichilenti e senza speranza) uno può contemplarli, ma dove sta l'amicizia guerriera? Perchè credete Zaratustra sia sceso? Perchè piange nell'atto finale? La sua è una ossessione, l'amicizia del guerriero E' il superuomo. Destino di felicità?? NO! come potrebbe esserlo? dove sta la felicità di riscoprirsi sempre UN DESERTO un niente, sempre di nuovo, sempre di nuovo? Dove sta la questione della pulsione di morte? dell'appagamento, del lento morire come oggetto, come oggetto che si disfa (oggetto fra gli oggetti), che non si riconosce più di volta in volta adolescente quando era bambino, adulto quando era adolescente, odiato quando era amato, distruttore quando voleva amare. E' questo il destino umano, ci si riversa nel suo dramma, come storia della filosofia, come romanzo, come weltaschaung....in tristi parole come ALTRO da quello che crediamo di essere. Ci consoliamo, ci siamo consolati, con i balocchi dell'idealismo (inteso come ideologia). Ma continuare a farlo....noi filosofi....dopo Nietzche??? TRISTE...abissalmente TRISTE. Spero così di concilarmi anche con i Sariputra e i DUC IN ALTUM. Quale nuova teologia, che non si appoggi a Nietzche? non riesco nemmeno a supporla! Filosofare danzando sembra pieno di grazia: e invece è un fardello insopportabile. Sono stanco... Vivere da borghese è veramente un vivere felici da infelici...INSOPPORTABILE PER L'ANIMA. COME FATE tutti voi....INCREDIBILE OGNI VOLTA- Reinventarsi...lui lo fece (tutte quelle intuizioni su questioni che neppure lontanemente si sarebbe mai sognato di fare (era "solo" un filologo....), un veggente ad un certo punto, un vero danzatore e NOI?) continua.... |
09-02-2016, 23.05.13 | #204 | |
Nuovo ospite
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
Green&grey pocket,mi pare di leggere dal tono dei tuoi post che tu stia passando una fase critica del tuo pensiero filosofico,di grande sfiducia. Nonostante ciò,ti consiglio di non proiettare e sovrapporre queste tue incertezze sul pensiero nicciano. Nietzsche è un autore molto complesso e vasto,forse è da Platone che un filosofo non lasciava una tale eredità,per cui va letto e studiato,se interessa ovviamente,con la massima attenzione; senza prendere esclusivamente la parte che più aggrada,che supporta le nostre convinzioni,ignorando il resto. Perciò devi fare una scelta: idealista o nicciano? Perché in mezzo non si trova nulla.
Chiudo con una citazione dello Zarathustra,citazioni che ho cercato di evitare,anche se in questo caso mi sembra più che calzante: Citazione:
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10-02-2016, 00.32.26 | #205 | |
Nuovo ospite
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
Citazione:
P.S Garbino,vedrò di seguire il tuo resoconto sul forum di Geneaologia della morale,magari anche per avere qualche chiarimento in merito. Ultima modifica di memento : 10-02-2016 alle ore 16.25.01. |
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10-02-2016, 10.15.14 | #206 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
Citazione:
No, nel caso del rifiuto dell' accanimento terapeutico il paziente sceglie di non impiegare la “tecnica” medica a dispetto della sua possibile efficienza nel tenerlo in vita perché (generalmente; e a meno di possibili altre motivazioni in qualche caso particolare) da più importanza e preferenza alla qualità della vita che alla sua quantità (lunghezza) in barba alla presunta “onnipotenza o inesorabilità della tecnica”! Ma in generale, chi stabilisce se dal punto di vista tecnico il risultato prodotto presenta un grado di "efficienza" sufficiente o meno? Non certo la tecnica (questa vaga entità impersonale), bensì gli utilizzatori di essa. E in base a quali criteri, se non di preferenza soggettivamente avvertita, lo stabiliscono? Uno usa i mezzi tecnici solo se ritiene che siano mezzi utili a conseguire fini desiderati (sia pure in seguito a convincimenti assunti più o meno autonomamente e liberamente a seconda dei casi). Per un nichilista conseguente che ne disponesse, la distruzione dell' umanità con le bombe atomiche potrebbe essere una scelta “efficiente” (ma in realtà soggettivamente preferibile alla contraria)! Ma finora nessun nichilista conseguente ha avuto a disposizione bombe atomiche e dunque non sono state usate per soggettiva deliberazione di chi invece le possedeva. Il che dimostra che é sempre il soggetto umano a decidere se e come fare ciò che é tecnicamente fattibile (so bene che ovviamente ognuno subisce sempre e comunque condizionamenti vari dall' ambiente in cui vive; ma ciò non cambia di una virgola i termini della questione). Citazione:
No, in realtà qualcuno con un insuperabile pregiudizio potrebbe credere che qualcuno che realmente va a piedi si immagini di farlo mentre in realtà va in carrozza: le allucinazioni sono tutte dell' osservatore con pregiudizi! Che poi indirettamente si sia sempre inevitabilmente e in varia misura e più o meno indirettamente condizionati dal mondo in cui si vive é lapalissiano ma non cambia i termini della questione (secondo me sempre, ma ancor più nel mondo moderno, i condizionamenti decisivi vengono dagli assetti sociali dominanti, i rapporti di produzione e lo sviluppo delle forze produttive). Personalmente non ho mai posseduto (fra le altre possibili "carrozze tecnologiche") un telefono cellulare e vivo felicemente, in barba alla pretesa “onnipotenza della tecnica”. Non possiedo né ho mai posseduto (per citare le prime cose di cui mi ricordo sui due piedi): Un asciugatore di biancheria. Un paio di sci. Un tablet. Uno smartfon (non so nemmeno come si scriva). Un meccanismo per l' apertura automatica con telecomando del cancello di casa. E tante altre cose. |
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10-02-2016, 10.34.47 | #207 | ||
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
** scritto da green&grey pocket:
Citazione:
Come cattolico (premetto che leggo i tuoi interventi senza sentirmi particolarmente affrontato al punto di doverti conciliare) preciso che l'apparizione di Gesù, il Cristo, è il culmine della manifestazione di Dio, la fine di un oracolo, e non la Parusia, il Game Over che tu stai chiamando in causa, quello (nella mia fiducia metafisica) sconfesserà definitivamente l'eterno ritorno, Zarathustra e il superuomo Inoltre è vero che siamo "già" salvati, ma per esserlo veramente bisogna crederci, né prima, né dopo, adesso. Citazione:
La Gloria è una dignità eccelsa, niente a che fare con l'Inferno. Inferno che è vissuto quotidianamente da chi desidera viverlo, e non in senso oggettivo. Pace&Bene |
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10-02-2016, 11.13.44 | #208 |
Ospite abituale
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
In margine, sulla tecnologia
E’ interessante la distinzione di Lotka tra strumenti endosomatici, le parti dell’organismo biologico, e esosomatici, le parti extracorporee, perché fa comprendere che gli organi, l’occhio, il fegato, il linguaggio, ecc., sono mezzi tecnologici come un microscopio, un circuito elettrico, ecc.. L’eremita per pensare usa sicuramente la tecnologia che si chiama linguaggio, poi, se vuole restare vivo, pensa alla tecnologia per alimentarsi e per mantenere costante la temperatura corporea. |
11-02-2016, 01.09.12 | #209 |
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
idealista o nicciano? domanda di memento
risposta. hai ragione non ho specificato. Mi ritengo idealista (Kant & Hegel) in quanto non penso vi sia una realtà ogettiva fuori dal soggetto. Questo concerne la mia ontologia, che automaticamente diventa una epistemologia di tipo metafisico. Ossia il soggetto si dà come verità negativa (categoriale, per similitudine). Detto questo le domande sospese rimangono tante. Sopratutto quelle riguardanti la formazione del soggetto psicologico, o quelle riguardanti l'anima. Diventano drammatiche quando calate nel complesso di forze gerarchiche che ci/mi opprimono. Che fare? è la domanda della mia crisi filosofica. In questo senso sono totalmente Nietzchiano. Con importanti eccezioni rispetto al senso comune. Non credo che Nietzche prenda alcunchè dall'evoluzionismo. Dunque mi interessa la parte soggettiva, che lui in prima persona analizza. Il passaggio che citi tra l'altro echeggia il deserto di Umano troppo Umano. Quindi non capisco perchè pensi sia contrario a quanto vado dicendo. La differenza è che tu ritieni "felice" l'atto della creazione. A mio parere invece no, direi che anzi è proprio il contrario. L'atto della creazione è sempre un atto doloroso, drammatico. Non c'entra con la mia crisi, perchè per me il "che fare?" si rivela solo con l'altro. In Nietzche l'altro diventa un ombra, un doppio. Non ho quella forza, anche perchè siamo sull'orlo della follia. Ci vuole una lucidità pazzesca per fare quello che fece il buon Federico. Rimanere lucidi nel dialogo solipsistico con se stessi. (come Freud dopo di lui, ma moltiplicato per cento). E lo ripeto per l'ennesima volta, la sua pazzia finale non è frutto della sua filosofia, che anzi anche quando la sifilide ce lo ha portato via, ancora quel filosofare guizza potente tra le frasi sconnesse. Il fatto che questa cosa è SEMPRE OMESSA invece fa capire quanto tutti siano spaventati a morte a seguirlo...per debolezze personali....affrontare Nietzche è affrontare se stessi...cosa da pochi... da elite. Io lo sto facendo ora...ma con grande dispendio di energia. E fallendo clamorosamente...non ho problemi a dirlo. Perchè Nietzche chiede di passeggiare felice nel bel mezzo di un terremoto, come lui fece....io non ce la faccio, la paura mi assale. Almeno lo ammetto. PER duc in altum! Non ho detto il contrario! Misericordia, amore, pietà non sono forse virtù che RICHIEDONO una fede? Solo chi crede può affrontare la aporia del già avvenuto, eppure non ancora avvenuto. L'angelo è necessario nel suo sguardo che comprende nella sua misericordia la follia della storia che si allontana sempre di più dalla rivelazione. D'altronde se no come spieghi il fatto che NON SIAMO ANCORA STATI SALVATI? COME SPIEGHI IL MALE? Certo che la misericordia è legata strettamente allo sforzo del credente, amare quando tutto è odio. Non mi sembra che pensiamo diversamente. La mia questione però filosoficamente rimane: come posso raggiungere l'altro, se io per primo non so cosa fare? Perchè misericordia, pietas e amore sono sempre per l'altro no? Il terreno volendo è fertile per una riflessione parallela. Perchè è chiaro che la CHIESA non possa accettare il mio punto di vista, che esiste una NECESSITA' . Necessità (morte) e Destino (di salvezza) tema assai complesso. E che mi confonde, e quindi mi stimola al pensiero. saluti |
11-02-2016, 07.53.12 | #210 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
Citazione:
Personalmente credo (anzi: suppongo alquanto anticonformisticamente, non ritenendo che in materia si possa avere certezza assoluta, oltre a non essere un "addetto ai lavori") che il linguaggio non sia una dotazione naturale geneticamente innata e filogeneticamente acquisita, bensì una delle prime (e di gran lunga la più decisva fra di esse per i destini umani) "invenzioni artificiali" culturalmente acquisite (che faccia parte della cultura - evoluzione culturale e non della natura - evoluzione biologica); quindi concordo nel considerarlo "una tecnica artificiale" (e di queste antichissima, contrariamente a tante moderne, credo non si possa più di fatto fare a meno). Tuttavia mi sembra che esistano differenze di sostanza: a) fra le "tecniche naturali", così impropriamente -autocontraddittoriamente- o metaforicamente dette in quanto "techne" é per definizione, e anche etimologicamente, "arte", artifizio; e come tale si contrappone a "fysis", natura) come l' occhio, e le vere e proprie (e letterali) tecniche artificialmente inventate; b) fra tecniche "arcaiche" o "premoderne" e tecniche odierne estremamente diffuse e "pervasive", anche se a mio parere non inesorabilmente dominanti l' uomo un po' alla maniera "divina" (ammetto che questa é una differenza quantitativa o di grado; ma é talmente enorme da configurare un vero e proprio "salto qualitativo" nelle sue conseguenze sulla vita umana; potendo per esmpio, contrariamente a quelle premoderne, portare all' estinzione "prematura e di sua propria mano" dell' umanità). Se così non fosse questa discussione non avrebbe senso. |
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