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06-02-2016, 09.34.43 | #183 |
Ospite abituale
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
X Maral
Secondo una stima nel 2020 si calcola che il 70% della popolazione mondiale sarà dotato di telefono cellulare. Quindi ci saranno milioni di persone che avranno facebook ma che magari mancheranno di beni di prima necessità. Che te ne fai della reperibilità e della possibilità di comunicare velocemente se poi ti mancano il cibo, l'acqua, il riparo e magari persino la possibilità di ricaricare il tuo Smartphone? La tecnologia è oramai percepita come l'ancora di salvataggio che permette ancora di rimanere agganciati al mondo. L'individuo assuefatto dalla mentalità di massa ha nel suo Smartphone il cordone ombelicale che lo tiene attaccato alla mamma (la massa) e reciso il quale, come un cane abbandonato, si lascia morire. Nietzsche aveva intuito ciò, ma per evitare il precipizio ha indicato un sentiero impraticabile. L'uomo non può superare se stesso, non può dire di sì alla vita senza conquistare prima l'autocontrollo totale. Ma per conquistarlo bisogna prima accettare le proprie debolezze, deporre l'orgoglio e l'arroganza del superuomo, conoscere i propri limiti, accettare i propri difetti e, come ha detto David Bowie, rendersi conto che siamo noi a plasmare la nostra vita ma è anche la vita che plasma noi. Il punto è far sopravvivere lo spirito attraverso questo uragano della mentalità di massa tutta ripiegata sulle virtù tecnologiche e, visto dove ci sta portando l'evoluzione, credo occorra sempre un occhio di riguardo per le nostre origini che Nietzsche voleva rovesciare. Senza sapere da dove veniamo è difficile capire dove andremo. |
06-02-2016, 11.40.33 | #184 | |
Nuovo ospite
Data registrazione: 22-03-2015
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
Citazione:
Condivido in pieno il tuo intervento. Con parole accessibili a tutti hai espresso concetti profondi e intuitivamente veri. Ti ringrazio perchè mi aiuti a riflettere. Come spunto di riflessione mi sorge una domanda: Ma non è che l'uomo affida la sua vita alle tendenze della massa e alla tecnica perchè è proprio dall'autocontrollo e dall'accettazione dei suoi limiti e delle sue debolezze che vuole fuggire? E il paragone che fai con la massa vista come "grande mamma" è particolarmente calzante. Come una mamma troppo affettuosa soddisfa tutti i tuoi desideri (ma non ti insegna a camminare con le tue gambe) così la massa manipolata dal potere della tecnica, nel mentre si dà da fare per soddisfare i tuoi desideri ( da lei stessa creati), ti assolve dalla difficoltà del'imparare a camminare da solo. |
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06-02-2016, 11.45.49 | #185 | ||
Moderatore
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
Citazione:
Citazione:
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06-02-2016, 12.00.21 | #186 | |
Moderatore
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
Citazione:
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06-02-2016, 12.45.14 | #187 |
Ospite abituale
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
X Sariputra
Grazie. In effetti penso che all'individuo pervaso dalla mentalità della massa sia consona l'ambizione di avere qualcuno che lo sollevi dall'onere di dover esercitare il proprio pensiero. Ed è comprensibile. Se uno non riesce in qualche modo a dipanare almeno in parte le matasse che si ingarbugliano nella propria mente, è naturale che per costui il pensare sia solo motivo di fastidio, perché gli implica uno stare nella confusione, tanto più tediante in quanto proveniente dal di dentro. Se invece uno riesce a condurre i propri pensieri in modo ordinato, trae piacere e giovamento da quest'opera di pulizia. È un po' come rimettere a lustro la propria casa, poi si sta meglio. La tecnologia offre svaghi e piaceri effimeri, come dolcetti zuccherosi che svaniscono subito il loro piacere e poi lasciano molto più a lungo nell'organismo i loro effetti perniciosi. Naturalmente bisogna distinguere in base all'uso che della tecnologia si fa. Ma nell'uso comune di massa essa non offre nessuno strumento che permetta di gestire ciò che veramente ci appartiene, la nostra anima, la nostra mente. La mentalità di massa con la tecnologia come strumento ci rende sempre più veloci, reattivi, sclerotici. Mentre credo che, invece, per l'uomo meditare sia un bisogno fisiologico, quello di mettere ordine nel caos che ininterrottamente si forma dentro di noi. X Maral L'assenza di speranza non è un sentimento umano. Credo che quando un uomo si sente totalmente privo di speranze non perda nemmeno tempo a scriverei, la fa finita e basta. E perché dovrebbe poi scrivere se non per SPERARE che qualcuno lo legga e comprenda? Rinunciare alle speranze è un mezzo ad un fine se si intravede, oltre alle speranzuole meschine e comuni, un qualcosa di più grande, ad esempio la pace dell'anima, che sia un raggiungimento della vera felicità dopo aver smascherato le false gioie. Ma, e per Nietzsche mi pare sia così, se la filosofia non è più eudemonia, ricerca della felicità, allora è inutile. A che serve aver capito se ciò che hai capito ti getta, o dovrebbe gettarti, nella disperazione? |
06-02-2016, 14.24.44 | #188 | |
Nuovo ospite
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
Citazione:
Ma la domanda che mi sorge è: Ma perchè Nietzsche ritiene che la speranza deve morire quando in realtà non esiste ? Nè è mai esistita realmente in nessun uomo ? Tutti intimamente sentiamo che non c'è speranza e che non si va da nessuna parte. Non lo sentiva l'uomo eroico antico e non lo sente l'uomo tecnologico moderno. Non è che la lotta di Nietzsche era principalmente rivolta contro se stesso ( e da qui l'origine della sua follia) e non contro il mondo?C'era un'enorme disparità da ciò che era e viveva e ciò che il suo ego, oltremodo suscettibile e sensibile, voleva a tutti i costi essere e vivere. Era succube e sognava il comandare , era timoroso e sognava l'eroismo,ecc. Il tutto condito da una profonda capacità filosofica che formava un mix perfetto per... Non c'è speranza nel guerriero, maggiore di quella del prete cattolico o dell'analfabeta contadino. Siccome la sensazione base di ogni essere è proprio la propria finitudine, tutta la speranza non è diversa dalla Paura, dal fuggire questo istintivo senso di finitudine. E la volonta di potenza può essere disgiunta dalla paura? O la Paura non è forse la radice base della volontà di essere, della volontà di potenza? In ultima analisi non si trova che la volontà di vivere e di potenza qui e ora di Nietzsche non ha origine comune nella volontà di potenza degli ultimi e dei "malfatti" ? Non è solo tentativo disperato di negare la propria Paura? Paura di quella sensazione che tutti sappiamo essere vera, ma che, con tutte le nostre forze e con il pensiero discorsivo, rifiutiamo in ogni modo di ritenere vera ? E quella Paura, del freddo e delle tenebre, è forse diversa dalla Sete-di-Esistere ? Per questo assistiamo ad un prodigioso aderire collettivo alla tecnica. La tecnica, ci illudiamo e ci illudono, vincerà la nostra Paura. Troverà la soluzione. La potenza vitale di Nietzsche non è altro, secondo il mio modestissimo parere e comprendonio, che la potenza in atto della Paura primordiale stessa. La stessa Paura che stringeva i primitivi attorno ad un fuoco opera questa scissione, questo disperato bisogno di potenza ( Poter-fuggire-da-Paura) nell'illusione che , se noi possiamo essere totalmente e veramente "noi stessi", non avremo più paura. Ma il vero "noi stessi" è formato da quella stessa Paura, lo è "geneticamente" si può dire, il tentare disperato di negarlo (come mi sembra di capire in Nietzsche) non può risolversi che...in follia. |
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06-02-2016, 15.40.18 | #189 | |||
Ospite abituale
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
** scritto da CVC:
Citazione:
Probabilmente sarà per convenienza di vita e facilità morale che l'individuo preferisce tastare sul cellulare (magari sbattendo anche contro un palo della luce, o non accorgendosi che la fanciulla nella metro gli strizza l'occhio), invece di alzare un po' il capo e osservare la recondita bellezza del cielo nuvoloso o il meraviglioso enigma della volta celeste zeppa di astri, e non meditare. Ma va anche sottolineato che forse è proprio perché quel caos - anche dopo un bel po' dall'averlo messo in ordine - che ininterrottamente riprende vigore e rigore nel nostro intimo, possibile da redarguire per sempre grazie all'intervento "metafisico" (altrimenti non sarebbe logico e normale il rientro all'azione), e non al solo intervento umano e soggettivo (quindi immagino la disperazione di una mente battagliera e intraprendente come quella di Nietzsche innanzi a questa invincibile realtà), abbia innescato l'utopia di far sopperire Dio ...che grazie al caos continua ad essere più vegeto di prima! Pace&Bene |
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06-02-2016, 19.59.40 | #190 | ||
Ospite abituale
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.
Originalmente inviato da sgiombo
Beh, un conto é la tecnica, un conto sono l' ideologia e l' atteggiamento pratico socialmente dominanti (a mio avviso oggettivamente determinati in ultima istanza dagli assetti sociali dominanti capitalistici) che tendono, quale scopo supremo e predominante, al perseguimento della crescita quantitativa illimitata di produzioni e consumi attraverso l' impiego (strumentale, in qualità di mezzo), della tecnica e conseguentemente allo sviluppo illimitato della tecnica a questo stesso scopo (eminentemente irrazionalistico e irrealistico, letteralmente “di corte vedute”, in una parola: disastroso). Citazione:
E ciò accade secondo determinate dinamiche, in relativa ma “larga” misura oggettive, condizionate dai rapporti sociali di produzione. Il capitalismo (di fatto, storicamente; e secondo me anche “di diritto", cioè per sua oggettiva, intrinseca natura) è l’ unica organizzazione sociale che impone l’ applicazione tendenzialmente illimitata e lo sviluppo tendenzialmente illimitato delle tecniche (contravvenendo alla limitatezza oggettiva delle risorse naturali di fatto realisticamente disponibili all’ umanità). Sono gli assetti sociali capitalistici dominanti a imporre la ricerca del massimo profitto a breve termine e a qualunque costo ad unità produttive (di beni primari e secondari e di servizi: imprese) operanti singolarmente in reciproca concorrenza (pena il fallimento, la chiusura, l' eliminazione dalla "selezione pseudonaturale capitalistica"). Ed è precisamente questo che impone la crescita tendenzialmente illimitata di produzioni e consumi, attraverso l’ impiego e lo sviluppo sfrenato, “pessimamente ed illusoriamente, irrealisticamente infinito” delle tecniche produttive. Prima la tecnica non era così disastrosamente pervasiva semplicemente perché altra era la logica intrinseca dei rapporti sociali di produzione. E (sulla praticabilità di fatto a partire dalle condizioni oggettive odierne di una tale prospettiva alternativa allo stato di cose presente ribadisco il mio fortissimo pessimismo, ma ciò non toglie che) in linea teorica, di principio non necessariamente e fatalmente la tecnica deve svilupparsi e operare in modo così disumano e disastroso: altri rapporti sociali imporrebbero ben altra logica (come di fatto in passato altri rapporti sociali ancora imposero ben altre logiche ancora), consentendo, se fondati sulla proprietà collettiva dei mezzi di produzione, una pianificazione oculata, prudente, ben consapevole dei limiti umani e naturali, equilibrata, armonica, limitata). Il mio mi sembra per lo meno un tentativo di comprendere razionalmente i fatti (anche se tale da portare a conclusioni pratiche alquanto pessimistiche; non alla disperazione assoluta, ché altrimenti avrei davanti a me due alternative: godermi “niccianamente” quanto più possibile il presente fregandomene di tutto il resto o darmi l’ eutanasia; ma la prima mi farebbe alquanto schifo). Quella di Severino (per quel poco che ne capisco) é invece una semplice disapprovazione un po' "aristocratica" e una e condanna alquanto moralistica del presente da laudatores temporis acti. °°°°°°° °°°°°°° Originalmente inviato da sgiombo Ma in realtà già Eraclito affermava che “panta rei”! Citazione:
Ma lo scientismo, ideologia connaturata al capitalistico imporsi di un uso tendenzialmente illimitato (e dunque irrazionale, “illogico”; anche letteralmente, etimologicamente) delle produzioni e consumi attraverso l’ impiego e lo sviluppo sfrenato delle tecniche (e qui non ripeto le mie precisazioni eziologiche appena più sopra accennate) non è l’ unica negazione possibile dell’ eleatismo e del severinismo: un’ altra molto valida e razionale (razionalistica) essendo rappresentata, fin dall’ antichità dall’ eraclitismo, per non parlare dell’ atomismo e di altre successive alternative concezioni razionalistiche e scientificamente fondate del divenire naturale. |
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