Pascoli nietzscheano
Ciao a tutti.
Mi sono appena iscritto e volevo condividere con voi una piccola "bozza" di riflessione filosofico-letteraria, per vedere se qualcuno con una conoscenza più approfondita può contribuire a questa ricerca.
Premetto che ho cercato un po' per il forum e non ho trovato nessun post simile, spero di non essermi sbagliato.
Nelle antologie di letteratura italiana, perlomeno quelle meno approfondite (es. quelle per il liceo) si è soliti abbinare il nome di Nietzsche a quello di d'Annunzio.
D'Annunzio però fraintende grossolanamente il pensiero di Nietzsche e i suoi romanzi evidenziano chiaramente il tipico errore nella comprensione del Superuomo, per il quale è stato necessario iniziare a chiamarlo Oltreuomo; forse nella poesia si può trovare qualcosa di più nietzscheano, come la fusione dionisiaca tra individuo e terra nella "Pioggia nel Pineto".
Detto questo, voglio concentrarmi non tanto su d'Annunzio quanto su il suo contemporaneo Pascoli che non viene mai però abbinato a Nietzsche.
In breve:
Il fanciullino dallo sguardo innocente sulla realtà è molto più nietzscheano di un superuomo dominatore di masse.
La poesia pascoliana è affine a quella di cui parla Zarathustra, una poesia che funga da maschera sopra l'orrore dell'esistenza.
Nonostante i molti riferimenti al cristianesimo nelle sue poesie, quest'ultimo è inteso da Pascoli solamente come una morale senza che in esso si possano trovare risposte escatologiche, quindi non si può pensare a un pensiero cristiano sulla vita da parte del poeta.
Pascoli è stato molto rivalutato negli ultimi tempi, riscoprendo il suo lato "ombroso" e decadente alla base della maschera del poeta innocente.
Lui inizia a scrivere poesie a inizio anni 90 dell'800, quindi Nietzsche aveva già scritto tutto ciò che la sua mente gli ha permesso di scrivere.
La domanda che mi faccio e che voglio condividere con voi è: quanto questa influenza è presente e quindi quanto la visione del mondo e della vita di Pascoli sia nietzscheana? Nonostante lui non la espliciti come fa d'Annunzio.
Jacopo
|