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Vecchio 29-02-2016, 10.44.05   #241
baylham
Ospite abituale
 
Data registrazione: 05-01-2010
Messaggi: 89
Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.

“La vita produce anche i deboli e gli ammalati, perché non si vuole negare nulla, ma nei deboli e negli ammalati la medesima volontà di potenza si esprime come velenoso risentimento contro la vita e il mondo, fino a creare mondi immaginari da contrapporre a questo.”

Nietzsche ha sicuramente sofferto di una o più grave malattie, non mi riferisco alla follia conclusiva, come testimoniano le vicende professionali e la sua autobiografia.
Se un malato, un debole, uno schiavo manifestano l’accettazione della vita, ne rivendicano la sua ripetizione, mi sembra espressione di una morale aristocratica, secondo Nietzsche. D’altronde i signori non sono destinati a soccombere al numero dei servi? Dunque i signori sono in realtà schiavi pur avendo una morale da signori.
baylham is offline  
Vecchio 29-02-2016, 11.11.52   #242
Sariputra
Nuovo ospite
 
Data registrazione: 22-03-2015
Messaggi: 257
Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.

Citazione:
Originalmente inviato da sgiombo
Sarà che ho la fortuna di essere nato (o più probabilmente di essermi sviluppato, di essere diventato) alquanto ottimista, ma da una parte non posso non concordare con quanto (anche) qui scrivi, e dall’ altra non rilevare che le cose non potrebbero comunque che stare così, in questi termini da te esposti, senza che me ne venga alcun senso di delusione o insoddisfazione.

Il libero arbitrio potrebbe darsi solo se la realtà mutasse caoticamente, in modo totale e assoluto e nulla nel suo mutare potesse rimanere costante.
Infatti (e qui devo inevitabilmente riferirmi alla domanda -per me retorica- che ho recentemente rivoto a tutti i frequentatori de forum) che significa “libero arbitrio" se non casualità, fortuità, aleatorietà delle scelte (contrapposto a determinismo che invece vuol dire conseguenza delle scelte al come è –più o meno buono, intelligente oppure cattivo, stupido, ecc.- chi le compie)?
La realtà non può che essere come è, che divenire come diviene (e nel suo ambito ciascuno, a meno che non sia costretto a subire costrizioni estrinseche, non può che scegliere come sceglie, se il divenire della realtà stessa è mutamento relativo, parziale, ordinato secondo modalità universali e costanti (e dunque se la realtà è scientificamente conoscibile ed entro certi limiti scientificamente dominabile; e se l’ agire umano è eticamente rilevane e non casuale). Ma questo è ovvio, logicamente inevitabile: “le cose” non possono che “stare in questo modo”; e io no lo trovo frustrante o deludente ma invece “pacifico”, “tranquillamente inevitabile, necessario: non é nemmeno pensabile, prendibile in qualche modo in considerazione che così non stessero!
Credo di essere inevitabilmente (e non per mia scelta ma per una passiva condizione “che mi sono ritrovato addosso”; ma non poteva che essere così, non essendo un impossibile, illogico Dio onnipotente e “causa sui”) abbastanza generoso e altruista; e ne sono contento.

Dunque per rispondere alla tua precisa domanda credo che sia ovviamente, inevitabilmente illusorio pensare (o intuire) che esista una dimensione interiore non toccata dalle necessità, non necessaria in se stessa, una dimensione che potrebbe forse essere definita come vera Libertà da costrizioni intrinseche, autonomamente avvertite dentro di sé, che significherebbe essere ed agire senza alcuna valenza etica, come canne o banderuole sbattute dal vento (anziché determinate dal proprio modo di essere, per quanto “passivamente ritrovatosi addosso” da parte di ciascuno, giacchè tertium non datur: non esiste alcun altra alternativa considerabile che sia logicamente corretta, coerente, non autocontraddittoria, sensata).


Se questa Libertà dalla Necessità fosse una semplice passività allora saremmo, come giustamente scrivi, come delle canne sbattute dal vento. Ma se questa Libertà fosse Viva e attiva? Ossia vivesse dentro di noi di vita propria, non prodotta dal pensiero, non pensabile e quindi non razionale, contradditoria per il pensiero, finanche , come nel tuo caso, rifiutata dal pensiero, eppure Viva? Il pensiero studia come la vita appare e le sue modalità di funzionamento, sempre immerso nella dualità soggetto-oggetto, ma non comprende cosa la vita E', al massimo la cataloga. Se anche questa dimensione interiore di Libertà dalla Necessità non fosse di possibile comprensione per il pensiero ma realmente viva? E come la vita non può essere , come scrivi, se non nel modo che è, anche la Libertà dalla Necessità è "quello che è".
Questa Libertà poi è attiva nel senso che, per propria natura, non può che operare amorevolmente, generosamente, con compassione. E' naturalmente etica, senza essere moralistica (perchè la morale è prodotta dal pensiero e non dalla Liberta da...).
E' indimostrabile l'esistenza di questa Libertà (di questo tipo di libertà)? E' indimostrabile, su questo punto sono perfettamente d'accordo con te, ma si può farne esperienza. Essere cioè questa Libertà, non pensarla, non catalogarla, ma viverla.
Certo che , se riteniamo che esista solo ciò che si può pensare, automaticamente neghiamo qualunque spazio dove questa Libertà possa manifestarsi. E per non sottrarmi alla tua domanda sul libero arbitrio direi che , proprio partendo dall'attività di questa Libertà agente in noi, le scelte non possono che essere libere, perchè la Libertà da necessità non può conoscere costrizioni se non quelle date dalla natura del nostro corpo materiale.
L'animal metaphisicum che mi domina ti manda un saluto
Sariputra is offline  

 



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