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Filosofia - Forum filosofico sulla ricerca del senso dell’essere.
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Vecchio 28-01-2016, 22.22.30   #131
maral
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.

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Originalmente inviato da paul11
Se l'uomo conosce toglie paure. Le paure erano gli dei o Dio e più si conosce e più si sottrae il potere del destino al cielo per darlo agli uomini. Tutto ciò rende sempre più consapevole che la tecnica e la conoscenza sono potere, perchè utili,funzionali e fruttuosi ai fini non solo di miglioramento di condizioni materiali.
In linea di principio sì, ma non basta conoscere come fare per togliere di mezzo la paura, poiché ogni volta che si conosce sorge un orizzonte sconosciuto, dinnanzi al quale si sperimenta il proprio limite, che lo si riconosca o meno, e anche la fiducia nella scienza positiva non basta a liberarsi dalla presenza di quel vergognoso limite umano.
Gli dei erano oltre quel limite, ma finché il dio ancora non era morto, gli uomini potevano sperare in una sacra alleanza in cambio di una loro adorazione, una santa alleanza che l'amorevole Dio cristiano non poteva certo negare alle sue creature da Lui create a Sua immagine e per le quali si era persino fatto come loro offrendosi in sacrificio. In fondo con l'assassinio di Dio, gli uomini speravano di essersi liberati del più tirannico padrone metafisico in cui avevano proiettato la loro stessa immagine ideale, la sua morte li apriva all'infinito, ma non si accorsero che con quell'inevitabile assassinio ora restavano nudi davanti all'infinita inumana violenza del divenire, che ogni scudo di cui si erano avvalsi era andato in frantumi e non erano per nulla pronti alla tragedia e così affidarono alle macchine la loro profonda vergogna per essere solo uomini.
Citazione:
Nietzsche capisce ben poco della struttura storica materialistica, come troppi filosofi e pensatori .
Ritenendo che il colpevole sia la morale e l metafisiche non ha capito che invece l'uomo sta diventando più materialista che mai .
Forse, prima di capire l'errore di Nietzsche sulla religione e sulla metafisica, occorrerebbe innanzitutto capire cosa si viene ormai intendendo per materialismo.
Scrive Heidegger in "Lettera sull'umanesimo":
L’essenza del materialismo non sta nell’affermazione che tutto è solo materia, ma piuttosto in una determinazione metafisica per la quale tutto l’ente appare come materiale da lavoro. L’essenza del lavoro secondo la metafisica moderna è pensata in anticipo nella Fenomenologia dello Spirito di Hegel come il processo auto organizzantesi della produzione incondizionata, cioè come oggettivazione del reale ad opera dell’uomo esperito come soggettività. L’essenza del materialismo si cela nell’essenza della tecnica (…) Nella sua essenza la tecnica è un destino, entro la storia dell’essere, della verità dell’essere che riposa nell’oblio Essa risale infatti alla tekne dei Greci non solo nel nome, ma proviene in un senso storico essenziale dalla tekne intesa come un modo dell’aletenein, cioè del rendere manifesto l’ente. In quanto forma della verità la tecnica ha il suo fondamento nella storia della metafisica

Se così è non vi è nulla di più spiritualmente metafisico di questo materialismo, esso è sempre più lo spirito santo di un Divenire assoluto in cui la vecchia materia liquefacendosi evapora e fluttuando svanisce in una pura eterna relazione trasformativa dominata da prassi senza alcun progetto.
Ma Heidegger scrive un secolo dopo Nietzsche, e che secolo! Eppure Nietzsche, impazzendo, pare chiaramente presentire ciò che si andava preparando.
Se Dio è morto d'altra parte non basta certo predicarlo invocandone la necessità salvifica per farlo resuscitare. Né basta rifugiarsi nella quotidianità di un piccolo sentimento residuo verso se stessi, al tepore del proprio focolare, per far sembrare meno cruenta la propria lacerante, funzionalmente dovuta immolazione.
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Vecchio 28-01-2016, 23.00.37   #132
maral
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.

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Originalmente inviato da CVC
Entro in punta di piedi in questioni che non sono il mio pane, ma Nietzscthe o Wittgeinstein non hanno forse avvalorato le tesi di Gorgia? Esse sono:
1. Nulla è;
2. Se anche qualcosa fosse, non sarebbe conoscibile;
3. Se anche qualcosa fosse conoscibile, non sarebbe comunicabile agli altri.
Non ritrovo Nietzsche in queste proposizioni di Gorgia, forse qualcosa del problema gnoseologico affrontato da Wittgenstein, ma Wittgenstein non riterrebbe sensato dire qualsiasi cosa del nulla, esattamente come dell'Essere.
Citazione:
Poi è arrivato Socrate di cui si dice molto, ma assai poco o quasi mai ci si sofferma sulla questione del perché Socrate non ha scritto nulla. Non ha scritto nulla perché ha intuito quanto assai poco valga la realtà al di fuori del verbo.

La cosa strana è che Socrate fu coerente alla repulsione per la scrittura. Ma noi sappiamo di Socrate solo per come ne scrisse Platone cristallizzandone l'esistenza. E anche Platone condannava la scrittura rispetto all'oralità del discorso, ma stranamente lo fece scrivendo, contraddicendosi.
Citazione:
Originalmente inviato da Garbino
Nietzsche ha capito benissimo la grande importanza che la morale, soprattutto quella Cristiana, ha rappresentato nella sfida più infida e soverchiante nei confronti dei forti, e cioè dei nobili.

Sono gli asceti che hanno dato la parola ai deboli e ai malriusciti, ammalandoli sempre di più, soltanto per poter aspirare alla potenza. Questo le Chiese fanno e beato chi ci cade.
Eppure la morale di quei deboli e malriusciti ha sempre più dominato sull'immoralità dei forti. E' questo che l'aristocratico Nietzsche non coglie: al vertice della volontà di potenza ci sono stati gli ipocriti e la volontà di potenza ha benedetto loro, i falsari e i mistificatori, i predicatori che illudono di eterne e consolanti felicità di là da venire, non la tragica terrestre nobiltà sprezzante del Superuomo, poiché è loro che davvero servono ad essa, sono loro i suoi servi più alacri, i "Grandi Inquisitori", i giudici asceti senza alcuno scrupolo, i custodi del Sacro divenuto Santo su cui impartire precetti morali, se non addirittura "naturali". Precetti di cui si fanno interpreti e custodi a grande consolazione del popolo tutto. Il cristianesimo, voluto da Paolo, non è stato che il trionfo della volontà di potenza. affinché da esso una volontà di potenza ancora più grande potesse sorgere.
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Vecchio 29-01-2016, 18.30.46   #133
CVC
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.

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Originalmente inviato da maral
Non ritrovo Nietzsche in queste proposizioni di Gorgia, forse qualcosa del problema gnoseologico affrontato da Wittgenstein, ma Wittgenstein non riterrebbe sensato dire qualsiasi cosa del nulla, esattamente come dell'Essere.

La cosa strana è che Socrate fu coerente alla repulsione per la scrittura. Ma noi sappiamo di Socrate solo per come ne scrisse Platone cristallizzandone l'esistenza. E anche Platone condannava la scrittura rispetto all'oralità del discorso, ma stranamente lo fece scrivendo, contraddicendosi.

Eppure la morale di quei deboli e malriusciti ha sempre più dominato sull'immoralità dei forti. E' questo che l'aristocratico Nietzsche non coglie: al vertice della volontà di potenza ci sono stati gli ipocriti e la volontà di potenza ha benedetto loro, i falsari e i mistificatori, i predicatori che illudono di eterne e consolanti felicità di là da venire, non la tragica terrestre nobiltà sprezzante del Superuomo, poiché è loro che davvero servono ad essa, sono loro i suoi servi più alacri, i "Grandi Inquisitori", i giudici asceti senza alcuno scrupolo, i custodi del Sacro divenuto Santo su cui impartire precetti morali, se non addirittura "naturali". Precetti di cui si fanno interpreti e custodi a grande consolazione del popolo tutto. Il cristianesimo, voluto da Paolo, non è stato che il trionfo della volontà di potenza. affinché da esso una volontà di potenza ancora più grande potesse sorgere.
Io qualche parallelo lo vedo fra 'nulla è' e 'Dio è morto', frase anche qualcosa fosse non sarebbe conoscibile o comunicabile e 'non ci sono fatti ma interpretazioni '. Del resto nonostante Nietzsche sia un contemporaneo ha pescato a piene mani nella filosofia antica, soprattutto fra i presocratici, e molte sue idee sono chiare riproposizioni dei filosofi che furono. Non per niente la sua concezione del tempo continua ad essere circolare nonostante l'introduzione del superuomo.

Si però Platone ha scritto sempre (o quasi) in forma di dialogo, mai (quasi) parlando in prima persona. Ciò dovrebbe testimoniare una certa riviviscenza dell'oralità. E pare che i principi primi della sua filosofia non siano contenuti negli scritti ma solamente comunicati oralmente ai più avanzati dell'accademia.
Certo, se non avesse scritto sapremmo pico o nulla di Socrate, concordo quindi che questo discorso sia un po' contraddittorio. Ma non meno credo vada sottolineata l'importanza del dualismo fra oralità e scrittura per comprendere la filosofia antica.
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Vecchio 29-01-2016, 18.41.23   #134
paul11
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.

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Originalmente inviato da Garbino
Dio è morto, anche Nietzsche.

Nietzsche è vivo e Dio invece è morto.
Tutta la sua opera, tranne il suo errore macroscopico ad inseguire un' improbabile evoluzione nell' oltreuomo, lo dimostra.

Nietzsche ha capito benissimo la grande importanza che la morale, soprattutto quella Cristiana, ha rappresentato nella sfida più infida e soverchiante nei confronti dei forti, e cioè dei nobili.

Sono gli asceti che hanno dato la parola ai deboli e ai malriusciti, ammalandoli sempre di più, soltanto per poter aspirare alla potenza. Questo le Chiese fanno e beato chi ci cade.

La Fede è pura illusione e il Dubbio il suo compagno naturale. Come se si sapesse cosa siano sia il dubbio che la fede!!! Ripeto, la fede è nata molto tardi, quando cioè il sentimento che aveva generato la necessità di credere in spiriti è diventato Cristiano.

E' da quel momento che il Dio è diventato buono come noi, come i deboli che si ritengono buoni soltanto perché ormai incapaci di reagire.

ARIA, Aria, c' è bisogno di ossigeno, di orizzonti non imperlati da pensieri dipendenti da dogmi, e soprattutto riportati con la più grande innocenza possibile.

Una cosa sola è ovvia che ciò che si propone tutto è tranne che filosofico.

Si ringrazia per la cortese attenzione.

Garbino Vento di Tempesta.


1) Dio non esistendo per il non credente, non può essere mai nato tanto meno morto
2) Dio è, ed è quanto basta per un credente.
3) ammesso e non concesso che la morale cristiana abbia talmente condizionato il corso della storia, allora vediamo la storia prima di Cristo, dove tutti erano felici e contenti e non c'erano guerre morali e guardiamola oggi dove Dio è morto, dove tutti sono ancora felici e contenti senza guerre e problemi per tirare a campare.
.Mi si dimostri storicamente che la morale cristiana sia il colpevole
3) e chi sarebbero questi nobili e forti: gli assetati di potere, gli assassini, i dominatori, il moderno capitalista finanziario che se ne strafrega degli altri?
4) e meno male che ci sono gli asceti in un mondo di bestie assetate di sangue
5) anche la vita è un'illusione se andiamo a fondo .Le sentenze potrebbe darle solo colui che ha la verità assoluta,cioè nessuno.
6) e sulla storia delle fedi c'è una forte ignoranza.
Basterebbe studiarsi lo gnosticismo, lo zoroastrismo, il cristianesimo, per capire che ci sono dei sincretismi.
Mi limito a dire che colui che fa parlare Zaratustra, cioè il profeta del zoroastrismo che ha in Mazda l'Assoluto, avrebbe dovuto approfondire le dottrine e sapere ad esempio che nelle catacombe e nelle fonti battesimali paleocrsitiane ci sono i simboli del zoroastrismo.
Adatto che questa dottrina è a sua volta un sincrestismo con ascendenti gli Ari degli scritti vedici indiani, dall'India Occidentale calano sugli altipiani iranico/persiani, dove appunto si instaura questa dottrina. Era talmente vicina all'ebraismo e poi sorattutto al cristianesimo che i celebri tre Magi vengono infatti dal culto zoroastriano,tant'è che quando Ciro il Grande di Persia occupa la Palestina, lascia loro una certa indipendenza e la libertà di culto.
Ma queste cose Nietzsche non lo sapeva, o finge di non saperle perchè troppo intento nel "parricidio" storico.

Se vuoi mi metto a contendere sui culti esoterici egizi, dove Osiride pesava l'anima dei morti e da dove discendono le qualità di Mosè, oppure il padre di Abramo che era un caldeo, cioè un sacerdote esoterico della cultura accadica babilonese.
Dire che non c'era fede prima del cristianesimo è dire una bestialità storica, come se il Vecchio Testamento biblico l'avessero scritto i cristiani invece degli ebrei.
Il Dio ebraico, prima del cristianesimo sancisce un'Alleanza e garantisce una Terra Promessa, fingiamo di non sapere anche questo?

Dio non è mai stato buono, perchè preusupporrebbe che potrebbe essere anche cattivo.Dio è, semplicemente non è conoscibile.
E gli ebrei fanno bene persino a non scriverlo e menzionarlo a sproposito.

Guardalo questo mondo globalizzato: dove vedi i dogmi ?
Io vedo bestie con biechi e cinici interessi che piegano le leggi dalla loro parte, triturando esseri umani per i loro scopi.Creando miserie, mandando in guerre uomini, facendo migrare popoli come manovalanza da assoldare per 1 euro all'ora di lavoro.
Evviva questo mondo libero senza morali; si può uccidere e rubare, si può essere pervertiti senza essere perseguiti,siamo finalmente oltre il bene e il male,certo ....siamo proprio oltre ... uomo.

Ribadisco Nietzsche mi piace per l'umanità profonda che riesce ad esprimere nella scrittura degli aforismi.Nelle concettualizzazioni del suo pensiero dimostra invece la sua malattia mentale.

Cosa vuol dire filosofico?
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Vecchio 29-01-2016, 19.53.39   #135
maral
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.

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Io qualche parallelo lo vedo fra 'nulla è' e 'Dio è morto', frase anche qualcosa fosse non sarebbe conoscibile o comunicabile e 'non ci sono fatti ma interpretazioni '. Del resto nonostante Nietzsche sia un contemporaneo ha pescato a piene mani nella filosofia antica, soprattutto fra i presocratici, e molte sue idee sono chiare riproposizioni dei filosofi che furono. Non per niente la sua concezione del tempo continua ad essere circolare nonostante l'introduzione del superuomo.
Mah, mi pare che proprio il: 'non ci sono fatti ma interpretazioni ', sia quanto di più possibile distante da Nietzsche che non è certo un relativista o un ermeneutico moderno, distantissimo da ogni "pensiero debole". Per Nietzsche il fatto è la volontà di potenza, forza trasformativa assoluta che continuamente fa e si fa.
E' vero che il ritorno era già previsto nella concezione naturalistica antica in cui andava inscritta la volontà umana, ma Nietzsche assume questa concezione in termini ben diversi, se non opposti, ossia come superamento estremo di ogni limite, compreso il passare naturale del tempo che sottrae ciò che è passato all'azione della volontà. Mentre quindi gli antichi vedevano il ritorno nei cicli naturali a cui nessuna creatura poteva sfuggire nell'ambito di una necessaria armonia cosmica oltre la quale sarebbe dilagata la peggiore delle follie, per Nietzsche l'eterno ritorno dell'identico è esigenza sommamente tragica di un'affermazione assoluta della volontà che non vuole limite alcuno.

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Si però Platone ha scritto sempre (o quasi) in forma di dialogo, mai (quasi) parlando in prima persona. Ciò dovrebbe testimoniare una certa riviviscenza dell'oralità. E pare che i principi primi della sua filosofia non siano contenuti negli scritti ma solamente comunicati oralmente ai più avanzati dell'accademia.
Certo, se non avesse scritto sapremmo pico o nulla di Socrate, concordo quindi che questo discorso sia un po' contraddittorio. Ma non meno credo vada sottolineata l'importanza del dualismo fra oralità e scrittura per comprendere la filosofia antica.
A dire il vero non tutte le opere di Platone ci sono pervenute, pare ci fosse un corpus di scritti non espressi in forma di dialogo a cui facevano riferimento i filosofi suoi discepoli compreso Aristotele e alcuni ritengono che queste opere, andate perdute, costituissero il vero fondamento della sua filosofia, di cui i dialoghi costituirebbero solo una sorta di esemplificazione (d'altra parte si sa che in gioventù Platone avrebbe voluto diventare autore di teatro).
Ma mi piace ricordare un'altra corrente filosofica del tempo (e nemmeno unica) i cui adepti sostenevano che la vera filosofia non poteva essere espressa con la parola né scritta, né orale (perché comunque sempre mistificante), ma con l'azione e i comportamenti. Erano i Cinici (assai invisi a Platone) e pure gli Scettici. Ai primi si rifà l'ultimo Foucault che, nella raccolta "il coraggio della verità", ricorda che per costoro la verità non andava né detta né predicata, ma agita, resa prassi (e un po' questo richiama il buddismo zen).
Come Diogene di cui si dice che, per confutare l'argomento di Zenone sulla impossibilità del moto, senza dire nulla, da filosofo performer, solo si alzò in piedi e si mise a camminare avanti e indietro.
Bisogna riconoscere che ai tempi i filosofi avevano il coraggio di una filosofia assai più varia ed espressiva di oggi.
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Vecchio 29-01-2016, 22.45.07   #136
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.

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Eppure la morale di quei deboli e malriusciti ha sempre più dominato sull'immoralità dei forti. E' questo che l'aristocratico Nietzsche non coglie: al vertice della volontà di potenza ci sono stati gli ipocriti e la volontà di potenza ha benedetto loro, i falsari e i mistificatori, i predicatori che illudono di eterne e consolanti felicità di là da venire, non la tragica terrestre nobiltà sprezzante del Superuomo, poiché è loro che davvero servono ad essa, sono loro i suoi servi più alacri, i "Grandi Inquisitori", i giudici asceti senza alcuno scrupolo, i custodi del Sacro divenuto Santo su cui impartire precetti morali, se non addirittura "naturali". Precetti di cui si fanno interpreti e custodi a grande consolazione del popolo tutto. Il cristianesimo, voluto da Paolo, non è stato che il trionfo della volontà di potenza. affinché da esso una volontà di potenza ancora più grande potesse sorgere.
Forse sono io ad aver letto Nietzsche nella maniera sbagliata,ma non mi pare che parli di immoralità dei forti; altrimenti non avrebbe senso una distinzione fra morale degli schiavi e morale dei nobili. E che significato avrebbe il concetto di trasvalutazione dei valori? Semmai si può dire più precisamente: il forte è immorale per il debole,secondo la sua morale.
L'ascetismo è si il camuffamento di una volontà di potenza,ma non la sua più alta espressione,perché il prete asceta è esso stesso schiavo delle pratiche che propugna. Usando una metafora dello stesso Nietzsche,il pastore fa parte del gregge che crede di guidare. Chi comanda il gregge allora? Dio,lo spirito puro...in verità il nulla,il caso che si beffa dell'uomo.
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Vecchio 29-01-2016, 23.44.05   #137
paul11
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.

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In linea di principio sì, ma non basta conoscere come fare per togliere di mezzo la paura, poiché ogni volta che si conosce sorge un orizzonte sconosciuto, dinnanzi al quale si sperimenta il proprio limite, che lo si riconosca o meno, e anche la fiducia nella scienza positiva non basta a liberarsi dalla presenza di quel vergognoso limite umano.
Gli dei erano oltre quel limite, ma finché il dio ancora non era morto, gli uomini potevano sperare in una sacra alleanza in cambio di una loro adorazione, una santa alleanza che l'amorevole Dio cristiano non poteva certo negare alle sue creature da Lui create a Sua immagine e per le quali si era persino fatto come loro offrendosi in sacrificio. In fondo con l'assassinio di Dio, gli uomini speravano di essersi liberati del più tirannico padrone metafisico in cui avevano proiettato la loro stessa immagine ideale, la sua morte li apriva all'infinito, ma non si accorsero che con quell'inevitabile assassinio ora restavano nudi davanti all'infinita inumana violenza del divenire, che ogni scudo di cui si erano avvalsi era andato in frantumi e non erano per nulla pronti alla tragedia e così affidarono alle macchine la loro profonda vergogna per essere solo uomini.

Forse, prima di capire l'errore di Nietzsche sulla religione e sulla metafisica, occorrerebbe innanzitutto capire cosa si viene ormai intendendo per materialismo.
Scrive Heidegger in "Lettera sull'umanesimo":
L’essenza del materialismo non sta nell’affermazione che tutto è solo materia, ma piuttosto in una determinazione metafisica per la quale tutto l’ente appare come materiale da lavoro. L’essenza del lavoro secondo la metafisica moderna è pensata in anticipo nella Fenomenologia dello Spirito di Hegel come il processo auto organizzantesi della produzione incondizionata, cioè come oggettivazione del reale ad opera dell’uomo esperito come soggettività. L’essenza del materialismo si cela nell’essenza della tecnica (…) Nella sua essenza la tecnica è un destino, entro la storia dell’essere, della verità dell’essere che riposa nell’oblio Essa risale infatti alla tekne dei Greci non solo nel nome, ma proviene in un senso storico essenziale dalla tekne intesa come un modo dell’aletenein, cioè del rendere manifesto l’ente. In quanto forma della verità la tecnica ha il suo fondamento nella storia della metafisica

Se così è non vi è nulla di più spiritualmente metafisico di questo materialismo, esso è sempre più lo spirito santo di un Divenire assoluto in cui la vecchia materia liquefacendosi evapora e fluttuando svanisce in una pura eterna relazione trasformativa dominata da prassi senza alcun progetto.
Ma Heidegger scrive un secolo dopo Nietzsche, e che secolo! Eppure Nietzsche, impazzendo, pare chiaramente presentire ciò che si andava preparando.
Se Dio è morto d'altra parte non basta certo predicarlo invocandone la necessità salvifica per farlo resuscitare. Né basta rifugiarsi nella quotidianità di un piccolo sentimento residuo verso se stessi, al tepore del proprio focolare, per far sembrare meno cruenta la propria lacerante, funzionalmente dovuta immolazione.

In generale potrei essere d'accordo con l'essenza del tuo post, ma ci sono contraddizioni:
1) L'uomo senza conoscenza non è nemmeno umano, o ci rendiamo conto che il come e gli scopi che si pone storicamente possono portare a risultati tangibili, oppure oggi stiamo sputando nel piatto dove mangiamo
2) Ho letto e studiato abbastanza per essermi accorto che molti autori,pensatori, hanno forme narcisistiche e megalomani,spesso snobistiche e Heidegger è uno di questi.

L'argomentazione di Heidegger che poni in evidenza ,potrei traslarlo in questa maniera.
Visto che Dio (la metafisca) è il creatore di tutto, allora tutto ciò che emerge è divino(la materialità). A me sembra un ragionamento superficiale e banale privo di consistenza. Perchè se seguo il ragionamento di Heidegger cosa faccio? Mi metto sulla montagna vedo il tramonto nell'Occidente...e contemplo? Non mi basta, personalmente cerco altro...oltre .

I concetti di tecnica e volontà di potenza interpretati da diversi pensatori e da diverse discipline a me paiono anch'essi carichi di ambiguità.
Se all'uomo tolgo la tecnica e la volontà ,cosa rimane ? E' ancora un uomo?
Come dire che la metafisica che lo scrivere ad esempio Essere e tempo per Heidegger non vuole dire avere conoscenza tecnica e volontà di scrivere? Poi cosa significa potenza?Per Heidegger probabilmente essere letto e condiviso da più persone possibili.

Ritengo che siano ambigui poiche da strumenti li si è ascritti a fini. Ma ammesso che fossero fini, il conoscere è tecnica e volontà a prescindere che si risolva un cruciverba o si progetti un'astronave.

Bisognerebbe scavare di più.

Sulle lungimiranze dei pensatori ci andrei piano.Chiunque da Hegel,Max Weber,Nietzsche Heidegger e ci metto persino Gramsci,Croce e Gentile oltre a Marx , avevano previsto. Cosa?
Quello che il buon senso ci dice oggi come finirà questo trend della globalizzazione:una carneficina o una pacificata disumanità
La storia ci dà e ci prende come la vita individuale,anche una medicina deve essere dosata per non diventare veleno.

Il divenire è una contraddizione necessaria metafisicamente parlando.
O siamo nell'eterno immobile, o siamo quì a fare esperienza e conoscenza.
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Vecchio 30-01-2016, 00.43.56   #138
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.

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1) Dio non esistendo per il non credente, non può essere mai nato tanto meno morto
2) Dio è, ed è quanto basta per un credente.
3) ammesso e non concesso che la morale cristiana abbia talmente condizionato il corso della storia, allora vediamo la storia prima di Cristo, dove tutti erano felici e contenti e non c'erano guerre morali e guardiamola oggi dove Dio è morto, dove tutti sono ancora felici e contenti senza guerre e problemi per tirare a campare.
.Mi si dimostri storicamente che la morale cristiana sia il colpevole
3) e chi sarebbero questi nobili e forti: gli assetati di potere, gli assassini, i dominatori, il moderno capitalista finanziario che se ne strafrega degli altri?
4) e meno male che ci sono gli asceti in un mondo di bestie assetate di sangue
5) anche la vita è un'illusione se andiamo a fondo .Le sentenze potrebbe darle solo colui che ha la verità assoluta,cioè nessuno.
6) e sulla storia delle fedi c'è una forte ignoranza.
Basterebbe studiarsi lo gnosticismo, lo zoroastrismo, il cristianesimo, per capire che ci sono dei sincretismi.
Mi limito a dire che colui che fa parlare Zaratustra, cioè il profeta del zoroastrismo che ha in Mazda l'Assoluto, avrebbe dovuto approfondire le dottrine e sapere ad esempio che nelle catacombe e nelle fonti battesimali paleocrsitiane ci sono i simboli del zoroastrismo.
Adatto che questa dottrina è a sua volta un sincrestismo con ascendenti gli Ari degli scritti vedici indiani, dall'India Occidentale calano sugli altipiani iranico/persiani, dove appunto si instaura questa dottrina. Era talmente vicina all'ebraismo e poi sorattutto al cristianesimo che i celebri tre Magi vengono infatti dal culto zoroastriano,tant'è che quando Ciro il Grande di Persia occupa la Palestina, lascia loro una certa indipendenza e la libertà di culto.
Ma queste cose Nietzsche non lo sapeva, o finge di non saperle perchè troppo intento nel "parricidio" storico.

Se vuoi mi metto a contendere sui culti esoterici egizi, dove Osiride pesava l'anima dei morti e da dove discendono le qualità di Mosè, oppure il padre di Abramo che era un caldeo, cioè un sacerdote esoterico della cultura accadica babilonese.
Dire che non c'era fede prima del cristianesimo è dire una bestialità storica, come se il Vecchio Testamento biblico l'avessero scritto i cristiani invece degli ebrei.
Il Dio ebraico, prima del cristianesimo sancisce un'Alleanza e garantisce una Terra Promessa, fingiamo di non sapere anche questo?

Dio non è mai stato buono, perchè preusupporrebbe che potrebbe essere anche cattivo.Dio è, semplicemente non è conoscibile.
E gli ebrei fanno bene persino a non scriverlo e menzionarlo a sproposito.

Guardalo questo mondo globalizzato: dove vedi i dogmi ?
Io vedo bestie con biechi e cinici interessi che piegano le leggi dalla loro parte, triturando esseri umani per i loro scopi.Creando miserie, mandando in guerre uomini, facendo migrare popoli come manovalanza da assoldare per 1 euro all'ora di lavoro.
Evviva questo mondo libero senza morali; si può uccidere e rubare, si può essere pervertiti senza essere perseguiti,siamo finalmente oltre il bene e il male,certo ....siamo proprio oltre ... uomo.

Ribadisco Nietzsche mi piace per l'umanità profonda che riesce ad esprimere nella scrittura degli aforismi.Nelle concettualizzazioni del suo pensiero dimostra invece la sua malattia mentale.

Cosa vuol dire filosofico?
Trovo molte inesattezze sul pensiero nicciano,o.direi meglio molte incomprensioni,proverò a fare un po' di chiarezza.
1) Molti non credenti non sembrano però consapevoli di questa perdita (Dio è morto storicamente,si intenda),continuano a vivere come ci fosse ancora qualcosa che li salvaguardi...non si rendono conto dell'abisso che si è spalancato di fronte al genere umano.
3) è sempre un giudizio morale. Se vogliamo dare una "colpa" al cristianesimo,questa è stata l'aver svuotato di senso l'esistenza terrena in funzione di un esistenza ultra-terrena,attraverso la repressione indotta di ogni impulso vitale e il livellamento dell'umanità intera,la storia della sua schiavizzazione.
Il forte o nobile è colui che trova in sé stesso il referente della propria morale,non nel sistema o ordine corrente,è indipendente ed ha un forte senso del comando. Il "moderno capitalista finanziario" è un perfetto arrampicatore sociale,un parassita del sistema economico attuale che trova nel suo succhiare soldi la sua più alta realizzazione. Individui come questi non sono per Nietzsche un modello,ma rappresentano l'evidente sconfitta del vecchio ordine morale e verso cui lo stesso ci ha portati.
6)La fede religiosa in effetti è sempre esistita,soprattutto come senso di appartenenza ad un popolo e ad una comunità. Mi sembra ovvio che Nietzsche utilizzi Zarathustra come semplice contenitore del suo messaggio,completamente agli antipodi dalla dottrina dello zoroastrismo.
Il profitto economico è pur sempre un dogma,non religioso naturalmente,ma è un dogma a tutti gli effetti. Chi ti ha detto che Nietzsche fosse contrario alle morali in quanto tali?. La morale è,secondo il filosofo,un prezioso strumento di conservazione della specie. Una filosofia al di là dei pregiudizi morali è in grado di riconsiderare i concetti di bene e di male,di proporli in una nuova prospettiva,più vicina al mondo che viviamo,quindi di essere,in ultima istanza,più utile all'uomo della vecchia filosofia moraleggiante. In altre cose non mi voglio esprimere,siamo comunque nel campo delle opinioni personali.
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Vecchio 30-01-2016, 08.27.22   #139
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Citazione:
Originalmente inviato da maral
In linea di principio sì, ma non basta conoscere come fare per togliere di mezzo la paura, poiché ogni volta che si conosce sorge un orizzonte sconosciuto, dinnanzi al quale si sperimenta il proprio limite, che lo si riconosca o meno, e anche la fiducia nella scienza positiva non basta a liberarsi dalla presenza di quel vergognoso limite umano.
Gli dei erano oltre quel limite, ma finché il dio ancora non era morto, gli uomini potevano sperare in una sacra alleanza in cambio di una loro adorazione, una santa alleanza che l'amorevole Dio cristiano non poteva certo negare alle sue creature da Lui create a Sua immagine e per le quali si era persino fatto come loro offrendosi in sacrificio. In fondo con l'assassinio di Dio, gli uomini speravano di essersi liberati del più tirannico padrone metafisico in cui avevano proiettato la loro stessa immagine ideale, la sua morte li apriva all'infinito, ma non si accorsero che con quell'inevitabile assassinio ora restavano nudi davanti all'infinita inumana violenza del divenire, che ogni scudo di cui si erano avvalsi era andato in frantumi e non erano per nulla pronti alla tragedia e così affidarono alle macchine la loro profonda vergogna per essere solo uomini.

Forse, prima di capire l'errore di Nietzsche sulla religione e sulla metafisica, occorrerebbe innanzitutto capire cosa si viene ormai intendendo per materialismo.
Scrive Heidegger in "Lettera sull'umanesimo":
L’essenza del materialismo non sta nell’affermazione che tutto è solo materia, ma piuttosto in una determinazione metafisica per la quale tutto l’ente appare come materiale da lavoro. L’essenza del lavoro secondo la metafisica moderna è pensata in anticipo nella Fenomenologia dello Spirito di Hegel come il processo auto organizzantesi della produzione incondizionata, cioè come oggettivazione del reale ad opera dell’uomo esperito come soggettività. L’essenza del materialismo si cela nell’essenza della tecnica (…) Nella sua essenza la tecnica è un destino, entro la storia dell’essere, della verità dell’essere che riposa nell’oblio Essa risale infatti alla tekne dei Greci non solo nel nome, ma proviene in un senso storico essenziale dalla tekne intesa come un modo dell’aletenein, cioè del rendere manifesto l’ente. In quanto forma della verità la tecnica ha il suo fondamento nella storia della metafisica

Se così è non vi è nulla di più spiritualmente metafisico di questo materialismo, esso è sempre più lo spirito santo di un Divenire assoluto in cui la vecchia materia liquefacendosi evapora e fluttuando svanisce in una pura eterna relazione trasformativa dominata da prassi senza alcun progetto.
Ma Heidegger scrive un secolo dopo Nietzsche, e che secolo! Eppure Nietzsche, impazzendo, pare chiaramente presentire ciò che si andava preparando.
Se Dio è morto d'altra parte non basta certo predicarlo invocandone la necessità salvifica per farlo resuscitare. Né basta rifugiarsi nella quotidianità di un piccolo sentimento residuo verso se stessi, al tepore del proprio focolare, per far sembrare meno cruenta la propria lacerante, funzionalmente dovuta immolazione.


Francamente non ti (vi) capisco (sai la novità?, penserete ironicamente...).

In linea puramente teorica, di principio (cioé prescindendo dagli attuali assetti sciali che da marxista rtengo di fatto determinanti nel comportamento pratico e negli orientamente teorici umani, sia pure "in ultima analisi" e attraverso molteplici, complesse mediazioni) non vedo come non si dovrebbe poter accettare serenamente (alla maniera di Epicuro, per intenderci) l' assenza di provvidenza divina e la finitezza umana (sarebbe più bello vivere felicemente in eterno, ma poiché "a caval donato non si guarda in bocca" e la vita non ce la siamo data da noi, si può ben essere contenti di una vita finita e felice e morire sernamente, un po' come ci si addormenta dopo una proficua giornata di onesto lavoro e temperato, meritato svago).

Inoltre non credo siano la conosceza scientifica e le sue conseguenti possibili (non obbligatorie in inea di principio) applicazioni tecniche le cause determinanti dell' attuale produzione - consuno di merci, così disastrosa per l' etica e la giustizia (determinante iniquità, violenza e infelicità spaventose, disumane e diffusissime) e anche per la sopravvivenza stessa dell' umanità, bensì che lo sano i rapporti di produzione capitalistci dominanti sia pure -e tanto più in quanto- "in avanzato stato di putrefazione", cioé del tutto di gran lunga inadeguati allo sviluppo raggiunto dalle forze produttive, in primis la potenza trasformatrice (nel bene come nel male, costruttuiivamente come distruttivamente) della tecnica fondata sull' applicazione delle conoscenze scientifiche.

Sono pessimista e temo che alla fine verrà persa, ma credo che la possibilità di lottare per il progresso e la civiltà (e innanzitutto la sua stessa sopravvivenza) non sia fatalmente negata all' umanità (e che, quale che sarà il suo esito, sia cosa buona e giusta e tale da contribuire potentemente alla felicità individuale combatterla nei limiti delle proprie capacità).
sgiombo is offline  
Vecchio 30-01-2016, 16.14.03   #140
paul11
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Riferimento: Dio è morto. Anche Nietzsche.

Citazione:
Originalmente inviato da memento
Trovo molte inesattezze sul pensiero nicciano,o.direi meglio molte incomprensioni,proverò a fare un po' di chiarezza.
1) Molti non credenti non sembrano però consapevoli di questa perdita (Dio è morto storicamente,si intenda),continuano a vivere come ci fosse ancora qualcosa che li salvaguardi...non si rendono conto dell'abisso che si è spalancato di fronte al genere umano.
3) è sempre un giudizio morale. Se vogliamo dare una "colpa" al cristianesimo,questa è stata l'aver svuotato di senso l'esistenza terrena in funzione di un esistenza ultra-terrena,attraverso la repressione indotta di ogni impulso vitale e il livellamento dell'umanità intera,la storia della sua schiavizzazione.
Il forte o nobile è colui che trova in sé stesso il referente della propria morale,non nel sistema o ordine corrente,è indipendente ed ha un forte senso del comando. Il "moderno capitalista finanziario" è un perfetto arrampicatore sociale,un parassita del sistema economico attuale che trova nel suo succhiare soldi la sua più alta realizzazione. Individui come questi non sono per Nietzsche un modello,ma rappresentano l'evidente sconfitta del vecchio ordine morale e verso cui lo stesso ci ha portati.
6)La fede religiosa in effetti è sempre esistita,soprattutto come senso di appartenenza ad un popolo e ad una comunità. Mi sembra ovvio che Nietzsche utilizzi Zarathustra come semplice contenitore del suo messaggio,completamente agli antipodi dalla dottrina dello zoroastrismo.
Il profitto economico è pur sempre un dogma,non religioso naturalmente,ma è un dogma a tutti gli effetti. Chi ti ha detto che Nietzsche fosse contrario alle morali in quanto tali?. La morale è,secondo il filosofo,un prezioso strumento di conservazione della specie. Una filosofia al di là dei pregiudizi morali è in grado di riconsiderare i concetti di bene e di male,di proporli in una nuova prospettiva,più vicina al mondo che viviamo,quindi di essere,in ultima istanza,più utile all'uomo della vecchia filosofia moraleggiante. In altre cose non mi voglio esprimere,siamo comunque nel campo delle opinioni personali.

Stai facendo un'apologia contraddittoria evidente,sia storicamente che logicamente.
Helena Blavatsky fondatrice della teosofia e precorritrice di tutta la spiritualità del Novecento che va sotto il nome di new age è contemporanea a Nietzsche. Se Schopenauer e altri esercitano argomentazioni filo-indiane è perchè in quel tempo ne erano al corrente ,direttamente o indirettamente.
Il probolema non è Dio, ma la conoscenza e interpretazione che le istituzionali chiese esercitano nella secolarizzazione(il compromesso fra origine del pensiero-dogma- sopravvivenza dell'istituzione nella storia) nelle masse,nelle culture.
Lo sapete quante chiese cristiane sono nate dopo il protestantesimo e il calvinismo solo nel Novecento? Chiedetevi perchè sono nate.

C'è una forte necessità spirituale, per qualcuno la motivazione può essere psicologia, ma sta di fatto che è la compensazione al malessere dell'esistenza.Negare la storia vorrebbe dire travisare le analisi.

Fammi un esempio concreto dell'Oltreuomo di Nietzsche.
Non esiste perchè essendo ideale è metafisico:questa è la contraddizione logica di Nietzsche.
Quale morale sussiste per natura nell'uomo?Nemmeno la scienza riesce a definirla e identificarla, se non per parvenze psicologiche di cui la stessa scienza ha storto il naso.

Possiamo andare all'infinito a contrapporre ragionamenti, non so a cosa possa servire, penso a poco.
Il problema semmai rifacendoci al titolo della discussione è cosa rimane dell'idea originaria di Dio, quanto influisce l'analisi di Nietzsche e se vi sono strumenti di analisi che ci permettono di leggere l'attuale realtà e proiettarla nel futuro,
Se accettiamo la provocazione che sia Dio e Nietzsche sono morti, significa che la morale è una vestigia da ridefinire nel nostro tempo se accettiamo che esiste ,come ho scritto nel post precedente, volontà di potenza e tecnica sono da definire meglio e non solo come principio metafisico privo di pratica.
Semplicemente perchè intanto la vita storica continua nelle pragmatiche,nelle scienze,nell'amorale. Il filosfo fa il contemplatore compiacente della sua idea e intanto il mondo va.Questo per me non è filosofare e infatti agonizza. Questa è la sfida vera.
paul11 is offline  

 



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