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21-06-2004, 11.11.33 | #132 |
Ospite abituale
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Il passaggio del testimone
La vita è un eterno passaggio di testimone. Morendo si consegna il testimone a chi sopravvive, nascendo si acquisisce la potenzialità di prendere in consegna il testimone dai propri padri. Questo è il ciclo di morte e vita, questa è la reincarnazione e l’immortalità, Esiste un unico ‘ente’ che racchiude in sé tutte le potenzialità dell’uomo. Questo ente individuale è l’uomo inteso come individuo, che si moltiplica nelle fattezze e nelle potenzialità per popolare la terra.
Non esistono dimensioni diverse da quelle che noi umanamente esperiamo; esiste però una dimensione onirica forgiata dalla nostra bellissima capacità immaginativa: l’imaginaire. Esiste un luogo ove riposano i nostri sogni e i nostri desideri, anche quelli atavici o inconsci. Esiste un sogno forgiato dall’uomo: quello di essere immortale, di varcare il limite impostoci fin dalla nascita. Costruiamo questo mondo con fantasia e pervicacia; ad esso ci abbarbichiamo con tenacia, perché già sappiamo che la morte è la scomparsa del nostro Io, e la scomparsa dell’Io è una grave mancanza di tatto da parte della vita nei nostri confronti. Ben abbarbicati a questo mondo surreale, costruiamo castelli di sabbia in riva al mare e li circondiamo da profondi fossati ideologici, affinché siano preservati dall’inclemente risacca del mare. Certi di queste effimere certezze, sopravviviamo a noi stessi scordando di percepire l’essenza stessa della meraviglia che ci circonda, anche se poi è sempre il dubbio che, al cospetto della morte, fa accapponare la pelle. Rimandiamo al dopo quel che ci è dato di godere per un lasso di tempo breve come un sospiro. Obnubiliamo la mente per non vedere una realtà che ci sovrasta, l’allucianiamo con un’improbabile luce che mostra fantasmi, gnomi, spiriti e silfidi con cui discorriamo attoniti, disdegnando così l’incontro con le uniche entità che popolano il mondo. Soffochiamo il dubbio con le troppe certezze che la nostra paura riesce a donarci. Perpetuiamo noi stessi solo attraverso la mente e l'immaginazione che da questa promana, per subito dopo sputarci sopra: come l'ingrato che, misero, osa sputare sul piatto da cui mangia, o come colui che spregia una fraterna mano tesa in segno d’aiuto. Siamo esseri strani, mai domi, costruiamo cilici ideologici che ci cingiamo ai fianchi solo per non cedere noi stessi all’inclemenza del tempo corruttore. Distogliamo, sdegnosi, lo sguardo ogni volta che avvertiamo il timore, ogni volta che la vita si mostra furente. Ripariamo noi stessi in anfratti ideali per non essere colti in flagrante dal dubbio, antico ‘rovello’, compagno fedele, eterno nemico. Cingiamo la mente e la ratio con splendide sbarre vilmente dorate, che il tempo stinge per mostrare il volgare metallo ferroso che ne costituisce l’anima. Usurpiamo noi stessi immergendoci in acque stagnanti da cui emergono corpi privi di nerbo, che urlano strane ragioni che nascono da fredde emozioni, immersi fino al collo nella putrida melma di una solipsistica, voluttuosa, empia filosofia. Scaldiamo poi il tutto al freddo calore di un fuoco fatuo d’ipotesi surreali, spacciate per vere. In questo fardello, scomposti, scuotiamo le braccia per non annegare ed urliamo esaltati: <Eureka! ho trovato!>… cosa ho trovato? Un modo per esserci, per dire: <ci, sono; son vivo; vi osservo dall’alto>. Riempiamo le ore col conforto di studi di cose arbitrarie, scordando che alla vita serve ben altro: la vita. Ciascuno dice la sua; sullo stesso argomento mille voci discordi si espongono; ognuna ha ragione; dipingiamo la terra con mille colori diversi, ognuno di noi ha il suo preferito, lo esalta, lo canta, lo urla, lo sovrappone a quello degli altri compagni di viaggio; lo rinvigoriamo con nuovi tenui o violenti colpi di pennello ogni volta che scolorisce, purché esso sia stemma, bandiera e consolazione del nostro sconforto. Siamo pittori, e come questi ci peritiamo a dipingere quel che l’immaginazione e la fantasia, felici di esserci, ci sussurrano gaie all’orecchio. Siamo antenne nell’etere, captiamo le ‘scienze’ e di esse, con vorace bramosia, cibiamo lo spirito, infondendo noi stessi di surreali evanescenze che rendiamo concrete con tanti sofismi… e sia quel che sia, purché, naturalmente, qualcosa sia. Eviriamo la mente e, eunuchi, ci aggiriamo per lande fascinose, dove il reale scolora e il miraggio usurpa il tangibile, dove il mondo è vacuo pensiero e pio sentimento. Così, ben muniti di fulgida eterea corazza, scrolliamo le spalle, volgiamo sdegnati lo sguardo se la vita, furente, ci urla: <è la fine del viaggio>. Rifiutiamo paure, che pur sempre ci sono, disdegnamo l’ignoto riempiendolo di inutili sogni, di labile essenza, di vuota apparenza, di strani pensieri, volendo con ciò esecrare la grave mancanza di garbo e l’indelicatezza che la vita ci fa, volendo pur sempre essa stessa finire a dispetto del nostro supposto e imperioso inano sentire. Che bello che è l’uomo: strano, introverso, voluttuoso, iracondo, sentimentale, pio, guerriero, mansueto, vorace, verace, ipocrita, falso, tumultuoso, sincero … ma pur sempre mortale. |
21-06-2004, 12.30.44 | #133 | |
Utente bannato
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Re: Il passaggio del testimone
Citazione:
"Non esistono dimensioni diverse?" Se ne conosceva l'esistenza da milleni. Solo un esempio: gli scienziati non molto tempo fà hanno ipotizzato seriamente l'esistenza di più universi oltre al nostro con n dimensioni, dove n è al massimo 10 (se non ricordo male). Focus. Continua a vivere nella dimensione "onirica" se vuoi. Oppure: SVEGLIATI. "... ma pur sempre mortale", certo, un materialista si deve sentire mortale. Un giorno perderà tutto, anche quello in cui crede. Ciao, Giulio Ultima modifica di Giulma : 21-06-2004 alle ore 12.33.18. |
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21-06-2004, 14.18.33 | #134 | |
Utente bannato
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Re: For neman 1.
Citazione:
E no, non direi proprio. Non bisogna avere nessuna paura dell'aldilà, ma di ciò che si fa durante la vita si, ogni qualvolta è rivolto a danno degli altri e di se stessi. Chi non teme ciò e perchè non sà. Ma poi imparerà. Ciao, Giulio |
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21-06-2004, 15.52.00 | #135 |
Ospite abituale
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Re: Nessuna consolazione per l'ego.
[La morte e la nascita rigurdano il corpo e la mente, non TE...
Chi sei TU? Indaga...medita...ricerca... [/b][/quote] Perdona se mi sbaglio, eri tu che avevi inviato un link del sito della Società Italiana Ipnosi Regressiva? Forse mi ricordo male... comunque è uscito l'ultimo libro del Dott. Bona "L'amore oltre la vita" lo sto leggendo e come al solito non è semplice, però sempre sorprendente e "illuminante". Se lo hai letto fammi sapere che ne pensi..Ciao! |
21-06-2004, 16.01.57 | #136 |
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sì mila ho letto con il cuore e nonstante tu scriva in maniera
superba e per iniziati, vi ho scorto l'amore di cui parli, solo che ripeto, io sono convinta della bontà della legge del libero arbitrio e quindi so anche dentro il mio cuore che sempre libera scelta sarà. al fine di evolvere in forme e contenuti sempre più perfetti e perfettibili, al fine di realizzare un progetto di cui noi conosciamo solo le parole del padre Nostro(venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra) e con questa certezza vivo, con la sicurezza che pur di realizzare il Suo progetto non vi sarà forma di vita o incarnazione che potrà sembrarmi ripugnante essendo il mio IO totalmente al servizio di Colui che Tutto è e Tutto può |
21-06-2004, 16.21.41 | #137 |
Ospite abituale
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Il sogno di una cosa
Eppur è vero! Esiste il corpo sottile. Si muove in un mondo sottile. Già, nessun si meravigli, che per stupirsi vi sono ragioni più serie. E’ il mondo della fantasia, ove questa prospera ed impera. Sì, proprio lei, l’eterna compagna di serotini viaggi immaginifici, quando la noia e la mestizia ti s’infiggono nel cuore; colei che suggerì al girgentino mirabili capolavori, anzi, non suggerì, bensì impose la stesura dell’opera sua più bella e grandiosa: <Fa da usciere una mia servetta […] che si chiama Fantasia>. Egli, semplice amanuense, che poté opporre alla sua proterva intemperanza? Nulla; allora, via, penna e calamaio, prono sul suo piccolo scrittoio, uomo del mondo, a comporre l’opera Sua – di Lei – più bella; a riempir di tratti neri i pallidi fogli. Le sue parole, fino ad allora tepidamente sussurrate, eruppero, intelligibili, occupando, a torto, gli scaffali della letteratura. Ma esse dovrebbero, a pieno titolo, essere accolte nelle segrete stanze delle grandi opere spirituali, fra i Sacri Testi di tutti i tempi e di tutte le latitudini… esse son parole rivelate, lui, novello Maometto, funse da scrivano. Quivi, nel mondo sottile della fantasia, più reale della realtà più cogente, altrimenti sarebbe ingiustificata tanta passione nei suoi adepti, lettori ed amanuensi, ella si muove con repentini scatti, sfuggendo a destra e a manca per sottrar sé stessa all’avida bramosia di chi si incaponisce a volerne prendere possesso, tal ché eccola offrire di sé mutevoli forme, sempre difformi l’una dall’altra. E gli scritti degli uomini che ad Ella si rifanno, sono anch’essi mutevoli e variopinti, perché la Fantasia, amorfa, assume le sembianze del contenitore che l’uomo ama cingerle attorno; Ella è l’acqua vivificatrice che nutre la mente, è la parte di questa che obnubila la ratio. Ella, la Fantasia, non ha grandi pretese, purché si mantenga, nei sogni degli uomini, leggera e mutevole: nulla richiede al Senno, Messere e Messia, crocifisso pur’esso; niente pretende da Donna Coerenza, ladra e ladrona di vane speranze; poco ha d’avere dalla stolta Congruenza, zia, madre, matrigna che ne tarpa le ali. Illusione, Inganno, Allucinazione, sono suoi fieri vassalli. Fantasia, libera come un volo d’ippogrifo che gli occhi non posson mirare, ma il sentimento, mendace moto del cuore. ne avverte il fremito d’ali, s’insinua leggera, mordace e sferzante, fra le cose del mondo… aleggia sicura di sé, la notte invadendo le stanze; s’insinua nei sogni e, vera e verace, illusorio trastullo, di questi ne muta l’esile essenza, farcendoli di solida ‘verità’. Fantasia, che t’imponi quando il Senno riposa, che t’insinui quando Realtà dispiace, che ispiri i pensieri di chi cammina assopito, perché non è dato a noi uomini essere sempre solerti, sei una crudele tiranna: scambi la pula col grano, le lucciole per lanterne e sospingi la Mente oltre sé stessa, fino a lambire paradisiaci lidi solo sognati. Che Inganno! Che turpe, stridente misfatto perpetri a danno di tutti, sol per accrescer la tua villania:<… un po’ dispettosa e beffarda, se ha il gusto di vestirsi di nero […]. Si ficca una mano in tasca; ne cava un berretto a sonagli; se lo caccia in testa, rosso come una cresta, e scappa via. Oggi qua; domani là […]. Un misto di tragico e di comico, di fantastico e di realistico, in una situazione umoristica affatto nuova e quanto mai complessa; un dramma che da sé, per mezzo dei suoi personaggi, spiranti parlanti semoventi, che lo portano e lo soffrono in loro stessi, vuole trovare ad ogni costo il modo di essere rappresentato…>. Ciascuno dei personaggi, irreali, si muove autonomamente calcando un palcoscenico irreale, reso verace da proterva Fantasia, che tutto confonde, che tutto mistifica, che tutto trascende e trasforma. In questo bailamme è difficile discernere ciò che è da ciò che non è. Il paradosso è che l’Autore, il Padre-Madre dei Personaggi, si arrende, dando vita alla tragicomica rappresentazione, negando però di esser lui stesso l’autore.
Fantasia, leggera irreale realtà, quanti sogni hai creato, quanti ne hai reso veri, e noi, vuoti signori del nulla, ispirati da sogni mendaci, abbiamo l’ardire di tributar onori non a te, giacché ti nascondi, ma a ‘vere’ mendaci intuizioni. Solo il sogno di una cosa. Ultima modifica di visechi : 21-06-2004 alle ore 16.24.29. |
21-06-2004, 16.30.48 | #138 |
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splendido monologo sulla Fantasia che sarebbe perfetto
recitato da un Giorgio Albertazzi o altro attore famoso....... sei veramente bravo come autore e scrittore, fatti conoscere da qualche personaggio teatrale...... e recita la tua parte di agnostico......ci sei dentro in pieno. con sincera ammirazione per la forma da te usata malu |
21-06-2004, 16.41.43 | #139 |
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sempre per visechi
che ne diresti di dare un'occhiatina a quanto dice San Paolo del corpo spirituale? (prima lettera ai Corinzi capitolo 15, dove si parla così chiaramente di corpo di gloria, corpo di resurrezione, corpo spirituale e la chiesa ancora siostina a far dire ai suoi fedeli credo nella resurrezione della carne........... e di vita eterna nella carne???sic |
21-06-2004, 17.01.36 | #140 | |
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Citazione:
Devo essere sincero: ho letto, l’avevo già fatto in passato, ma considerata la tua sollecitazione, ho riletto con maggiore attenzione. Devo dir la verità. Non vi trovo alcuna contraddizione fra quanto afferma Paolo di Tarso e quanto professato dalla Chiesa in merito alla resurrezione dei corpi. Interpreta questo passaggio: <[51]Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, [52]in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. [53]E' necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità…>. Mi pare che annunci la resurrezione della carne, seppur ammantata da una nuova incorruttibile essenza. Detto questo non posso far altro che farti sapere che io non credo alla reincarnazione come non credo alla resurrezione dello spirito (dubito che esista uno spirito), o della carne… quando moriamo il nostro corpo si disfa… ed è tutto lì. Ah! Ho riletto il tuo precedente intervento, non sono ben riuscito a comprendere se mi stessi prendendo simpaticamente per il c… o se fossi sincera… ma il mio spropositato Ego propende per la seconda ipotesi… interpretazione fantasiosa. Ciao |
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