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16-09-2011, 16.13.24 | #132 | |||||
Ospite abituale
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Riferimento: The Truman Show (l'idea Della Simulazione)
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Mentre in tal senso, quando penso a quello dichiarato da Stephen Hawking nel suo libro, Dal Big Bang ai buchi neri, la semplicità che lui prevede su un’eventuale teoria che spieghi il mondo mi rincuora, poiché afferma: - Se mai scopriremo una teoria completa, col tempo essa dovrà essere comprensibile a chiunque, e non solo a pochi scienziati. E allora tutti, filosofi, scienziati e gente comune, saranno in grado di partecipare alla discussione sul perché noi e l’universo esistiamo. Se riusciremo a trovare la risposta a questa domanda, avremo decretato il trionfo definitivo della ragione umana: giacché allora conosceremo la mente di Dio. - Citazione:
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16-09-2011, 20.59.08 | #133 | ||||
Ospite abituale
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Riferimento: The Truman Show (l'idea Della Simulazione)
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Comunque è soggettivismo! la realtà è realtà...non necessita di aggettivi e predicati! La cononoscenza e consapevolezza, pur ammirevoli in che ce le ha... sono auspicabili nell'osservatore e proprie dello scienziato...nel caso che citi. Citazione:
Lo stesso per il lancio del missile: percepiamo il rumore, l'emissione del reattore, il missile che s'innalza e punta al cielo, ma non ne percepiamo il funzionamento ed i reali effetti sull'ecosistema. Solo lo scienziato forse li percepisce e immagina, ma dubito che li percepisca comunque nella loro completezza. Citazione:
A parte il fatto che sappiamo benissimo cosa: la scienza ce lo dice! Solo che tu e molti altri...in generale...non ci volete credere! è piu' fascinosa la fantasia del cielo!...la speranza del trascendente! Direi che sono ben altre la cose da sapere: la cultura, la conoscenza e il come orientarsi nel modo, la convivenza, le esigenze fattive, i valori etici, ecc... sono ben altro...qualunque sia la risposta che vuoi dare a domande di questo genere. Citazione:
....Ma è solo un auspicio...peraltro difficilmente realizzabile: l'entropia culturale non esiste! ...e la mente di Dio è una metafora! Nel suo ultimo libro (non pubblicato in Italia, credo) Hawking ha superato brillantemente questa sua posizione antica. Sembra che abbia teorizzato che l'universo non ha affatto bisogno di un dio per esistere, ma l'universo si è autocreato per esigenza intrinseca del processo luce-energia-materia.... cosi come i vari supposti universi paralleli in continua auto-creazione ed ipotetica fine. La cosa risponderebbe anche alle tue reiterate domande. Comunque, se non vogliamo leggere il libro in inglese, dobbiamo aspettare che esca in Italia per approfondire. |
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17-09-2011, 02.12.03 | #134 | |||||||||
Ospite abituale
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Riferimento: The Truman Show (l'idea Della Simulazione)
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17-09-2011, 10.52.10 | #135 | |
Ospite abituale
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Riferimento: The Truman Show (l'idea Della Simulazione)
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Dunque da un lato affermi che la fase viene "ricordata" dalla molecola in base alla temperatura, dall'altro affermi che ci sarà almeno una condizione che "non verrà ricordata": come fai a giustificare 2 situazioni contraddittorie ("ricorda", "non ricorda") collegate alle fasi ? A te sembrerà che sto "giocando", invece a me sembra un possibile argomento contro la tua ipotesi di "memoria fisica" legata alle fasi di aggregazione della materia. Mi spiace che non sia stato raccolto da altri il mio invito a discutere della questione, anche perchè potrei portare molti altri argomenti contro la tua ipotesi, ma sarebbe del tutto inutile parlarne a 2, perchè tu parti da un "pre-giudizio" (la materia si "ricorda" quello che deve fare in base alla temperatura) del quale non vuoi assolutamente liberarti nemmeno di fronte alle evidenze. |
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17-09-2011, 12.50.26 | #136 | |
Ospite abituale
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Riferimento: The Truman Show (l'idea Della Simulazione)
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17-09-2011, 15.20.38 | #137 | |
Ospite abituale
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Riferimento: The Truman Show (l'idea Della Simulazione)
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E come si fa a dibattere contro un "pre-giudizio" Eretiko? Uno ci può anche provare per un po', ma poi perde ogni interesse perché non sente di uscirne arricchito dal confronto. Per CVC, invece, che riprende i temi iniziali del thread posto un pezzo riguardante la realtà che ho trovato su Diotima e che non so se potrà essergli utile per ulteriori riflessioni in chiave intersoggettiva. "[...] Mettere al mondo il mondo fu il titolo di un nostro libro, ormai tanti anni fa, dove parlavamo di realismo femminile. E ancora oggi pensiamo che il lavoro della pratica filosofica che amiamo, quella che è stata chiamata politica del simbolico, riguardi il desiderio di esserci nel movimento reale del mondo. Il reale infatti è ciò che conosciamo attraverso le modificazioni che provoca in noi per lo scambio che abbiamo con esso. Sentiamo infatti la forza del reale perché qualcosa tra noi e gli altri sta avvenendo. Non possiamo parlare oggettivamente come se fosse qualcosa fuori di noi, ma capire quello che avviene per le trasformazioni che cogliamo nei legami che abbiamo con esso. Anche eventi lontani ci modificano, ma per strade che spesso ignoriamo. Questo ci modifica in modo diverso e di ciò anche possiamo rendere conto. Come è la simpatia che apre all'ascolto dei bisogni e dei sentimenti degli altri, così è l'attenzione che fa sì che quel che di vero si riesce a dire, venga ascoltato, "ruminato" e arricchito di proprie riflessioni. Tra noi è comune una fiducia nella realtà di ciò che ci muove come desiderio che, segnale del reale, eccede e taglia la realtà stessa. [...]" (D.S.) |
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17-09-2011, 21.54.27 | #138 | |||
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18-09-2011, 10.14.10 | #139 | |
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Riferimento: The Truman Show (l'idea Della Simulazione)
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E' proprio questo il tuo pre-giudizio: tu ritieni di aver DEDOTTO EMPIRICAMENTE tale idea, invece come ti avevo già detto in altri post la tua è un' INDUZIONE. Quando si vuole costruire una qualsiasi teoria è normale avere dei pre-giudizi: si parte da un'idea semplice e particolare, si cerca poi di estenderla e di farla diventare un principio generale ed universale. Il tuo pre-giudizio è il seguente: noto empiricamente che le transizioni di fase di alcune sostanze avvengono a certe temperature (e pressioni, aggiungo io), quindi IPOTIZZO che la materia ha una "memoria" in base alla quale "ricorda", alle varie temperature (e pressioni) in quale stato deve trovarsi. Ora occorre verificare se tale pre-giudizio può diventare un PRINCIPIO generale ed universale, da estendere a tutte le sostanze e a tutte le situazioni, compresa la vita biologica. Empiricamente trovo situazioni "strane": ad esempio il punto triplo in cui coesistono le 3 fasi. Se l'ipotesi è giusta deve valere anche in questo caso. Solo che al punto triplo una sostanza, in base a temperatura e pressione, non "ricorda" lo stato in cui deve essere: casualmente alcune parti della sostanza diventano solide, altre gassose, altre liquide. E' a questo punto che si fanno le DEDUZIONI: a) O l'ipotesi di partenza è scorretta (ovvero il pre-giudizio va abbandonato) b) OPPURE debbo spiegare perchè in alcuni casi l'ipotesi non funziona Inoltre molte situazioni empiriche sembrano essere in contrasto con l'ipotesi di partenza: i fenomeni di sublimazione e di brinamento, le trasformazioni quasi-isoterme, l'evaporazione che può avvenire in un mpio range di temperature a pressione costante... ed altri ancora. La mia conclusione è che non riuscendo a spiegare i fatti empirici il pre-giudizio vada abbandonato: ovvero non esiste nessuna "memoria" fisica che possa essere associata alla fase della materia. |
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18-09-2011, 11.14.08 | #140 | |
Ospite abituale
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Riferimento: The Truman Show (l'idea Della Simulazione)
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Dovremmo sforzarci di comprendere il modo in cui da determinate relazioni (le differenze fra le rappresentazioni percepite) hanno luogo i concetti e quello da cui a partire da determinati concetti hanno luogo le conseguenti relazioni. Si tratta in generale di ragionare, giudicare, inferire, comparare, organizzare, assimilare, adattare. Forse il problema è che abbiamo un'esagerata tendenza a concettualizzare come, per esempio, ne "l'essere è" di Parmenide. Ciò che egli concettualizza in termini di essere dovrebbe costituire invece una relazione in costante aggiornamento fra elementi diversi. Tale relazione genera tanti diversi stati dell'essere ma non un essere ideale da comparare al non essere. L'attimo qui e ora dovrebbe costituire al medesimo tempo l'essere e il non essere. Siamo noi in base al senso che diamo alle cose (giudizio) a determinare se una cosa può effettivamente essere un qualcosa oppure non essere niente. Una citazione di Pierce: "Non pensiamo, siamo a malapena coscienti finchè un qualcosa non va storto", un'altra di Jung: "Pensiamo sempre per giungere ad una conclusione" Si direbbe che il pensiero sia quasi una funzione biologica il cui scopo è quello di renderci in grado di giudicare. Allora la tendenza a concettualizzare si potrebbe interpretare come un inconscio desiderio di non pensare più, spegnere l'interruttore, dire che una certa cosa è così e basta. Per certe persone convivere con il proprio pensiero è una pena, quindi meglio giungere ad un giudizio che valga una volta per sempre e non pensarci più. Seguendo Kant dovremmo fare più attenzione al metodo del nostro uso della ragione che non alle proposizioni stesse alle quali siamo giunti grazie a quel metodo- Ultima modifica di CVC : 18-09-2011 alle ore 12.37.40. |
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