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09-09-2011, 21.17.53 | #92 | ||||
Ospite abituale
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Riferimento: The Truman Show (l'idea Della Simulazione)
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Per altro, ti premetto che, chi ha fatto l'ipotesi da me riportata sono stati: Bianca Melchiorri, già ricercatrice all’istituto di fisica dell’atmosfera, del C.N.R di Roma, e Francesco Melchiorri, già professore d’astrofisica all’università la Sapienza di Roma. Se ci hanno messo la loro faccia credo che l'ipotesi non dovrebbe essere affatto solo una metafora, ma qualcosa di molto serio che non si prestava a puerili derisioni. |
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09-09-2011, 22.12.59 | #93 | |||
Ospite abituale
Data registrazione: 12-04-2011
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Riferimento: The Truman Show (l'idea Della Simulazione)
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Non mi sembra psicologico. Si cercava di definire tanti punti interrogativi riguardanti l'intelligenza, poiché vi sono diverse versioni e tutte contrastanti. In ogni caso, per tornare al tema, ripeto che il concetto completo di realtà si potrebbe assaporare solo dopo la conoscenza del nostro scopo e presenza in quest’universo. Citazione:
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In tal senso avevo portato l'esempio dello scienziato che guardava la partenza del razzo da lui progettato, che mi sembrava illuminante, poiché conosceva quel meccanismo dalla A alla Z. Per cui la sua realtà nel guardarlo non poteva essere uguale alla mia, che vedevo solo una delle tante partenze. Allora possiamo affermare che la realtà non è formata solo dall'intelligenza, ma anche dalla conoscenza minuziosa di quello che guardiamo, giacché la conoscenza va a formare una maggiore consapevolezza di quello che si guarda. Allora potremmo affermare che: L’Intelligenza + La Conoscenza + La Consapevolezza va a formare quella che definiamo Realtà. Perciò a questo punto, non comprendo perché si dovrebbe definirla finta. |
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10-09-2011, 00.34.31 | #94 | |||
Ospite abituale
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Riferimento: The Truman Show (l'idea Della Simulazione)
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Come sarebbe a dire che questo ragionamento illustra qualcosa di diverso dal vivente? Hai reso poco l'idea! sai quante chiacchiere ci sono in giro e inconcludenti come le equazioni di cui non si conoscono le soluzioni? Le teorie, poi, non sono tutte dimostrabili o dimostrate. Quindi porta una teoria, illustrala e poi metti sul piatto la sperimentazione che dimostra che la teoria è per lo meno giustificata. P.s. quando parli di "dov'è memorizzata la memoria" spero tu stia sempre parlando del concetto che ho espresso prima, cioè del dove è memorizzato l'informazione elefante o gallina. Un conto è dire che è memorizzato in maniera differente da come l'ho illustrato io (e non ne avevo alcuna presunzione) un conto e dire che non esiste nemmeno questa informazione...o qualcosa di simile. Citazione:
E hai detto niente? Se non è "esplicita", hai una soluzione, ma non sai come l'hai ottenuta! Siamo nelle stesse condizioni di quando ci siamo resi conto di come le cose sembrino funzionare così come le conosciamo ma non abbiamo idea del come funzionino e del perchè. Citazione:
prendila come una provocazione. Quando una tua domanda non ottiene una risposta precisa, usando un particolare sistema di risposte, si afferma che quel sistema non è sufficiente per ottenere quella particolare risposta. Se il sistema con cui si trovano le risposte fa parte di quelle non sufficientemente precise, vuol dire che deve esistere un sistema diverso che dia risposte precise, altrimenti saremmo portati a credere, metafisicamente, che non ci sia una risposta precisa. |
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10-09-2011, 10.35.32 | #95 | |
Ospite abituale
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Riferimento: The Truman Show (l'idea Della Simulazione)
Citazione:
E' molto difficile discutere con te, perchè pretendi di aver ragione anche su argomenti che, evidentemente, non conosci bene o non conosci affatto. Ammiro la tua voglia di conoscenza, ma devi accompagnare questa con una certa umiltà che ti consenta di capire le questioni fondamentali pur non avendo le basi necessarie (a dimostrazione ulteriore che non si può pensare di fare "fisica" se non si conosce la matematica). Comunque se hai tempo e voglia fatti una semplice ricerca sui pendoli doppi o tripli, oppure sul problema gravitazionale dei 3 corpi: si trovano in rete anche delle bellissime simulazioni grafiche animate che ti rendono l'idea, più di un fiume di parole, delle questioni di cui ti accennavo. E nello specifico hai preso un'abbaglio: dire che non si trova soluzione esplicita non significa dire che "non si sa come si è ottenuta", perchè come si ottiene si sa benissimo; è la propagazione degli errori causati dalle approssimazioni numeriche che può rendere il problema impredicibile dopo un certo tempo. |
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10-09-2011, 11.05.26 | #96 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
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Riferimento: The Truman Show (l'idea Della Simulazione)
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@nemesi1 Quando noi tentiamo di formulare una teoria, o facciamo un'ipotesi, stiamo cercando di "simulare" la realtà. Il nostro tentativo di formulare teorie e ipotesi è finalizzato a trovare una corrispondenza fra l'informazione della simulazione e l'informazione della realtà. Se trovassimo una teoria parziale (e tutte lo sono per definizione) l'informazione in nostro possesso non corrisponderà alla realtà. Una teoria completa deve tener presente ad esempio anche il ruolo dell'osservatore. Noi siamo osservatori, ma non stiamo osservando un mondo oggettivo fuori da noi stessi, in quanto il nostro essere osservatori partecipa a ciò che stiamo osservando. Quando però noi arriveremo al punto di affermare di conoscere una certa realtà, evidentemente avremo tenuto presente anche quella informazione di relazione che lega, in un rapporto indissolubile, l'informato all'informatore attraverso l'informazione. Così non esisteranno più figure del tipo "informazione-informatore-mondo oggettivo" e "informazione-informato-mondo soggettivo". La sola informazione basterà! Questa informazione dovrà però essere autoreferenziale... Spesso cosa succede invece? Noi leggiamo, attraverso la simulazione teorica, una informazione. Cioè diamo una lettura dell'informazione attraverso la simulazione. La figura dell'informatore è quel mondo oggettivo che stiamo studiando e tentando di leggere. Arrivati a questo punto la figura dell'informato (il soggetto che studia la realtà attraverso una teoria) acquista un privilegio, diventa un osservatore speciale. Si dissocia cioè dal mondo che sta studiando e pretende di averne anche una giusta interpretazione. Qual è la mia conclusione, che il mondo oggettivo, e l'informazione che essa contiene, non sarà completa fino a che non aggiungiamo l'osservatore. Anzi, che, dirò di più, non esiste informazione fino a che questa non si completa con l'osservatore. La conoscenza completa della realtà quindi sarà una conoscenza autoreferenziale dove le figure dell'osservatore e dell'osservato saranno la stessa figura autoreferenziale. Un mondo ogge-sogge-ttivo in cui l'informazione è letta dallo stesso programma. Ritorniamo al nostro dna. Quando io parlo di dna come informazione di "elefante" o di "gallina" intendo quella parte di mondo oggettivo che ci informa (l'informatore di cui sopra). La corrispondenza tra il nostro modello oggettivo (dna+ quello che vuoi) e la nostra conoscenza di elefante e gallina completa l'informazione di elefante-gallina. Se l'informazione di elefante non si trovasse corrisposto invece dentro alcun modello reale, allora l'informazione, cioè la conoscenza che avremo di elefante, sarà solo ipotetica e autoreferenziale. Che tipo di informazione è quella ipotetica autoreferenziale? L'informazione deve corrispondere sempre ad un modello di realtà? No, se ritenessimo (come io credo) che l'informazione debba essere legata maggiormente alla autoreferenzialità. Così avremo modelli matematici che pur non corrispondendo alla realtà, sono conoscibili attraverso l'intelletto. Tuttavia succede che alcuni di questi modelli corrispondano in toto o quasi a quelli reali o che riteniamo tali. Cioè il modello si riferisce all'informazione completa (o quasi) di un mondo oggettivo. Questi però sono solo una piccola parte dei modelli in nostro possesso... ecco perchè l'informazione non reale ma conoscibile è un'informazione completa, mentre un'informazione reale non conoscibile è incompleta. |
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10-09-2011, 11.34.57 | #97 | ||
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Riferimento: The Truman Show (l'idea Della Simulazione)
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Per finire ti rivolgo una semplice domanda: non dico te, ma la scienza ufficiale a quanti dei quesiti che ho rivolto al forum saprebbe rispondere compiutamente, portandone le prove? Ecco! Queste sono le domande cui dovremmo rispondere; e quando ti renderai conto che la risposta è: nessuna! Allora, forse, valuteremmo con più attenzione le ipotesi che si portano in tal senso. La verità è che più andiamo avanti e più facciamo si che la nostra fantasia si inaridisca, poiché appiattiamo le nostre idee sempre su quelle già espresse da altri che, per altro, nello specifico, non hanno portato a nessuna conclusione definitiva; altrimenti non staremmo qui ad argomentare. |
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10-09-2011, 12.29.43 | #98 | |
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Riferimento: The Truman Show (l'idea Della Simulazione)
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Gli errori causati dalle approssimazioni sono "errori". Se dovessi correggere un compito di un alunno, non posso dire che la sua conoscenza è precisa se fa degli errori grammaticali. Forse potrei dire che è intelligente valutando in modo positivo i contenuti, ma se non correggo quegli errori, prima o poi finirà con il non riuscire più ad esprimere un concetto corretto. Comunque avremo forse tempo di parlare in modo più specifico in un altro argomento. Ricorda però che non sono entrato nello specifico.... io mi sono solo basato su una domanda e su un tipo di risposta. Se la risposta non mi soddisfa credo sia libero di esternare questa mia insoddisfazione. Potrei ritenere cioè uno studente molto intelligente, che fa molti errori grammaticali. Se la domanda fosse: questo studente è intelligente? Io risponderei si... ma per un certo periodo di tempo, fino a che gli errori non diventeranno troppo numerosi da farlo diventare uno stupido. |
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10-09-2011, 13.00.21 | #99 |
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@ Dubbio. Se non ti sono stati chiari i miei riferimenti forse è perché non li conosci bene. Infatti se li conoscessi (es. paradigma costruttivista) non mi chiederesti esempi su teorie ed esperimenti riguardanti i sistemi autonomi perché sapresti già a chi mi riferisco. Non solo, ma ho citato una frase per la definizione di "vivente" di un esponente del costruttivismo che pare tu non abbia per niente colto (perdonami l'artificio, ma ho voluto testare se ci fosse qualcuno che ne sapesse qualcosa). Facciamo un gioco, se vuoi...dato ciò che ho postato, sai dirmi tu a chi mi riferisco? Già ti ho detto che è costruttivista e ti dico pure che è un biologo.
@ Ulysse. Per coerenza, nei sistemi complessi, si intende qualcosa di più specifico rispetto alla normale accezione ed investe quella "chiusura operazionale" di cui esprimi difficoltà a seguire. Se ti interessa approfondire, ci possiamo contattare in privato. @ Tempo. Sorrido. Mi piace molto apprendere che ci sarà un'intuizione di Tempo che supererà le ricerche biologiche attuali sull'origine della vita....mi coijoni! Hai ragione quando dici che non so molte cose e soprattutto - certa, io, di escludere così un conclamato episodio ipomaniacale - posso riconoscere il fatto che non si finisce mai di imparare....ed in questo caso mi è più che mai evidente. Ultima modifica di nemesi1 : 10-09-2011 alle ore 23.43.24. |
10-09-2011, 14.49.59 | #100 | ||
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E' giusta quest'osservazione. Ma l'astrazione comporta il ricorso ad assiomi che, per descrivere il fenomeno, si allontanano dall'osservazione dello stesso. In ogni scarto assiomatico della matematica c'è un riduttivismo di quanto osservato che deve essere tenuto presente specialmente quando abbiamo a che fare con sistemi complessi. In questo caso conta il discorso sull'osservato e l'osservatore. Ti posto un articolo e mi piacerebbe che tu mi dicessi cosa ne pensi (anche in privato) se vuoi, naturalmente. Ciao Sistemi complessi ed apertura logica: la ragionevole inefficacia della matematica nello studio dei processi biologici In modo un po’ paradossale, è con lo studio dei sistemi complessi che nasce l’esigenza dello scienziato semplice! In questa sede non mi soffermerò a dare definizioni formali di “complessità” (non-linearità, etc.), e mi limiterò a dire che un sistema è “complesso” quando le descrizioni “fondamentali”- ad es. quelle basate sulla teoria dei campi, o più in generale quelle che descrivono analiticamente le forze in gioco secondo una schema riduzionista – falliscono (esempi classici: sistemi viventi, processi cognitivi). Il riduzionismo ha uno stato di servizio eccellente nella storia della scienza, quindi dobbiamo aspettarci di imparare qualcosa di significativo dalla scoperta dei suoi limiti. Innanzitutto l’apertura termodinamica: i sistemi viventi dissipano energia, ed è grazie a questo meccanismo che sono aperti ad un flusso di energia-informazione con l’ambiente. Questa però è una condizione necessaria, ma non sufficiente. E’ richiesta poi l’apertura logica, che è legata alle caratteristiche dinamiche del binomio sistema-ambiente e si modifica continuamente nell’interazione, permettendo l’emergere di nuove strutture, le quali rappresentano la capacità del sistema di elaborare nuove strategie di adattamento e risposte “creative”, ampliando progressivamente i propri domini di significato.Ad esempio, i limiti della vecchia intelligenza artificiale “forte”, simbolica, sono legati proprio all’assenza di apertura termodinamica e logica: un programma “girando” non dissipa energia, il software non si modifica, è l’hardware che si consuma! Non emergono nuovi codici di elaborazione se non vengono esplicitamente inseriti. D’altra parte le reti neurali sono assai meno biomorfe di quanto generalmente si creda, e confrontate con un cervello “vero” somigliano piuttosto a dei “giocattoli”. Tra le differenze più rilevanti ricordiamo l’esistenza di un programma genetico, che “pilota” in qualche modo ancora non del tutto chiaro l’evoluzione, l’interazione con l’ambiente e l’esistenza di una complessa modularità cerebrale che fa somigliare il cervello ad un insieme integrato di risorse. Per comprendere la questione nella sua generalità, sarà opportuno qui far riferimento all'epistemologia costruttivista di ispirazione sistemico-cibernetica, secondo la quale la categoria più appropriata per valutare una teoria scientifica non è tanto la sua “verità” intesa in senso astratto e definitivo, quanto la fecondità, ossia la capacità di descrivere efficacemente un certo quadro osservativo producendo predizioni sperimentalmente testabili, e stimolando prospettive e domande nuove. Quando studiamo un sistema operiamo una partizione ideale tra questo ed il resto del mondo. Un'operazione di questo genere è sempre un atto teorico piuttosto forte ed arbitrario, benché necessario per poter ottenere qualche risultato. La ricerca di una Teoria del Tutto può considerarsi propriamente come la ricerca di un contesto teorico nel quale ogni divisione tra sistema ed ambiente è impossibile in linea di principio. Il modello matematico di un sistema fisico comporterà dunque una serie di parametri il cui ruolo è quello di fissare in modo formale le relazioni tra il sistema e l'ambiente. Per molti sistemi della fisica classica e quantistica questo può essere fatto senza troppe difficoltà, ma passando ai sistemi biologici e cognitivi ci troviamo davanti ad una situazione esponenzialmente più complessa. Dobbiamo considerare infatti una dipendenza piuttosto complicata di numerosi parametri tra loro, ed una variazione di questi in relazione all' evoluzione dell'accoppiamento sistema-ambiente. Gran parte di questi parametri, poi, sono inaccessibili perché dipendono dallo stato interno dello specifico sistema preso in considerazione. Si può mostrare che queste caratteristiche possono essere espresse come un numero variabile di vincoli che descrivono la struttura ed il comportamento del sistema. Possiamo dunque ordinare i vari modelli in una gerarchia di complessità, dove l'apertura logica cresce in funzione del numero n di vincoli. Il problema nasce quando descriviamo un sistema ad alta apertura logica, dove è necessario considerare esplicitamente la coevoluzione sistema-ambiente, attraverso modelli a bassa apertura logica, che introducono una drastica semplificazione di queste relazioni. Questo è proprio quello che succede con i sistemi complessi. Inutile allora cercare teorie “complete”, meglio imparare a cogliere vari aspetti del sistema utilizzando un uso dinamico dei modelli possibili. Tutto ciò può essere espresso attraverso un'analogia piuttosto stretta con i famosi teoremi di incompletezza di Kurt Gödel. Questi teoremi, considerati nella loro generalità, ci dicono quanta matematica perdiamo se tentiamo di comprimerla in un sistema di assiomi. Infatti, come ha mostrato G. Chaitin nella sua analisi informazionale di questi fondamentali teoremi della logica, la matematica è un sistema aperto, in modo molto simile ad ogni altro linguaggio. E' sempre possibile costruire nuove proposizioni, impredicibili sulla base di un singolo sistema assiomatico. Questa impredicibilità è essenziale per comprendere una questione a lungo dibattuta che possiamo definire la ragionevole inefficacia della matematica nella descrizione dei sistemi biologici. Infatti i processi di emergenza intrinseca tipici dei sistemi viventi possono essere considerati come espressione di altissima apertura logica. Ogni descrizione matematica corrisponde ad una scelta modellistica centrata su una specifica partizione sistema-ambiente e ci troveremo così ad operare necessariamente con un mondo a bassa apertura logica. Avremmo dunque bisogno di un sistema con apertura logica con n -> infinito, un sistema dove ogni possibile relazione tra organismo ed ambiente è completamente specificata; c'è però una differenza essenziale fra una teoria ad apertura logica infinita ed una Teoria del Tutto come la intendono i fisici teorici. Quest'ultima mira a fornire le leggi universali che regolano i comportamenti delle varie forme di materia ed energia, e tende a descrivere l'universo fisico come un sistema unico, mentre una teoria ad apertura logica infinita dovrebbe contenere l'informazione necessaria per descrivere in dettaglio e ad ogni istante ogni possibile relazione tra lo stato del mondo e lo stato interno del sistema.Per far questo bisogna fissare le condizioni al contorno che definiscono la storia dinamica di un singolo sistema. In questo modo reintroduciamo però la distinzione fra sistema ed ambiente! Dobbiamo quindi accettare l'idea che un modello matematico introduce nella descrizione dei sistemi biologici e cognitivi un certo grado d'indeterminazione. Lungi dall'essere una caratteristica della fisica quantistica, gli sviluppi futuri della biologia teorica ed in generale lo studio della complessità vedranno un’ampia fioritura di principi di indeterminazione, che indicheranno il tipo e la qualità d'informazione che andrà perduta operando una particolare scelta modellistica. Un'altra questione importante suggerita dallo studio dell'apertura logica è quella di abbandonare la vecchia nozione di Turing - computabilità in favore della più ampia nozione di "computazione naturale"; nel primo caso l'informazione viene gestita in "modo rigido" attraverso codici predefiniti, mentre nella computazione naturale l'attenzione è centrata su come il flusso d'informazione ).ridefinisce continuamente nuove strategie adattative che implicano l'emergenza di nuovi codici in grado di pilotare il sistema verso soluzioni "creative". All'interno di questa linea di ricerca c'è probabilmente la possibilità di dare una risposta non banale, e non retorica, alle capacità super-Turing delle mente rispetto alle macchine (halting problem). l’Osservatore e il soggetto Una caratteristica essenziale dello scienziato semplice è quella di essere pienamente consapevole del ruolo sociale e politico giocato. [...] Con il mio amico David Peat, anche lui ex-allievo di Bohm, organizziamo spesso incontri su questi temi a Pari, un borgo medioevale nell’incantevole campagna toscana. (I. Licata) Ultima modifica di nemesi1 : 10-09-2011 alle ore 23.32.22. |
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