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12-02-2008, 21.32.56 | #22 | |||
Moderatore
Data registrazione: 17-11-2007
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Citazione:
Non si tratta di porsi al di là, (credo), delle determinazioni temporali in quanto anche tali determinazioni sono (per Severino), eterne. Con "coglierlo" si intende che si disvela la vertià dell'essere, ovvero quella verità che vede che solo l'essere è, che non c'è stato un tempo e mai ci sarà, che l'essere non sia sato e che non sarà più. Per Severino, questa è già una determinazione essenziale dell'essere. Lo si può cogliere (l'essere) perchè pur essendo eterno, lo siamo anche noi. Per quanto riguarda la logica, io non condivido con te, la distinzione fra dimensione finita (la nostra) e una superiore dove la logica non vale più. Secondo me nemmeno Dio può fare che una cosa sia e non sia al contempo. Inoltre non può creare un peso che non possa sopportare. Ecco perchè dico che la logica non può essere smentita da Dio. Citazione:
Niente di tutto questo. Quella frase è un interpretazione che Severino dà del passo del Liber de impretetatione di Aristotele e che io ho ripreso nell'intervento di sopra. Quella frase, rappresenta per il filosofo bresciano, l'intera logica erronea (nichilsta), dell'Occidente. Vi ripropongo la domanda di questa discussione per evitare di andare fuori tema. Citazione:
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12-02-2008, 23.28.23 | #23 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 24-11-2007
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Citazione:
La prima parte del discorso di Sileno, così come ho detto, è fondamentale, e il tuo completamento anche...la logica la non-contraddizione è inoltrepassabile nel senso che è un tratto essenziale della verità, e distinzioni quali dimensioni finite e superiori non ha ragion di porsi come tale. Per la metafisica prevedo un futuro in cui le contraddizioni che essa sottende verranno alla luce, e per far questo bisogna passare per la suprema affermazione del pensiero annullante metafisico: la civiltà della tecnica. Risento un pò del discorso del bresciano, ma attualmente mi trovo in sintonia con le sue vedute. |
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12-02-2008, 23.30.50 | #24 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Citazione:
aggiungo solo una cosa per Koli: il termine disvelamento in riferimento alla verità dell'essere non mi convince (in ottica Severiniana), perchè risente molto del concetto di aletheia heideggeriano. |
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12-02-2008, 23.52.19 | #25 | ||||
Ospite abituale
Data registrazione: 17-07-2007
Messaggi: 128
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Citazione:
...vedi stai ragionando sull'Essere adoperando per viam negationis quelle stesse categorie temporali che affermi essere inutili per la determinazione del senso dell'Essere ...... il che riporta il ragionamento alla necessità per la conoscenza umana di rimanere ancorata a delle coordinate formali che pianificano a-priori la strutturazione di ciò che viene conosciuto.... Citazione:
...guarda quell'avverbio così fondamentale per la formulazione del principio....implica de facto la dimensione della temporalità come condizione della validità del principio stesso.... Citazione:
....ti facevo infatti troppo intelligente per poter pensare che avresti potuto invischiarti in una contraddizione simile....credo però ad un tempo che molte volte i filosofo minimizzano il pensiero di 1000 pagine in una frasetta che suona spesso suona come una riduzione forzata.... Citazione:
io la mia risposta l'ho già data.....e non penso che la discussione sulle condizioni di possibilità della metafisica non riguardino il futuro della metafisica stessa...anzi sono la pre-condizione senza la quale il futuro della metafisica non può essere seriamente preso in considerazione....d'altronde in filosofia è difficile andare fuori tema ( difficile...ma non impossibile sia chiaro ) |
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13-02-2008, 14.21.06 | #26 |
Ospite abituale
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Messaggi: 1,272
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
E allora stiamo nel tema, Koli. Cominciando col dire che molto del fascino di questo termine – metafisica – viene forse da un equivoco: cioè dal fatto che i 14 libri che esponevano la dottrina ontologica di Aristotele furono da Andronico pubblicati “dopo” quelli sulla fisica, e quell’avverbio “dopo” assunse l’accezione di “oltre” con un sottinteso, nei secoli sempre più evidente, di “più alto”, più prossimo al sapere assoluto.
In realtà erano libri dedicati per il 90% all’ontologia cioè alla scienza di ciò che è, alla scienza dell’essere nelle sue strutture e articolazioni, fino ad ascendere ai supremi principi cioè a qualcosa che veniva interpretato come motore immobile in grado di spiegare il movimento dei cieli e, di riflesso, il divenire delle sostanze terrestri. E poiché questa eccellenza di un supremo principio fu anche spiegata da Aristotele (almeno nell’interpretazione degli allievi che ne raccolsero o trascrissero l’insegnamento) come pensiero divino, cioè come atto puro o “pensiero del pensiero”, questo fu accolto con ammirato interesse dalla filosofia cristiana e utilizzato per corroborare la fede nella rivelazione, nel logos, e nella dignità dell’uomo che dal Dio biblico era stato posto sopra le altre creature del mondo in quanto fatto a sua immagine e somiglianza: una posizione che neppure la primordiale disobbedienza avrebbe incrinato. Così, mescolando leggenda e filosofia, l'incanto della metafisica non si fermò a quel pensiero del pensiero, ma si trasformò in un recuperato eden, un paradiso di angeli gorgheggianti e di santi che di lassù potevano contemplare gli infedeli torturati in un terribile inferno. Che dire di più, se non che una metafisica come questa non può avere più senso in questo mondo secolarizzato? Ma neanche in versioni meno scenografiche e fantomatiche, respinte ovviamente dalla scienza ma anche, progressivamente, dalla filosofia, almeno a partire da Kant che, seppure intenzionato ad arrivare a una metafisica come “conoscenza razionale pura”, in realtà ha contribuito a criticarne se non a smontarne il concetto; e se subito dopo di lui gli idealisti tedeschi e dopo di loro i filosofi della vita fino a Bergson, poi a Husserl e Heidegger raccolsero quello che restava della metafisica e l’utilizzarono per la loro filosofia, ci fu però un largo impegno a estrometterla dagli orizzonti di un sapere sempre più dedicato a interpretare la realtà che cogliamo coi nostri occhi e ad allontanarsi dalle concezioni dogmatiche o leggendarie delle religioni. Ora che senso può avere una metafisica? Certo, perfino l’epistemologia, perfino le teorie scientifiche – almeno quelle che rifiutano l’empirismo duro e puro dei neopositivisti - sembrano non escludere l’importanza che nella storia hanno avuto teorie metafisiche, e c’è qualche cosmologo che si trova imbarazzato quando cerca quale è stato il principio dell’universo e quale sarà la sua fine, ma è chiaro che difficilmente uno scienziato potrà credere in un Dio creatore e fine dell’universo, una specie di super-ego o un Dio fatto – lui sì - a immagine e somiglianza dell’uomo. Forse però non tutte le speranze sono perdute, e la metafisica potrà essere ancora un termine usabile come sinonimo di quella verità assoluta che cerchiamo anche se non la conosciamo e proprio perché non la conosciamo, cioè di quel Dio senza qualifiche e senza attributi che non è una maschera d’uomo ma è solo assoluto. Sì, la metafisica possibile è ciò che veramente è al di là di quello che potevano pensare i discepoli di Aristotele, cioè veramente al di là della fisica, ma anche delle religioni, tanto da apparire – ed è il suo suggello di garanzia - come qualcosa che neppure esiste. |
13-02-2008, 20.58.11 | #27 | ||||
Moderatore
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Citazione:
Spero di non aver capito male ma io non ho detto che le categorie temporali (intendi le determinazioni?), non sono importanti per l'essere. Le determinazioni sono essere. Non voglio sminuirle. Citazione:
Citazione:
Citazione:
Io non sono un amante bigotto della scienza prima. Io mi chiedevo però se la filosofia continuerà il suo cammino nel nichilismo nietzscheanamente inteso o se tornerà l'epistéme religiosa e politica? Oppure se l'Occidente scoprirà la contraddizione che l'avvolge, come crede Severino. Dasein sembra essere d'accordo con Severino su questo punto. Per Dasein: Hai ragione. Severino risente dell'influenza heideggeriana. Ricorda che si è laureato con una tesi su quest'ultimo. Per restare in tema di "disaccordo" con Severino, io trovo molto azzardato l'esito a cui perviene (il superamento del dolore). Dovrò proprio trovare il tempo per leggere La Gloria. Per emmecci: In una discussione precedente ti eri "lamentato" del fatto che la tua visione dell'assoluto veniva considerata troppo mistica dai religiosi e troppo poco razionale dai "razionalisti". Per quanto possa valere, io la trovo affascinante (pur con le mie riserve), poichè trovo affascinante la visione panteista in generale, entro la quale la tua posizione trova la sua migliore dimora. Ciao. Mi rendo conto che, pur avendovi "richiamati all'ordine" per non correre il rischio di andare fuori tema, forse ho comesso lo stesso sbaglio. Confido nella bontà del moderatore e mi scuso con Spirito Libero ed Epicurus per aver averlo fatto nella discussione Agnosticismo e apoliticità possono essere facce della stessa medaglia?. |
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13-02-2008, 23.19.49 | #28 | |
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Citazione:
Si Koli io volevo intendere che "disvelamento" mi sembrava azzardato appunto perchè è un termine heideggeriano, mentre Severino probabilmente parlerebbe del "concretizzarsi della verità". Ma, comunque, è un termine. Anch'io dopo aver completato Destino della necessità dovrò leggere la Gloria. Vedremo. Certamente non mi aspetto che Severino mi riveli tutti i misteri della vita, l'importante è la coerenza. Per tornare definitivamente in tema, il problema è sempre quello: da cosa parte la metafisica per ricercare i principi primi? Questi/o principi/o primi/o, sono delle stabilità alle quali le cose del mondo devono sottostare: ma ci chiediamo allora per quale motivo via via abbiamo abbattuto tutti i principi stabili che avevamo eretto? Dalla verità filosofica antica, ai sistemi moderni, a Dio, alla scienza tutto è stato ridotto ad ipotesi: la metafisica cerca delle tesi stabili. Nel nostro tempo essa è definitivamente tramontata nella tecnica, anche se non è tramontata l'impostazione su cui ogni metafisica e dunque ogni scienza e ogni tecnica si reggono. Il cercare la stabilità da parte della metafisica, l'immutabile, ha come profondo l'impostazione che contempla l'eterna instabilità diveniente. Ma per coerenza il divenire non può accettare che qualcosa lo limiti o lo racchiuda, altrimenti non potrebbe nemmeno essere tale. E' inevitabile che la metafisica quale noi occidentali intendiamo tramonta, essa stessa conserva nel suo germe il tramonto, la morte. Ma, ripeto, la mentalità che la sottende è più che mai viva. |
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14-02-2008, 09.02.07 | #29 |
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Quello che a prima vista sconcerta nel pensiero di Severino è la negazione del divenire che metafisicamente si può teorizzare con le categorie di atto e potenza.
Però il suo pensiero è più radicalmente metafisico di quello di Aristotele, è come si è detto, una ripresa di Parmenide ed una continuazione diretta di Parmenide "ignorando" tutta la storia della filosofia. Ed in questo senso, secondo, me è ineccepibile. La storia non può essere oggetto di tale pensiero, il suo "eterno ritorno" non deve prendersi quindi come reale identico ritorno storico ma solo ritorno in senso metafisico. Faccio una illazione: in fondo Severino è rimasto un cristiano ed un credente anche se ha ripudiato la sua identità cattolica. Alla luce del suo pensiero la creazione ex nihilo , per esempio, è una concezione nichilista ed egli fornisce la base filosofica per una revisione, in qualche modo. Da anche supporto filosofico alla fede nell'eternità. Una considerazione: Se il suo pensiero metafisico si coglie alla luce della visione evoluzionista di T. de Chardin, il pensiero di Severino appare nella sua sensatezza...e quello di de Cardin ha un appoggio metafisico. |
14-02-2008, 13.58.51 | #30 | |
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Citazione:
Mi dispiace Giorgiosan, ma di Severino tutto si può dire tranne che sia un credente nel senso religioso. Anzi, ha mostrato tutte le contraddizioni della fede cattolica in maniera ineccepibile. Il supporto filosofico all'eternità non è un supporto a Dio, perchè il Dio cristiano-cattolico è radicalmente rifiutato dalla concezione dei bresciano. Non si può revisionare una creazione rimanendo nella creazione: la creazione non è, è frutto di una interpretazione nichilistica perchè non c'è un ente che crea, quel Dio delle religioni che crea gli enti del mondo. L'eterno ritorno è il riapparire degli enti che sono scomparsi dal cerchio dell'apparire trascendentale, ma non un riapparire allo stesso modo bensì come superamento della contraddizione C (rinvio alla Struttura Originaria). Per inciso, ritornare a parmenide significa tornare al suo principio, ma non a negare il mondo, come fece Parmenide Qui non si tratta però del destino della "sua" metafisica, ma probabilmente di quella metafisica partita da Platone in poi, ed in questo senso essa ha perso la sua fase filosofica (epistemica) ed ha ceduto alla sua fase scientifico-sperimentale(scienza, tecnica). Il discorso mi pare coerente in questo senso, quindi il futuro della metafisica è un'affermazione sempre più fisica di quella ricerca dei principi primi. Il progressivo tentativo di dominio compiuto dalla volontà di potenza avrà come conseguenza l'affermazione compiuta della metafisica come tecnica scientifica che assicura l'uomo dall'imprevedibilità del nulla che egli stesso ha evocato, e che se non avesse evocato non avrebbe nemmeno potuto proporsi di dominare qualcosa. |
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