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22-02-2008, 21.45.00 | #92 |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-12-2007
Messaggi: 196
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
secondo me troppe divisioni, troppe parole, troppo di tutto, fisica...metafisica ecc. bisogna tornare al semplice per capire il complesso. infine noi siamo costituiti da materiale fuori dal tempo, che pulsando crea la vita nella massa, dalla teoria del creazionismo nascono troppe incomprensioni.....
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22-02-2008, 21.47.34 | #93 |
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Forse a qualcuno può interessare: in matematica c'è anche la logica infinitaria, nella quale le formule sono di lunghezza infinita. [Gli operatori logici possono avere infiniti argomenti.]
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23-02-2008, 10.00.40 | #94 | ||
Ospite abituale
Data registrazione: 17-07-2007
Messaggi: 128
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Citazione:
scusa perchè la constatazione della riducibilità della logica a principi fondanti mi dovrebbe precludere l'utilizzo della logica stessa? esempio banale: se affermassi che la vista è condizionata dalla presenza della luce questo dovrebbe precludermi l'utilizzo della vista quando c'è la luce? mi è possibile constatare che la vista è condizionata dalla presenza della luce senza utilizzare la vista? o il primo a fare questo ragionamento è stato con ogni probabilità un cieco dalla nascita? Citazione:
penso che hai bisogno di rivederti wittgenstein in primis.... ...per il resto non ho bisogno delle tue indicazioni per difendere le mie posizioni con coerenza...ti ho fatto una infinità di domande alle quali se ti fossi solo degnato di rispondere il discorso ne avrebbe guadagnato di valore ...... credo che la filosofia sia un esercizio in cui non ci si può sottrarre minimamente alla forza inquisitoria dell'interlocutore...sicuramen te se fossimo stati faccia a faccia gli esiti del ragionamento sarebbero stati diversi...non te ne sto facendo una colpa, la struttura stessa del forum non si presta a parlare di filosofia..così ognuno dice la sua senza dover necessariamente mostrare i motivi per cui elude certi aspetti del ragionamento |
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23-02-2008, 10.30.59 | #95 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-07-2007
Messaggi: 128
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Citazione:
chi è che diceva "su ciò di cui non si può parlare si deve tacere" ? mi esponi secondo te cos'è secondo wittgenstein ciò di cui non si può parlare? mi fai un esempio di una cosa di cui non si può parlare secondo wittgenstein? ricordati per favore che sono stato il primo a dire che non si può dare senso letterale ad espressioni del tipo "non si può parlare di un Essere infinito".... |
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23-02-2008, 16.26.37 | #96 | |||
Moderatore
Data registrazione: 17-11-2007
Messaggi: 405
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Citazione:
Non ho detto che non potresti fare uso della logica ma solo che fai uso di categorie pur "criticandole". In precedenza infatti, avevi detto con l'intento di ridurne il valore, che la logica non è solo condizione ma è anche condizionata da categorie a-prioristiche. Citazione:
Tralasciando il fatto che io me li devo vedere o ri-vedere tutti, in quanto, in filosofia (ma non solo), mi sono accorto che paradossalmente il livello di apprendimento sembra essere inversamente proporzionale alle ore di studio, ho cercato di ricollegarmi al esempio da te usato, del concetto di Dio da parte di Wittgenstein. Citazione:
Non prenderla sul personale. Per quanto riguarda i forum ti sei già risposto. Si cerca di fare quello che si può. Io nel mio piccolo ho cercato di far valere la mia posizione argomentandola. Ho cercato nel limite del possibile di rispondere alle tue domande. Se non ho risposto a tutte è perchè non volevo spostare troppo il discorso oppure non le ho ritenute primarie o perchè banalmente mi sono dimenticato. Se tu stesso sei cosciente del fatto che è difficile trattare questi argomenti in rete evita di fare un infinita di domande. Altrimenti non ne usciamo più. |
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23-02-2008, 23.39.39 | #97 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-07-2007
Messaggi: 128
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Citazione:
scusa ma un'altra cosa che non si capisce in un forum è il tono del discorso...non me la sono presa: semplicemente non accetto inviti ad indirizzare il mio ragionamento verso logiche imposte da altri...il resto è semplice attestazione di scarsa efficacia discorsiva e dialogica di un forum... |
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24-02-2008, 08.55.18 | #98 |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-07-2007
Messaggi: 128
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
avevo la tentazione di aprire un altro thread ma pensandoci ritengo opportuno continuare qui visto che la questione che intendo trattare si situa perfettamente nel solco dell'argomento aperto da koli: è fuori di dubbio che il Tractatus di Wittgenstein ha dato l'avvio ad un indirizzo neo-positivistico che, sottoscritto con convinzione dai rappresentanti del Circolo di Vienna, sembra delimitare fortemente il campo di indagine dell filosofia che si ritrova ad occupare la posizione assai subordinata di "ancella della scienza".... una delle conseguenze più dirette della nuova logica del Tractatus e della nota teoria della raffigurazione è la constatazione di insensatezza di ogni problematica legata all'indagine sugli oggetti della metafisica e la conseguente consacrazione del fisicalismo, cioè di quella teoria che riconosce la fisica come l'unico linguaggio in grado di pronunciare giudizi sensati e veri sulla realtà...alla luce di questo radicale atteggiamento di anti-metafisica quale pensate possa essere il ruolo che rimane alla filosofia? la filosofia deve riconoscersi veramente come subordinata al linguaggio scientifico e come attività la cui unica prerogativa rimane la chiarificazione dei concetti svelandone la validità o l'insensatezza? o la filosofia può facilmente svincolarsi da questa condizione di subordinazione rivelando la presenza di falle nell'edificio stesso dell'empirismo logico?
Per finire: secondo voi Wittgenstein è un agnostico oppure propende per la negazione della possibilità dell'esistenza di Dio, dell'anima, etc. ? |
24-02-2008, 10.47.14 | #99 |
Ospite abituale
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Messaggi: 1,272
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Quella celebre frase di Wittgenstein (“su ciò di cui non si può parlare si deve tacere”) mi pare non solo un’offesa alla filosofia (un’affermazione che avrebbe potuto enunciare un religioso di qualche secolo fa), ma la dimostrazione della superbia dei filosofi, che quando sono giunti a formulare qualcosa che appare a loro come la verità, sono disposti a gettare l’obbrobrio su chi non vi crede. Dunque non si può parlare? Ma la filosofia è nata e continua ad esistere perché parla anzi, se un progresso c’è stato nella storia è perché oggi si può parlare di cose di cui prima era vietato parlare….o, come dice il filosofo Charles Taylor, perché papa Ratzinger non è Bonifacio VIII, quando il soprannaturale impregnava tutto, mentre ora “Dio non è un riferimento obbligato, si sono moltiplicate le opzioni, si può credere in cose diverse e perfino non credere”.....Dunque ben venga – almeno per noi filosofi - questa libertà di parlare, e teniamocela stretta perché tutto può ancora mutare davanti all’ondata di fanatismo che dall’oriente (ex oriente lux!) sembra fluire verso le nostre sponde. E chi poi volesse leggere qualcosa di più su quel rapporto Bonifacio VIII- Benedetto XVI potrebbe guardare il tema “L’età secolare non cancella Dio” che ho immesso ieri in questo forum.
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24-02-2008, 12.53.17 | #100 | ||||
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Citazione:
Secondo il Wittgenstein del Tractatus ogni proposizione filosofia è vuota, senza senso né significato. E' vuota perché ad un certo livello di analisi linguistico-logica si scoprirà che a qualche segno non è stato dato un significato. In certi casi l'insensatezza è palese, come "Il bene è più identico della bellezza" o "Socrate è identico", in altri casi è molto ben nascosta. In generale, in metafisica si cerca di descrivere la forma logica del mondo, ma questo è impossibile. Che resta della filosofia? La filosofia non è (e non deve essere) un insieme di teorie, bensì è un'attività di chiarificazione. E le proposizioni da chiarificare non sono proposizioni filosofiche (che sono insensate), ma sono proposizioni ordinarie. Wittgenstein si rese conto che queste sue conclusioni si ripercuotevano contro se stesso, infatti nel Tractatus si voleva dire proprio ciò che non si sarebbe potuto dire, perché privo di significato. In questo senso, Wittgenstein si è contraddetto. Però Wittgenstein ha voluto usare quelle proposizioni in modo propedeutico, per mostrare ancora meglio la propria tesi: proprio il fallimento delle proposizioni del Tractatus e il modo del loro insuccesso è istruttivo. "Le mie proposizioni illustrano così: colui che mi comprende, infine, le riconosce insensate, se è salito per esse -- su esse -- oltre esse. (Egli deve, per così dire, gettar via la scala dopo che v'è salito.) Egli deve superare queste proposizioni; allora vede rettamente il mondo". [Chiarisco che tutto quello che ho scritto qui è la posizione del primo Wittgenstein, e non certo la mia.] Citazione:
E' vero, però tu hai un modo strano di intendere l'insensatezza. In qualche post fa, tu scrissi: "per Wittgenstein dire "non si può parlare di Dio" non significherà certo che il linguaggio umano non riuscirebbe ad esprimere concetti umani....significherà grosso modo che non potendosi avere una certezza oggettiva dell'esistenza di un Dio ( non essendo Dio un fatto ) allora tanto vale sospendere il giudizio perchè qualunque cosa si dica su Dio, non avendo riscontro concreto nella realtà dei fatti, sarà come minimo un non-senso..." Ma ciò è inesatto. Se una parola come "dio" è vuota, allora non si può nemmeno dire che non si può certezza oggettiva dell'esistenza di dio... in generale, non si potrà usare la parola "dio" senza le virgolette. In poche parole, se "dio" non ha significato, allora tale parola non ha referente ed è quindi inutilizzabile (senza virgolette) in un discorso. Comunque la mia idea è che la parola "dio" è molto complessa e ha vari significati a seconda delle tradizioni, dei tempi e anche delle singole persone. In generale le posizioni sono due: o identifico una serie di caratteristiche che definiscano più o meno generalmente chi è il referente della parola "dio", oppure si ritiene che "dio" si riferisca ad un ente assolutamente incomprensibile ed indefinibile. Per i primi, sarà possibile parlare di dio e comprenderne alcuni aspetti; per i secondo no. Ma voglio dire di più. Solo la prima posizione è sostenibile, mentre la seconda è una pseudo-posizione. La seconda posizione, infatti, vuole dire che ha ben in mente che cosa sia dio (cosa sia il referente della parola "dio"), ma che sia indescrivibile ed incomprensibile. Ovviamente ciò è impossibile: se è indescrivibile ed incomprensibile, a che mi sto riferendo con la parola "dio"? A niente, ovviamente! Così la seconda posizione si mostra per cosa effettivamente è: l'invito a non usare la parola "dio", perché vuota. Questo era ciò che volevo mettere in evidenza con il mio ragionamento "sofistico" Citazione:
Wittgenstein, successivamente al Tractatus, modifico di molto le sue idee sul linguaggio e sul mondo, allontanandosi immensamente dal Circolo di Vienna. Comunque rimase in lui l'idea di filosofia come attività e non come insieme di tesi. La mia idea personale è che non si può appiattire la filosofia solo ad attività di analisi linguistico-concettuale, però credo che tale attività sia importantissima e centrale. Il secondo Wittgenstein, come ho detto, si allontanò moltissimo dal Circolo di Vienna, e dal Positivismo Logico in generale, e rifiutò drasticamente il fisicalismo (e ogni riduzionismo scientifico) e abbraccio un pluralismo, che rispecchiava la sua idea dei giochi linguistici. Citazione:
Su questo non mi esprimo ancora, essendo una domanda molto complicata. Consideriamo, comunque, che per Wittgenstein il Tractatus aveva una funzione prevalentemente etica (e che la religiosità, sempre per Wittgenstein, era una parte dell'etica). |
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