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24-02-2008, 22.27.43 | #112 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Citazione:
Insomma,siamo sull'onda del piacere fisico,del piacere orgasmico.. (ma non pare fosse questo l'argomento..) |
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25-02-2008, 08.43.26 | #113 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Mi pare che nel corso della discussione siamo arrivati a identificare surrettiziamente metafisica e misticismo: metafisica è un concetto che non può identificarsi con l’esperienza religiosa personale di chi si offre al divino e cerca i sentimenti, i concetti, il linguaggio adatti ad esprimere questa esperienza: mentre mi sembra che koli, che aveva introdotto il tema, volesse tener presenti le radici aristoteliche della metafisica, che è ontologia, volta a definire le strutture generali dell’essere: resta però il fatto che, almeno nella redazione che gli allievi di Aristotele hanno fatto di questa scienza, essa trascorre o – per così dire - si perfeziona nella concezione di un’ontologia superiore a ciò che si percepisce coi sensi, fino a presentarsi come scienza delle sostanze angeliche e di Dio (come atto puro o pensiero del pensiero), aprendo un campo filosofico che influenzerà l’intera filosofia scolastica e susciterà discussioni fino a Kant, l’idealismo, il positivismo, Husserl e Heidegger: con una folla di argomentazioni che trovano dopo tutto la loro radice nell’equivoco che si annidava in quella particella greca “meta”, che da termine editoriale (libri che vengono “dopo” quelli dedicati alla fisica) è slittato a significare “oltre”, cioè a sancire il valore superiore dell’ontologia in quanto riferita al divino. Mi pare che la discussione abbia dimenticato Aristotele e le altre versioni storiche in cui la metafisica si è presentata nell’occidente (e magari nelle filosofie orientali) finendo di badare solo a quei risvolti emozionali (certo non trascurabili) che sono tipici del misticismo e che entrano facilmente nel nostro sentire e parlare quotidiano.
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25-02-2008, 10.48.33 | #114 |
Ospite abituale
Data registrazione: 10-06-2007
Messaggi: 1,272
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Vengo, un po’ in ritardo, a rispondere a quanto ha detto Orabasta e a coloro che hanno sostenuto l’inesistenza di Dio in base a motivi scientifici o razionali, cioè senza badare più che tanto a ciò che appare qua e là sui giornali di area cattolica, che riferiscono di questo o quel luminare scientifico che - contrariamente a ciò che si afferma (cioè che la scienza non è religione e non può prendere in considerazione un’ipotesi che non rientra nella sua logica) - “si è ravveduto” fino a riconoscere che Dio può esistere o addirittura che esiste….come quell’Antony Flew, filosofo della scienza di Oxford che - cito dall’Avvenire - dopo aver propugnato per decenni il più ferreo ateismo ha ammesso di aver capitolato di fronte all’evidenza e di credere in una divinità, come dichiara in “There is a God”, mentre i teologi inglesi si rivoltano contro Richard Dawkins, etologo ed esponente di punta dell’ateismo militante anglosassone che, dopo aver fatto in libri venduti a milioni di copie l’apologia del darwinismo, ora sembra irritare gli stessi colleghi scienziati per la sommarietà con cui considera la religione “una malattia mentale” mentre ovviamente reagiscono teologi e pensatori cattolici, come padre Crean che ha pensato di scrivere “A catholic reply to professor Dawkins”, cioè una risposta ai giudizi espressi in “The God delusion” da Dawkins, che accusa di politeismo la religione cattolica. No, questi dibattiti sembrano più simili a litigi elettorali che ad argomentazioni appena degne di discussione.
Partiamo da posizioni più serie, per esempio da quella del filosofo canadese Charles Taylor, che mette a confronto il nostro modo di vivere la religione con quello di 500 anni fa, contrapponendo Bonifacio VIII all’attuale papa Ratzinger. Che cosa li distanzia - si chiede - se guardiamo non alle differenze più appariscenti ma a quelle profonde, cioè al fatto che all’epoca di Bonifacio il soprannaturale pervadeva tutto, mentre Dio oggi non è più un riferimento obbligato, poiché si sono moltiplicate le opzioni, si possono dire cose diverse ed è possibile anche non credere….? Si deve dire che "il mondo" ha vinto? Che l’era della secolarizzazione non ha più ostacoli? Eppure l’età secolare non è un’età senza Dio, dice Taylor, anzi si aprono grandi spazi alla fede e alla spiritualità, con miracoli, santi e santoni. Ma credere non è più scontato, è un’opzione fra altre: e papa Ratzinger non può ignorare che è possibile, oggi, “non credere”. E allora….dobbiamo dar ragione ai religiosi che rimpiangono le età della fede e condannano senza eccezioni l’età secolarizzata con quanto di nefasto esprimono scienziati che possono giudicare la religione una malattia e filosofi che oppongono il dubbio e il relativismo alla verità insindacabile della chiesa? O sono le stesse religioni che impediscono alla fede di vincere imponendo ad essa vincoli dottrinari e morali tali da renderla inaccettabile in questa età secolare? Forse una risposta può trovare elementi d’appoggio nel tema, da poco introdotto in questo forum “L’età secolare non cancella Dio”, dedicato appunto al libro di Taylor. |
25-02-2008, 11.27.59 | #115 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
Messaggi: 2,064
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Citazione:
mi verrebbe da dire:no grazie, resto ateo! |
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25-02-2008, 13.45.45 | #116 | |||||
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
Messaggi: 2,725
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Citazione:
Ahaha Intendevo chiedere, semplicemente, quali sono le implicazioni di questa esperienza. E non puoi neanche dire che può essere qualcosa di divino, dato che pure al termine “divino” spetterebbe lo stesso trattamento di indicibilità riservato a “dio”. Morale della favola: la posizione “dio è qualcosa di assolutamente inconoscibile ed indescrivibile” è vuota, senza contenuto, che porta come risultato all’inutilizzo della parola “dio”. Citazione:
Questo lo so emmeci, la mia era una provocazione benevola, che voleva mettere in risalto la differenza tra chi parla di impossibilità logica e tra chi parla di divieto etico. L’invito al silenzio alla fine del Tractatus fa parte della prima categoria. Citazione:
[Per ora mi limito a dio, poi potremo estendere alcuni discorsi anche agli altri enti della metafisica.] Esatto, queste sono le due categorie, però c’è da notare che la maggior parte delle persone è (inconsapevolmente, ma anche incoerentemente) sia nell’una sia nell’altra, a seconda dei casi e a seconda delle argomentazioni a cui devono ribattere. Quello che invece proporrei io è una sorta di meta-posizione: si deve costatare che la parola “dio” per ragioni storiche ha un significato ambiguo, cioè ha più significati. Per evitare problemi di comunicazione, dato che ogni scelta a tavolino di un significato è sempre e comunque arbitraria, proporrei (almeno in questa sede) di abolire l’uso della parola “dio” e di istituire parole tipo: “dio-cristianesimo”, “dio-islam”, etc…, per la prima posizione, mentre “dio-assoluto” per la seconda. Citazione:
Ora che abbiamo un po’ di parole, tipo “dio-cristianesimo” e “dio-assoluto”, possiamo cercare di esaminarle. Nota come non sono ancora al livello di cosa credere o meno, ma sto solo esaminando i concetti. Per quanto riguarda “dio-cristianesimo” sappiamo che per identificare il referente di questa parola abbiamo criteri quali onnipotenza, onniscienza, creatore dell’universo, etc… Quindi si potrà studiare la consistenza interna di questo concetto, per vedere se effettivamente è un concetto ben formato, cioè non contraddittorio. Se si scoprissero alcune contraddizioni, si potrebbe anche pensare di correggere lievemente alcuni attributi che dovrebbe possedere il referente di “dio-cristianesimo”, senza ovviamente allontanarci troppo, ovviamente. Mentre, per quanto riguarda il “dio-assoluto”, ho già detto che è contraddittorio, portandoci di fatto ad una non-posizione. Citazione:
Non solo è vero ciò che dici (forma di autosuggestione e affini), ma come ho detto sopra, se l’esperienza è veramente indescrivibile, neppure il mistico stesso potrebbe dire che è una esperienza divina. Sarebbe, per così dire, una esperienza fine a se stessa. |
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25-02-2008, 13.53.53 | #117 |
Ospite abituale
Data registrazione: 08-11-2006
Messaggi: 1,334
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Se il tuo scopo, amico Epicurus, è sostenere che Dio è un termine ambiguo allora io concordo. Riguardo alla tua ultima obiezione però, ti chiedo, perchè il mistico non potrebbe nominare la sua esperienza “incontro con Dio” ? Io poi non ho scritto “inconoscibile” ma “incomunicabile” che sono due cose diverse.
Saluti Andrea |
25-02-2008, 14.03.23 | #118 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Citazione:
Non è un rapporto dualistico. Dio si manifesta incontrando se stesso. Oltre che incomunicabile è anche indicibile.. si è finiti anche al rogo per averlo affermato |
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25-02-2008, 18.19.03 | #119 | ||
Moderatore
Data registrazione: 18-05-2004
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Citazione:
Dare il nome "dio" ad una sensazione sarebbe una soluzione assolutamente oziosa, troppo lontana dal significato usuale di "dio": è vero che la parola è ambigua però non tutto può ricadere sotto il suo campo semantico. Tanto vale che non si (ab)usi di quella parola, creando ancora più confusione linguistica di quella che già c'è, e usare semplicemente la parola "sensazione interiore" (o "esperienza interiore"). Citazione:
Non molto, in questo caso. Le sensazioni si provano, non è che si conoscano. E comunque che cosa saprebbe il mistico? Potrebbe dire, almeno a se stesso, che ha avuto una esperienza con dio? No. |
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25-02-2008, 19.28.55 | #120 | |
Ospite di se stesso
Data registrazione: 29-03-2007
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Riferimento: Quale futuro per la Metafisica?
Citazione:
Le sensazioni passano,le esperienze trasformano. Sono d'accordo di non ab-usare del termine "dio" ormai svuotato di senso o comunque legato a certe tradizioni.. |
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