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Vecchio 25-03-2008, 10.20.01   #1
maxim
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Data registrazione: 01-12-2005
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Aspetti filosofici sul sacrificio

Sarò, questa volta, brevissimo…

Fino a che punto è accettabile spendere la propria vita, o parte di essa, per il bene altrui?
Questa domanda mi è sorta a seguito di un fatto nel quale sono stato coinvolto e la cui riflessione conseguente è partita pensando al sacrificio più ampio dell’uomo nei confronti di un altro uomo, fino ad arrivare via via agli affetti più stretti di famiglia, agli anziani parenti, ai figli stessi. Compassione, amore, dovere etico-morale e, a volte, legale, spingono l’uomo a modificare anche pesantemente la propria esistenza in virtù del conseguimento di massimo benessere possibile di un suo simile. I sensi di colpa giocano un ruolo determinante sulle decisioni che vanno a regolare l’intensità dell’impegno, del tempo e della quantità dei momenti sottratti alla propria vita nell’interesse e per la salvezza altrui. Per quante se ne faccia poi, sembra non farne mai abbastanza e questa nostra tormentata coscienza non placa la sua sete d’impegno per gli altri, aspetto fondante della nostra società peraltro ben evidenziato anche nelle opere di Durkheim.
Chiedo quindi a voi se sia possibile stabilire fino a che punto è moralmente lecito sottrarre vita alla propria vita per la vita altrui e nel contempo, qualora ci si trovasse dalla parte dall’aiutato, fino a che punto accettare, nel proprio interesse, il sacrificio altrui.

maxim is offline  
Vecchio 25-03-2008, 11.46.04   #2
VanLag
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Data registrazione: 08-04-2002
Messaggi: 2,959
Riferimento: Aspetti filosofici sul sacrificio

Citazione:
Originalmente inviato da maxim
Sarò, questa volta, brevissimo…

Fino a che punto è accettabile spendere la propria vita, o parte di essa, per il bene altrui?
Questa domanda mi è sorta a seguito di un fatto nel quale sono stato coinvolto e la cui riflessione conseguente è partita pensando al sacrificio più ampio dell’uomo nei confronti di un altro uomo, fino ad arrivare via via agli affetti più stretti di famiglia, agli anziani parenti, ai figli stessi. Compassione, amore, dovere etico-morale e, a volte, legale, spingono l’uomo a modificare anche pesantemente la propria esistenza in virtù del conseguimento di massimo benessere possibile di un suo simile. I sensi di colpa giocano un ruolo determinante sulle decisioni che vanno a regolare l’intensità dell’impegno, del tempo e della quantità dei momenti sottratti alla propria vita nell’interesse e per la salvezza altrui. Per quante se ne faccia poi, sembra non farne mai abbastanza e questa nostra tormentata coscienza non placa la sua sete d’impegno per gli altri, aspetto fondante della nostra società peraltro ben evidenziato anche nelle opere di Durkheim.
Chiedo quindi a voi se sia possibile stabilire fino a che punto è moralmente lecito sottrarre vita alla propria vita per la vita altrui e nel contempo, qualora ci si trovasse dalla parte dall’aiutato, fino a che punto accettare, nel proprio interesse, il sacrificio altrui.

Io non stabilirei una quantità di sacrificio valida per tutti. C’è chi nel sacrificio fiorisce e chi invece avvizzisce. C’è gente di buona volontà per i quali la vita ha senso se ci si dedica agli altri. Altri trovano la vita già abbastanza dura di suo senza cercarsi sacrifici ulteriori. Direi che sono posizioni entrambe valide.

VanLag is offline  
Vecchio 25-03-2008, 11.50.04   #3
Anakreon
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Messaggi: 297
Questioni e morali.

La risposta alla questione:

"Chiedo quindi a voi se sia possibile stabilire fino a che punto è moralmente lecito sottrarre vita alla propria vita per la vita altrui e nel contempo, qualora ci si trovasse dalla parte dall’aiutato, fino a che punto accettare, nel proprio interesse, il sacrificio altrui."


in tanto, in quanto il giudizio sia vincolato a ciò che è moralmente lecito, non può che dipendere dalla legge morale, che assumiamo a norma.

Ma la legge morale fu ed è varia, secondo i popoli ed i secoli:
oggi pochi vorrebbero morire per la patria o reputerebbero decoroso morire per lei; eppure questa un tempo era stimata la morte nobilissima tra tutte.

Le madri Spartane ammonivano i figli che tornassero o dietro o sopra lo scudo:
cioè o vincitori o morti ed il poeta Orazio, che pure non ebbe fama di bellicoso, cantò:
"dvlce et decorvm est pro patria mori",
cioè "dolce e decoroso è morire per la patria".

Oggi egli sarebbe stimato demente o poco meno:
i tempi mutano e la morale con essi.

Anakreon.
Anakreon is offline  
Vecchio 25-03-2008, 12.49.42   #4
Noor
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Messaggi: 2,064
Riferimento: Aspetti filosofici sul sacrificio

Citazione:
Originalmente inviato da VanLag
C’è chi nel sacrificio fiorisce e chi invece avvizzisce.
Non può che essere così..
Certo è che se dobbiamo fare i conti pure con i sensi di colpa,come accenna maxim,la situazione si complica ulteriormente,visto che entra in gioco anche la nostra "cattiva coscienza".
Ma si sa..a complicarsi la vita ,l'uomo è maestro..
Noor is offline  
Vecchio 25-03-2008, 13.23.08   #5
nevealsole
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Data registrazione: 08-02-2004
Messaggi: 706
Riferimento: Questioni e morali.

Interessante quesito Maxim, sebbene non abbia una reale risposta.
Mi trovo d'accordo con quanto detto da Van Lag, sul fatto che non c'è una misura valida per tutti. Così come, dal mio punto di vista non c'è un sacrificio tale per tutti, quello che per me può essere eccessivamente oneroso per te può essere perfettamente sopportabile, e viceversa.

Ma in realtà il mio intervento è diretto a rispondere ad Anakreon...


Citazione:
Originalmente inviato da Anakreon
Ma la legge morale fu ed è varia, secondo i popoli ed i secoli:
oggi pochi vorrebbero morire per la patria o reputerebbero decoroso morire per lei; eppure questa un tempo era stimata la morte nobilissima tra tutte.


Secondo me, semplicemente, chiamiamo in modo diverso quello che un tempo era chiamato patria.
Oggi si parla più diffusamente di diritti civili, identità culturale, libertà.
Credo nessuno di noi definirebbe indecoroso o stupido fare quello che stanno facendo in Tibet... ma in realtà dal mio punto di vista non è altro che tentare di tutelare il proprio territorio e la propria identità di popolo.
Noi, per fortuna, siamo abituati ad averli i diritti, e ci sembra superato combattere per vederseli riconoscere ma io credo che se un paese straniero tentasse di invadere con le armi il nostro territorio il concetto di patria tornerebbe assai di moda...
nevealsole is offline  
Vecchio 25-03-2008, 13.48.34   #6
triathlonman
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Data registrazione: 20-03-2008
Messaggi: 3
Riferimento: Aspetti filosofici sul sacrificio

Io credo essere opera magnanima e nobile sacrificare la nostra vita per un'altra,di qualunque tipo essa sia e qualunque condotta essa consegua,perchè credo ancora che l'umanità non deve mai essere considerata come mezzo ma necessariamente considerata come fine,a questa mia idea che è opinabile,aggiungo,che la nostra morale è vero che ha una sua evoluzione naturale in quanto in stretta connessione con l'evoluzione dei costumi e delle tradizione di un tempo e di un popolo,ma la morale,considerata in valore assoluto,ha una stessa radice in ogni tempo e in ogni luogo,in quanto è integrata nella nostra coscienza che forgia tramite la nostra morale i nostri comportamenti.In ultima analisi dico che non tutti sono pronti a sacrificare la propria vita per l'altrui,ma coloro che lo fanno sono veri e propri eroi e devono essere sempre ricordati e presi come esempio in ogni contesto spazio-temporale.
triathlonman is offline  
Vecchio 25-03-2008, 14.44.07   #7
Anakreon
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Messaggi: 297
Nomi e nozioni.

Caro Neve Aprica,

veramente, come annoti, dobbiamo por mente a ciò, che, benché la natura umana sia costante, spesso i nomi usati dagli uomini variano secondo i tempi ed i luoghi.

Non di meno, ho qualche dubbio che la nozione di patria sia oggi confusa con quelle di libertà, di diritti, di cultura umana e con altre.

Comunque sia, il caso della patria, che ho proposto, voleva essere solo un esempio; puoi eleggerne altri a Tuo arbitrio:
il dio, la nazione, la classe, la fazione, il sodalizio, la stirpe, la famiglia, il decoro, l'onore, la sapienza, la virtù, la verginità, il patrimonio, il peculio ed altri, dei quali alcuni forse, in altri tempi e luoghi, appaiono ridicoli, se non indegni.

Circa, poi, la nostra virtù bellicosa contro invasori armati, chiunque sia ciò che Tu intenda scrivendo noi, non sarei tanto sicuro:
molto dipende da quanto stimiamo quello, che l’invasore dichiara volerci sottrarre, se pur egli affermi volerci sottrarre e non piuttosto donare alcunché.

Anakreon.
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Vecchio 25-03-2008, 15.15.02   #8
maxim
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Riferimento: Aspetti filosofici sul sacrificio

Citazione:
Originalmente inviato da VanLag
Io non stabilirei una quantità di sacrificio valida per tutti. C’è chi nel sacrificio fiorisce e chi invece avvizzisce. C’è gente di buona volontà per i quali la vita ha senso se ci si dedica agli altri. Altri trovano la vita già abbastanza dura di suo senza cercarsi sacrifici ulteriori. Direi che sono posizioni entrambe valide.


Posizioni entrambe valide…
…ragioniamoci su allora sulla validità di entrambe le posizioni!

Rimanendo nell’ambito del sacrificio “casalingo” che ci compete quotidianamente e tralasciando per il momento sacrifici d’altri tempi come quello patriota o quello “ispirato da un dio” sulla totale concessione agli altri, poveri, lebbrosi e denutriti del mondo, ci sono condizioni di “obbligata” cura nei confronti, ad esempio, delle persone a noi più care. Esistono situazioni in cui, come diceva Visechi, non c’è alcun scampo alla compagnia perenne della sofferenza che ci circonda che come una goccia continua batte quotidianamente sullo scorrere della nostra vita. Chi ha fatto progetti in virtù di una determinata condizione, si può trovare ad un certo punto a fare i conti con situazioni d’handicap familiare ove è necessario scegliere la strada da imboccare che comporta, spesse volte, il cambiamento radicale della propria vita nonché come conseguenza, quella delle persone che ci vivono accanto. Dovere morale e codice civile c’impongono scelte obbligate, strazianti ma dovute, il cui grado d’interesse nei confronti degli altri è direttamente proporzionale all’influsso negativo su quei progetti di vita stabiliti un tempo e nelle “normali” condizioni. L’uomo è combattuto dalla spinta di realizzare e realizzarsi e dall’altra di annullare i suoi scopi in virtù dell’altro! Non è una scelta semplice e solitamente è accompagnata, benché ne dica Noor , dai sensi di colpa nei confronti di se stessi per la mancata realizzazione degli obiettivi prefissati, ai quali magari altre persone s’erano affidate, e dall’altra da quelli che comporterebbero una mancata ed adeguata cura nei confronti del bisognoso. Troppi anziani sono abbandonati a se stessi, costretti ad una lenta eutanasia. A volte si rendono conto di costituire un freno allo sviluppo della vita dei loro figli, altre volte invece la rovinano del tutto! Il libero arbitrio che ci compete arriva fino alla scelta sul fare o non fare ma spesse volte è condizionato dal libero arbitrio altrui. Io non credo, come diceva VanLag, che le posizioni sul sacrificio possano comunque andar bene perché è necessario fare i conti anche con la parte bisognosa di aiuto, contemplando nel “giudizio” sia la richiesta che l’offerta. Ciò che ancora mi risulta difficile da “misurare” è quanto il libero fluire della vita di ciascuno di noi possa/debba farsi influenzare dalle richieste degli altri.

maxim is offline  
Vecchio 25-03-2008, 16.19.26   #9
VanLag
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Riferimento: Aspetti filosofici sul sacrificio

Citazione:
Originalmente inviato da maxim
Posizioni entrambe valide…
…ragioniamoci su allora sulla validità di entrambe le posizioni!

Rimanendo nell’ambito del sacrificio “casalingo” che ci compete quotidianamente e tralasciando per il momento sacrifici d’altri tempi come quello patriota o quello “ispirato da un dio” sulla totale concessione agli altri, poveri, lebbrosi e denutriti del mondo, ci sono condizioni di “obbligata” cura nei confronti, ad esempio, delle persone a noi più care. Esistono situazioni in cui, come diceva Visechi, non c’è alcun scampo alla compagnia perenne della sofferenza che ci circonda che come una goccia continua batte quotidianamente sullo scorrere della nostra vita. Chi ha fatto progetti in virtù di una determinata condizione, si può trovare ad un certo punto a fare i conti con situazioni d’handicap familiare ove è necessario scegliere la strada da imboccare che comporta, spesse volte, il cambiamento radicale della propria vita nonché come conseguenza, quella delle persone che ci vivono accanto. Dovere morale e codice civile c’impongono scelte obbligate, strazianti ma dovute, il cui grado d’interesse nei confronti degli altri è direttamente proporzionale all’influsso negativo su quei progetti di vita stabiliti un tempo e nelle “normali” condizioni. L’uomo è combattuto dalla spinta di realizzare e realizzarsi e dall’altra di annullare i suoi scopi in virtù dell’altro! Non è una scelta semplice e solitamente è accompagnata, benché ne dica Noor , dai sensi di colpa nei confronti di se stessi per la mancata realizzazione degli obiettivi prefissati, ai quali magari altre persone s’erano affidate, e dall’altra da quelli che comporterebbero una mancata ed adeguata cura nei confronti del bisognoso. Troppi anziani sono abbandonati a se stessi, costretti ad una lenta eutanasia. A volte si rendono conto di costituire un freno allo sviluppo della vita dei loro figli, altre volte invece la rovinano del tutto! Il libero arbitrio che ci compete arriva fino alla scelta sul fare o non fare ma spesse volte è condizionato dal libero arbitrio altrui. Io non credo, come diceva VanLag, che le posizioni sul sacrificio possano comunque andar bene perché è necessario fare i conti anche con la parte bisognosa di aiuto, contemplando nel “giudizio” sia la richiesta che l’offerta. Ciò che ancora mi risulta difficile da “misurare” è quanto il libero fluire della vita di ciascuno di noi possa/debba farsi influenzare dalle richieste degli altri.

I sacrifici di cui parli sono i sacrifici che la vita ci pone davanti. Quando dicevo che per alcuni la vita è già abbastanza dura di suo senza inventarsi ulteriori sacrifici, intendevo proprio anche queste situazioni.
Quello del genitore anziano stà diventando, nella nostra società, uno dei casi più emblematici di problema che ci si trova a dover fronteggiare e questo problema spesso richiede dei sacrifici.

La cosa ha toccato anche me di riflesso, per via di mia suocera e di tutto quello che sua figlia ha voluto, saputo ed è riuscita a fare per assicurare alla madre una vecchiaia serena. Non gli avrei imputato addebiti, se avesse fatto di meno, ed avrei cercato di starle vicino se avesse ritenuto di dover fare di più. Ha fatto quello che ha potuto con le forze che aveva e per mè è stata encomiabile.

Ma sinceramente non me la sento di fissare classifiche e voti, anche perché le situazioni possono essere diversissime, come diversissime sono le persone coinvolte con i relativi vissuti. Entrano in gioco il rapporto che c’è tra genitore e figlio. Alcuni anziani, pur con i problemi dell’età sono “leggeri”, altri magari con meno problemi sono “soffocanti”. Entra in gioco l’attitudine del figlio all’abnegazione, il grado di energia che ha il figlio, le persone che coinvolge nella sua scelta etc etc….

Anche il problema etico è, dal mio punto di vista, insolubile. Cioè è giusto rinunciare alle proprie aspirazioni per seguire un genitore bisognoso oppure, potendo, è giusto “scaricarlo” a qualche istituto e pensare prima di tutti a noi stessi?
Come dicevo con mia moglie abbiamo affrontato certe rinunce facendoci carico, finché siamo riusciti, del genitore anziano. L’abbiamo fatto perché era quello che sapevamo fare, era quello che ci sembrava giusto fare, ma non so se abbiamo agito bene verso noi stessi…. Non ho la risposta a quest’ultima domanda.

VanLag is offline  
Vecchio 25-03-2008, 16.24.11   #10
Noor
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Riferimento: Aspetti filosofici sul sacrificio

Citazione:
Originalmente inviato da maxim
Ciò che ancora mi risulta difficile da “misurare” è quanto il libero fluire della vita di ciascuno di noi possa/debba farsi influenzare dalle richieste degli altri.
La "misura" dipende dalle "variabili" che ci metti dentro, maxim..compresi gli scrupoli di coscienza che ti fai..

Insomma,per capirci..se fosse vera compassione,non ci sarebbe posto per il sacrificio..
Anzi ..più si da,più si ha voglia di dare,e senza perdite di energie..
(quindi dipende da quanto siamo "vuoti" nel lasciar fluire..)
Noor is offline  

 



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