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27-07-2004, 13.59.15 | #133 | |||||||||
Ospite abituale
Data registrazione: 19-11-2003
Messaggi: 978
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Citazione:
E' ovvio che la bibbia, scritta da uomini, sia anche un documento che ripercorre eventi storici realmente accaduti. La bibbia poi attorno a questi eventi ci costruisce la sua religione, ben più oscura e meno trasparente degli eventi storici. Da come parli tu, sembra tutto così limpido e chiaro, vuoi a tutti costi vedere chiarezza dove chiarezza non c'è affatto. La bibbia è costellata di errori geofrafici e storici. Scrive Ambrogio Donini, famoso storico delle religioni, nel suo libro "Storia del Cristianesimo": "Che tutti gli scritti ai quali è affidata la testimonianza della predicazione, passione e morte di Cristo siano stati redatti fuori dalla Palestina, e a grande distanza dalle date supposte per lo svolgimento dei fatti narrati, intessuti di anacronismi, di incoerenze e di contraddizioni, risulta anche dalla scarsa e confusa conoscenza che i loro autori rivelarono dalla geografia e dalla topografia politica e religiosa della ziona cui si riferirono e delle tradizioni rituali e culturali del popolo giudaico. La palestina che essi descrivono è un paese assolutamente fuori dalla realtà." Ti elenco altri passi: "gli evangelisti chiamano "mare" il lago Gennesareth di soli 11 km per 20." "Viene citato il capoluogo Tiberiade sebbene fosse stato costruito di recente ed elevato a capoluogo della Galilea sino almeno al 61 d.C.". "Gli evangelisti, per far ritornare gesù da Tiro al lago di Galilea lo fanno passare per Sidone, che è a 35Km al nord, e gli fanno compiere il giro del lago." "Molti dei centri abitati di questo paese convenzionale, assai più simbolico che reale, pongono dei seri problemi di topografia a cominciare dalla cittadina di Narareth, che ha tutta l'aria di essere inventata,, sulla base di una falsa etimologia del termine "nazareno" o "nazoreo", che indicava semplicemente una setta locale di puri e di asceti. "le indicazioni che ci danno i Vangeli sul monte della crocifissione e della sepoltura di Gesù sono incerte e contrastanti. Il sito preciso, del resto, è stato scoperto solo sotto Costantino, non prima del 326, in condizioni che sollevano molti dubbi, perchè il luogo era consacrato a Venere e lo si volle cristianizzare, asserendo che lì si doveva trovare invece la tomba del Cristo." "Sulla flora e la fauna della Palestina vengono date informazioni generiche, quali si poteva riscontrare in qualsiasi altro paese del Mediterraneo. Sono ricordati il fico, l'olivo, la vite, mentre si ignorano le piante tipiche della regione, come il cedro e il dattero; e in una delle parabole più famose, quella del chicco di senapa, si parla di questo cespuglio, che raggiunge al massimo un metro di altezza come di un vero e proprio albero con ramificazioni impossibili. Gli animali sono gli stessi che troviamo in Asia minore, in Italia o in Africa settentrionale: il lupo, la vipera, il corvo, la volpe..." Mi fermo qui, sono stanco di srivere. Come vedi, tutta la chiarezza dei testi sacri che vuoi presentarci, non è affatto realistica. Queste non sono opinioni, questo è studio, è filologia, è archeologia, analisi concreta, non è atto di fede, è serio lavoro senza il pregiudizio del credere o del non credere. Questo è un uomo trasparente che non basa le sue ricerche su quello che vuole che sia, ma su quello che è. Citazione:
Citazione:
Non si capisce da cosa tu abbia dedotto che io vedo solo ciò di cui sono a conoscenza, quando invece sto facendo della mia vita una "continua ricerca". Giustifica meglio questa tua frase, perchè è del tutto gratuita e non rappresenta la realtà. Per il fatto che voi vi convincete di sentire Dio quando cercate di sentirlo, io dovrei convincermi di sentirlo? Lo sentirò se qualcosa si sentirà. Non posso, come voi, partire dal pregiudizio di sentirlo. non sarebbe serio da parte mia e per nulla coerente. Al massimo posso predispormi senza pregiudizio(che ci sia o che non ci sia) e attendere, ma nulla si sente, ammeno che io non voglia sentire e a quel punto mi inventerei di sentirlo. Quindi, io che sono aperto a tutto, a qualsiasi vostra dimostrazione, a qualsiasi scoperta, a qualsiasi analisi, a qualsiasi evento nuovo, sarei IL CHIUSO ASFISSIATO? Mentre voi che credete e basta a una fede, senza credere alle nuove ricerche scientifiche, perchè negano la vostra fede, sareste persone aperte? Se domani uno scienziato scopre come è nata la Specie UOMO, io cercherò di analizzare cosa dice, forse vi aderirò, forse no. Voi invece darete per scontato che si sbaglia, perchè non va d'accordo con la vostra fede. IO SAREI IL CHIUSO ASFISSIATO? Citazione:
Citazione:
Orgoglio? Pensa al tuo di orgoglio, io sono una persona fin troppo aperta a ragionare sulle cose che mi si presentano. Ma per credere alle tue storie dovresti dimostrarmele. Non sono affatto guidato dall'orgoglio, IO SONO PRONTO A RINNEGARE QUALSIASI DEI MIEI DISCORSI SE TU MI DIMOSTRI CHE SONO IN ERRORE. Tu piuttosto sei orgoglioso verso ciò che credi, la tua fede, e NON SEI AFFATTO PRONTO A RINNEGARLA SE QUALCUNO TI DIMOSTRA LA SUA FALSITà. Io sarei l'orgoglioso? Citazione:
L'evoluzione è certo più probabile del fissismo, questo è stato ormai dato per impossibile. Citazione:
Citazione:
MA POVERO ME, POVERO DARWIN. DARWIN è STATO CREDENTE FINO A CHE I FATTI HANNO FATTO ABBANDONARE LA SUA FEDE..... PERCHè DICI UNA COSA SIMILE? QUESTO SIGNIFICA DIRE CHE TUTTI GLI UOMINI DI SCIENZA CHE SI DANNO DA FARE PER TROVARE DELLE VERE RISPOSTE, NON SONO ALTRO CHE STUPIDI ATEI. Citazione:
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27-07-2004, 14.03.40 | #134 |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-06-2004
Messaggi: 139
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Non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire
Gentile Dunadan senza tanto cincischiare polemicamente ti do qualcosa di ben più concreto.
Istruzioni di base che non "le dimostrazioni insufficienti" che cerchi e che non mi pare tu ora comprenda tanto: Premessa. Fede? Ti ho ripetuto tante di quelle volte che non si tratta di una questione, come ti piace credere di ..."Fede". Un noto matematico Rudy Ruckert, ben più sofisticato di "me e te messi assieme", pubblico' tempo fa per i tipi della Muzioscienze un testo dal titolo : "La mente e l'infinito - Scienza e filosofia dell'infinito". Ti piace il pensiero tondo, autenticamente scientifico e autorevole? Perfetto. Anche a me. Da sempre. Non hai che da procurartelo se hai davvero amore per l'onestà della logica. Se è nelle tue possibilità Vi troverai un ausilio notevole e vedrai che capirai bene quello che oggi non riesci o non vuoi intendere in alcun modo. (Ovviamente lo consiglio a tutti gli amici del forum incluso il Webmaster) Bye Bye! |
27-07-2004, 14.12.33 | #136 |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-06-2004
Messaggi: 139
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Il Circolo della vaghezza o passaggio al Limite...
Riflessioni per l'estate...
Lei. La prossima volta che andiamo a New York dobbiamo andare al circolo dei più-più, che ne dici? Lui. Il circolo dei più-più? Lei. È quel circolo a Manhattan dove si riuniscono le persone che sono il più di ogni cosa, in un senso o nell’altro. Ne parla Saul Bellow verso la fine di Herzog: c’è l’uomo più calvo di tutti i capelluti e il più capelluto degli uomini calvi; il più ricco dei poveri e il più povero dei ricchi; il gigante più piccolo e il nano più alto; il più furbo dei tonti e la più sciocca di tutte le persone intelligenti. Ci sono tutti, anche i ladri onesti e i bugiardi sinceri. Lui. E che fanno? Lei. Al sabato sera fanno una festa, cenano, ballano. Poi fanno una gara.«E se tu riconosci il più capelluto dei calvi dal più calvo dei capelluti—spiega Herzog—vinci un premio.» Lui. È solo una storia... Lei. Sì—ma è una storia curiosa, non trovi? Lui. È una storia bizzarra. Non esistono criteri precisi per separare i calvi dai capelluti; quindi non ha senso pensare di riconoscere il più capelluto dei calvi. Lei. Esattamente. E non è nemmeno una questione di limiti della nostra conoscenza. Ci sono uomini calvi, e ci sono uomini capelluti. Ma tra gli uni e gli altri vi è una zona grigia abitata da tipi che non si sa bene come classificare: uomini stempiati, maestri del riporto, capelloni dal cucuzzolo lucido. Inutile cercare di individuare nelle nostre pratiche linguistiche o nel nostro armamentario concettuale un criterio preciso e fondato per dire in ciascun caso se ci troviamo davanti a un calvo o a un capelluto. «Calvo» e «capelluto» sono concetti vaghi e vaghi sono i loro confini. Lui. Dunque dobbiamo distinguere tre categorie. Ci sono i tipi decisamente calvi (Picasso), ci sono i tipi decisamente capelluti (il conte di Montecristo), e poi ci sono i casi dubbi. Stando così le cose, il circolo di New York potrebbe annoverare fra i suoi membri i rappresentanti estremi di tutte e tre le categorie e la gara dei più-più non sarebbe poi così bizzarra. Lei. Purtroppo le cose non sono così semplici. Due confini precisi non sono meglio di uno. E se è impossibile riconoscere il più capelluto dei calvi è altrettanto impossibile riconoscere il più calvo tra i casi dubbi. La vaghezza di questi concetti non si esaurisce nell’esistenza di casi intermedi: è la mancanza di un confine preciso alle loro condizioni di applicazione che li rende vaghi. Lui. Immaginiamo di trovarci in una stanza col conte di Montecristo e supponiamo di cominciare a strappargli i capelli, uno a uno. All’inizio del processo il conte è capelluto. Alla fine sarà calvo. Ma a che punto preciso smetterà di essere capelluto? A che punto comincerà a essere calvo? Lei. Se anche fossimo onniscienti ci sarebbe impossibile fornire risposte esatte a domande come queste: neanche Dio saprebbe dire quando il conte di Montecristo è diventato calvo. Un ragionamento analogo ci convincerà che non basta nemmeno aumentare il numero delle categorie distinguendo tra casi chiaramente intermedi e casi intermedi di casi intermedi, o casi intermedi di casi intermedi di casi intermedi. Moltiplicare il numero dei confini equivale ad assumere una precisione ancora maggiore di quella che si immaginano al circolo dei più-più. E questo è un problema serio perché dà luogo a un vero e proprio grattacapo logico. Senza farci caso ci ritroviamo infatti in una situazione contraddittoria. Da un lato le due affermazioni seguenti sembrano ovvie: (1) Dopo la rimozione del primo capello, il conte di Montecristo è ancora capelluto. (2) Se dopo la rimozione del capello numero n il conte di Montecristo è ancora capelluto, lo è anche dopo la rimozione del capello numero n + 1. (Che differenza può fare un capello?) Dall’altro lato vogliamo sicuramente poter negare che: (3) dopo la rimozione dell’ultimo capello il conte di Montecristo è ancora capelluto. (A quel punto anche il conte sarà completamente calvo.) Tuttavia l’asserzione (3) segue logicamente dalla congiunzione di (1) e (2). Lui. Quindi o rinunciamo a una di quelle due asserzioni, contrariamente alle nostre intuizioni su cosa voglia dire essere capelluto; oppure ci troviamo costretti a rinunciare ad alcuni elementari principi di ragionamento logico. Lei. È un problema di cui si era preoccupato lo stesso Gottlob Frege, uno dei padri della logica moderna. Frege individuava proprio nella delimitazione rigorosa di ogni concetto uno dei presupposti fondamentali per l’applicazione delle leggi logiche. Ma sapeva anche che questo modo di procedere ha a sua volta conseguenze infelici: i concetti impiegati in matematica e presso le cosiddette scienze esatte sono esenti da vaghezza, ma la stragrande maggioranza dei concetti di cui ci serviamo comunemente sono vaghi. Lo sono gli aggettivi che usiamo per descrivere le persone e le cose che ci circondano (calvo, ricco, bello, giovane, felice, pesante, vicino, profumato), i sostantivi (montagna, città, casa, giardino, vacanza, passeggiata), i verbi (amare, rispettare, picchiare, digerire, correre, sapere, credere), e così via. Lui. A ben vedere, nemmeno i nomi propri che usiamo per individuare le persone sono del tutto esenti da vaghezza. Quali sono, esattamente, i confini del signor Rossi? Sicuramente il corpo di Rossi include il suo cuore e i suoi polmoni e sicuramente non include il cuore e i polmoni di Bianchi. Ma che dire della caramella che Rossi ha appena messo in bocca: fa parte del suo corpo? Ne farà parte soltanto una volta che avrà cominciato a masticarla? Soltanto dopo che l’avrà ingoiata? Solo dopo che avrà cominciato a digerirla? Lei. Ecco dunque il dilemma. Da un lato la vaghezza dà luogo a dei veri e propri paradossi. Dall’altro lato, se applicassimo il criterio di Frege ed eliminassimo dal campo di applicazione della logica tutte quelle parole e quei concetti che esibiscono una vaghezza di qualche sorta ci ritroveremmo con una lingua molto impoverita—una lingua così povera da risultare del tutto inutile. Lui. Del resto non è nemmeno detto che il criterio di Frege sia applicabile davvero. Lo sarebbe (almeno in linea di principio) se esistesse una chiara linea di demarcazione tra ciò che è vago e ciò che non lo è. Ma anche qui ci troviamo dinnanzi a un’ipotesi discutibile: certi concetti sono vaghi e certi sono precisi, ma esistono concetti che sembrano trovarsi in una situazione incerta. Il concetto di persona è vago? Vi è un momento esatto in cui una persona cessa di vivere? Vi è un momento esatto in cui una donna diventa madre? A ben vedere, vi sono dei concetti per i quali la questione della vaghezza è a sua volta indeterminata. Lei. Come scriveva il filosofo inglese John Austin: ‘vago’ è vago. Lui. Se è così, se ne deve concludere che non esiste un confine netto tra i concetti vaghi e quelli non vaghi, proprio come non esiste un confine netto tra gli uomini calvi e quelli non calvi. Lei: Non solo non esiste: è impossibile tracciarlo. Lui. E se è impossibile tracciare un confine netto, è impossibile eliminare la vaghezza. Come hai detto che si chiamava quel circolo di New York...? |
27-07-2004, 15.49.26 | #139 |
Utente bannato
Data registrazione: 17-06-2004
Messaggi: 421
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caro Dunadan, per quanto riguarda Ambrogio Donini potrei dirti dove ha sbagliato ad interpretare alcuni passaggi, le distanze e i nomi che davano in quella zona(lago/mare), ma ciò servirebbe solo ad allungare il brodo; lo dico per esperienza perchè tali discorsi non sono nuovi per me, Donini compreso.
Volevo solo chiederti perdono se ho detto qualcosa di gratuito nei tuoi confronti; nonostante le nostre radicali ed opposte credenze o certezze che dir si voglia, comprendo e capisco il tuo modo di concepire le cose, ma noi siamo stati concepiti proprio per andare oltre le nostre conoscenze implicite, e non ti parlo di "per sentito dire" o di "per sentito aver visto", credimi; quindi il mio vuole essere solo un ampliare maggiormente la consapevolezza della nostra limitatezza, che darà a sua volta la conoscenza di quello che credevamo non era possibile conoscere. non ti soffermare sulle parole. Pace e bene. |