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13-01-2004, 11.45.46 | #114 |
ospite sporadico
Data registrazione: 05-01-2004
Messaggi: 2,103
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Ero indeciso se risponderti (un mio vecchio amico senza aver mai sentito dello Zen diceva: "Non ti sputo perchè ti lavo"), ma visto che siamo in forum di riflessioni, rifletto.. premesso che non credo nell'annullamento del Ego, casomai nel suo controllo, se io in messaggio che mi può esser mandato con buone intenzioni, leggo e noto e controbatto solo quello che credo sia un attacco nei miei confronti, io ho veramente il controllo del mio Ego?
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13-01-2004, 12.29.12 | #115 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 07-12-2003
Messaggi: 179
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Citazione:
In questo caso il tuo Ego si difende cercando possibilmente di prevaricare, i modi poi sono puramente soggettivi, a seconda del proprio grado di comprensione. Controllare il proprio Ego non è cosa facile, poichè si tratta di controllare i propri sentimenti negativi, che solitamente vengono repressi, accrescendo così la Rabbia. Quindi se per controllo vuoi intendere reprimere, soffocare, simulare, nascondere i propri sentimenti negativi ti posso garantire che l'uomo è maestro in questa arte. |
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13-01-2004, 12.44.49 | #116 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 16-08-2003
Messaggi: 242
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Citazione:
Ci puoi giurare. Non mi piace lasciare le cose a metà. ciao |
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13-01-2004, 17.34.36 | #117 |
Ospite abituale
Data registrazione: 05-04-2002
Messaggi: 1,150
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Le paure
Bene! Già che ci siamo proviamo a guardare dentro il significato della paura e dentro il suo perché.
Cos'è una paura se non un freno che limita o impedisce che si compiano azioni che potrebbero arrecare danno? Nulla nasce per caso, ciascuna cosa che riguarda l'uomo ha un suo precipuo compito. La paura del vuoto inibisce il gran desiderio ancestrale dell'uomo di spiccare il volo in assenza di appendici tecnologiche; la paura di essere abbandonati o di rimanere soli stimola nell'uomo il desiderio d'intessere rapporti e di legarsi amichevolmente con i propri simili; la paura del dolore assolve il compito di evitare stati fisici o psichici che per l'uomo non sono naturali o ad essa confacenti; esistono poi quelle paure o fobie che rientrano un nella sfera della socialità e che impediscono o evitano al soggetto un innaturale isolamento. E' ovvio che queste paure, in un soggetto 'emotivamente sano', dovrebbero mantenersi ad un livello fisiologicamente accettabile, non dovendo, infatti, mai essere d'intensità tale da inibire o rendere difficoltosa la capacità d'interazione con il prossimo, in caso contrario si scivolerebbe nella patologia e detta importantissima funzione, la capacità di provare paura, non presidierebbe bene la funzione alla quale è preposta: evitare che ci si butti con eccessiva leggerezza in situazioni che potenzialmente potrebbero mettere a repentaglio la vita stessa. Veniamo ora alla paura della morte, quella più grande ed intensa. Pare che assolva il compito di preservare la vita dell'individuo. Rende disagevole intraprendere iniziative eccessivamente sconsiderate, valorizzando così l'insorgere di quei fattori ed elementi che spingono verso la ponderatezza e la prudenza nell'agire, nel senso che la paura di mettere a rischio la propria vita dovrebbe indurre l'individuo di evitare situazioni eccessivamente pericolose. Inconsciamente, l'uomo, elevando ad incubo un fatto naturale, esalta la vita a scapito della morte. La pulsione alla vita è una forza primigenia che, se inibita oltremisura, si trasforma in elemento disgregatore e non più funzionale alla preservazione della specie, così accadrebbe anche qualora le paure divenissero smodatamente invasive e coattive. Le paure, quindi, ben lungi dall'essere ciò che Lucifero semplicisticamente vorrebbe farci credere, assolvono un compito fondamentale e non possono o devono mai essere completamente annullate, pena il patimento d'irreversibili danni. Ribadisco, solo se eccessive, se diventano troppo invasive, sconfinano nelle aberrazioni che molti di noi conoscono, ma la paura in sé e per sé non è un elemento negativo e non inibisce la vita… anzi la preserva. Compito dell'uomo è di mantenerle ad un livello umanamente accettabile affinché non travalichino mai le nostre capacità di vivere. Per cui ascoltare con lungimiranza e attenzione i messaggi che spesso lanciano, senza volerle soffocare, diviene uno dei compiti preminenti di chi si pone come obiettivo quello di condurre una vita 'sufficientemente equilibrata'. E' giusto e corretto voler guardare negli occhi le proprie paure, analizzarle, esorcizzarle e, in una certa misura, addomesticarle ed ammansirle, ma pretendere che queste siano completamente trascese ed annientate non rappresenta certo un buon servizio che l'individuo possa fare a sé stesso. Per capire questo è appena sufficiente provare ad immaginare una persona che viva completamente affrancata dalle proprie paure. Nessuna più paura di perdere il lavoro: immagino che nel giro di poco tempo ci si troverebbe sulla strada ad elemosinare un tozzo di pane. Immagino anche in quali situazioni potrebbe andare a ficcarsi colui che non dovesse avere alcun timore di morire. No, non riesce proprio a convincermi. Le paure fanno parte di noi e sovrintendono ad un compito essenziale, quello di preservare la vita e l'equilibrio sociale dell'uomo. Vivere consapevolmente (anch'io, come qualcun altro, avverto un certo fastidio nell'utilizzare questo termine) significa accettare e controllare anche le nostre paure, mantenendole in costante equilibrio, affinché continuino a svolgere correttamente la loro ordinaria funzione a mai divengano eccessivamente invasive andando a precludere possibilità di vita e d'esperienza. Il cambiamento auspicato da Lucifero, che comporta un'immersione nel proprio dolore e nella propria sofferenza, esercizio per certi versi formativo, non penso però sia la strada da percorrere, così come non comprendo l'esortazione di SonoGiorgio: < Per quello che posso consigliarvi, per quel che vale il mio consiglio, a tutti coloro che sono realmente intenzionati a capire, intenzionati perché è la loro anima a richiederlo e non solo la mente razionale, a tutti coloro che sentono intimamente l'afflato al Vero, suggerisco di avvicinarsi alla Scienza, senza attendere un dolore o un grande Amore.>, che vuol significare questo? La 'scienza esoterica' rappresenterebbe forse un percorso per conoscersi, per capirsi, per cambiare? Dubito! Questa, piuttosto è un'altra forma d'intellettualismo sofistico, di capziosità metafisica che allontana dalla meta. I sistemi per giungere a toccare le più recondite pieghe del proprio intimo, e da qui riemergere con una più completa, mai perfetta, conoscenza di sé, probabilmente esistono, ma confidare sullo 'studio cosmologico' - se non sbaglio la scienza esoterica, postulando l'analogia fra microcosmo e macrocosmo, teorizza, fra le altre cose, la possibilità di 'giungere a sé' attraverso la perfetta conoscenza di quanto vi è 'oltre il sé' - sarebbe un allontanamento dallo scopo, proietterebbe l'individuo in una dimensione in cui egli sarebbe succube di forze o influenze solo supposte, che non potrebbe in alcun caso controllare e, direi io, anche alquanto improbabili, e spesso chi si affida a queste 'teologie' <… imbocca una via non corretta, rischia di cadere in balia di ciarlatani, imbonitori, furfanti…>, gli stessi che, a suo tempo, irretirono e ridicolizzarono John Dee, il grande mago del XVI° secolo (forse XVII°). Lasciamo da parte le speculazioni pseudospirituali e misteriche per affidarci ad una costante introspezione che ben poche aderenze ha con mirabolanti percorsi esoterici, che appaiono più che altro complessi ed artificiosi edifici eretti dalla mente, da cui promanano e che solo a questa apportano 'benefici' egoici. |
13-01-2004, 17.54.35 | #118 |
iscrizione annullata
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Messaggi: 1,952
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Per Lucifero:
Ti ringrazio per i chiarimenti e le spiegazioni che mi hai dato nei riguardi del tuo punto di vista. Continuo a non condividere anche se non smetterò di cercare di capire veramente, perchè sono sempre attratta da ciò che va oltre la mia comprensione. Scrivi che: "La pietà e l'Amore, l'altruismo sono il più grande ostacolo alla propria realizzazione, poichè ci allontana da noi stessi. Questa è la via del santo, se tu hai questa predisposizione innata allora questa è la tua Via." Non credo proprio di avere la predisposizione alla santità, ma questo è secondario. Non capisco: cosa ti spinge a cercare dialogo e contatto con gli altri? "Io non dò nessuna cura, io dico solo che tutti, e dico tutti soffrono a causa della paura. Ora andate dal vostro medico e fatevi dare una cura. Se per assurdo dovesse esistere una medicina per tale cura, ti posso assicurare che sarebbe la medicina uguale tutti!!!" Per assurdo si possono dire tante cose, ma solo per assurdo. Personalmente trovo più rispondente alla realtà che, anche se esaminiamo solo una forma di paura, gli esseri umani sono tutti diversi e lo stesso metodo non può andar bene per tutti. La realtà ci chiede di essere più elastici! Es.: ci sono persone che per loro caratteristiche fisiche devono ricorrere agli antibiotici anche per curare una semplice influenza; se guardo me stessa negli ultimi venti anni mi sono stati prescritti antibiotici solo in seguito a due interventi chirurgici. Come posso, basandomi solo su di me, consigliare a tutti di fare la stessa cosa? Non abbiamo tutti un uguale sistema immunitario, questo lo posso capire anche senza essere medico (ciò che questo significa nel particolare non sono in grado di dirlo ). "La Paura è l'unica energia che ci accomuna tutti. Risolviamo le nostre paure e SCOPRIAMO IL VERO AMORE." Anche qui non ti capisco, perchè proprio all'inizio di questo intervento dici che: 'la pietà, l'Amore, l'altruismo sono il più grande ostacolo alla propria realizzazione...' Letto così a me sembra una contraddizione, qualcosa che forse non è veramente chiaro neanche dentro te stesso. Queste due idee opposte sull'amore me le puoi chiarire solo tu. io da sola non ci arrivo. "Solo la paura ostacola il proprio cammino, e nessun'altra cosa." Bisogna vedere se la paura è solo interiore o se è 'aiutata' da circostanze estreme (leggi uno stupro, un incesto, un abbandono da parte di un genitore in età ancora formativa..., purtroppo di esempi se ne possono citare tanti). Magari in alcuni casi l'essere umano che abbiamo di fronte già sta compiendo un enorme lavoro su se stesso e a me sembrerebbe una presa in giro andargli a dire cosa deve ulteriormente fare. Mi sento di provare a spronarlo, sostenerlo, magari, ma tenendo sempre conto anche dello sforzo enorme che già sta compiendo. Per rispetto questo e perchè non posso sapere io quale è il carico massimo di dolore che è in grado di sostenere. "Ma l'uomo, inteso come l'uomo interiore (Coscienza), nella scala dell'evoluzione occupa l'ultimo posto." Su questo dissento: non credo che siamo molto consapevoli nei riguardi dei bambini che nascono con qualche menomazione, ma almeno abbiamo smesso di buttarli da una rupe (e se in alcune parti del mondo ci sono esseri che se ne fregano, in altre c'è chi combatte battaglie per questo); la schiavitù la stiamo combattendo; lo sfruttamento minorile lo stiamo combattendo... La strada è lunga ma l'uomo a mio avviso sta camminando in tal senso. "La Coscienza possiede delle potenzialità straordinarie, ma nell'uomo tale coscienza non è in funzione, è assopita. E per poterla risvegliare bisogna necessariamente sprigionare elevate energie, potenti energie. Energie queste che possono essere create tramite la sofferenza, e se la sofferenza è cosciente il risveglio avviene più rapidamente. " E chi stabilisce il limite in cui si cade nel sadismo o nel masochismo? Troppo rischioso, secondo me, si rischia di far peggio. Ma è solo la mia opinione. "La Paura e l'insoddisfazione sono dovuti per mancanza di sicurezza e di ecquilibrio costante e permanente. Sai quando finisce il cammino, sempre se l'avrai iniziato? Quando hai commutato ogni forma di Paura in Comprensione. Quando avrai fatto ciò ti assicuro che non hai altro da cercare, non avrai più altre domande da fare, poichè hai trovato te stesso." Alcune cose credo siano per me negative o, se preferisci, ne ho PAURA: di arrivare un giorno a dirmi che non ho altro da scoprire, da sperimentare, da imparare; di arrivare a credere di poter solo insegnare, senza aver nulla da apprendere; di arrivare a sentirmi tanto potente da leggere con certezza dentro ciascun altro essere umano da subito; di arrivare a credere di essere arrivata alla fine del mio cammino e di aver compreso TUTTO con statica certezza. Avrei paura di essere morta dentro prima del sopraggiungere della mia morte fisica. Forse è questa PAURA che mi impedisce di comprenderti fino in fondo. Però preferisco tenerle con me queste paure, perchè le vedo come dei mezzi per far avanzare l'evoluzione della mia coscienza. Forse sono un caso incurabile! Con affetto, Rodi |
13-01-2004, 18.15.07 | #119 |
Ospite
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Il Dio dei cristiani è buono perchè l'universo è governato dall'amore.
Se non si intende accedere ad una teoria meramente meccanicistica, tutto deve avere un fine ed una ragione della sua esistenza, e questo fine è il Bene. In ciascuno di noi è presente una scintilla di quell'Uno da cui proveniamo e a cui torneremo, che ci permea e che permea di sè tutto cio che è attorno a noi. Il nostro cammino non ha alcuna utilità se non ci insegna a comprendere tutti quei segni e simboli, illuminanti della via da seguire per raggiungere quella che qualcuno ha definito la nostra leggenda personale. Come non comprendere l'analogia che governa l'universo intero, le cose di quaggiù come quelle di lassù, il ripetersi costante nei vari stati di identiche caratteristiche, nel piccolo come nell'immenso. L'universo si schiude solo a colui che sceglie di predisporre il proprio animo complessivamente inteso all'altruismo, alla generosità verso gli altri, a scelte d'amore in ogni attimo della sua vita. Quale altra lezione si può diversamente trarre dalla crocifissione di Cristo? Il distacco dai beni materiali, che sono cause di dispersione della nostra energia, ci apre le porte e ci dà forza per percorrere il labirinto. Com'é difficile credere che le verità abbiano dimora proprio nelle cose più semplici, che ogni giorno sono sotto i nostri occhi e non siamo capaci di cogliere; i miracoli ci sfiorano. A oguno la sua via, a ognuno la sua scelta, distesi su un prato a guardare il cielo aspettando la rugiada o volando per il globo, sempre conservando l'entusiasmo dell'infanzia che dà estasi, e non paura, davanti all'inatteso e non lascia cadere nella routine di una vita al buio. Bello il cammino delle donne, madri come la terra, grazie alla procreazione regolata dalle fasi della luna ed alla natura della nostra vita, fonti di vita mediante l'amore, Come la Vergine Maria, non a caso presente in ogni tempo anche se sotto nomi diversi. Il Dio dei cristiani è in noi, parlare da soli è avere la percezione di una guida accanto. Ben venga il confronto passionale con gli altri giacchè è spiegando che ci si chiarisce quanto si è già appreso. Lassù, come quaggiù, il nostro cammino sulla terra e la via lattea, come un camminamento nel cielo. Ma perchè tutto abbia un senso, ci si è chiesti quale uso fare della meta raggiunta? Il cerchio si chiude per tornare all'inizio. |
13-01-2004, 18.41.30 | #120 |
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Poetica e delicata l'immagine della tua fede.
Mi dà speranza il tuo scrivere: '...ad ognuno la sua via, ad ognuno la sua scelta...'. Quando ho scelto di uscire dalla chiesa e dal cristianesimo non me lo sono sentita dire, da quelli che erano stati i miei compagni di fede, e l'ho sentito come una grossa chiusura. In effetti, secondo me, far riferimento e credere ad un'energia creatrice 'buona' (quale essa sia, non solo quella cristiana)dovrebbe dare come principale manifestazione l'amore, l'accettazione dell'altro, il lasciarlo libero nelle sue scelte interiori, il non escluderlo ed isolarlo solo per una scelta religiosa diversa dalla propria. Mi sono sempre chiesta come possano coesistere le due cose: far riferimento ad un dio buono, comprensivo, misericordioso; avere atteggiamenti di chiusura, giudicanti. Credo che questo possa essere l'inizio per un percorso di evoluzione comune accettare e far proprio, profondamente: AD OGNUNO LA SUA VIA, LA SUA SCELTA |