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26-03-2007, 18.15.15 | #44 | ||
Credente Bahá'í
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Riferimento: Se Dio è uno, perchè tante religioni?
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26-03-2007, 18.24.05 | #45 | |
Credente Bahá'í
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Riferimento: Se Dio è uno, perchè tante religioni?
- segue (lettera di un Bahà'ì ad un Ateo)
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caro Visechi, il titolo del 3d mi sembra chiaro, anche la risposta dell'amico, sono osservazioni tratte da Vangeli Canonici. |
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27-03-2007, 12.20.21 | #46 |
Ospite abituale
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Riferimento: Se Dio è uno, perchè tante religioni?
Mi domando con assoluta sincerità cosa possa e voglia dimostrare tutto ciò.
Procediamo con ordine, razionalizziamo e proviamo a dipanare l’ingarbuglio nebuloso introdotto con gli ultimi interventi. Noto che tendi alla miscellanea, non so se dall’ingarbuglio ti sia più agevole ricavare quel che intendi ottenere, io dubito. Se l’amore indifferenziato dedotto dall’ultimo emistichio da te evidenziato con sì tanta enfasi e tratto dal loghion 55, dovrebbe, a detta tua, attestare l’umanità di Gesù, l’intero contenuto del Vangelo preso a pietra angolare della Verità, ma non solo questo, anche l’intera letteratura gnostica dovrebbe farti, invece, riflettere in ordine alla derivazione divina di Gesù. Generato, non creato. Una filiazione, che in un particolare passaggio, parrebbe adottiva. Ma non sta’ qui il problema, il discorso è ben più ampio di quanto tu possa immaginare ed io, nonostante il mio impegno e la mia buona volontà, possa spiegare. La contesa fra gnosticismo e cristianesimo ‘canonico’ verte – o meglio, verteva – sulla doppia natura di Cristo. Se da un lato, attingendo non senza intelligenza, dai vangeli canonici, in special modo da quello di Giovanni, la Chiesa di Roma sostiene con forza la natura teandrica di Gesù, quindi divina ed umana al tempo stesso (della stessa sostanza del Padre, ma nato uomo da donna), dall’altro, lo gnosticismo, soprattutto quello di derivazione valentiniana, di cui il Vangelo di Filippo, come già detto in altra occasione, è parte integrante rappresentandone un tassello fondamentale, propende per un’unica natura: negando il carattere umano, esalta esclusivamente quello divino. Da ciò deriva il rifiuto della sua morte in croce (scandalo per la fede di allora) e della resurrezione, così come raccontata nei vangeli canonici; legge i bellissimi passi dei 4 vangeli ammessi dalla Chiesa di Roma in chiave esclusivamente allegorica e non come la descrizione di un evento storico. Bizzarre, per certi versi, furono le accese dispute cui questa questione diede vita; bizzarre almeno per la mentalità di un uomo contemporaneo che dovesse confrontarsi con i resoconti dei concili del tempo e con gli scritti dei Padri della Chiesa vissuti nei primi secoli del cristianesimo. La nascente Chiesa cattolica dovette confrontarsi e rintuzzare talune posizioni emerse nel proprio seno e ritenute, a torto o a ragione, eretiche; quelle dei docetisti, per esempio. Gli ebioniti, invece, derivavano la propria teologia da un loro vangelo andato perduto, parteggiavano per una natura esclusivamente umana. Come furono risolte queste cruente dispute è evidenza consegnata alla storia; non ho al momento alcuna intenzione d’impegnare le me labili risorse intellettive su questo versante didascalico o nozionistico. Come vedi le posizioni in ordine alla natura di Gesù erano le più variegate. Se invece di limitare la tua “scarsa” e “difettosa” attenzione a quell’unico loghion, forse per te appassionante o scabroso, avessi approfondito la lettura con senso critico, probabilmente ti saresti reso conto della profonda ed insanabile frattura esistente fra gnosticismo e cristianesimo ortodosso. Vale a dire che le religioni non sono tutte uguali, e non tutte raccontano le stesse verità. Magari se dessi una scorsa ai Vangeli di Tommaso, di Verità, di Maria, al Pistis Sophia ed altri, avresti contezza di quanto da me succintamente esposto. I dogmi attengono alle religioni, almeno a quelle che abbiano la pretesa di definirsi tali, poiché il dogma riguarda l’ineffabile, evidente (quasi un ossimoro per l’ineffabilità) caratteristica del Numinoso – leggiti Giobbe, i libri della Sapienza, un po’ di spiritualità orientale, qualcosa del Corano, poi, forse, potremo riparlarne -. Una religione priva di teologia, la quale presuppone anche una certa dose di dogmatica, poiché questa attiene ai misteri di Dio, è solo un corpus nebuloso infarcito di precetti morali. Rilevo che sembri interessato alla nozione d’immagine e domandi a me cosa sia un’immagine. Dopo la profusione di tue citazioni, mi permetterai di concedermene una. Mi avvalgo dell’attenta ed intelligente interpretazione del Vannini, uno studioso di mistica medioevale, in ordine al concetto che ne aveva Meister Eckhart, un grande mistico cristiano del medioevo che talvolta ha varcato i confini tracciati da Santa Madre Chiesa in materia di ortodossia religiosa, più spesso, invece, ha indugiato sul limine di questo confine, oscillando fra posizioni eterodosse rispetto alla dottrina ufficiale e altre più ortodosse. La sua metafisica dell’immagine ha lambito vette eccelse, rassegnando un concetto affascinante, forse ancora oggi insuperato: <<L’immagine è altro dal soggetto – come l’immagine del sole in uno specchio purissimo d’acqua – eppure è, in un certo modo, il soggetto stesso: la luce del sole riflessa nella e dall’acqua chiara è la luce del sole. L’immagine è somiglianza, e la somiglianza rimanda all’identità>>. Come vedi si parla di rinvio all’identità. L’immagine è alterità che evoca e richiama lo scaturigine, la fonte, non è dunque la polla sorgiva, ma una sua propaggine, un suo invocare se stessa, un suo scorrere sul greto da cui, risalendo a controcorrente, recuperare l’origine del suo scaturire. Da questa sintetica descrizione potrai intuire che per il cristianesimo, ma anche per lo gnosticismo, Gesù non è immagine del Padre, ma è Egli stesso il Padre, “Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre,” . La teologia cattolica postula che il Figlio sia consustanziale al Padre, cioè della stessa sostanza. Ma nell’immagine non vi è questa consustanzialità. L’immagine è un riflesso, un baluginio, un’impronta della fonte che la genera. Prova tu a baciare l’immagine di una bella donna riflessa su uno specchio d’acqua, ho la sensazione che patiresti una profonda delusione. Gesù non è dunque immagine ma è la fonte stessa che l’ha generato. Questo è uno dei misteri del cristianesimo. Un mistero irrinunciabile al quale si crede per fede, non certo attraverso la razionalità. Questo è uno fra i tanti altri misteri che attengono alla cristologia che divide, senza possibilità di sutura, il cristianesimo dall’ebraismo. Parafrasando il nostro master, noi: <<Possiamo dare infinite interpretazioni ad un riflesso confuso nell'acqua. Ma l'immagine che dà origine a quel riflesso, è soltanto una.>> (Ivo Nardi). E’ proprio in quest’aforisma è indicato il punto di frattura fra le diverse religioni del pianeta. La Creazione è immagine di Dio, l’uomo è anch’egli immagine ed anche similitudine divina. Ma somiglianza, come sostenevo qualche intervento fa, per quanto e quel che non è coincidenza, è anche dissomiglianza, difference (come scriverebbe Derida); in questo differire s’insinua, impregnandolo di sé, la varietà della percezione che si appoggia sull’interpretazione esplicandola in forma di religione o spiritualità. L’esistere della realtà e dell’uomo rimanda ad una fonte originaria; in ragione del trans-parire di un oltre che abita entrambi, di una loro alterità, di quel qualcosa in più rispetto al dato percepito, è evocata la trascendenza. Il trans-parire delle cose è un labile e soffuso appalesamento di quest’oltre, e, al tempo stesso, è anche il loro nascondimento: un perpetuo ritrarsi e un velato riproporsi di qualcosa che è oltre la datità della realtà, la trascendenza è la percezione del loro celarsi e riproporsi dietro al dato percepito. Noi intuiamo quest’eccedenza, ma la nostra finitudine non ci permette di com-prenderla: l’essenza delle cose non si offre nuda e compiuta ai nostri sensi. Da qui la necessità dell’interpretazione, e da ciò la ragione di mille significati che però spesso scordano il significante, obliandolo, tralasciandolo, prediligendo definire e delineare, invece, le nostre attese e speranze. La religione, nella sua globalità, è appunto una definizione pre-detta, ovverosia pre-concetta e pre-posta da queste attese e speranze. La religione è immagine divina, nel senso che è l’offrirsi di Dio all’umanità in linguaggio più o meno comprensibile. Quest’immagine svapora spesso nell’ermeneutica, che si traduce in un ri-velamento (velare di nuovo o ulteriormente) dell’essenza di Dio, ma nel nasconderla, la mostra nella sua evanescenza e trascendenza ineffabile. |
27-03-2007, 12.20.46 | #47 |
Ospite abituale
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Riferimento: Se Dio è uno, perchè tante religioni?
Altra questione da te più volte solo lambita e mai approfondita. La questione della verità personale, Forse non ti rendi ben conto che se la ‘religione’ Bahà’ì propende ed istiga all’unione delle fedi attraverso questo scosceso ed ispido sentiero, non fa altro che replicare la situazione che abbiamo sotto gli occhi. Il proliferare di diverse religioni e spiritualità è dovuto, con ogni evidenza, proprio all’assenza di una verità universale riconosciuta come tale dalla comunità umana. Delineare una verità che si adegui ai dettami della coscienza individuale, conseguente alle determinazioni personali, è quanto descritto in Genesi nella narrazione della caduta. Il cibarsi dei frutti dell’albero della conoscenza del bene e del male, significa sostituire le determinazioni divine con quelle umane. L’uomo si eleva al livello del Creatore perché sostituisce il suo consiglio con le proprie libere determinazioni. Trovare una verità che non collima con la tua espone entrambi ad innescare una disputa senza requie: se la mia coscienza determina e definisce la convinzione che Dio non esiste, e, invece, la tua coscienza propende per la sua esistenza, dimmi tu che unione ci può essere in noi? Potremmo, forse, trovare un punto d’incontro se volessimo stabilire cosa è bene e cosa è male per l’esistenza di entrambi – convergenza affatto scontata (la storia testimonia con dovizia di aneddoti) -. Ma in questo caso dovremmo rinunciare a priori di discutere su Dio e di teologia, cioè del Suo Logos, della Sua parola (teologia-logos di Dio), dovremmo limitare l’ambito del confronto alla sola morale. Né più né meno di quanto ho provato a dirti più volte.
Caro mio, tralascio il resto perché si tratta di un’esposizione del tutto confusa e mistificata del contenuto dei passi dei vangeli di Matteo e Giovanni, solo un esempio: quando, citando Giovanni, il tuo o tua amico/a riporta i passi del capitolo 16-8,9, e fornisce una sua strabiliante quanto falsa interpretazione, non si cura del fatto che è del tutto evidente che Gesù in quel preciso momento non si riferisce ai discepoli, ma alle genti che abitano il mondo. Ciò è facilmente rilevabile nel verso 16-8: << Quando sarà venuto, convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio>>. Gran peccato mistificare così impunemente solo per avvalorare una propria insostenibile tesi. Ciao |
28-03-2007, 10.46.57 | #48 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Se Dio è uno, perchè tante religioni?
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perchè per i canonici chi è ? forse Giovanni...(apostolo che gesù amava) che appare solo nel vangelo di giovanni o pietro? oppure giacomo? mi sembrano chiaramente aggiunte per sostenere una fantomatica predilezione. |
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17-04-2007, 17.58.28 | #49 |
Credente Bahá'í
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Riferimento: Se Dio è uno, perchè tante religioni?
• Il grande patriarca
La figura biblica che unisce più di tutte è quella di Abramo, il padre spirituale, e forse anche reale, di ebrei, cristiani e musulmani. Abramo fu il grande pensatore che scopri l’evidenza diretta di un Dio unico. Fu il fondatore del monoteismo. Dal suo seme, il testo biblico racconta, nacquero Ismaele, dal quale sono discesi gli arabi o israeliti, e Isacco, da cui vennero gli ebrei e i cristiani. “Nella Bibbia si sancisce la fratellanza fra ebrei. cristiani e musulmani” spiega Jean Louis Ska, teologo del Pontificio istituto biblico. Le parentele bibliche sono, in effetti, strette: la moglie di Abramo. Sara, non può avere figli e allora prega una schiava, Agar, di concepire un bambino con Abramo al posto suo. Una sorta di ricorso alla pratica moderna dell'utero in affitto, perfettamente accettabile a quell’epoca. Nasce Ismaele e poi, per intervento divino, già molto avanti nell'età, Sara riesce a partorire lei stessa un figlio, Isacco, “Incomprensioni fra Sara e Agar, costringeranno Abramo a mandare via di casa, a malincuore, la schiava con Ismaele. Andranno nel deserto, dove però verranno sempre aiutati da un angelo mandato da Dio” sottolinea Ska. • Ismaele e Isacco E qui si scopre un secondo punto importante: nella Bibbia l'angelo rassicura Agar dicendo che anche Ismaele fonderà un grande popolo di Dio. “E vero” conferma Elia Ricetti, rabbino capo di Venezia “si tratta di due patti. Distinti, ma di due patti”. Quindi la Bibbia afferma che Dio fece un patto con Abramo e la sua discendenza attraverso Isacco (gli ebrei e, in seguito, i cristiani), ma che fece qualcosa di simile anche con Ismaele (i musulmani). La Bibbia ovviamente è prodiga di particolari sul primo dei due patti, dato che racconta le vicende degli ebrei. Ma a margine della cronaca ebraica, ci sono altri dati a favore della sussistenza dell'altro patto e di un rispetto reciproco. “Isacco nella vita adulta va a fare visita al fratello Ismaele. E poi Ismaele partecipa anche ai funerali di Sara e dello stesso Abramo. Quando Ismaele muore, vengono profuse nella Bibbia le stesse parole che si usano nei confronti dei giusti” spiega il rabbino. L'importanza del patriarca è riconosciuta anche dal Corano, dove si racconta il sacrificio compiuto da Abramo (senza specificare però il nome del figlio che il padre, messo alla prova da Dio. stava per immolare). La religione non è mai la causa diretta dei massacri, ma un pretesto per farli. “Non conosco un solo caso di vera guerra di religione. La storia dimostra che la religione non è mai in primo piano fra le cause di una guerra”. A fare questa affermazione netta è Franco Cardini. ordinario di storia medioevale all’Università di Firenze, studioso abituato a districarsi fra i nomi e le date che scandiscono anche episodi poco edificanti, come assassini, massacri e saccheggi, riconducibili a principi cristiani ed emiri musulmani. “A seconda delle epoche, la guerra può avvalersi di contenuti più o meno sacri, che appaiono però secondari rispetto a obiettivi sociali e politici” spiega Cardini. “Questa è una verità che gli esperti conoscono, ma difficile da divulgare perché poi si tende a semplificare, finendo così per ribadire un concetto sbagliato”. Ma come la mettiamo con le crociate? Per Cardini neanche le crociate erano pure guerre di religione. Venivano infatti definiti pellegrinaggi armati, l'obiettivo era liberare Gerusalemme e non convertire i musulmani. Dello stesso parere è Ahmad 'Abd al Walivv Vincenzo, storico della Università Federico Il di Napoli. “Le crociate sono state un modo di aprirsi la strada a oriente in un periodo in cui l'Europa era isolata e depressa economicamente. Nel bene e nel male hanno messo in contatto due mondi, nemmeno troppo diversi, che finirono per migliorarsi reciprocamente” dice Vincenzo. “Basta ricordare lo sviluppo della medicina e della matematica, e che le università in Occidente prima delle crociate non esistevano: nacquero sul modello delle scuole musulmane”, Autore di “Islam, l'altra civiltà”, Vincenzo nega il concetto stesso di guerre di religione. Partendo da una considerazione: “Non ci sono mai state aree omogenee di culto”, cioè definite in modo rigido entro confini geografici. La situazione era molto più articolata. Pensiamo al pluralismo religioso nell'impero romano, o a Baghdad, sede del califfato prima del 1256: oltre ai musulmani, vi era il 30% di ebrei, zoroastriani e cristiani con proprie amministrazioni religiose. Un modello ripreso poi a Istanbul”. Lo stesso impero ottomano si fondava sul pluralismo religioso, per cui dai Balcani fino all'Ungheria esisteva una prevalenza cristiana. A Cordova durante l'occupazione araba, la biblioteca conteneva 4 milioni di volumi e venne conservata la cultura greca: gli scambi fra ebrei, cristiani e musulmani erano incentivati, così come in Sicilia con l'imperatore cristiano Federico Il. “I mondi religiosi omogenei e contrapposti sono solo un’interpretazione dei nostri tempi” afferma Vincenzo. “Una religione si può difendere, ma non imporre con la forza”. Le analisi per il passato sono ancora valide per le guerre di oggi? Il libro inchiesta “Il Dio della guerra” (A. Guerini) conferma la tesi della religione come alibi. Gli autori, Emanuele Giordana e Paolo Affatato, hanno pesato il fattore religioso in Cecenia, Indonesia, nei Balcani e in altre zone di conflitti etnico-religiosi. Dopo la lettura mi sono posto dei quesiti: Abramo unico Padre del "MONOTEISMO"? si Isacco ha il suo "PATTO"? si Ismaele ha il suo "PATTO"? si Sono Essi fratelli? si Può Dio Onnisciente fare "PATTI" diversi? no Perchè NO? sarebbe ingiusto e pertanto non da DIO Perchè allora ci sono le guerre? Strettamente per motivi "MATERIALI" Allora se Dio è uno perchè tante religioni? Strettamente per motivi "MATERIALI" Allora le religioni sono tante per motivi "MATERIALI"? no Perchè NO? Direi non solo, inquanto entra in gioco anche l' "EGO" EGO? si, il ritenersi portatori della "VERITA' ASSOLUTA"; per il "POTERE"; per il sentirti "SUPERIORI"; per "DIVIDERE" Tutte le domande e risposte sono strettamente MIE (opinioni). Saluto |
10-07-2007, 13.57.19 | #50 |
Nuovo ospite
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Riferimento: Se Dio è uno, perchè tante religioni?
Solo oggi 10/07/2007 ho letto i messaggi di questo forum.
Sono uno che cerca di essere cristiano e crede in Gesù Cristo Salvatore, che con il suo sacrificio continua a cercare di riscattarci dall'essere un'"accozzaglia" di onde probabilistiche (versione "quantistica" del biblico polvere). Infatti credo che solo aderendo all'Evangelo" possiamo districarci tra le infinite realtà di cui è costituita l'esistenza. Gesù è la Via cioè l'insieme di "onde" che costituiscono quell'equazione (Verità) da cui scaturisce tutto (Vita). Scusate se quanto sopra sembra grezza new age, ma penso sinceramente che le moderne conoscenze matematiche e fisiche possano avere un ruolo nel descrivere il Mistero, mi sembra che nel sito ci si sia avviati in questo senso. In ogni caso è ovviamente sacrosanto quanto dice Gesù beati i semplici. Ciao a tutti.. e se qualcuno, senza prendermi troppo in giro, vuole esprimermi il suo parere sono ansioso di leggerlo... grazie. |