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14-11-2012, 09.21.21 | #233 |
Ospite abituale
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Riferimento: Se Dio è uno, perchè tante religioni?
Ho inviato alla redazione del sito un mio scritto dal titolo "Cosa si deve intendere per princìpi universali", ma non è stato pubblicato per ragioni che ignoro. Lo incollerò qui in due parti perché il numero dei caratteri usati eccede la disponibilità di un solo post.
Cosa si deve intendere per "princìpi universali" La metafisica è, propriamente, la consapevolezza immediata e diretta dei princìpi universali. Alla mente è poi riservato il compito di degradare in consequenzialità descrittiva questo speciale conoscere non mediato dalla mente, che è frutto di una intuizione spirituale possibile solo per coloro che hanno un canale di comunicazione aperto col centro di sé. Incollo un mio scritto, di seguito, per chiarire meglio di cosa la metafisica tratti. Cosa bisogna intendere per princìpi universali: Un principio si dice universale quando ha una valenza riferibile all’universo nella sua totalità. Per estensione laterale si usa il termine universale per indicare ogni realtà avente carattere generale, così da dire, per esempio, che è “universalmente” noto che i maschi di tutte le specie sono approfittatori (questa sarebbe l’universalità vista dall’universo femminile)… In realtà un principio universale non è solo generale, quest’ultimo avrebbe un correlativo, il particolare, che l’universale non potrebbe avere perché per universale si deve intendere che tutto comprende. Il principio universale del moto è quella legge che impone il movimento, che è vibrazione, a tutto l’esistente. In quanto principio del movimento ne costituisce causa e, come tutte le cause, non partecipa ai suoi effetti né da questi può essere modificato. Si deve dire che, per questo, il principio che obbliga a muoversi non si muove a propria volta, pena l’arresto delle condizioni che consentono l’espressione vitale che è mezzo universale. Analogamente a ciò che avviene per legiferazione principiale, anche nella manifestazione della realtà relativa ogni causa non partecipa ai suoi effetti. È per questo che il fuoco non può bruciare né modificare l’essenza del calore che lo ha generato. Dovendo utilizzare una simbologia geometrica per semplificare la questione del grado di prossimità di ogni principio al centro dal quale è stato generato userò l’immagine, ristretta e limitata alla dimensione spaziale, di una circonferenza come se questa fosse l’immagine della totalità: La circonferenza è, rispetto alla centralità dalla quale è irradiata, un effetto. Un effetto composto da una serie indefinita di punti in movimento, analoghi al punto centrale, del quale rappresentano la moltiplicazione per divisione. L’uno, riferito al centro, diventa i molti, ribaltandosi sulla circonferenza. È, questa, un’inversione speculare frutto della potenzialità centrale che diviene atto, riflettendosi nelle proprie possibilità di essere. L’Assoluto, essendo privo di dualità che si relazionano tra loro, è potenza e atto indissolubilmente uniti, e ciò che è possibile, solo per il fatto di esserlo, diviene attuabile. Le leggi che attuano questa riflessione sono i principi universali. Tutta la manifestazione della realtà procede da questi principi, i quali costituiscono gli assi fissi, nei confronti della realtà mobile, attorno ai quali ruota la realtà. I princìpi universali sono le modalità attuative della realtà relativa. L’Assoluto, del quale il centro è simbolica immagine, è centrale a ogni suo effetto e ogni suo effetto è immagine capovolta del principio primo che lo ha generato. Nell’allontanarsi dalla propria Causa assoluta, che è Perfezione assoluta, ogni effetto diviene a propria volta causa relativa di altri effetti, in una catena consequenziale e indefinita che si estende nella molteplicità, la quale dà forma e sostanza alla manifestazione della realtà delle relazioni. Questo allontanarsi dal Centro privo di dimensione dà origine a una gradazione che ha carattere di gerarchia, quando considerata attraverso questa chiave interpretativa che rappresenta una specifica visuale. La centralità, che è principio primo in rapporto alla circonferenza che esprime, analogamente all’Assoluto di cui è immagine riflessa, si riflette a sua volta in una moltitudine di centralità secondarie aventi gradi di relatività proporzionali all’allontanamento dal principio primo che il tutto genera. Più un effetto è vicino alla Causa delle cause, e minore sarà il suo grado di relazione con la realtà intesa nel suo complesso. I principi universali sono emanazioni, effetti quindi, principiali. Significa che il loro effetto coinvolge ogni aspetto dell’esistenza attraverso un’azione che è esercitata al di sopra dell’esistenza stessa. Ogni principio universale, non partecipando all’esistenza che come modalità legiferante, è al di fuori dell’esistenza, allo stesso modo in cui, anche nel relativo, ogni causa è esterna, nella sua essenza, agli effetti che produce. La prima divisione che si attua dalla riflessione dell’Assoluto è chiamata, non essendoci altro modo per definirne la natura, “Non esistenza” la quale contiene l'esistenza in potenza. La stessa realtà che l’uomo chiama “Dio”, essendo Causa dell’esistere e dell’essere, deve rientrare nel Non essere. Per questo chiedersi se Dio esiste è, nella visuale centrale metafisica, contraddittorio, perché l’Assoluto è più dell’esistere, essendo l’esistere un’affermazione e ogni affermazione un’esclusione di ciò che non rientra in quell’affermazione. La gerarchia nella quale i principi universali sono ordinati tra loro ha, come punto di riferimento per essere stabilita, la centralità del principio primo, che è immagine riflessa dell’Assoluto indiviso e che, attuandone le infinite possibilità, diviene indefinita attuazione di queste possibilità, suscettibili di divenire attuali. La realtà è anche formata da realtà che devono ancora essere espresse perché in attesa della maturazione degli eventi che le esprimeranno, e anche da altre possibilità di Non manifestazione le quali esistono pur non potendo manifestarsi attraverso le leggi della manifestazione. Tutto questo è una necessità che è consequenziale ed estensiva della prima divisione nella “Non esistenza” e dell’esistenza conseguente. Si deve dire che la “Non esistenza” comprende in sé tutte le possibilità dell’esistenza non ancora espresse. Nella realtà che conosciamo (si dice per dire) l’informale e il formale ne sono lo specchio. Per dare un esempio della gerarchia nella quale sono ordinati tra loro i princìpi universali prenderò a esempio la qualità e la quantità. Sono, questi due, principi universali a sé stanti, su un primo piano di osservazione, nel senso che il primo di essi legifera l’aspetto qualitativo universale mentre il secondo quello quantitativo. Ognuno dei due è caratterizzato da due estreme e opposte polarità che racchiudono, nella distanza ciclica che le separa, l’indefinita gradazione di realtà possibili tra questi due poli. Queste realtà, qualitativamente intese per il principio della qualità e quantitativamente per quello della quantità, hanno una modalità ciclica di estensione, come tutto il resto delle possibilità universali che ruotano attorno al proprio principio con una struttura a spirale. La spirale è il modo attraverso il quale il movimento universale si esprime. La qualità pura e la quantità pura si trovano al di fuori (usando una simbologia necessariamente imperfetta, perché riferita all’estensione spaziale) della manifestazione relativa. La prima è forma, sinonimo della perfezione qualitativa dell’Assoluto, perfettamente compiuta e immodificabile che feconda l'uniformità della perfezione quantitativa differenziandone le caratteristiche, seconda espressione dell’Assoluto, che è la sostanza. Nell’allontanamento ciclico dalla perfezione la qualità trova modo di esprimersi attraverso la quantità che le fornisce l’appoggio necessario a che si compia una totalità relativa. Qualità e quantità, nella manifestazione della realtà relativa, non possono mantenere la purezza principiale, dato il loro allontanamento dalla perfezione centrale, e ognuno dei due principi conterrà l’altro in potenza e divenire. Qualità e quantità, considerati sullo stesso piano di manifestazione, si contrapporranno tra loro, divenendo due poli di una stessa realtà che vedrà uno dei suoi poli diminuire d’intensità con l’aumentare del polo opposto. La gerarchia nella quale qualità e quantità si trovano è in relazione al grado di prossimità al centro dal quale entrambi traggono la loro ragione d’essere così che, essendo la qualità la prima espressione della divisione originata dalla riflessione dell’Assoluto, essa sarà superiore alla quantità che fornisce la materia prima attraverso la quale la qualità potrà esprimere le proprie, peculiari, caratteristiche. continua... Ultima modifica di oroboros : 14-11-2012 alle ore 14.04.33. |
14-11-2012, 09.22.29 | #234 |
Ospite abituale
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Riferimento: Se Dio è uno, perchè tante religioni?
seconda parte de: Cosa si deve intendere per "princìpi universali"
I princìpi universali, pur essendo fissi rispetto al movimento non sono assoluti, perché nessuna molteplicità può esserlo, l’Assoluto essendo unico e indiviso. Se ci fossero due assoluti ognuno dei due sarebbe il limite dell’altro, mentre per Assoluto si deve intendere privo di relazioni, privo di estensione, di durata e senza polarità. Capisco che questa non sia la sede appropriata per esporre metafisica che, ricordo, non è conoscenza di mia proprietà, né invenzione di qualche altro individuo come io sono. La metafisica può essere guardata, vista, considerata, ma mai inventata. La ragione che motiva i miei interventi nasce, però, dal bisogno che deve avere ogni considerazione riferita a ogni aspetto dell’esistenza, di riferirsi a dei princìpi. Questo perché se non si procede da princìpi, che sono al più basso grado di relatività nei confronti della centralità dell’esistenza, le deduzioni conseguenti saranno disordinate e accidentali come la visione della stessa esistenza quando non è ordinata dalla conoscenza dei princìpi dai quali procede. La metafisica è il modo di considerare la realtà dalla posizione di centralità delle leggi che la determinano, e costituisce l’unico modo per non escludere nessuno dei punti di vista individuali posizionati sull’esteriorità della circonferenza della realtà, dando a ognuno di essi la giusta collocazione e il giusto valore, qualitativo e quantitativo, riferito alla centralità che ha generato ognuno di essi. La metafisica è una ed è la dottrina che nasce dalla visione diretta e immediata dei princìpi universali. È il frutto, per tutti gli individui che ne hanno consapevolezza diretta, di una stessa visione interiore, sovra individuale e sovra razionale. Sovra razionale non significa “irrazionale”, ma che oltrepassa la capacità che ha la logica di comprendere interamente la Verità della quale è un effetto. L’Essenza centrale della metafisica non è comunicabile in ragione della sua non relatività, ma le conseguenze di questo vedere che è “assolutamente certo” possono essere tradotte, pena la perdita della loro essenzialità, a livello consequenziale, discorsivo e mentale, come ho tentato di fare in questo scritto, con tutte le limitazioni che mi distinguono e distanziano dall’esporre in modo impeccabile la Verità dei princìpi. Quando si parla dell’Uno diventano molti, diceva, con ragione, una santo. La metafisica forse sarebbe meglio tacerla, piuttosto che deformarla, considerato che la perdita conseguente della sua Essenza la rende sterile esercizio teorico. Certo è che per uscire dal piano della teoria fine a se stessa occorre mettere in pratica i valori che la vista dei princìpi mette davanti alla coscienza individuale, allo scopo di trasformarla in consapevolezza attuata. Per questo la consapevolezza metafisica deve essere portata a realizzazione. Per questo è concessa a pochi e per questo che ancora meno sono quelli, tra questi pochi, che faranno un solo passo in avanti in vista della realizzazione delle possibilità che aspettano di essere verificate. Riferendosi ancora a qualità e quantità devo ricordare che la qualità è meno determinabile, in ragione della sua prossimità al principio primo, della quantità, la quale può essere misurata facilmente, quando non si tratta di grandezze incommensurabili. La qualità, invece, nell’estensione relativa è misurabile dalla direzione spaziale (sostanze composte dalle stesse molecole, per esempio i carboidrati, assumono connotazioni diverse in conseguenza della disposizione spaziale, il diverso orientamento quindi, delle molecole stesse), mentre nella sfera spirituale dei valori è determinabile dal senso delle intenzioni individuali o collettive. Si può, da questo, dedurre il grado della diversa vicinanza dei due princìpi al principio che li unifica nell’Essenza principiale, essendo la misurazione materiale di un ordine inferiore a quella determinata dal senso. Ultima modifica di oroboros : 14-11-2012 alle ore 14.05.20. |
14-11-2012, 13.15.11 | #235 | |
Ivo Nardi
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Riferimento: Se Dio è uno, perchè tante religioni?
Citazione:
non abbiamo ricevuto uno scritto a suo nome. Le ho concesso di pubblicarlo qui, ma invito lei e tutti gli altri iscritti a rimanere in tema. La discussione è incentrata sull'articolo scritto da Franco Capone intitolato: Se Dio è uno, perché tante religioni? pubblicato su https://www.riflessioni.it/la_riflessione/stesso_Dio.htm Grazie |
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14-11-2012, 19.24.57 | #236 | |
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Riferimento: Se Dio è uno, perchè tante religioni?
Citazione:
In ottemperanza alla raccomandazione del Webmaster evito di effetuare in questa sede (dedicata alla pluralità delle religioni) una disanima dei post del'amico oroboros circa i cosiddetti "Principi Universali". Credo sarebbe comunque possibile e interessente (lo raccomanderei!) che oroboros imposti un apposito thread sull'argomento in modo che detti "Pricipi Universali" siano oggetto di discussione generale da parte dei colleghi del forum:...per una "disanima universale",... come sarebbe appropriato dire. P.S.: Quanto alle religioni ribadisco quanto già detto in precedenti post: le religioni sono un fatto culturale (sociale, etico, spirituale, ecc...) ...che ciascun popolo, in nessuna comunanza con l'altro, specie se isolato con frapposti fiumi, mari, montagne..., ha via via strutturato e prodotto nello svolgersi delle sue vicissitudini e storia ...in conformità (prodotto della storia) al proprio sentire culturale e spirituale, nell'indagare il proprio rapporto con la natura e con l'ambiente psico/socio/fisico in cui è immerso o è stato per millenni immerso...da cui le tradizioni...i sacri testi, ecc.... E' anche logico che esse religioni abbiano proliferato e proliferino le une nelle altre: cambiano, infatti, nel tempo e nella evoluzione culturale, le esigenze degli umani e cambia il sentimento ed il modo di interpretare il rapporto di un popolo col supposto Dio che ciascuna religione, costante o mutevole che sia, immagina e definisce per sè unico...ma che, evidentemente, unico non è! La domanda del 3D è tuttavia ingenua! Dopo la dotta ed eccelsa costruzione che ne fà oroboros ove del "sentire spirituale" del popolo più niente esiste, ma solo sofisticati logicismi accessibili solo alle elites delle filosofie teistiche o metafisiche orientali, ci si accorge che non c'è un Dio, a propria immagine e somiglianza che si prega e si adora per ciascuno di noi...o, almeno, per gruppi di noi. C'è solo una "descrizione" dialetticamente espressa di un ipotetico Dio infinitamente esteso ed elevato nel sommo dei propri pretesi principi universali, ...un sommo o molteplice irraggiungibile Dio, che, in definitiva, è, per la nostra mente, per il nostro concreto diuturno reale vissuto ....inesistente Dio. |
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15-11-2012, 16.50.04 | #237 |
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Riferimento: Se Dio è uno, perchè tante religioni?
Io penso che se Dio esiste è uno solo, sul Panteon nel cielo, non ci scommette e non ci crede più nessuno, neanche chi è ateo.
Il perchè di tante religioni è semplice, basta osservare come dopo migliaia di anni, di guerre e di conquiste, ancora non c'è un solo tipo di governo che soddisfi l'esigenze umane, figuriamoci col trascendentale. Saluti |
16-11-2012, 19.56.01 | #238 | ||
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Riferimento: Se Dio è uno, perchè tante religioni?
Citazione:
Che Dio sia uno, nessuno o centomila? o che stia nel Pantheon in cielo? Citazione:
O forse vuoi dire che gli uomini non sanno quel che vogliono ,...Ci provano coi governi e con le guerre, ma non ci riescono e allora ci provano con le religioni!? Non ne trovo il senso! Comunque mi pare logico che l'umanità non sia mai soddisfatta e aspiri sempre ad oltrepassare l'ultimo limite, che non è mai un confine invalicabile, ma una soglia da attraversare come una sfida alla nostra intelligenza. L'intelligenza umana cerca sempre, con ogni mezzo, di andare oltre..sia esso (il mezzo) una guerra, una rivoluzione, un nuovo governo, una democrazia o una diversa religione...trascendente o non trascendente che sia!...che sia il Dio unico o plurimo...non influisce! Magari potrebbe essere un aspirare ed un prevalere delle conoscenza scientifica...in luogo del sentire religioso o del perseguire un qulche potere. L'evoluzione culturale e civile verso il meglio consiste nel fatto che i mezzi che l'uomo sceglie per superare i limiti siano sempre meno cruenti e sempre più orientati dall'intelletto o dallo spirito mistico...piuttosto che dalla forza e dal desiderio di sopraffazione. Negli ultimi anni sembra che un nuovo mezzo di superamento dei limiti sia venuto alla ribalta: la speculazione finanziara! |
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18-11-2012, 15.31.41 | #239 |
Ospite
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Riferimento: Se Dio è uno, perchè tante religioni?
Salve ed un caro saluto a tutti. Mi sono registrato ieri e quindi sono ospite nuovo. Mi interessa questo argomento in quanto collegato ad un'altra proposta di Conversazione che ieri proponeva di "Dare una definizione a Dio".
Li sono intervenuto con sintetiche parole che qui riassumo e quasi ripeto: Non credo sia un caso che il primo Comandamento della Bibbia dica: "Non nominare il nome di Dio invano". Poi conseguentemente ho scritto che Noi uomini siamo Esseri senzienti finiti, per cui ci è precluso apriori di dare definizione di ciò che è Infinito (salvo che qualcuno,ammesso che possa dimostrarmi che Dio esiste come Ente Creatore Infinito, possa anche dimostrare che è invece finito: il chè sarebbe sarebbe assurdo altrimenti non sarebbe Dio ma un essere senziente, magari creatore e/o generatore e più potente di ogni altro Ente al punto da creare gli altri Enti, ma sempre finito). Premesso questo entro in merito a questa Conversazione già più possibile: Si dice: " Se Dio è uno, perché tante Religioni?" La domanda mi sembra posta bene in quanto preceduta dal "se"; questo "se" preliminare implica che nessuno può dimostrare l'esistenza di Dio così come un Ateo non può dimostrare la "non esistenza di Dio". E' chiaro che per affermare l'esistenza di Dio bisogna fare un Salto dalla Ragione alla Fede: personalmente sono per dare ragione a B.Pascal, secondo il quale in ogni caso "non abbiamo nulla da perdere a credere e tutto da perdere a non credere" : motivo per cui mi tengo su una posizione di ragionevole dubbio ma continuo a "cercare di alimentare la mia Fede anziché sopprimerla" (per fare l'esempio: la mia Fede è come una lampadina che a volte si accende ed altre volte si spegne. Per adesso gli intervalli sono irregolari ma ho l'impressione che la "detta lampadina" resti più accesa ora che una volta). Passando alla prima proposizione intera . "Se Dio è Uno" voglio dire questo: Presupposto che neppure possiamo affermare con certezza l'esistenza di Dio (salvo che con la Fede soggettivamente e l'esperienza Mistica), tanto meno possiamo affermare che sia "Uno"(sempre salvo la "Mistica" di tipo Neoplatonico o di ogni altro genere conosciuta però sempre solo Soggettivamente). Le religione Monoteistiche affermano questo (con la particolarità inoltre della questione Trinitaria nel Cristianesimo che per prima suscita interrogativi sempre aperti!): ma altre Religioni non meno degne di rispetto e/o prive di grandi tradizoni, "in primis" il Buddismo, non conducono affatto all'idea di "Dio uno". Sintetizzando il mio parere, altrimenti non concludo, io darei questa modesta risposta al quesito: Esistendo svariate migliardi di Esseri umani, ognuno con una sua mente e di diverse capacità, esistono tante Spiritualità quanti sono gli uomini. Le tante e singole spiritualità di ciascuno si raggruppano culturalmente sotto la denominazione di tante Religioni (all'interno di ognuna delle quali esistono innumerevoli varianti e raggruppamenti). Probabilmente ognuna di queste Religioni poggia su un punto cardinale trascendente-immanente uguale per tutte che è il motivo della ricerca e cammino in tale direzione di ogni singolo (Kierk.). E' altrettanto vero che ogni Religione ha delle sovrastrutture che non sono di origine spirituale in senso stretto, ma radicalmente culturali : come tali dividono anziché unire, perdendo quindi la loro Autenticità. Per finire e chiudo con una citazione del Dalai Lama: le religione sono tante, ma l'amore e la compassione costituiscono il tessuto morale della pace nel mondo.Dobbiamo mettere in evidenza il denominatore comune che unisce tutte le Religioni del mondo.......La risoluzione dei problemi è di carattere essenzialmente spirituale". Un caro saluto a tutti egrazie per lo spazio e la vs. attenzione. Un abbraccio a tutti voi. A.M. |
20-11-2012, 16.00.33 | #240 |
Ivo Nardi
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Riferimento: Se Dio è uno, perchè tante religioni?
Nonostante il mio richiamo continuano ad essere proposti post fuori tema che ovviamente non posso approvare.
Invito i nuovi iscritti a leggere il regolamento accettato al momento dell'iscrizione al forum https://www.riflessioni.it/archivio/regole_forum.htm Ricordo che la discussione è incentrata sull'articolo scritto da Franco Capone intitolato: Se Dio è uno, perché tante religioni? pubblicato su https://www.riflessioni.it/la_riflessione/stesso_Dio.htm Grazie |