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21-11-2005, 14.09.54 | #5 |
Ospite abituale
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Per nexus6
Signor nexus6,
" L'ateo, secondo me, è un pensatore che non nega semplicemente l'esistenza di dio, ma lo fa dopo aver compreso tramite l'uso della ragione, che quel dio è un concetto, un'idea, una chimera(per dirla alla D'Holbach) partorita dall'uomo stesso." Questo è un buon inizio di discussione. Perchè non aggiungere anche l'atea!? Ce ne saranno? L'ateo dunque, l'atea dunque come colui, colei che tramite l'uso della ragione comprende che quel dio è un concetto, un'idea... Lei intende dire che coloro che fanno professione di a-teismo sono persone più razionali di quelle che, ad esempio, fanno professione di fede cristiana? Franco Pepe |
21-11-2005, 16.38.25 | #6 |
Utente assente
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nexus...
il problema è che una volta definito un "ateo"... ci si rende conto che il termine "ateo" non rispecchia affatto alla definizione... ...sarebbe quindi ora di cambiare il termine "ateo" con un altro termine che rispecchi la definizione in sé. Klaro? Non è dicendomi chi non sei che mi dici chi sei. Solo con la definizioni io capisco cosa è un "ateo"... ma solo perché mi si dice cosa è il non-teismo, e non cosa non è! Elia P.S.: tu che nome è che metteresti ad uno che si definisce come si definisce d'Holbach? Escludendo ateo perché illogico... |
21-11-2005, 16.48.28 | #7 |
Utente assente
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E nexus... mi chiedevi come si definiva Einstein nel settore "Arte"...
ecco qua cosa troviamo nel link datoci da VanLag sui "bright": ---- Ma non si può essere religiosi in un senso più alto, vedendo Dio nelle leggi della natura? «Credere, come Einstein, nel Dio di Spinoza, che si rivela nell’armonia del creato, ma non si interessa delle fedi e delle azioni dell’uomo, è la stessa cosa che essere atei. Il vero problema è che la maggioranza della gente vive una vita miserabile, e ha un bisogno disperato di aggrapparsi a qualcosa. Solo una minoranza riesce a uscirne e accettare che questa vita è tutto ciò che c’è, e che quando è finita, è finita». ---- Capisci che Einstein era un uomo molto più sensato di chi ha scritto che Einstein era un ateo... perché dire che si atei non ci si definisce! Chi si chiama ateo non si definisce... ed è curioso come Einstein che viene considerato ateo dagli atei... dato che si è definito... nessuno lo ha criticato o attaccato in modo esagerato e nessuno lo ha discriminato... Quando il problema sta nell'esprimersi... Ciao Elia |
21-11-2005, 17.02.43 | #8 |
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Re: Per Franco
Questa è veramente un'ottima domanda! Sicuramente ValLang ti potrà fornire una risposta più completa della mia!
Gli atei (e le atee ) utilizzano semplicemente la loro ragione in modo diverso dai credenti oppure la utilizzano maggiormente? D'Holbach avrebbe sicuramente risposto a questa buona domanda dicendo che i credenti non la utilizzano affatto, anzi la frenano o con un termine più forte, la violentano; non mi sento di accogliere pienamente questo giudizio... purtroppo non siamo più nel secolo dei lumi... la ragione ha attraversato diverse crisi negli ultimi secoli ed io non mi sento di riporre fiducia totale e incondizionata in essa. Certo, la ragione è un nostro importante strumento (forse il più importante) per discutere logicamente delle questioni, per risolvere dubbi, per filtrare le esperienze, per prendere importanti decisioni. Dunque gli atei sono più razionali dei credenti? Non so, ma se proprio dovessi dire un categorico sì o no, opterei per la seconda opzione; chi crede in qualsiasi cosa, anche che dio non esista, ha percorso un cammino, più o meno lungo, più o meno tortuoso, irto di difficoltà nel quale la protagonista (spero per lui...) è stata la ragione, che ha permesso a quel credente di approdare ad una fede, ad una religione, ad un'idea. Comunque molti credenti non hanno fatto questo percorso, ma si professano tali solo perchè la loro "fede" gli è stata imposta dalla famiglia, dalle tradizioni, dalla società; conosco un credente praticante che una volta mi ha detto: "Non capisco questa cosa, ma ci credo!"... ebbene questa non mi è sembrata un'esclamazione tanto ragionevole e penso che sia comune a molti credenti! Comunque, lo stesso vale per alcuni atei... In media, però, quando si giunge ad un dogma, qualsiasi cosa riguardi (anche la scienza), risulta che la fede in esso subordina la ragione e ne riduce prepotentemente il potere d'esercizio, che invece dovrebbe essere sempre attivo e vigile; di dogmi nelle varie fedi ve ne sono veramente tanti e dunque forse, dico forse, molti credenti (religiosi) non sono dei campioni di razionalità... Mi rendo anche conto che la razionalità ha dei limiti e che non può dimostrare logicamente la non esistenza di dio e dunque, in questo senso, anche l'ateo si fa portatore di un dogma, cioè il fatto di credere che dio non esista; perciò anche l'ateo possiede elementi di irrazionalità, ma penso che questi ultimi siano minori di quelli di molti credenti. Il fenomeno ateismo è dunque molto vario ed una definizione che li abbracci tutti non è semplice; non mi vorrei, però, fermare a quella grammaticale a-teo, che mi sembra un pò riduttiva e superficiale. |
21-11-2005, 17.17.20 | #9 | |
like nonsoche in rain...
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Citazione:
Sul fatto poi di definire una cosa per negazione, questo è comunemente quello che si dovrebbe fare, quando il qualcosa da negare è nebuloso e oscuro come il concetto di dio; l'ateo si rende conto di ciò e dell'inutilità di simili concetti e dunque accantona, rifiuta, mette da parte i suddetti concetti. punto. Ma ti sei letto il brano del barone che ho postato? Ho fatto tutta questa fatica per niente? Poi se vuoi stare a cavillare di nuovo sull'a-teo, non vorrei aggiungere altri blabla inutili... forse è meglio che cambi argomenti... E d'Holbach come lo vorresti definire... scintoista? O forse musulmano? |
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21-11-2005, 17.42.07 | #10 |
Ospite abituale
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Che cos'è un ateo?
Signor nexus6,
sono necessitato a ferle notare che è stato Lei a scrivere:" L’ateo, secondo me, è un pensatore che non nega semplicemente l’esistenza di dio, ma lo fa dopo aver compreso tramite l’uso della propria ragione, che quel dio è un concetto, un’idea, una chimera (per dirla alla d'Holbach) partorita dall’uomo stesso". Capisco bene la questione del tramonto della fede nell'incondizionatezza della ragione. Si tratta di un problema fondamentale della coscienza occidentale ma non per questo, non per il fatto di dover riconoscere il carattere condizionato della ragione non è possibile il suo uso per far luce sull'esperienza. La ragione infatti, se correttamente usata può servire a smascherare gli inganni linguistici, può servire a riconoscere i pre-giudizi, può servire a cogliere i giochi verbali scambiati per verità assolute, può servire a correggere un insieme di proposizioni,può servire a negare la l'asserzione che si possa dire e il contrario di tutto, ecc.ecc. Concretizzazione: se si afferma che l'ateo è un pensatore che tramite l'uso della ragione comprende che quel dio è un concetto ,un'idea, una chimera, bisogna anche ammettere che il non ateo è colui che non riesce in questo processo di comprensione; se ciò è vero, ed è vero, è anche vero che l'ateo è più capace del non-ateo nell'esercizio della ragione! Non è possibile con lo stesso strumento, con lo stesso potere, con la stessa capacità giungere alla contemporanea affermazione che il dio creduto nella tradizione giudaico-cristiana sia una chimera e che non lo sia. Franco Pepe Se ad esempio |