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26-11-2007, 16.15.18 | #163 |
Ospite
Data registrazione: 19-04-2007
Messaggi: 13
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Riferimento: Il concetto di infinito
Caro emmeci
Come ebbi a dire tempo addietro Tra l’essere la somma di cento dotti di salamanca che si sono persi nelle loro stesse parole, infarcite di incapacità a comprendere, scelgo mille volte di essere Cristoforo Colombo. Seminare certe, datate amenità, non toglie che non si debba, aprire la mente a semplici considerazioni. Se uno non ha le capacità o la creatività di pensare altro, ritorna sempre sui propri limiti. Se uno non riesce a uscire da quelle specifiche rotaie dove la congrega di Salamanca l’ha cristallizzato, cosa puoi dire o aggiungere. Devo ridirlo quante volte e come, che se richiamo ad un infinito, “è perché proprio da esso, giungono risposte non indefinite , ma chiare a chi ha occhi per vederle o capirle, che farebbero fare passi giganteschi alla scienza, al pensiero, alla spiritualità ed alle stesse religioni!”. Solo che a questi dotti di Salamanca sono necessarie le traduzioni, e innalzano altari a quanto riescono a percepire, null’altro che a quello. Ed è giusto, rispettabile averne rispetto. Ma la dialettica dotta ed addottrinata, resa affascinante da refusi di una cultura, in senso lato, cristallizzata, non produce che un futuro “rallentato” che ha perso l’orientamento vero e reale, il quale, invece, è abbacinante quanto è chiaro a chi lo sa vedere. Non riuscite a vedere i segni che dettano indicazioni addirittura semplici se intravisti? Come non potete vederli? Come non potete riuscire a vederli? Sono lì, chiari da anni e i dotti di Salamanca “gigioneggiano” ancora su argomenti che non solo offuscano, le loro menti, ma anche quelle di chi non ha la capacità ne i mezzi per sfrondare , ottenebrando loro cosi, il semplice percepire. Le sirene di Salamanca, vogliono incantare o non si accorgono, forse, di essere incantati da loro stessi. Non solo l’infinito fa loro paura, ma “l’orrido” li rendono incapaci di guardarlo negli occhi, dove forse potrebbero, imprevedibilmente, trovarvi, risposte che nessuno o pochi hanno già intravisto. Esso, l’infinito reale, è tale proprio per la sua possibilità di fornirci soluzioni e risoluzioni proprio nel nostro reale umanistico e concreto. Non è astrazione fine a se stessa. Soluzioni in tutti i campi dell’umanità. Basta “Samalanchesi ” con la vostra trita e ritrita rimpatriata sui verdi pascoli dell’oblio delle conoscenze che accarezzano le vostre menti sature di cose dette o scritte da altri, mandate a memoria, perché questo è il vostro essere dotti. Cose, che hanno fatto il loro tempo e in tutti i campi, rese sacrali. Questa non è sofistica o filosofia o altro, è più realtà della vostra realtà se solo la percepiste. Quelle vostre cose, tanto amate, è vero ci hanno portato fin qui! Ma non immoliamoci su esse. Anzi, non vedete, che loro stesse ci indicano i nostri “segni dei tempi” molto maturi da cogliere? Ringraziamole, salutiamole, ma smettiamola di ammantarci e pavoneggiarci con esse. Non facciamo diventare “certezze” le negazioni di tutto il resto, solo perché non sappiamo cogliere o non vogliamo cogliere. . L’infinito, è la nostra fonte energetica e indicativa, di soluzioni sempre più avanzate dei problemi e delle limitazioni che ci creiamo sulle paure dei nostri limiti, o sulle paure alimentate a dismisura dei nostri limiti. Non ci sono sacralità, in ogni campo, che dobbiamo sostenere, se esse ci portano a dubitare di noi stessi e delle nostre potenzialità, verso un’accresciuta consapevolezza, che non deve lasciarci mai più abbarbicati, con la bocca aperta, sui suadenti e fascinosi fraseggi dei dotti di Salamanca che hanno ancora patria e alloggio in ogni configurazione dell’umano. Non è “volontà di potenza” riformatasi sui detriti di edifici crollati questa. E’ solo desiderio che certi edifici, che sono, non solo apparentemente, rimembranze, di se stesse, con cordoni ombelicali millenari dai quali ancora succhiano, non siano più fornitori di obsolete e impotenti indicazioni. Basta, con i rocamboleschi giocolieri, dalla suntuosa, altezzosa e caramellosa sapienza, tratta da libri sacrali, antichi o attuali, che cristallizzano, a danno dell’umanità purtroppo, le insorgenze vistose di un infinito che ci esorta a strappargli ciò che fortemente ci è necessario. Caro EMMECI non sconfortarti a giustificare ogni “accorrere” in aiuto del proprio orticello solo perché questi non vedono aldilà di quello. Sei grande, scegli da grande quale sei, cosa fare e cosa dire, senza alcuna paura. Non sei semplicemente un dotto di Salamanca, e potresti essere, senza sforzo, un Cristoforo Colombo. Con affetto e stima ciao |
27-11-2007, 17.36.09 | #164 |
Ospite abituale
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Messaggi: 1,272
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Riferimento: Il concetto di infinito
Un Cristoforo Colombo, Speculatore a 360°? O un Ulisse a cui non bastava una moglie fedele e un regno ma volle scoprire che cosa ci fosse al di là dell’oceano che confinava con l’orizzonte terrestre? Forse quello che cerco è insieme più modesto e ambizioso, perché è ciò che muove ogni bruco e ogni popolo della terra, ogni atomo e galassia dell’universo - è la ricerca dell’assoluto, che nessuno conosce e che tutti vorremmo conoscere - per questo siamo così attratti dalla parola infinito, perché forse solo se potessimo avere dimensioni infinite potremmo arrivare a sfiorarlo. Ed è questo che si nasconde nel mistero sordido e allucinante dell’agonia, perché solo la morte che infrange la nostra sostanza può assicurarci una specie di eternità dissolvendoci in altri esseri vicini e lontani, dolci o terribili ma tutti degni di vivere e come noi di morire – dunque è questo ciò che veramente Colombo cercava, è questo che spinse Ulisse alla sua ultima impresa?
E se il nostro pensiero non sa concepire un universo infinito, e nessun capitano coraggioso di questi giorni saprebbe a quale corrente, quale vento, quale stella affidarsi, forse è proprio la morte che ci verrà in aiuto spingendoci a un viaggio senza ritorno, un viaggio che comincia da una misera tomba e può arrivare alle rive di quell’oceano al fondo del quale è per noi il paradiso. Sì, ciò che sembra dar pace all’anelito che ci fa nascere e passerà ai nostri figli e ai figli dei figli, è proprio questa parola - Infinito. |
27-11-2007, 20.25.13 | #165 |
Ospite
Data registrazione: 19-04-2007
Messaggi: 13
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Riferimento: Il concetto di infinito
caro emmeci
solu tu sai darmi quelle emozioni di splendida gaiezza pur, nel torcere delle budella. che si avvertono nelle tue parole. Sei particolare e insolito credimi. Mi commuovi e mi fai sorridere nello stesso tempo. Mi esalta la tua appassionata attenzione a tutto ciò che potrebbe far squillare un tintinnio nella tua attentissima e acuta consapevolezza. Che devo dirti. Io credo nell'infinito e credo che qualcuno ne abbia già dato le coordinate per indicare al vascello umano dove puntare, e gia ora cosa realizzare. In poche parole questo qualcuno è già ad un gradino più alto della consapevolezza. E non vuole certo che si usino in modo improprio le sue conclusioni, atte ai problemi di ogni campo. Ritiene che l'umanità non sia ancora matura per gettargli una patata che le scotterebbe le mani. Per il resto ti ripeto che io non credo più alla parola che tu ripeti ogni volta e cioè "assoluto". Che devo aggiungere? Non cambiare, resta come sei, la brava e onesta persona che sei. Ti stimo molto! Con affetto, ciao a presto "per altre battaglie mio generale". |
11-01-2012, 23.56.00 | #166 |
Ospite
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Messaggi: 13
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Riferimento: Il concetto di infinito
Oggi ho provato un forte sgomento, una sensazione di brivido paralizzante pensando ad una condizione definitiva di eternità (non importa se cosciente o meno).
Ho avvertito come la senzazione di essere in trappola, di non poter sfuggire al tutto e pensare ad una accettazione di una tale realtà non mi tranquillizza. Mi sono sentito come annullare. Tutti i concetti filosofici si fondono in una paura di superare o comprendere l'indefinitezza. L'uomo vuole essere eterno si dice, ma a me dà angoscia a differenza della finitezza, che è altrettanto incomprensibile ma al contempo rassicurante. Sono pensieri che fluiscono liberamente, spero vi diano spunti. |
25-01-2012, 19.24.41 | #167 |
Ospite
Data registrazione: 17-12-2011
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Riferimento: Il concetto di infinito
Il concetto di infinito e' uno dei maggiori indizi di cui disponiamo per l'indagine esistenziale. E' parte essenziale dell'ontologia dell'essere. La questione non e' sul concetto dell'infinito in se' per il quale,come si osserva dall'analisi dell' ospite proponente,ci si infila in una cassa armonica di paradossi senza fine.
Un dato di riferimento e' che esistiamo in un ambito di quantita' discrete. Il mondo digitale di cui oggi abbiamo consapevolezza, ce ne spiega l'impianto. Ci sono cosi', solo tronchi di piramide e cerchi aperti o imperfetti. Pero' notiamo anche come quantita' discrete abbiano generato condizioni che ''aprono'' al concetto di infinito. (Vedi le due dimensioni spaziali finite generanti la Pi Greca). Siamo cioe' in una condizione ''discreta'' contaminata. Contaminata da un infinito sotto il profilo ontologico. Il concepire l'infinito e' una sorta di traccia fossile dell'ontologia dell'essere ,paragonabile al radiazione fossile di fondo del Big Bang per l'Universo. La singolarita' e' in questa ''traccia''. |
15-02-2012, 20.59.16 | #168 | |
prof
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Riferimento: Il concetto di infinito
Citazione:
Entropia e Conoscenza sono grandezze, diciamo così, fisiche: per la prima ne siamo più che certi, per la seconda ne abbiamo la sensazione, voglio dire che siamo pronti ad immaginar la Conoscenza come qualcosa che abbia a che fare con l'energia e, forse, quantificabile, il guaio è che la scienza, fin ora, non è stata in grado di trovare una unità di misura assoluta (non comparativa) della Conoscenza stessa, cioè di un suo "spazio" ed una sua "metrica"; ci siamo inventati solo una misura comparativa che è la "Probabilità". Per l'accennata caratteristica di crescita inarrestabile dell'entropia, ben sappiamo che la prova ce la da dall'esperienza diretta che la sua derivazione matematica dalla stessa struttura logica del dei sistemi Newtiniano, prima ed Einstaniano, dopo, ma sarà questo vero per tutto l'universo? |
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16-02-2012, 19.46.56 | #169 | |
Ospite
Data registrazione: 03-01-2012
Messaggi: 13
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Riferimento: Il concetto di infinito
Citazione:
Se vuoi puoi spiegarmi meglio questa parte? Comunque ho "sperimentato" che quando viviamo il momento presente, senza pensare al tempo, al dopo, alla finitezza della vita o all'infinitezza dell'aldilà, siamo tranquilli e sereni. Il tempo ci angoscia, quando sparisce non ci angoscia più. |
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19-02-2012, 14.22.51 | #170 |
Ospite abituale
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Riferimento: Il concetto di infinito
Ho letto (più o meno) l'articolo e la conclusione.
Il concetto di zero e di infinito, secondo me, sono due concetti distinti, diversi e incompatibili. Lo zero è un concetto “determinato” mentre non è determinato il concetto di infinito. L'unico inghippo sta probabilmente nel aver messo lo Zero nell'insieme dei numeri. Ma lo zero non è un numero. Chiarisco il mio pensiero con quanto segue. Prendiamo ad esempio l'insieme Z e supponiamo che contenga numeri. Se Z non contenesse numeri, ovvero fosse un insieme vuoto, non potrebbe contenere nemmeno lo Zero, in quanto esso è un numero. Ma allora l'insieme Z-vuoto quanti numeri contiene? La risposta più ovvia è Zero, ma proprio per questo motivo l'insieme Z non potrà mai essere vuoto se, una volta svuotato completamente, rimanesse lo Zero. Questo problema, secondo me, è risolvibile solo se escludiamo lo Zero dall'elenco dei numeri. In questo caso l'infinito rimarrebbe un concetto valido sia nel verso + che nel verso - cosicchè possiamo rendere grande un numero in modo infinito e al contrario rendere piccolo un numero in modo infinito. L'insieme Z potrà in questo modo contenere infiniti numeri, numeri finiti, oppure Zero (ovvero vuoto). -------------------- Il discorso diventerebbe invece ancora più interessante se ci domandassimo da cosa nasce il concetto di infinito. Su due piedi (senza farla troppo lunga) risponderei che l'infinito, essendo un concetto indeterminato, deriva da qualcosa di altrettanto indeterminato e indefinibile. Ciò lascia un po' di insoddisfazione, anche perchè sono le cose definibili e che riusciamo a quantificare, ad essere trattabili tecnicamente. Ma credo che si possa prenderla con un po' di filosofia e pensare che la natura si sia lasciato uno spazio personale non definibile. Marari piccolissimo, ma sufficiente per creare in noi il concetto di infinito. |