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30-09-2004, 13.32.32 | #94 |
Ospite abituale
Data registrazione: 06-09-2003
Messaggi: 486
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Il tentativo di Dade
è, secondo me, il frutto di uno sforzo ben preciso: quello di dare un nome ad un concetto che, nei linguaggi moderni, compresa la struttura concettuale della fisica contemporanea, non lo possiede.
Egli fa, in sostanza, il seguente ragionamento (che io condivido pienamente): posto che i concetti di "finito" e di "infinito" non possono essere applicati all'universo preso come il "tutto", potremmo provare a ragionare in termini di totalità del mondo usando quello di "indefinito". Nel far ciò, in effetti, egli ripete lo stesso ragionamento di Anassimandro, il quale, tuttavia, potè avvalersi del termine greco "Apeiron", che significa " privo di delimitazioni". Tale significante ha, però, nel greco antico un'accezione intraducibile di "prossimità", per cui la locuzione che meglio lo traduce potrebbe essere: "privo di una delimitazione prossima a qualsiasi punto di osservazione", con il che ci avviciniamo un po' di più al concetto che stiamo cercando di definire. Non concordo, perciò, sul termine italiano "indefinito" che mescola il senso di "vago" "indeterminato" con quello assoluto di "privo di limite", mentre le altre lingue moderne che io conosco accentuano nell'equivalente termine, il concetto di "incerto". Una parziale eccezione è costituita dal tedesco "Unbestimmt", che nasce dal termine Stimme (voce, anche lemma) preceduto dal rafforzativo be- e dal negativo Un- , col senso complessivo, dunque di " ente privo di un referente oggettivo", che rimarca, però, semplicemente il punto di partenza: ossia la mancanza di un vocabolo adeguato al concetto. Quando l'universo era grande quanto una capocchia di spillo, lo spazio, per definizione, doveva stare tutto dentro quel punticino: non possiamo immaginare un "esterno" ad esso, perchè il concetto di esterno presuppone quello di spazio, che, invece, sta "dentro" lo spillo. Allo stesso modo è illogico supporre un "prima" dell'inizio del tempo: poichè il "prima" e il "dopo" stanno dentro il tempo. Neppure possiamo supporre un vuoto oltre lo spillo, poichè il vuoto è un attributo dello spazio. Il "nulla", infine, non è un concetto fisico, ma psicologico: implica l'assenza di uno sguardo possibile, di pensiero ed è, di fatto, paradossale. |
30-09-2004, 14.12.25 | #95 |
Utente bannato
Data registrazione: 14-09-2004
Messaggi: 2,116
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Bisogna distinguere prima le due cose: Infinito, su cui si può discutere, e Universo, su cui si puo discutere. Perchè credete che universo e infinito debbano per forza stare insieme. Chi l'ha detto? L'infinito è una cosa, l'universo, è un altra. Ad ogni modo, si può anche ragionare sull'esistenza di un universo infinito, e quindi facciamo incontrare i due termini, ma questo può anche non essere.
Ciao. |
05-10-2004, 12.23.18 | #96 |
Ospite
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Messaggi: 24
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Un ragionamento sulle dimensioni
Vorrei ricordare un punto che a me pare importante. Il concetto di dimensione è, come di ce la parola un concetto che cattura una certa proprietà. Nella nostra esperienza quotidiana abbiamo bisogno di 3 coordinate per definire un punto in maniera univoca. Questo è corretto senza dubbio, ma è anche una metodo locale nello spazio: noi immaginiamo tre rette coordinate per definire il nostro sistema di riferimento. Ci vanno bene delle rette perchè quel modello funziona egregiamente. Così abbiamo 3 dimensioni, ognuna delle quali è localmente rappresentata da un retta. Questa, per definizione non ha limiti, e questo implica il suo "procedere all'infinito". Tuttavia il modello è buono perchè funziona sperimentalmente e localmente. In qualche senso il problema dell'infinito spaziale tuttavia nasce proprio dal fatto di aver scelto quel modello. Se le tre dimensioni rappresentano qualcosa e la struttura locale dello spazio. Possiamo però senza problema immaginare che le nostre 3 coordinate rette siano delle tangenti locali a spazi che non sono necessariamente lineari. Cioè nessuno ci dice che il nostro modello di spazio sia giusto anche su scale non locali. Quindi la evidente bontà del nostro modello locale di spazio (3 coordinate su tre rette) implica l'infinito, ma la sua estensione a scale diverse è arbitraria. Bisona quindi fare attenzione. Se ci misuriamo la temperatura alle 6 ed alle 10 del mattino, scopriamo che è aumentata di 0.5 gradi. Se estendessimo l'osservazione a 10 giorni, potremmo decidere che la nostra temperatura sara 320 gradi, ma non è vero.
Tenete in considerazione che le coordinate, anche restando 3 potrebbero essere curve e "non andare all'infinito della retta". Ciao Carlo |
19-10-2004, 11.47.30 | #97 |
Ospite abituale
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Tutti i ragionamenti e le speculazioni sull'infinito, secondo me, sono corrette fino a quando si ragiona in termini di tempo e di spazio.
Ma quando Dade domanda che cose ci può essere oltre il Cosmo, bisogna prendere in considerazione che tempo e spazio sono una modalità percettiva della Realtà e non l'osservazione della Realtà per quello che è. Quindi bisognerebbe uscire dai parametri spaziali e temporali per ipotizzare un allargamento delle qualità intrinseche della materia così come noi la conosciamo, e forse ci accorgeremmo che l'essenza di questa Realtà e la nuova modalità percettiva ci presenterebbe un cosmo con una struttura ben diversa da quanto immaginiamo. |
19-10-2004, 15.53.15 | #98 | |
Ospite abituale
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Citazione:
Più "che cosa c'è oltre", mi chiedevo come fossero (o in che condizioni fossero) le zone di "confine", se così possiamo chiamarle, del cosmo. Ciao Umberto |
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20-10-2004, 01.13.40 | #100 |
Ospite abituale
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Non capisco bene
a che possibili qualità della materia tu ti riferisca, Umberto, se le ritieni trascendenti lo spazio ed il tempo.
Se accenni alle possibili "variabili nascoste", devi sapere che il teorema di Bell le esclude di fatto. Tale esclusione si riferisce, naturalmente, alla realtà fisica: ossia ad ogni possibile rappresentazione dei fenomeni naturali, la quale possa essere descritta in termini oggettivi e coerenti, in modo che ne risulti prescritta una predicibilità qualsiasi (deterministica, stocastica o probabilistica in senso "forte"). Se ipotizzi, invece, "altre" modalità fondamentali di descrizione del mondo fisico, modalità che evincano dallo spazio e dal tempo, devi, però, riconoscere che i concetti stessi di "limite", "bordo", "inizio", "fine", "traiettoria", "forma", "direzione", "infinitezza" ed "indefinitezza", perdono ogni significato, dal momento che essi possono essere posti solo nel contesto di una immagine della natura che si fondi proprio sullo spazio e sul tempo (essendone, a tutti gli effetti, nient'altro che determinazioni o attributi). Attendo, quindi, qualche precisazione. |