Non si sa come storicamente sia avvenuto, c’è chi dice per utilità, ma sta di fatto che la matematica nasce prima della logica. Forse per pura contabilità, i sistemi di misura erano analogici . Forse fu anche per l’astronomia e la geometria diventerà “sacra”.
Sarà che il nostro cervello è in analogia con il mondo, ma si accorsero ben prima della logica ,della nascita della filosofia vera e propria greca, che la matematica e la geometria erano sì molto importanti per applicazione, per capire il mondo fenomenico, per qualificarlo, per quantificarlo, ma la matematica rispondeva a regole e proprietà in sé e per sé. Aveva una malleabilità interna una volta che i risultati applicati fossero svolti e rivolti al fenomeno…..sapevano spiegare il mondo, sapeva leggerli e in qualche modo descriverli, certo nel modo in cui i nostri limiti umani possono leggere quella realtà. Da lì nascerà l’esoterismo del numero, la sacralità del segno, quell’astrazione di cifre numeriche diventa un codice sorgente da applicare all’ordine del sacro e della natura.
Come se la nostra mente per proiezione del nostro cervello fisico, materiale , biochimico, potesse proiettare l’astrazione e da questa daccapo ridiscendere nel fenomenico e trovare la soluzione di senso, persino predirla, prevedere temporalmente l’apparizione, trasformazione e sparizione.
Il filosofo quindi doveva essere un matematico ,poi diventerà un logico. La logica è il ponte fra la matematica e la proposizione; è il metalinguaggio che permette di trattare la parola matematicamente, o almeno il tentativo più o meno riuscito. I simboli matematici vengono applicati alle proposizioni e viceversa.
Il fondamentale e formidabile strumento linguistico che dà segni, significati, simboli, sensi, del logico-matematico è quindi plastico e malleabile in sé e quindi può astrarsi, sollevarsi dal mondo e bastare a sé.
Ma l’astrazione ha necessità del confronto con l’esperienza del mondo, del vissuto, del rapporto e relazione con il fenomenico e quì che nasce la vera dialettica fra logica ed esperienza, fra astrazione e storia, fra concetto e percezione.
Dialettico poiché è la priorità che definisce il rapporto gerarchico: se è l’astrazione logico matematica che definisce il modello con il dominio e la funzione interpretativa per leggere il mondo, oppure è l’esperienza che di volta in volta decide dello strumento di lettura logico-matematico, quale teorema applicativo utilizzare per definire e dimostrare. Deduzione e induzione, abduzione, intuizione, sono le dinamiche che corrono nel processo del pensiero, fra esperienza e concetto in quella funzione interpretativa e che costruiscono il modello rappresentativo a cui si confà “una” realtà, ma che non è mai la verità definitiva. Sono i tempi delle culture a decidere i modelli del giudizio, la realtà da sottoporre al vero o falso, dal giusto e dallo sbagliato, applicando quell’astrazione all’esperienza, il logico matematico al fenomenico.
L’astrazione e l’esperienza in un interno permearsi, si scambiano conoscenza e coscienza, storia e interpretazione, in un continuo tentativo di dare un senso innanzitutto alla propria nostra esistenza , dove l’esperienza è la verifica dell’astrazione e l’ astrazione è la domanda di senso che richiede al dominio dell’esperienza.
Il mio giudizio, il mio modo di verificare la giustezza di quella dialettica fra astrazione logico matematica e storia esperienza è se si confanno alla libertà ,all’amore, alla vita e alla morte, alla felicità, perché quello per me è il senso. Diversamente io divento “cosa”, solo fenomenico, elucubrazione di un’ astrazione, schiavo di una mente cervello identificata in realtà aliena a me, che mi mortifica, che inquieta il desiderio di vita, cioè quella stessa nascita dell’astrazione che venne al mondo nel momento in cui nacqui con un cervello analogico al mondo e con una mente che poteva leggerne i significati.
Buon Natale