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13-12-2014, 17.25.47 | #122 | |
Moderatore
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Riferimento: Il problema della realtà fenomenologica dell’ente in chiave severiniana
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13-12-2014, 19.16.11 | #123 | ||
Moderatore
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Messaggi: 1,314
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Riferimento: Il problema della realtà fenomenologica dell’ente in chiave severiniana
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Ora ci si potrebbe chiedere se la coscienza del tutto interconnesso potrà mai effettivamente apparire a se stessa. Per Severino sì, questo è il destino originario basato sull'assoluta necessità del principio di identità logica, ma questo passaggio va del tutto oltre la capacità di comprensione della nostra fenomenologia sempre e solo parziale e finita, ne cambia radicalmente il punto di vista. Il tutto non può dire io di se stesso, non avendo nulla di altro rispetto a cui misurarsi, per esistere deve quindi rinunciare comunque alla sua identità unitaria a meno che il concetto stesso di prendere misura non sia superato in una dimensione del tutto inconcepibile per la ragione che è sempre ragione di parte che può esistere solo in contrapposizione negativa con le altre parti (io non sono l'altro da me, mentre nel tutto non vi è né altro né io, non vi è identità relativa, ma assoluta). |
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14-12-2014, 11.21.51 | #124 | |
Ospite abituale
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Riferimento: Il problema della realtà fenomenologica dell’ente in chiave severiniana
Citazione:
Togliamo lo spirito, si rischia di fuoriuscire dalla discussione, e lasciamo coscienza e mente. Che cos'è che costruisce la logica, i principi e gli assiomi se non un ordine precedente alla stessa logica , ma che la logica non sa definire e dimostrare? Può la fisica quantificarla come un vettore , uno scalare? Chii descrive un apriori, che cos'è l'io psicologico, che cosa costituisce lo scrupolo di coscienza? Non è nel domino fenomenico, dove si definisce e si dimostra in un teorema: eppure siamo noi davanti allo specchio. Quel che mi preme dire in questa discussione è semplicemente e nient'altro di più che vien prima della logica, in quanto lo ha costruita e fatta nascere,non è deducibile, ma è l'intuito..... e i grandi logici lo hanno tutti capito prima o poi, da Pierce a Wittgenstein a Godel. |
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15-12-2014, 10.22.36 | #125 | |
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
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Riferimento: Il problema della realtà fenomenologica dell’ente in chiave severiniana
Citazione:
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15-12-2014, 11.33.38 | #126 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 17-12-2011
Messaggi: 899
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Riferimento: Il problema della realtà fenomenologica dell’ente in chiave severiniana
Citazione:
Certo , se rassicura la propria mente, va bene così: peccato che la tautologia non è un fungo che nasce spontaneo in un bosco. E' la nostra mente che riceve e proietta tutto quanto, dall'epistemologia, all'ontologia alla fenomenologia. Personalmente è per questo che esercito il dubbio, persino sulla mia mente che so fallibile, se poi pensiamo che la filosofia dialettica ha spiegato tutto, va bene, tutto funziona così se rassicura. Persino Pitagora stesso in persona, che credeva nella razionalità della matematica, si accorse che la diagonale del quadrato rapportata al lato era un numero....irrazionale, e fece giurare ai suoi discepoli diretti di nascondere il segreto. L'irrazionalità, il paradosso, sono lì a mostrarci il limite delle nostre costruzioni mentali: il segreto è capire la nostra mente. |
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15-12-2014, 12.04.07 | #127 | |
Moderatore
Data registrazione: 03-02-2013
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Riferimento: Il problema della realtà fenomenologica dell’ente in chiave severiniana
Citazione:
Il dubbio (mi dispiace per Cartesio) alla fine comunque resta: c'è davvero una nostra mente? |
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16-12-2014, 21.32.58 | #128 | |
Ospite
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Messaggi: 135
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Riferimento: Il problema della realtà fenomenologica dell’ente in chiave severiniana
Citazione:
e però non credo che la logica senza contenuto sia totalmente vuota.. Kant nella CRP diceva che i concetti senza percezioni sono vuoti.. e che le percezioni senza concetti sono cieche.. quando parlava dei giudizi a Posteriori.. che son sempre Sintetici.. ovvero "anche le percezioni fenomeniche han bisogno dei concetti per esser viste come sé stesse"... ma poi il Kant diceva anche (ed io condivido) che la Matematica Pura è Sintetica a Priori.. cioè amplia la conoscenza pur senza esperienza.. dire come fan molti che 4+3=7 è una mera tautologia mascherata per me è sbagliato.. perché potrei dire anche 14/2... oppure fare un calcolo così complesso con risultato 7 che nessuno nella sua esperienza sensibile mai ha visto e mai vedrà.. inoltre dire che i Transfiniti di Cantor (OO + OO = OO in atto !!!) ed i numeri Immaginari (già pensati da Tartaglia e Cartesio) ed i Frattali di Mandelbrot derivino dall'esperienza mi sembra un po' arduo.. ok che possono spiegare la forma delle nuvole e dei cristalli frattalici di neve.. ma da lì non nacque l'intuizione della loro esistenza.. come il bosone di Highs che fu teorizzato molto prima.. e come l'antimateria che fu prima scoperta matematicamente e solo dopo sperimentata (gli scienziati direbbero "provata" ma ciò x me è solo interpretazione).. insomma in questo son Platonista/Realista.. per me anche Severino (e quindi te) siete Platonisti.. per es. quando dite che Appare il Concetto del Tutto ma Non Appare il Tutto Concreto (la Contraddizione C) siete A Prioristi.. cioè Metafisici Trascendenti (parola ben più pesante del mero Trascendentale di Kant) ponete la Logica a Fondamento di una Realtà Invisibile.. che non avete mai visto. Anche a me piace la Contraddizione C.. ma io son Platonista e lo dico.. . . |
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17-12-2014, 09.37.05 | #129 |
Moderatore
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Messaggi: 1,314
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Riferimento: Il problema della realtà fenomenologica dell’ente in chiave severiniana
Certamente gli aspetti fenomenologici e logici si implicano a vicenda come contenuto di una forma e forma di un contenuto. Contenuto e forma presi separatamente in sé non hanno alcun significato reale, è sempre la loro sintesi che si manifesta.
E questo vale pure per la matematica, la quale, data una serie di assiomi http://it.wikipedia.org/wiki/Assiomi_di_Peano conduce (a mio avviso per via analitica tautologica e quindi deduttiva) al calcolo aritmetico, ai numeri complessi e dunque ai frattali di Mandelbrot, ai transfiniti di Cantor e così via.. L'aspetto fenomenologico si presenta negli assiomi in una forma intuitiva di cui non possiamo dire se si tratta di una sorta di sintesi inconscia di una serie di esperienze o di una manifestazione di una trascendenza sussistente idealmente in sé e per sé che per volontà o necessità si rivela alla mente umana. Gli assiomi precedono il processo logico e offrono il contenuto fenomenologico che il metodo logico assume, contenuto che logicamente è assolutamente arbitrario, mentre fenomenologicamente è assolutamente evidente. L'evidenza fenomenologica dell'assioma già in qualche modo implica uno sviluppo logico che tautologicamente la ribadisce mostrandone i vari aspetti per successive deduzioni non contraddittorie. In questo senso è possibile parlare di una sintesi a priori originariamente intuita che viene svelandosi a posteriori per successive implicazioni. |
18-12-2014, 20.30.53 | #130 |
Garbino Vento di Tempesta
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Riferimento: Il problema della realtà fenomenologica dell’ente in chiave severiniana
X Maral
Sinceramente il tuo ultimo intervento mi ha molto colpito per chiarezza e affinità con ciò che sostanzialmente penso sull' argomento. Personalmente però vorrei aggiungere e specificare che. a mio avviso, il processo logico o se vogliamo la possibilità di svilupparlo fa parte del nostro codice genetico e che probabilmente si è presentato quando l' intuizione già esisteva. Naturalmente, senza la possibilità di relazionare le intuizioni tra loro, l' intuizione stessa aveva una fenomenologia e un ruolo molto diversi e meno usufruibili da quelli che ha avuto in seguito. Questa teoria mi porta a pensare anche che, come tu affermi, è vero che gli assiomi precedono il processo logico ma che deve essere necessaria la presenza della stessa possibilità del processo logico affinché abbiano il ruolo che hanno. E che l' aspetto fenomenologico degli stessi assiomi debba essere necessariamente una combinazione di 'una sorta di sintesi inconscia di una serie di esperienze che per volontà o necessità si rivelano alla mente umana' e proprio della presenza della possibilità del processo logico, o se preferisci della capacità razionale. Il tra virgolette era per specificare che ho usato parti del tuo intervento. L' unico dubbio che ho è sul fatto se fenomenologicamente il contenuto sia sempre evidente, mentre sono d' accordo sul fatto che quello logico sia arbitrario. A meno che non abbia capito cosa tu volessi esprimere con il fatto che fosse assolutamente evidente. Garbino Vento di Tempesta |