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28-02-2009, 12.23.04 | #23 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 03-12-2007
Messaggi: 1,706
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Riferimento: Perché esiste qualcosa anziché niente?
Citazione:
Le domande chiaramente sono arcinote, è forse possibile dare una risposta sensata (per alcuni) solo alla seconda:" Perché ciò che esiste è come è, e non altrimenti?" Risposta: sono così per caso e la domanda non è pertinete perchè il caso vuole che non esista alcuna causa al tipo di esistenza. Alla prima domanda invece è difficile poter essere così perentori; tuttavia in meccanica quantistica ( con le dovute cautele del caso) è possibile accennare alla complementarietà tra tempo ed energia. E' possibile (ma ciò non mi sembra ancora dimostrato) chiedere in prestito energia dal nulla (anche se poi bisogna restituirla,in tempi brevissimi, al nulla). Ciò significherebbe creazione di qualcosa dal nulla. Pare che Einstein storse il naso (e forse anche qualcos'altro) poichè significava contraddire il principio, sacrosanto, di conservazione di massa energia.L'idea che un'energia (anche infinita...?) possa passare da una parte all'altra di universi senza energia, mi fa spaventare. Se fosse vero la domanda sarebbe sempre quella comunque: perchè esiste questa possibilità invece di non esistere? La risposta non c'è. L'esistenza di una possibilità è data per scontata, come l'esistenza di questo universo, come l'esistenza di noi esseri viventi. Siamo, esistiamo e questo è quello che conta "pragmatisticamente" (o se voglioamo, scientificamente). La domanda suppone però una considerazione che ai pragmatici fa il solletico: esiste una creazione di una possibilità? Se esistesse la possibilità di una creazione dal nulla è possibile pensare che qualcosa si crei dal nulla senza una causa? Se invece suppongo una causa alla creazione dal nulla vuol dire che la causa della creazione è incausata? Oppure, ho necessariamente bisogno di trovare una causa alla causa che provoca la creazione dal nulla (cavolo com'è difficile )? Insomma dio (come ente ipotetico) è necessario oppure no? Non voglio parlare di un dio buono ecc. Voglio parlare di questo "ente" che causa ciò che vedo. E' necessario? Secondo me (a parte tutte le considerazione che ho fatto in passato su questi temi) il problema è dentro il "significato di esistenza". Per esempio "esistono" enti, matematici, che non si vedono ma che "regolano" l'universo? E se esistono in che senso esistono? Pragmatisticamente sembrano essere inesistenti, ciò che è reale è solo ciò che si vede,al contrario la legge matematica invece non si vede, non è immediata, ma è mediata dalla mente che ne constata l'esistenza. L'esistenza, pragmaticamente, dell'ente matematico, non avrebbe luogo senza la mente che la costringe a esistere. L'esempio che porto è questo: il significato di città ha un corrispettivo oggettivo? Non credo, è solo nella nostra mente creatrice che esiste una definizione di città; usiamo leggi matematiche per distinguere una città da un paese per esempio attraverso l'attribuzione di una quota di abitanti. Qualcuno,invero, potrebbe obiettare che la legge matematica è universale (forse)mentre quella che stabilisce il criterio per diversificare la città dal paese non lo è. Io lo pongo ugualmente, invece, all'attenzione poichè in entrambi i casi senza una mente creatrice l'esistenza dell'una e dell'altra sarebbe rimasta solo come possibilità. L'unica cosa che rimane è la mente che indaga e crea. Non mi sono mai sentito dio, però pensateci bene, se io fossi solo qui nell'universo e avessi solo una mente per pensare, avrei qualche possibilità di crearvi? Se fosse vero che l'energia si crea dal nulla, e questa fosse una possibilità da sfruttare (e che posso sfruttare),potrei creare tutto l'universo con la sola mente. Al di fuori di quello che io sono, nulla è; tutto quello che è, si trova dentro me. Questo sarebbe egocentrismo, ma all'atto della creazione, ciò che ho creato, sfruttando energia dal nulla, ha preso forma e autonomia. Le città sono vive, cambiano e sfruttano il significato che ho dato loro, per migliorarsi e "distinguersi" da me. Non ho creato cose inermi, ho creato cose che a loro volta creano. Ed è proprio l'atto di creazione umana a fare da testimone che la creazione è necessaria. Perchè esiste qualcosa anzichè niente? Domandiamoci perchè esiste la coscienza invece di non esistere? Come nasce il significato di città? Come nasce il concetto di automobile, di televisore, di computer, di casa, di lavoro, di benessere, di felicità ecc. ecc.? Il nucleo è nel "significato di esistenza":se l'energia si creasse dal nulla ed esiste e basta, non possiamo dubitare del fatto che anche i significati si creano dal nulla, solo che a questi ultimi diamo per scontato la presenza di un oggetto di cui è composto l'essere vivente autocosciente e diamo colpa all'oggetto (al corpo e al fisico) l'atto di creazione dei significati. Per spiegare tutto questo mi rifaccio al concetto di informazione ( https://www.riflessioni.it/forum/filo...ormazione.html) è possibile far derivare dall'informazione, nuda e cruda, la figura dell'informato e dell'informatore? I significati non sembrano provenire, al pari dell'energia, dal nulla? La differenza è che alla mente, alla coscienza ecc. la scienza riduzionista non accosta alcun potere creativo! Io lo ritengo Sbagliato!!! Insomma, stiamo tentando di comprendere dio ma dovremmo incominciare col capire noi stessi. |
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03-03-2009, 19.39.17 | #24 |
Ospite
Data registrazione: 18-04-2007
Messaggi: 16
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Riferimento: Perché esiste qualcosa anziché niente?
Se posso aggiungere, un po' ereticamente forse, uno spunto 'diagonale' alla riflessione, mi sentirei di ricordarvi le affermazioni di Buddha con tutta la discussione che segue alla sua predicazione (da Bodhidharma fino a tutto lo zen), riassumibili nell'identità tra esistenza e non esistenza, o per meglio dire, nella realizzazione che sia 'esistenza' che 'non esistenza' sono concetti imposti dalla mente causale. In modo più figurato, i maestri zen dicono che 'tutto è vuoto' (si veda Nagarjuna in primis), ma questo vuoto non è definibile come non esistenza - piuttosto si ricordi la famosa formulazione ricorrente del Buddha: non è che qualcosa esista, né che non esista niente, né che esista e non esista contemporaneamente. Tutte queste sono categorie imposte dalla mente. Chiaramente, queste realtà sono ben lungi dal poter essere afferrate dalla mente logica e causale.
Quanto alla seconda domanda, che già con questa premessa sarebbe abbastanza invalidata in sé, posso citare i primissimi versi del Dhammapada: "Siamo ciò che pensiamo. Tutto ciò che siamo è prodotto dalla nostra mente." |
03-03-2009, 20.11.59 | #25 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
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Riferimento: Perché esiste qualcosa anziché niente?
Citazione:
Mi è piaciuta la tua argomentazione ed in modo particolare quello che hai scritto in rosso. Il grande limite della scienza è proprio il suo riduzionismo ma non dubito che ci siano scienziati che se ne rendano conto e con umiltà lo ammettano, spero... |
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03-03-2009, 21.09.27 | #26 | ||
like nonsoche in rain...
Data registrazione: 22-09-2005
Messaggi: 1,770
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Riferimento: Perché esiste qualcosa anziché niente?
Citazione:
Citazione:
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03-03-2009, 21.59.56 | #27 |
Ospite abituale
Data registrazione: 13-06-2007
Messaggi: 529
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Riferimento: Perché esiste qualcosa anziché niente?
Penso che il titolo/domanda di questo topic sia da se stesso la miglior riflessione che abbia letto sul forum.....Complimenti a chi l'ha proposta.......
Poichè condivido l'impossibilità della possibilità del nulla, rifletto sull'effettiva necessità che tutto sia già dispiegato e nulla sia, sia mai stato o mai sarà potenziale....Teoricamente anche cio' che è prodotto dal pensiero..... |
04-03-2009, 11.09.49 | #28 | |
Ospite
Data registrazione: 18-04-2007
Messaggi: 16
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Riferimento: Perché esiste qualcosa anziché niente?
Citazione:
A parte il fatto che sul "vuoto" potremmo essere d'accordo (anche ciò di cui parlavo nel mio primo post), la domanda qui è più logica-filosofica che esistenziale, non vi si può rispondere: il nulla non può essere perché dal nulla non può venire l'essere, qui la domanda è: perché è venuto l'essere? perché c'è l'essere anziché un bel nulla di nulla? Anche ammettendo un 'vuoto' quantico (quindi permeato di energia potenziale) da cui poi è scaturita l'esistenza, la domanda filosofica qui è: perché c'è questa potenzialità, questo vuoto quantico? e non un vuoto di nulla puro e semplice? |
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04-03-2009, 11.57.19 | #29 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 25-03-2008
Messaggi: 146
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Riferimento: Congetture ed impedimenti.
Citazione:
Anakreon ci invita a fondare sull'esperienza i nostri convincimenti, che altrimenti sarebbero pure congetture. Bisogna però intendersi su che cosa sia l'esperienza: spero sarete tutti d'accordo se dico che la scienza oggi fornisce spiegazioni (ragionevoli e fondate) su moltissime cose di cui non abbiamo esperienza diretta. L'abbiamo forse per i buchi neri? Per il big bang? Per la formazione di una galassia? Per la struttura interna dei quark? Per le supertringhe di cui sarebbe costituito l'universo osservabile? Intendo dire che vi sono moltissimi enti fisici, non direttamente osservabili, di cui però si afferma l'esistenza e di cui si descrivono le proprietà, perché l'una e le altre sono necessarie, alla luce di determinate teorie interpretative, a rendere ragion sufficiente di altri enti fisici, questi sì osservabili. Insomma, noi inferiamo esistenza e proprietà di certi enti fisici, non osservabili, per spiegare esistenza e proprietà di altri enti fisici, osservabili. Analogamente, se dal terreno della fisica ci spostiamo su quello della metafisica, credo sia operazione legittima inferire l'esistenza di un ente metafisico, se ciò può rendere ragion sufficiente dell'esistenza di ciò che si osserva. Detto questo, credo si possa aggiungere che a mio avviso la scienza moderna, in particolare la meccanica quantistica, offra buoni elementi a supporto dell'ipotesi che esistano altri universi non osservabili da noi. Il principio di indeterminazione sta alla base della meccanica quantistica, in opposizione al precedente determinismo. In sostanza tale principio significa (qualcuno mi corregga se sbaglio) che i fenomeni fisici si determinano nell'atto stesso di osservarli: un fenomeno fisico, prima della sua osservazione, è come una "nube di possibilità" che si materializza in uno specifico evento solo quando lo si osserva. Ora, a mio avviso si possono dare tre interpretazioni "filosofiche" del principio di indeterminazione: una debole, una forte, una fortissima. L'intepretazione debole è la seguente: l'indeterminazione dei fenomeni fisici è semplicemente dovuta al fatto che l'osservazione modifica il fenomeno osservato. Si tratterebbe di un limite empirico, ma in realtà il determinismo resterebbe salvo, la "nube di possibilità" sarebbe un'illusione: esisterebbe una e una sola realtà possibile, anche se noi non possiamo coglierla nella sua completezza. L'interpretazione forte è la seguente: la "nube di possibilità" non sarebbe affatto un'illusione: i fenomeni fisici non sarebbero eventi univoci, ma pure potenzialità che si tradurrebbero in atto con l'intervento dell'osservatore. L'interpretazione fortissima è la seguente: i fenomeni fisici, nelle loro infinite possibilità, sarebbero già tutti accaduti nell'eterno presente dell'Essere: l'osservatore non fa che attraversarli in una delle infinite possibili sequenze, lungo uno degli infiniti possibili percorsi. Non tanto quindi esisterebbero infiniti universi l'uno accanto all'altro; ma ogni osservatore, ogni io-cosciente sarebbe un universo a sé. Esclusa l'interpretazione debole, che mi pare sminuisca la portata della meccanica quantistica, le altre due interpretazioni spalancano eccome la porta alla "realtà delle (infinite?) possibilità". Loris |
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04-03-2009, 12.56.46 | #30 | |
Ospite abituale
Data registrazione: 30-09-2004
Messaggi: 2,009
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Riferimento: possibilità
Citazione:
Interpreto così: la realtà è infinite possibilità vale a dire che è tutto l'essere possibile, questa densità di essere consente di essere interpretata o colta da ogni spirito umano secondo la propria intenzionalità. L'intenzionalità crea l'universo psichico individuale. Se l'interpretazione è giusta o affine a quello che intendevi dire, sono perfettamente d'accordo con l'interpretazione che chiami fortissima. |
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